Treviso, Bassano del Grappa, Belluno e Vittorio Veneto.

di admin

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Ogni tanto bisognerebbe anche restare in Italia e scoprire le meraviglie del nostro paese…questo mi dicono in tanti. Chi mi conosce sà bene che io mi sento tutto tranne che italiano, perchè questa nazione, per come è organizzata e per come vive tutti i giorni, non mi rispecchia neanche la punta dei capelli. Zero di zero e nada de nada. Quando vado all’estero e mi prendono in giro appena vedono il passaporto non è il massimo dell’orgoglio, ma cosa dovrei dirgli? Che si sbagliano? Magari fossero i soliti “spaghetti, chitarra, mandolino”; il top è stato a Zanzibar: quando un locale immerso nella povertà mi ha detto “Berlusconi Bunga Bunga” mi sarei sotterrato dalla vergogna. Per carità…tutto il mondo è paese ed ognuno ha le sue magagne, ma quello che succede nello stivale va nettamente oltre l’assurdo e l’accettabile ed io ne ho fin sopra al limite della sopportazione. E’ uno dei tanti motivi che mi spingono spesso a varcare i confini; anche li ci sono persone che non mi vanno a genio, ma noto molta meno maleducazione e strafottenza. Che sia io quello sbagliato? Può darsi, ma perchè 20 anni fa non era così se ero sempre io? Quando il poliziotto bulgaro mi vede e mi dice scuotendo la testa “tu non sei italiano…” mi verrebbe da rispondere con un bel “MAGARI FOSSE”, ma meglio evitare. Quello che non posso assolutamente negare è che la nostra penisola racchiuda davvero tantissime bellezze naturali ed architettoniche dalla Val d’Aosta alla Sicilia. E’ per questo motivo che metto da parte tutti i rancori e questo week-end lo dedico al Veneto, una delle nostre regioni che preferisco.

Sfrutto un’offerta Flixbus che non si può rifiutare e mi faccio trovare di venerdi sera all’autostazione Tiburtina di Roma. Si tratta dello stesso pullman che va a Venezia e, memore di un’esperienza precedente, arrivo alla fermata con molto anticipo. Come volevasi dimostrare, il bus è stracolmo anche stavolta. Riesco comunque a prendere un buon posto accanto al finestrino ed a piazzare le mie cose. Dopo un po’ di tablet…tutto il resto del viaggio va a finire nel libro del sonno. La discesa a Treviso avviene di fronte alla stazione ferroviaria di primissimo mattino, poco dopo le 6:00. Fuori fa ancora buio pesto ed il programma è quello di attendere almeno le 8:30 prima di iniziare il giro; anche perchè alla stessa ora è prevista l’apertura del deposito bagagli che mi permetterà di liberarmi per un po’ del borsone. Traccheggio in zona: per prima cosa faccio due passi per vedere la scultura “La Grande Sfera” di Toni Benetton (detta comunemente “la palla”) che viene illuminata di sera e di notte con luci a led colorate. Non sarà un’opera fantastica, ma è particolare.

“La Grande Sfera” di notte

Successivamente faccio colazione, leggo le ultime notizie e gioco col tablet; alla fine arrivo all’ora stabilita, ma ho una poco piacevole sorpresa alla quale non sono abituato: guardo fuori dalla stazione, lato città, e vedo un nebbione da paura; è talmente fitto da non permettere di guardare ad un metro di distanza dal naso. A bocca aperta per un po’, domando fra me e me che cosa avrei potuto fare: uscire ad esplorare il centro in tali condizioni sarebbe stato controproducente perchè non avrei visto praticamente nulla e le foto non sarebbero venute in maniera neanche sufficiente. Non mi resta altro che rimettermi seduto ed attendere ancora il miglioramento della situazione. Alla fine di tempo ce ne vuole parecchio e non deposito la sacca prima delle 10:30. Morale della favola? Le prime due ore programmate vanno completamente buttate al vento…anzi…nella nebbia.  Arriva però il momento in cui la visibilità si fà più normale e devo andare per forza, pena lo stravolgimento dei programmi. A questo punto non so neanche se riuscirò a terminare il giro oppure no, però ci provo.

Nebbia quasi diradata

Nella condizione che si vede sopra, devo per forza organizzare un itinerario che tocchi per prime le parti in cui la visibilità è almeno decente, anche se può sembrare non molto lineare se riportato su una mappa. La premessa doverosa è che Treviso è un centro bagnato da fiumi di risorgiva: il maggiore è il Sile (il più lungo in Europa): l’altro è il Botteniga che in città si divide in tre “cagnani” (Cagnan Grande, Buranelli, Roggia) che poi confluiscono nel Sile. E’ quindi facilissimo (praticamente ovunque) trovare dell’acqua corrente ad accompagnare le nostre passeggiate.  Altra caratteristica importante è la buona presenza di vie porticate, tutte molto eleganti, che racchiudono negozi di ogni genere. Quando decido di dare il via alle danze mi trovo già in giro…perchè fermo in stazione mi annoio da morire; il primo punto di interesse che vedo è il Tempietto del Beato Enrico: si inizia già con qualcosa di difficile, dato che si trova dietro ad un cancello chiuso e con poco spazio a disposizione per una buona foto.

