Reggio Calabria, Scilla e Pentedattilo in un week-end

di admin
Basilica Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo

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Conti alla mano, l’Italia è composta da venti regioni e mi rendo conto di aver messo piede solo in sedici di esse. Anche se si tratta di un dato statistico nudo e crudo, non mi pare corretto lasciare fuori dalla mia conoscenza e da questo blog zone importanti, così sfrutto questo periodo disgraziato dal punto di vista dei viaggi per rimediare almeno in parte alla mia attuale carenza. Il primo week-end di luglio me ne vado in Calabria e le località che toccherò saranno precisamente Reggio Calabria, Scilla e Pentedattilo. Ebbene si, dopo quasi quattro mesi registro il mio ritorno sui treni notturni ed in un bed&breakfast; dall’abolizione delle autocertificazioni ho già organizzato tante uscite, ma esclusivamente partenze dalla mattina alla sera; lo considero già un passo in avanti. Vorrei fare molto di più e non sto nella pelle di poter tornare a scorrazzare ovunque come prima, ma purtroppo il mondo è ancora quasi tutto chiuso. Pare che si possa andare liberamente solo nell’Unione Europea, ma il rischio che cancellino uno dei voli tra l’andata ed il ritorno è altissimo, un po’ causa restrizioni per coronavirus che vengono applicate e revocate quotidianamente dai vari governi ed un po’ per la paura delle persone che non prenotano posti sufficienti sugli aerei per garantire alle compagnie un profitto. Sarebbe un bel casino andare a Berlino (un esempio a caso) e poi non poter tornare ed essere riprogrammati su un altro operativo di chissà che giorno; figuriamoci che succederebbe con uno dei mie pazzi programmi multi-volo: ci sarebbe da morire di crepacuore perchè basterebbe un solo tassello mancante a mandare tutto a monte. Il mezzo che parte di sicuro è il treno, anche se va detto milioni di volte che la rete ferroviaria italiana è un colabrodo con ritardi e guasti che quasi superano il numero dei convogli in orario. Però, alla fine dei giochi, è questo che passa il convento ed anche stavolta provo a fare di necessità virtù. Vediamo com’è andata…