Tempietto del Beato Enrico

Mi sposto ora su Borgo Camillo Benso Conte di Cavour dove, una di fronte all’altro dai due lati della strada, trovo la Parrocchia di Sant’Agnese ed il Museo Luigi Bailo-Galleria del Novecento.

Parrocchia di Sant’Agnese

Museo Luigi Bailo-Galleria del novecento

Proseguendo incontro il Collegio Vescovile “Pio X” e la Porta Santi Quaranta.

Collegio Vescovile “Pio X”

Porta Santi Quaranta

Mentre mi dirigo verso Porta Calvi costeggio uno dei tanti corsi d’acqua dei quali parlavo prima. Lungo la strada posso vedere la Chiesa di San Giovanni della Croce, per poi arrivare a destinazione dove non c’è una porta vera e propria come in precedenza, bensì un ponte e niente più.

Chiesa di San Giovanni della Croce

Imbocco Via San Nicolò e per prima cosa incontro la Chiesa di San Teonisto, recentemente ristrutturata. La sua posizione mi costringe a fotografarla in obliquo. Poco sulla destra ecco finalmente l’imponente Parrocchia di San Nicolò che entra a malapena nell’obiettivo. Nell’immagine che segue si notano ancora i segni della nebbia che proprio non ne vuol sapere di arrendersi; sembra infatti che l’edificio religioso stia sparendo verso un’altra dimensione…come nei vecchi films di fantascienza.

Chiesa di San Teonisto

Parrocchia di San Nicolò.

Tiro dritto fino ad arrivare a Piazza Vittoria: qui c’è il monumento ai caduti. Pochi metri più avanti, ad angolo rispetto alla strada, c’è la Chiesa di Santo Stefano.

Piazza della Vittoria – Monumento ai Caduti

Chiesa di Santo Stefano

Sbuco esattamente su Corso del Popolo, importante via trevigiana. In direzione della stazione ferroviaria e prima del ponte sul Sile trovo la particolare Parrocchia di San Martino Urbano; invertendo la marcia verso il centro c’è il palazzo che ospita il Teatro Comunale Mario del Monaco. La statua di questo personaggio la vedo poco dopo ad un angolo di Piazza Borsa.

Parrocchia di San Martino Urbano

Teatro Comunale Mario del Monaco

Mario del Monaco

Proprio in questa piazza capisco che la nebbia non è la sola jattura che mi accompagna in questo sabato: un banchetto per la solidarietà campeggia qui e copre tutta la visuale; fortunatamente non mi sembra ci sia niente di speciale a parte uffici commercial-finanziari. Spero tanto che quel chiosco sia l’unico…ma non sarà così: i disturbatori non vengono mai da soli. Qui prendo Via Giuseppe Toniolo fino ad incrociare una particolare fontana costruita a gradini. Nella piazza situata all’inizio della fontana stessa c’è la Parrocchia di Sant’Andrea in Riva.

Dettaglio della Fontana

Panoramica della Fontana

Parrocchia di Sant’Andrea in Riva

Proseguo il mio tour di questa bellissima città e finalmente mi imbatto nei primi canali “veri” con un po’ di luce solare che filtra dall’alto; pare si stia prospettando una fantastica giornata da adesso in poi (se non fosse che i Giardinetti di Sant’Andrea sono stati occupati abusivamente da qualcuno che NON DOVREBBE ESSERE QUI e che tutto intorno c’è il tanfo delle peggiori latrine). Le immagini che seguono sono i migliori testimonials; stupenda quella di Ponte Santa Margherita.

Panorama  sul Sile- 1

Panorama sul Sile – 2

Panorama sul Sile – 3

Ponte Santa Margherita

La passeggiata prosegue poi sul Ponte dell’Università che attraverso per andare a fotografare, su Ponte Dante, il monumento dedicato al famoso scrittore.

Ponte dell’Università

A Dante, sull’omonimo ponte

Vado ancora avanti fino ad ammirare il fantastico Bastione San Paolo che, insieme al palazzo che ospita, forma un’accoppiata degna di nota.

Bastione San Paolo

Da qui mi sposto in Piazza Santa Maria Maggiore dove ammiro l’omonima Parrocchia, dopo però aver fatto lo slalom tra le macchine parcheggiate. Poi, su Via Carlo Alberto arrivo fino alla Parrocchia di San Gaetano.

Parrocchia di Santa Maria Maggiore

Parrocchia di San Gaetano

La mia passeggiata per Treviso va avanti fino a Piazza San Leonardo: qui c’è una piccola fontana e, nonostante si possa leggere chiaramente sulla facciata l’indicazione “S.Rita”, quella che segue è la Chiesa di San Leonardo. Mistero della fede.

Fontana in Piazza San Leonardo

Chiesa di San Leonardo

Mi trovo quasi nel cuore del centro storico; imbocco Via Martiri della Libertà e trovo banchetti di altri disturbatori ad entrambi i lati della Loggia dei Cavalieri. In più, al suo interno, si sta svolgendo un evento simil-letterario o qualcosa del genere. Purtroppo l’immagine di questo bell’edificio è condizionata da tutto ciò.

Loggia dei Cavalieri

Prendo Via Indipendenza e qui inizia il disastro vero e proprio; ciò che non volevo (ma che mi aspettavo) si avvera: è presente un intero mercatino di prodotti artigianali che copre interamente Piazza Indipendenza (addio foto alla “Teresona”…) e parte di Piazzetta Aldo Moro. Le “Madonne” volano che è una bellezza e guai a chi le ferma. Resto il tempo dovuto ad osservare il Palazzo dei Trecento, la Prefettura (ovviamente con davanti uno stand della Protezione Civile che “ci sta a pennello”) e la Torre Civica.