Venerdi sera: Esco di casa intorno alle 22:00 dopo aver finito di lavorare e di cenare in completo relax; con i soliti mezzi pubblici arrivo in tempo alla stazione Tiburtina dove, facendo fede alle mie abitudini pre-covid, acquisto un paio di lattine di Coca-cola zero praticamente surgelate dal negozio dei cingalesi che allieteranno la mia sete durante il viaggio. Alle 23:20 salgo sul treno che ha iniziato la sua corsa da Torino nel pomeriggio e che la terminerà a Reggio Calabria domani mattina intorno alle 8:10. Una delle regole idiote adottate per contenere l’epidemia è quella di limitare l’accesso ad ogni scompartimento ad un massimo di tre persone sui sei posti disponibili; pensando alla comodità è una cosa positiva, peccato che in un treno notturno ci si allunga come si può per dormire e quindi tra me e gli altri ospiti non ci sarà mai un metro di distanza, bensì una decina di centimetri quando le cose vanno alla grande. E’ per questo che io dico da quattro mesi che tutte le puttanate che ci stanno facendo fare sono totalmente inutili; sembrano pensate da dei minorati mentali ed invece quei tizi si fanno chiamare scienziati. Detto ciò, trovo due ospiti ben piazzati nello spazio dove dovrò stare: la signora con tanto di copertina che la ripara dall’aria condizionata è già lunga e distesa da chissà quanto tempo e non ha intenzione di spostarsi per farmi passare. Anzi, mi dice chiaramente che pretende che io la scavalchi. Lì per lì mi viene una voglia di tirarle un calcio tipo rinvio del portiere, qualcosa che quella maledetta maleducata non si dimenticherebbe nemmeno nella tomba, ma purtroppo non si può per tanti (troppi) motivi. Ma se si potesse, allora imparerebbe l’educazione in una sola lezione, questo è poco ma sicuro. La mia sopportazione verso gli altri è finita da anni e più passa il tempo e più vorrei essere su un’isola deserta. E’ più facile fare “sei” al superenalotto che trovare una persona normale al giorno d’oggi. Alla fine sistemo le mie cose e mi sparo la musica nelle orecchie fino ad addormentarmi; certa gente non merita neanche di essere considerata. Le ore passano e, finalmente, alla stazione di Lamezia Terme rimango solo nello scompartimento! Roba da sparare i petardi per la gioia se li avessi. Peccato però che la luce del sole sia già alta e quindi non riesco più a prendere sonno; ne approfitto per guardare il panorama del mare calabrese in santa pace nei punti in cui lo si vede. Al capolinea prendo le mie cose e scendo per iniziare la nuova avventura. Ho circa un’ora di tempo prima del prossimo spostamento: i programmi fatti prevedono la visita di Reggio Calabria nella giornata di domani, mentre oggi la dedicherò a due realtà nelle immediate vicinanze. Decido di andare a fare colazione e becco forse l’unico bar di tutto il sud Italia che serve il cappuccino liquidissimo e che ha i cornetti che fanno schifo; nel meridione si mangia ovunque da Dio tranne che in questo locale. Per non stare con le mani in mano faccio due passi in zona cercando di orientarmi e devo dire che la prima impressione della città non è niente male. Alla fine il tempo passa e salgo sul treno delle 9:18 che mi porta a Melito di Porto Salvo alle 9:43 in punto. Premessa doverosa: oggi è il 4 luglio e quindi estate piena,  ma dopo una settimana di caldo a quaranta gradi è prevista una perturbazione in tutta Italia proprio per questo fine settimana tranne che in questa precisa parte della nazione: qui il meteo assegna sole pieno. Per ora pare che ci stia prendendo, ma potrò mai essere tanto fortunato? Vedremo. Navigatore alla mano mi metto in marcia verso la prima destinazione di oggi: il borgo abbandonato di Pentedattilo. Ne ho sentito parlare in maniera super-positiva una marea di volte e su tantissimi siti; pare sia uno dei paesini fantasma più belli d’Italia e quindi colgo la palla al balzo per visitarlo. Ma per chi è senza macchina come me non è proprio un gioco da ragazzi raggiungere una ghost-town; da dove mi trovo si tratta di percorrere 7,3 kilometri a piedi in salita. Per carità, non è nè durissima nè niente di impossibile, ma la temperatura attuale è già oltre i trenta gradi ed ovviamente è in aumento man mano che mi avvicinerò all’ora di pranzo. La passeggiata non mi regala solo fatica, ma anche un mix di sensazioni diverse: si passa dai bellissimi panorami offerti da questa parte di Calabria (per la maggior parte abbastanza aridi ed intervallati da segmenti coltivati di un colore verde intenso) a quei due-trecento metri di sterrato che passano sotto alla strada statale e che sono usati dai locali come discarica di salotti, cucine, cianfrusaglie e chi più ne ha più ne metta. Parlando in termini prettamente pratici, Google Maps mi dava un tempo di percorrenza di un’ora e quarantatre minuti, ma io dopo un’ora e venti minuti sono già al parcheggio dove le macchine sono costrette ad interrompere la loro marcia perchè da qui in poi tutti (non solo io…) devono proseguire a piedi. Una sosta è doverosa perchè questo è il punto dal quale si ha la vista più bella e completa sul borgo e non me la lascio certamente sfuggire: sembra di guardare un quadro dipinto dal miglior artista del mondo; le costruzioni (o meglio…per molte di loro ciò che rimane in piedi) si fondono quasi alla perfezione con l’ambiente che le accoglie in un mix di colori amalgamato alla perfezione. Personalmente rimango a bocca aperta per un periodo di tempo che neanche riesco a quantificare. Finito lo stupore è il momento di una minima infarinatura storica: Pentedattilo prende il suo nome dallo sperone di roccia a forma di “mano con cinque dita” sul quale è stato costruito. E’ stato per secoli un centro fiorente, ma nel 1783 un terremoto danneggiò diversi edifici e da lì iniziò un lento ed inesorabile spopolamento che portò il vecchio comune a retrocedere diventando frazione di Melito Porto Salvo fino all’abbandono totale avvenuto nella seconda metà del XX° secolo. Negli ultimi anni il paesino è stato riscoperto: delle case sono state ristrutturate, sono presenti alcune botteghe artigiane, un B&B ed un ristorante. Inoltre ogni anno (tranne questo disgraziato 2020) vengono organizzati due festival che richiamano in zona un po’ di turismo. Ma adesso basta con le chiacchiere, è decisamente meglio far parlare le immagini che rendono giustizia alla fatica già fatta e che continuerà dopo per tornare a valle.