Palazzo dei Trecento

Prefettura e Torre Civica

Faccio il giro del palazzo fino ad arrivare a Piazza San Vito dove, oltre ad esserci una fontana, si affaccia un altro edificio davvero degno di nota: il Palazzo del Littorio. Subito dietro trovo la Chiesa di Santa Lucia, la Chiesa di San Vito e…dopo tanto cercare…chiusa in un vicoletto c’è anche lei, la Fontana delle Tette. Perchè si chiama così? Basta guardare…

Palazzo Littorio

Fontana di Piazza San Vito

Fontana delle Tette

Prendo ora Via Calmaggiore e mi sposto fino al complesso del Duomo di Treviso composto dallo stesso Duomo e dal Battistero di San Giovanni.

Battistero di San Giovanni

Duomo di Treviso

Ho già girato tantissimo e visto ancora di più, ma questa città è davvero incredibile:la mappa mi dice che manca ancora parecchio al termine del tour. E’ quindi ora di proseguire, anche per recuperare il tempo perso in stazione causa nebbia di primo mattino. La prossima tappa è la fontana dei tre visi e per arrivare ci metto un po’. Nel frattempo mi diletto a scattare foto ai bellissimi fiumi risorgivi e qui ce n’è un esempio.

Colori meravigliosi del fiume risorgivo

Fontana dei tre visi

Una bella camminata mi divide dalla prossima zona, quella in cui trovo l’imponente Chiesa di San Francesco, ovviamente con tanto di statua del Santo di Assisi.

Chiesa di San Francesco – facciata

Chiesa di San Francesco – corpo e campanile

Statua di San Francesco

Mi sposto adesso fuori dalle mura dove incontro degli amici che mi aspettano ad “ali spiegate”, il Monumento al Paracadutista d’Italia, una vista magnifica sul Botteniga e la Porta San Tomaso…tutto in un fiato!

Amici pennuti

Monumento al Paracadutista d’Italia

Vista fantastica sul Botteniga

Porta San Tomaso

In ordine di lista mi spingo adesso fino alla Parrocchia di Santa Maria Maddalena e successivamente giungo alla Chiesa di Sant’Agostino.

Parrocchia di Santa Maria Maddalena

Chiesa di Sant’Agostino

Arrivo in una zona della città dove l’acqua, comunque onnipresente, la fa da padrona ancora di più; al centro c’è un isolotto denominato “Isola della Pescheria” perchè ogni giorno tantissimi banchetti super-frequentati vendono pesce fresco. Io non amo lo shopping, ma questa idea di piazzare proprio in questo contesto tale mercato è davvero azzeccata. Arrivando fin sulla parte opposta e proseguendo la passeggiata trovo anche la ruota di un mulino che gira regolarmente spinta dalla forza dell’acqua corrente.

Isola della Pescheria

Cagnan Grande, all’altezza dell’Isola della Pescheria

Mulino

Arrivato a questo punto decido di dare forfait. Sono sicuro di una cosa: mi manca lo stadio “Omobono Tenni” che avrei tanto voluto vedere (in ricordo di un goal segnato da Igor Protti allo scadere di un Treviso-Livorno: 1-2 alla penultima giornata di un campionato tiratissimo di Serie C1 che ci spinse dritti in Serie B), ma non ce la faccio proprio. Ho giusto il tempo di tornare indietro, mangiare un buon kebab al volo, rifotografare “La Grande Sfera” di giorno, riprendere il borsone al deposito bagagli e scappare sul primo treno in direzione di Bassano del Grappa, mia prossima tappa per oggi, ovviamente dopo aver acquistato il biglietto. Carne al fuoco quindi ne cuoce moltissima, per cui muovo le gambe…come se non lo avessi fatto fino ad ora 🙂

“La Grande Sfera” di giorno. Meglio di notte…

Salgo sul convoglio diretto in provincia di Vicenza, per l’appunto a Bassano del Grappa. Il viaggio, con cambio a Castelfranco Veneto, ci mette circa un’ora tutto compreso. La mia fortuna è che sono a metà ottobre, con giornate ancora abbastanza lunghe e con il cambio dell’ora all’indietro non ancora avvenuto. Ho quindi tempo utile per un giro esauriente anche qui dove sto scendendo. Unica nota negativa: per questo giro avrò sempre con me il mio “amato” borsone. La graziosa cittadina che mi appresto a visitare è più piccola rispetto alla precedente; la stazione ferroviaria è abbastanza vicina al centro, ma non proprio attaccata: percorro tutta Via Chilesotti e poi una parte di Vicolo Jacopo da Ponte fino ad arrivare al monumento a lui dedicato; del perchè ci sia stato inciso “A Giacomo” anzichè “A Jacopo” proprio non saprei…

Statua di Jacopo da Ponte

Pochi passi sulla sinistra e davanti a me si apre la bella ed ampia Piazza Garibaldi, ospite di tanti punti di interesse: la Fontana Bonaguro, la Torre Civica e la Chiesa di San Francesco.