Pentedattilo - panoramica dal parcheggio

Pentedattilo – panoramica dal parcheggio

Pentedattilo - dettaglio dal parcheggio 1

Pentedattilo – dettaglio dal parcheggio 1

Pentedattilo - dettaglio dal parcheggio 2

Pentedattilo – dettaglio dal parcheggio 2

Pentedattilo - panoramica

Pentedattilo – panoramica

Mi guardo intorno ed il parcheggio è desolatamente vuoto; ci sono solo un paio di macchine, delle quali una con targa francese. Spero che sia così per colpa del gran caldo di queste ore di metà mattinata e che magari nel tardo pomeriggio ci sarà un maggior afflusso di gente, altrimenti chi ha deciso di investire qui i propri risparmi se ne pentirà amaramente. La verità, e non va dimenticato, è che c’è una moria totale di turisti causata dall’epidemia in corso. Dopo aver constatato di persona che la Chiesa della Candelora qui presente non è fotografabile da nessuna angolazione esistente decido di staccare gli occhi da quel panorama incredibile e di percorrere l’ultimo tratto che mi permetterà di camminare all’interno del borgo. Lo strappo in salita non è niente male, ma la consapevolezza che dopo sarà quasi tutto in piano mi dà la forza per superare l’ostacolo agevolmente. Noto che la pavimentazione del percorso principale è stata ristrutturata ed è in ottime condizioni; la stessa cosa non vale per altre arterie che portano a case quasi del tutto franate. Quello che regna qui è il silenzio più totale che durante la mia presenza si rompe solo due volte: la prima è data da un reciproco “buongiorno” che scambio con la proprietaria di uno degli edifici ristrutturati che si sta godendo del meritato riposo leggendo un libro sul pianerottolo di casa, mentre la seconda viene dalla conversazione in lingua madre della coppia di francesi proprietaria della vettura vista poco fa. Per il resto si sente solo il rumore delle lucertole che fuggono via tra le sterpaglie. Le botteghe artigiane ci sono, ma purtroppo per loro non mi interessano, così tiro avanti. Degna di nota è la “Chiesa dei Santi Pietro e Paolo”. Per il resto cerco di intrufolarmi in ogni anfratto possibile per trovare punti da vedere e scorci particolari sfruttando tutto il tempo necessario.

Pentedattilo - la piazzetta all'ingresso del borgo

Pentedattilo – la piazzetta all’ingresso del borgo

Pentedattilo - dettaglio case danneggiate

Pentedattilo – dettaglio case danneggiate

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo - facciata

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo – facciata

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo - vista laterale

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo – vista laterale

Ricordo per Padre Gaetano Catanoso

Ricordo per Padre Gaetano Catanoso

Pentedattilo - vegetazione tipica 1

Pentedattilo – vegetazione tipica 1

Pentedattilo - vegetazione tipica 2

Pentedattilo – vegetazione tipica 2

Pentedattilo - panoramica laterale

Pentedattilo – panoramica laterale

Alla fine rimango più di un’ora proprio per non rischiare di tralasciare nulla e poco dopo mezzogiorno saluto a malincuore e mi rimetto in marcia con direzione Melito di Porto Salvo. Fortuna vuole che i prossimi 7,3 kilometri saranno tutti in discesa tranne forse duecento metri al massimo. Resta comunque il caldo clamoroso che mi picchia ovunque, ma questa è la mia sfida di oggi ed intendo portarla a termine. A dire il vero due anime pie in macchina mi si accostano durante il percorso offrendomi un passaggio fino a giù, ma ringraziando in cento lingue dico loro la verità, e cioè che mi sto allenando per recuperare pian piano le forze ed i ritmi perduti a causa della schiavitù da lockdown. Oltre a questo si verifica il solito siparietto: circa a metà della discesa sento in lontananza una flebile melodia che si avvicina e che aumenta di intensità metro dopo metro. Non riesco a capire di che si tratta, poi quando ce l’ho a breve distanza mi volto e mi viene da sorridere: come nei migliori cartoni animati o nei films, è il furgone che vende gelati e surgelati porta a porta che mi affianca e mi supera. Quello che al cinema o in tv è sempre un miraggio che appare al malcapitato nel deserto mentre è arso dalla sete e che poi svanisce nel nulla, a me succede davvero; potrei fermarlo e comprare una confezione intera di Magnum Algida, ma credo sia meglio di non osare tanto. Questa scenetta però non me la dimenticherò tanto facilmente, e dà anche lo spunto per la mia prossima mossa. Arrivo nel centro abitato e mi fermo al Lidl per comprare qualcosa di fresco per il mio stomaco (fresco…non congelato), ovvero i tanto amati yogurt da bere al gusto frutta che potrei ingurgitare all’infinito per quanto mi piacciono. Poi torno in zona stazione, ma è ancora presto per il treno previsto. Acquisto il ticket alla biglietteria elettronica e decido di fare una capatina sul mare. Non avrei potuto fare scelta migliore perchè un altro spettacolo mi si presenta davanti: acqua pulita e di un ottimo colore con ben zero persone presenti: sarebbe il mio personale paradiso se solo avessi la possibilità di indossare il costume da bagno. Anche se non posso spingermi a tanto, resto comunque a contemplare questa meraviglia fino all’ultimo momento possibile, poi alle 15:00 sono sul binario in attesa di salire sul treno che mi riporterà a Reggio Calabria per le 15:39. Devo colmare un’altra trentina di minuti abbondante prima dell’ultimo spostamento di oggi, per cui mi dedico a cercare una cosa che mi sarà sicuramente utilissima sia in giornata che domani: un negozio 24 ore, di quelli pieni di distributori automatici che vendono bevande fredde e qualche snack a prezzi contenuti rispetto ai bar. Sono abbastanza fortunato e ne  trovo addirittura due nel breve raggio; ovviamente faccio già il primo acquisto perchè ho una sete pazzesca. Alzo gli occhi al cielo e noto che qualcosa sta succedendo a livello meteo: pare che qualcuno (tanto per cambiare) abbia sbagliato le previsioni perchè la famosa zona d’Italia che non avrebbe dovuto subire la temuta perturbazione sta per esserne colpita. Il breve periodo di attesa scorre via velocemente ed in un batter d’occhio mi trovo seduto sul treno diretto a Scilla, grazioso borgo marinaro distante poco più di venti kilometri dal capoluogo reggino. Minuto dopo minuto…si consuma il delitto perfetto: appena scendo alla stazioncina locale, una cappa di nuvoloni neri si piazza in cielo coprendo il sole. Un posto del genere senza la luce perde moltissimo del suo fascino, ma non posso fare altro che andare avanti sperando che le cose non peggiorino ulteriormente, perchè di migliorare non se ne parla proprio. Raggiungere il mare è facilissimo, per cui dedico il primo scatto alla famosa panoramica che si trova su tutti i maggiori siti di turismo.

Scilla - Panoramica

Scilla – Panoramica

Non riesco neanche ad abbassare la reflex che una goccia mi cade dritta in testa: sta iniziando a piovere. Sia io che tutta la gente in spiaggia vista nella foto appena pubblicata cerchiamo di resistere; io proseguo nel mio giro e loro non abbandonano l’idea di svagarsi qualche altra ora. Per il momento la cosa è sopportabilissima, per cui non mi perdo d’animo. Cammino costeggiando tutto il lungomare per poi rientrare nell’abitato per vedere la “Chiesa dello Spirito Santo” che ha davanti la solita ed immancabile macchina parcheggiata da cani. Salgo una strettissima scalinata che contemporaneamente si intrufola tra le case e si arrampica sulla parete rocciosa: sembra più un passaggio privato, ed invece è proprio una delle caratteristiche di questa piccola località. Una breve ma discreta fatica mi conduce al piano di sopra  e, una volta li, mi aspetta una diapositiva favolosa che non posso descrivere a parole, ma solo mostrare.

Chiesa dello Spirito Santo

Chiesa dello Spirito Santo

La spiaggia di Scilla

La spiaggia di Scilla

Mi dedico poi ad una delle attrazioni più famose, ovvero il “Castello Ruffo”. Si tratta di una antica fortificazione utilizzata in vari modi durante la storia; oggi è un centro culturale ed ospita mostre e convegni. Non è visitabile internamente e si può solo percorrere una tratto iniziale all’aperto che permette di avere una vista stupenda su quartiere di Chianalea.