Fontana Bonaguro

Torre Civica

Chiesa di San Francesco

Attraverso la breve Via San Bassiano e mi trovo in un altro capolavoro: Piazza Libertà. Anche qui, come poco prima, occorre girare su se stessi a 360 gradi perchè le cose da vedere sono da ogni parte. Trovo la Loggia del Municipio e la Chiesa di San Giovanni. Tutto il “contorno”, sia di questa che della precedente piazza, è occupato da palazzi storici molto ben curati.

Loggia del Municipio

Chiesa di San Giovanni

Senza se e senza ma, vado ora dritto al mio obiettivo principale perchè vorrei godermi il panorama che lì viene offerto con la giusta illuminazione solare: sto parlando dello storico Ponte degli Alpini realizzato totalmente in legno…talmente storico che appare sì bellissimo, ma messo maluccio. Sul passaggio pedonale ci sono transenne metalliche su ambo i lati che impediscono alle persone di affacciarsi se non in prossimità delle due porte di ingresso e non oltre un metro da esse. Le fondamenta stanno messe anche peggio, strapiene di impalcature in ogni centimetro quadro. Ora, davanti a tutto questo, mi viene da fare un ragionamento: in ogni città si vedono lavori in corso su edifici che, certe volte, definire ciofeche insignificanti è un complimento; ma come cavolo si fa a ridurre un luogo come questo in un tale stato senza intervenire per tempo invece che quando è quasi troppo tardi? Altra follia di questa nazione di rincoglioniti. Comunque sia, le parole qui non servono; devono parlare le immagini.

Ponte degli Alpini

Bassano dal Ponte degli Alpini – vista Castello degli Ezzelini

Bassano dal Ponte degli Alpini – lato opposto

Il corso d’acqua che scorre sotto al ponte, di un colore clamorosamente trasparente, è il Brenta: personalmente adoro i fiumi come questo. Dato che mi trovo sulla sponda più lontana dalla stazione (quella in cui si trova il Museo degli Alpini, per capirci) concludo il giro dei punti di interesse segnati sulla mia personale mappa su tale lato. Sto parlando della Chiesetta di San Donato (ubicata nell’omonima via) e del Palazzo Bonaguro, una delle quattro sedi dei musei civici locali. Personalmente non ci trovo niente di interessante nella facciata esterna. Più lontani trovo il Teatro Remondini e la Parrocchia Santissima Trinità di Angarano.

Chiesetta San Donato

Palazzo Bonaguro

Attraverso per l’ultima volta il Ponte degli Alpini e mi dedico adesso al giro della sponda opposta del Brenta, decisamente più ricca di questa. Premessa doverosa (c’è chi può condividere il punto di vista e chi no, ma siamo in un paese che si definisce democratico, per cui va bene): uno dei punti di interesse indicati on-line è il Museo della Grappa. Ci passo anche davanti durante il mio giro, ma non mi fermo per scelta. In primis perchè, non bevendo alcun tipo di alcholico, non me ne può importare un fico secco; in secondo luogo perchè credo, ma non vorrei sbagliare, che chi ha allestito tale museo sia anche uno dei maggiori produttori di questo distillato tutto italiano, per cui non ritengo corretto attirare il consumatore in questo modo; il museo è una cosa e la vendita è tutt’altra cosa ed entrambi gli elementi non dovrebbero poter coesistere. Detto questo, proseguo la mia camminata prendendo Via Bartolomeo Ferracina, del quale trovo un monumento.

Bartolomeo Ferracina

Palazzo Sturm, sede del Museo della Ceramica, lo trovo rinchiuso come in un mega-bustone a causa di invasivi lavori in corso che me ne impediscono la visuale. Il prossimo obiettivo è rappresentato dall’imponente Tempio Ossario: i lavori ci sono anche qui, però fotografando la struttura da una certa angolazione se ne possono apprezzare lo stesso tutti i lati positivi tralasciando quel dettaglio.

Tempio Ossario

Da qui salgo per Via Brocchi dove trovo un monumento religioso; poi giro a sinistra su Via Roma dove posso vedere Porta Dieda. Pochi passi ancora e mi imbatto nella Chiesetta dell’Angelo ed in un obelisco che ha alla sommità un’aquila ad ali spiegate.

Monumento Religioso

Porta Dieda

Chiesetta dell’Angelo

Percorro ciò che rimane della bella Via Roma fino a trovarmi di nuovo in Piazza Libertà; qui inizia l’esplorazione dell’ultima parte di Bassano del Grappa ancora rimasta da vedere. Arrivo al Castello degli Ezzelini ed entro al suo interno passando dalla porta sita accanto alla Torre Bolzonella. Dopo aver ammirato la sua imponente figura dal Ponte degli Antichi, trovarmi qui è una mezza delusione: non c’è molto se non un piazzale e l’ingresso della Chiesa di Santa Maria in Colle che visito. Leggevo su internet che è presente la possibilità di un Camminamento di Ronda solo in determinate occasioni: anche se fosse vero, oggi non si può perchè non trovo indicazioni da nessuna parte. L’uso attuale del Castello è per esposizioni temporanee e rappresentazioni estive.

Castello degli Ezzelini: ingresso e Torre Bolzonella

Ingresso della Parrocchia di Santa Maria in Colle

Prendo ora Viale dei Martiri ed arrivo alla Porta delle Grazie. Sulla sinistra c’è il “Parco Ragazzi del ’99” (l’ultima classe di leva della prima guerra mondiale): è un’area completamente verde con solo la statua dedicata ai Ragazzi del ’99 posta al centro. Faccio una corsa contro il tempo per raggiungere anche la Parrocchia di San Vito e poi, rientrando verso la stazione ferroviaria, mi fermo a fotografare il monumento dedicato a Gaetano Giardino, che fu maresciallo d’Italia.

Porta delle Grazie

Monumento a Gaetano Giardino

E’ assolutamente il momento di prendere il prossimo treno con destinazione Belluno, mia prossima tappa…ma soprattutto città dove avrò l’albergo per dormire stanotte. So già che il viaggio non sarà nè breve nè agevole perchè dovrò fare non meno di due cambi, di cui uno con soli sette minuti di scarto tra un convoglio e l’altro: un misero ritardo e sarò fottuto. Riprendo quindi Via Chilesotti e mi fiondo in biglietteria. Fortunatamente faccio in tempo e salgo sul vagone. Il primo cambio è a Castelfranco Veneto; qui ho circa trenta minuti di tempo a disposizione e faccio due conti: arriverò a Belluno alle 21:15 e sicuramente (101%) non troverò alcun negozio aperto. Decido quindi di fiondarmi per le strade sconosciute di Castelfranco (ora che sono le 19:00 circa) per comprare da bere e qualche cosuccia da sgranocchiare in camera. Dopo circa dieci minuti trovo ciò che mi serve e torno in stazione con borsone a spalla ed in più la busta della spesa…quasi tipo barbone, per capirci. Salgo sul secondo treno che fortunatamente spacca il minuto ed arrivo a Montebelluna in orario per il terzo ed ultimo blocco. Come previsto arrivo nel capoluogo di provincia alle 21:15; imposto il navigatore per raggiungere la stanza che dista 1,4 kilometri da dove mi trovo. Ci avevo preso: Belluno a quest’ora del sabato è già morta. In giro le botteghe sono tutte sprangate e c’è pochissima gente: la prima che incontro si trova nella piazza principale, seduta ad un bar a prendere un cocktail o un gelato…e pensare che io devo ancora cenare! La paura di rimanere a stomaco vuoto c’è e non lo nego, perchè da queste parti non importa se è sabato o lunedi…si mangia presto e basta, come d’abitudine. Finalmente raggiungo l’hotel e prendo la stanza. Per tutti i motivi che ho appena scritto esco di corsa in cerca di cibo. Durante il tragitto in treno ho cercato una pizzeria con buone recensioni ed abbastanza grande da sperare di trovarla ancora al lavoro. Si trova però ad 1,5 kilometri dal centro, così anche se corro ci metto una ventina di minuti buoni. Sono sul posto esatto che indica il navigatore, come se ci fosse una “x” per terra ed io ci avessi messo i piedi sopra…ma della pizzeria non c’è neanche l’ombra. Accanto a me solo un ristorante giapponese che la sera a cena fa prezzi da capogiro. Guardo, guardo e guardo fino a quando vedo l’insegna: il locale è tutto buio e davanti ci sono betoniere e calcinacci. Mi avvicino e leggo che è in ristrutturazione e che riaprirà a fine mese. Bene! Sono fortunatissimo. Da qui non so più che fare, ma mi viene un lampo: alla stazione c’è il McDonald e decido di andare lì: altri kilometri macinati e mi trovo in zona alle 22:06. Dico fra me e me: “A Roma ci sono McDonald notturni, quindi questo starà aperto almeno un’altra oretta”. E invece no: leggo sul cartello che la chiusura è alle 22:00 ed infatti vedo gli addetti che fanno le pulizie. Sto per arrendermi, ma non è da me. Come non è neanche da me finire in un ristorante classico e farmi spennare 30 euro per due piattini. Torno in piazza centrale ed inizio a passeggiare a casaccio. Dopo tre minuti di numero leggo l’insegna “Bar-Pizzeria” e mi fiondo lì alle 22:20 circa. Entro e, con la faccia da gatto rosso di Shrek, chiedo se ci fosse un misero posto a sedere per una persona. Mi viene risposto di si con un sorriso a 32 denti e mi accomodo al piano di sotto dove c’è altra gente a cena. Alla fine, con i miei soliti 11 eurini, mi mangio un mega-pizzone + birra alla spina. Anche stavolta è andata…anche se, a saperlo prima, la soluzione ce l’avevo a 200 metri dal letto! Dopo cena rientro in hotel, gioco un po’ al mio calcio manageriale e poi crollo dal sonno per la pesantissima giornata.

Domenica mattina: la sveglia è intorno alle 8:00, nè troppo presto nè troppo tardi. Preparo il borsone e scendo le scale; al check-out lo lascio in custodia alla reception ed esco: è una bellissima giornata di sole a Belluno, la provincia veneta probabilmente meno famosa tra tutte. Si sente sempre parlare di Venezia, Verona, Padova, Vicenza…ma di Belluno mai o quasi. Questo fattore mi mette ancora più curiosità, ed allora inizio in giro proprio da dove mi trovo: Piazza dei Martiri. E’ uno spazio piuttosto ampio racchiuso da palazzi in ogni direzione, con al centro un’area verde che accoglie una fontana ed alcune sculture. Uno degli edifici che contorna la piazza è la Chiesa di San Rocco.