Castello Ruffo

Castello Ruffo

Quartiere Chianalea - Panoramica

Quartiere Chianalea – Panoramica

E’ la volta di osservare a dovere prima la “Chiesa dell’Immacolata” e poi (di fronte) una fontana incastonata alla base di una scalinata storica che dopo poco mi accingo a salire. Il terzo ed ultimo livello cittadino è quello dove si svolge la vita di tutti i giorni della popolazione locale, mentre i precedenti sono maggiormente dedicati al turismo estivo.  Piazza San Rocco è famosa per essere una stupenda terrazza affacciata sul mare ed infatti la vista è superba. In più ospita la “Statua della Sirenetta” e vi si affacciano l’edificio che ospita il “Municipio di Scilla” e la “Chiesa di San Rocco”. Pochi passi su Via Panoramica mi fanno trovare la “Statua di un Uomo col Pesce Spada”.

Chiesa dell'Immacolata

Chiesa dell’Immacolata

Fontana della Scalinata Storica

Fontana della Scalinata Storica

Belvedere Piazza San Rocco - Panoramica

Belvedere Piazza San Rocco – Panoramica

Statua della Sirenetta

Statua della Sirenetta

Municipio di Scilla

Municipio di Scilla

Chiesa di San Rocco

Chiesa di San Rocco

Statua di un Uomo con Pesce Spada

Statua di un Uomo con Pesce Spada

Manca solo da fare una bella passeggiata nel quartiere Chianalea per poter chiudere il cerchio, per cui non me lo faccio dire due volte e mi incammino. Già scendendo i primi gradini si vede che sarà un giro sì breve, ma molto particolare; la prima impressione è super positiva poichè tutto ciò che mi circonda  è semplice e molto curato. Raggiungo e fotografo la “Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo” e poi, quasi per caso, trovo anche la “Scala del Bacio”, ovvero pochi gradini decorati che probabilmente hanno il valore di portafortuna (o qualcosa di simile) per coloro che decidono di scambiarsi effusioni proprio li.

Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo

Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo

Scala del Bacio

Scala del Bacio

Ormai manca davvero poco al raggiungimento del mio obiettivo…massimo altri dieci minuti a piedi più il tragitto per il ritorno, ma la pioggia passa dalle rare gocce attuali ad un vero e proprio temporale estivo. Ho ancora tempo, per cui mi riparo sotto ad un balcone sperando che smetta in fretta, ma non è così. Non mi resta altro da fare che dirigermi verso la stazione e bagnarmi a dovere perchè è tutto tranne che vicina. Inoltre non mi sembra il caso di mettermi a correre sulle anguste scale di Scilla col rischio di cadere fracassandomi nuovamente la tibia come successe due anni fa esatti in montagna. Una bestemmia dopo l’altra a ripetizione tipo mitragliatrice mi tiene compagnia fino alla destinazione dove noto un particolare al quale non avevo pensato: tutta la gente che affollava la spiaggia fino a poco fa deve tornare a Reggio Calabria esattamente come me e molti di loro lo faranno in treno. Mi prende un colpo perchè c’è un mare di persone in attesa e temo di perdere il primo convoglio a causa delle disposizioni anti-assembramento. Ma non succede: l’addetto di Trenitalia probabilmente non se la sente di lasciare a terra più di qualcuno (e di subire le probabili ripercussioni degli eventuali esagitati) e fa finta di niente, così tutta la marmaglia sale nei vagoni come le sardine all’interno della loro scatoletta…alla faccia del metro di distanza richiesto; ennesimo esempio di una lunghissima serie che conferma che le misure sono inapplicabili nella vita di tutti i giorni. Scendo alla fermata Reggio Calabria Lido perchè è la più vicina alla stanza dove pernotterò, ma prima di impostare il navigatore verso tale indirizzo mi fermo ad un Despar per fare la solita spesa per la cena. Alla fine riesco a concludere la giornata alle 20:30 circa: tra caldo e camminata della mattina, pioggia del pomeriggio e chi più ne ha più ne metta, i miei vestiti sono sporchissimi. Ma siamo in estate, così li lavo a mano nella doccia e li stendo puliti e profumati sotto alla tettoia del balcone. Poi mangio tutto ciò che ho comprato poco fa mentre gioco al mio fedele calcio manageriale che riprendo dopo 115 giorni di inattività: tanto è il tempo passato dalla mia ultima notte fuori casa.