Fontana di Piazza dei Martiri

Sculture nel Parco di Piazza dei Martiri

Chiesa di San Rocco

Nel frattempo non posso non notare che proprio qui si sta preparando una della cose più obrobriose della storia: un raduno di auto d’epoca; prego qualunque cosa affinchè possa sparire presto senza attirare troppa calca. Inizio il mio tour della città prendendo Porta Dante che ha una scultura abbastanza insolita sotto il suo arco: l’ha realizzata in bronzo l’artista Arnaldo Pomodoro ed ha il nome di “novecento”; su di essa si possono vedere i maggiori avvenimenti del XX° secolo.

Porta Dante

Scultura a Porta Dante

Proseguo su Via XXX Aprile fino a quando arrivo in un punto fantastico che ha, tutti insieme, molti punti di interesse: il Municipio, Il Palazzo dei Rettori, la Basilica Minore di San Martino, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e, nascosto un po’ dietro, il Museo Archeologico.

Municipio

Palazzo dei Rettori

Basilica Minore di San Martino

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Museo Archeologico

Da qui decido di scendere al “piano di sotto” della città e lo faccio con una buona passeggiata e grazie ad un rampa di scale. Arrivo in Via Uniera del Zater e da qui posso vedere il “moncone” rimasto del Ponte Vecchio, oggi usato come piccola area verde con tanto di bandiera italiana issata all’estremità.

Panoramica di Ponte Vecchio

Ponte Vecchio com’è oggi

Lì accanto un ponte intero (e relativamente nuovo) che permette di attraversare il Piave (limpidissimo) ovviamente c’è e si tratta del Ponte della Vittoria; lo attraverso per l’intera lunghezza in andata ed al ritorno. All’inizio del ponte, dall’altro lato della strada, noto un muro dipinto in maniera molto gradevole; c’è una scritta che mi colpisce molto, così la ripropongo qui.

Ponte della Vittoria

Una verità…in bellunese

Prima di proseguire il giro sono d’obbligo sia una foto del Piave che una vista della città dal Ponte della Vittoria. La giornata fantastica invita a questo genere di scatti.

Il Piave da Ponte della Vittoria

Belluno da Ponte della Vittoria

Proseguo la mia passeggiata e dopo poco incontro la piccola Parrocchia di San Nicolò che, per poterla fotografare come si deve, mi devo piegare come un contorsionista.

Parrocchia di San Nicolò

Da qui inizio una bellissima camminata lungo il corso del Piave su Via Guido Rossa che mi porta fino al Ponte dell’Anta; svolto a sinistra e prendo la salita che mi conduce a Porta Rugo che osservo ed attraverso.

Porta Rugo

Prendo ora la prima strada a destra ed incontro l’ex Chiesa di Santa Maria dei Battuti, poi il Seminario Gregoriano ed infine la Chiesa di San Pietro.

Ex Chiesa di Santa Maria dei Battuti

Chiesa di San Pietro

Passando in mezzo a strade, stradine e vicoli arrivo fino alla bella Porta Dojona. Qui devo fare una pausa di qualche minuto perchè una coppia con un bambino scatta probabilmente due-trecento selfie senza avere la minima intenzione di liberare il campo agli altri; mi sarebbe voluto voglia di ribattezzare quel monumento “porta Cojona” e dedicarlo all’allegra famigliola. Superata la porta si ha la visione dell’imponente Teatro Comunale con le sue quattro colonne in bella vista. Proprio davanti c’è lo storico Palazzo Fulcis, oggi adibito a Museo Civico.

Porta Dojona

Teatro Comunale

Proseguo il mio tour prendendo Via Roma ed arrivo in Piazza Santo Stefano dove trovo la Chiesa dei Santi Biagio e Stefano.

Chiesa dei Santi Biagio e Stefano

Attirato dalla discesa di fronte a me (sto scherzando…era tutto previsto) mi dirigo su Via San Biagio e qui incontro la piccola Chiesa di San Biagio. Subito dopo faccio una deviazione su Via Sant’Antonio e mi trovo davanti una Chiesa che sembra non esistere da nessuna parte; chi legge e sà come si chiama…può aiutarmi a completare il racconto.

Chiesa di San Biagio

D.O.M.

Proseguo ancora fino ad arrivare all’ultimo obiettivo in questa parte della città: la Chiesa di San Giovanni Bosco.

Chiesa di San Giovanni Bosco

E’ ora di tornare indietro e di riprendere la via del centro. Il più è fatto, per cui eccomi nella zona dell’hotel a riprendere il borsone. Fatto questo, prendo la via dell’ultima area della città di Belluno che credo mi manchi da setacciare. E’ così che arrivo di fronte alla Chiesa di Loreto, completamente coperta da una scurissima ombra…per cui faccio del mio meglio.

Chiesa di Loreto

Di strada verso la stazione ferroviaria trovo poi i seguenti monumenti:

Ai caduti sul lavoro

Ai caduti di Nassiriya (anche se non sono d’accordo)

Ai muli ed ai loro conducenti

A questo punto guardo l’orologio ed è ancora presto: ho una quarantina di minuti prima che parta il treno per l’ultima città da visitare per questo week-end. Sarebbe anche ora di pranzo…per cui cerco col tablet una zona commerciale non troppo lontana e mi reco lì nella speranza di trovare un market aperto. La mia testardaggine viene premiata ed ho occasione di acquistare qualcosa per il pranzo a buon mercato. Torno indietro e salgo sul mio vagone con destinazione Vittorio Veneto. Durante il giro di Belluno non ho parlato di due cose fondamentali: le fontane (la città ne è davvero piena) e la vista magnifica delle montagne poco distanti. Non mi sono assolutamente dimenticato di questi elementi, ma ho preferito concentrarmi di più sul resto…anche se ammetto di essermi fermato minuti interi ad osservare in silenzio le bellissime vette che si vedono in ogni direzione. Ci metto circa quaranta minuti ad arrivare e la tratta è diretta. Voglio però fare una piccola parentesi: durante il viaggio mi sono letteralmente innamorato della fermata “Santa Croce del Lago”; come recita il nome stesso, le rotaie corrono molto vicine al Lago di Santa Croce che, con le montagne all’orizzonte, è una cosa F A N T A S T I C A da vedere e da vivere. Non lo conoscevo prima d’ora e quasi quasi avrei voluto scendere li ma, controllando sul tablet, solo pochissimi treni al giorno hanno una fermata programmata nella stazioncina locale e con i tempi non ce l’avrei fatta. Però mi sono ripromesso di tornare in futuro, anche perchè a casa (col senno di poi) ho trovato foto strepitose dell’intero perimetro dello specchio d’acqua.  Ma vado a bomba sul centro abitato che mi aspetta; Vittorio Veneto la dividerei idealmente in due tronconi: quello della stazione in cui mi trovo adesso e quello col centro storico, un po’ distaccato. Causa un’esposizione al sole pessima in questo preciso momento, decido di dedicare questa prima fase della visita alla zona più lontana, così mi metto in marcia. Ovviamente non vado dritto come un mulo, ma mi fermo in tutti i punti intermedi che ho segnato sulla mappa. Il primo che trovo è la Parrocchia Pieve di Sant’Andrea di Bigonzo, che ha proprio accanto il Monumento agli Alpini.

Parrocchia Pieve Sant’Andrea di Bigonzo

Monumento agli Alpini

La passeggiata prosegue sotto un bellissimo sole fin quando arrivo in Piazza Foro Boario, davanti alla Chiesa di San Giuseppe.

Chiesa di San Giuseppe

Prendo ora Viale Cavour verso destra ed entro nell’area del centro storico passando dalla porta aperta alla base della Torre dell’Orologio.

Torre dell’orologio

Ho una sensazione particolarissima: da qui in poi, tutti i palazzi che costeggiano la strada sono d’epoca e sembra di stare in un altro tempo, ovviamente finchè non si guardano le macchine che passano sulla strada (quelle riportano immediatamente al presente). Scherzi a parte, sapevo che avrei trovato qualcosa di bello, ma sinceramente non me l’aspettavo così. Il tratto da percorrere che manca per arrivare a Piazza Marc’Antonio Flaminio è breve; una volta lì non resta altro da fare che un giro a 360 gradi su se stessi: il colpo d’occhio lascia senza parole.

Panoramica su Piazza Marc’Antonio Flaminio

Dettaglio del Museo del Cenedese

Pochi passi a destra e mi trovo ad ammirare un bellissimo canale con acqua trasparente che taglia in due il centro e, subito dietro, il Duomo a Serravalle.

Il canale che attraversa il centro di Vittorio Veneto

Duomo a Serravalle

Proprio dietro al Duomo sento il rumore di una cascatella; non sembra niente di eclatante, ma già che sono li…perchè non vederla? Mi avvicino il più possibile ad un muro di cinta, mi affaccio e la guardo. E’ però coperta da qualcosa e una foto in queste condizioni farebbe semplicemente schifo. Vedo però una soluzione: facendo il giro dell’isolato potrei riuscire ad andarci proprio di fronte. Metto in pratica la mia supposizione, supero alcuni scalini pieni zeppi di sterpi e quando sento il rumore dell’acqua praticamente nelle orecchie ho davanti un “c…o” (parolaccia) di cancello chiuso con sbarre che mi impediscono comunque una foto nitida. Cosa avrei potuto dire se non “accidenti a chi ha messo e chiuso questo coso! Gli potesse entrare la chiave in…!!!”. Tanto si sà che l’Italia è il paese delle “chiusure selvagge”: se c’è qualcosa che non va, cosa si fa? Si aggiusta subito, si fa qualcosa per migliorare o altro? Assolutamente no: si chiude, si transenna, si scrive “divieto di accesso” ed il problema è risolto. Bella mentalità, davvero. Dovendo lasciar perdere, costeggio il Duomo dalla parte opposta ed arrivo davanti alla bella Scalinata di Santa Augusta.

Scalinata di Santa Augusta

La guardo e la osservo cercando anche il miglior click possibile…fino a quando noto qualcuno che cammina oltre la scalinata. Qualche secondo per domandarmi dove si vada seguendo quella strada…fino a che decido di andare a vedere. Non l’avessi mai fatto! Quella che pensavo essere una breve stradina nel bosco si mostra in ciò che è realmente: la via per raggiungere il Santuario di Sant’Augusta. Spiego meglio: Vittorio Veneto si trova a 138 metri sul livello del mare mentre il santuario è posto a 349 metri sul livello del mare. 211 metri di dislivello da compiere in un percorso di circa 850 metri su un terreno che definire accidentato è un complimento. Quando me ne rendo conto del tutto sono già un bel po’ avanti e tornare indietro ormai non ha più molto senso. Il mio problema, si sà, è sempre il tempo a disposizione: gli altri avventori che trovo e supero lungo il percorso sono lì per fare una passeggiata rigenerante, io per vedere una nuova località nel rispetto rigoroso degli orari (sempre se la mia intenzione resta quella di tornare a casa). E’ così che arrivo in cima sudato fradicio e, mentre guardo la struttura, colgo anche l’occasione per “asciugarmi” il più possibile al sole. Scalare questo percorso è un po’ come una corsa a tappe: ogni tanto si intravede una Cappella/Chiesetta. Se le avessi conosciute prima, avrei potuto mettere la spunta su ognuna di esse, in modo tale da rendere più gioiosa la salita. Il non sapere quante Cappelle/Chiesette manchino ancora alla fine è invece devastante. Quindi, per coloro che intendono andare al Santuario di Sant’Augusta, dico che troverete nell’ordine:

Prima Stazione: Cappella di San Giovanni

Seconda stazione: Cappella di San Sebastiano

Terza Stazione : Cappella San Paolo

Quarta Stazione : Cappella di San Lorenzo

Quinta Stazione: Cappella di San Pietro

Sesta Stazione: Porta NON di arrivo

Settima Stazione: Cappella di Sant’Elena

Ottava Stazione: Monastero di Sant’Augusta

Almeno dopo questa scaripinata si può avere un bellissima visione di Vittorio Veneto dall’alto, meglio se dal Balcone degli Alpini.

Vittorio Veneto dal Balcone degli Alpini

Scendere è un gioco da ragazzi; arrivo giù in pochissimo tempo, anche qui superando chi va più adagio. Devo terminare il mio giro prima di prendere l’ultimo treno del fine settimana. E’ così che arrivo pure alla Chiesetta del cimitero di Via Carso per poi tornare dalle parti della stazione ferroviaria.

Chiesetta del Cimitero di Via Carso

Qui è presente una serie di opere a commemorazione della storica e vittoriosa battaglia che fu l’ultima tra Italia ed Impero Austro-ungarico nel corso della prima guerra mondiale. Così, davanti al Municipio di Vittorio Veneto (in Piazza del Popolo) e ad una bella fontana, si trova il Monumento ai Caduti.

Municipio di Vittorio Veneto

Monumento ai Caduti

Infine, nei giardini pubblici al di la della strada, sono presenti la Scalinata Camillo Bianchi e la targa d’onore dei cittadini di Vittorio Veneto a Giuseppe Garibaldi.

Scalinata Camillo Bianchi

Ebbene si, la stazione ferroviaria è visibile addirittura da quest’ultima immagine appena pubblicata, dietro alla scalinata. Arriva l’ora di presentarmi all’appello per il convoglio diretto prima a Conegliano (città dove mi fermo qualche decina di minuti causa cambio treno e dove approfitto per cambiarmi gli abiti in un bar dopo aver consumato un ottimo cappuccino) e poi a Treviso. Arrivo nel punto esatto da dove, il mattino precedente, tutto era cominciato. Al bus notturno verso Roma manca ancora un po’ e quindi decido di cenare. Mi viene in mente che, in Piazza del Duomo, c’è un kebab-pizzeria con i tavoli all’aperto: è metà ottobre e fuori si sta ancora benissimo. Così penso e così faccio: con pochissimi euro mangio una pizza margherita tonda + bibita passando quasi un’ora in beato riposo e comodamente seduto. Alla fine però le lancette scorrono: saluto Treviso (che ho modo di vedere di sfuggita anche con le luci artificiali) e prendo il Flixbus verso casa, dove arriverò il mattino seguente senza intoppi.

Conclusioni: come dicevo all’inizio, il Veneto non delude mai e non lo fa neanche in questo caso. Inutile ricordare che non ci sono solo Venezia e Verona, ma che un’intera regione è lì per accogliere i visitatori e mostrare tutto ciò che ha da offrire. Di solito uso questo spazio per le mie considerazioni personali e non mancherò certo stavolta: Treviso mi ha letteralmente stupìto; me l’aspettavo una bella città, ma non a questo livello. La nebbia ha provato a mettermi in difficoltà, ma poi ha capito che mi avrebbe fatto perdere un capolavoro e se n’è andata lasciando uno splendido sole. Il colore dell’acqua dei fiumi di risorgiva non ha paragoni. Bassano del Grappa è una piccola bomboniera arroccata attorno al suo storico ponte, che spero possano sistemare in fretta ridandogli l’aspetto che merita. Belluno è una città capoluogo di provincia particolare: ai piedi delle montagne fa una vita tutta sua, tranquilla e beata. Diversi i cartelli visti con scritto “cercasi personale” nei negozi, cosa che nel resto d’Italia si trova con una difficoltà bestiale. Non avrà le ricchezze di altre città, ma è comunque da vivere per una giornata. Vittorio Veneto è un centro piccolino, ma ricco di testimonianze importantissime, sia artistiche che dal punto di vista storico. Non mi pento assolutamente della scelta fatta, anche se mi è rimasto il magone per non aver potuto fare un’imprevista sosta al Lago di Santa Croce con una giornata così fantastica. It will be next time!

 

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