Domenica mattina: La sveglia suona alle 8:30, orario in cui posso dire di essermi riposato abbastanza per ricominciare una nuova giornata. Fuori è nuvoloso, ma un po’ di luce filtra e questo mi rincuora. Tocco i miei abiti e li trovo asciutti come se fossero stati stesi su un termosifone acceso al massimo della temperatura durante l’inverno: anche stavolta ho avuto ragione a prendermi il rischio. Preparo tutte le mie cose, lascio la chiave dove convenuto con i gestori del B&B ed esco con già la reflex in mano perchè il giro di Reggio Calabria inizia subito sotto casa con la “Chiesa del Volto Santo”. Altri 50 metri scarsi ed inizia a piovere: non c’è dubbio che sia uno stramaledetto destino. Resto circa un quarto d’ora sotto l’ennesima terrazza per ripararmi e col senno di poi posso affermare che si tratta di uno scherzo di pessimo gusto del meteo perchè non pioverà più…anzi…uscirà un sole da spaccare le pietre almeno fino al tardo pomeriggio. Il prossimo punto di interesse non è distante ed è il “Santuario di San Paolo alla Rotonda” che si sta preparando ai consueti riti domenicali. Sul lato opposto della carreggiata posso godere di una vista sulla città che si estende verso il mare e non è niente male.

Chiesa del Volto Santo

Chiesa del Volto Santo

Santuario di San Paolo alla Rotonda

Santuario di San Paolo alla Rotonda

Panoramica su Reggio Calabria da Via Reggio Campi

Panoramica su Reggio Calabria da Via Reggio Campi

Proseguo la passeggiata fino a quando mi trovo di fronte ad una cosa bizzarra: la “Chiesa di San Domenico” si trova al primo piano, ovvero sopra ad un negozio ubicato lungo la strada; cerco di smuovere la mia memoria e non mi ricordo di aver mai visto niente di simile in tutti i miei viaggi. E’ poi la volta di fare una capatina anche alla “Chiesa Evangelica Valdese”. Una bella faticata per superare uno strappo degno di nota mi aspetta se voglio raggiungere il “Santuario di Sant’Antonio”, edificio religioso bello ed imponente…anche lui costruito in posizione sopraelevata; a questo punto mi sorge il dubbio che sia una caratteristica del posto che non conoscevo, o magari è solo una coincidenza. Su questo purtroppo non so essere più preciso.

Chiesa di San Domenico

Chiesa di San Domenico

Chiesa Evangelica Valdese

Chiesa Evangelica Valdese

Santuario di Sant'Antonio - vista dal piano strada

Santuario di Sant’Antonio – vista dal piano strada

Santuario di Sant'Antonio - vista laterale

Santuario di Sant’Antonio – vista laterale

Mi aspettano oltre due kilometri, per di più tutti in salita, ma sono stra-convinto che ne varrà la pena. Durante il percorso trovo la piccolissima “Chiesa di San Giovanni Battista”, perennemente all’ombra perchè ubicata sotto al cavalcavia dell’autostrada, cosa anche questa più unica che rara. A destinazione posso finalmente sorridere: un bellissimo sole illumina la “Chiesa di Santa Madre della Consolazione” rendendola ancora più piacevole di ciò che già è.

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa di San Giovanni Battista

Chiesa di Santa Madre della Consolazione

Chiesa di Santa Madre della Consolazione

Giro le spalle ed eseguo la stessa strada che mi ha portato fin qui per un tratto fermandomi ad ammirare una costruzione molto moderna, ovvero il “Palazzo del Consiglio Regionale della Calabria” (ma Reggio non è capoluogo…le solite buffonate all’italiana); nel suo curatissimo giardino noto una particolare scultura che voglio portare nel mio album dei ricordi. Esattamente davanti al palazzo della politica ecco la “Chiesa del Santissimo Salvatore”. A poche centinaia di metri il “Planetarium Pythagoras” mi fa fare un sorriso grazie alla sua buffa struttura, peccato per gli alberi qui presenti che disturbano l’immagine.

Palazzo del Consiglio Regionale della Calabria

Palazzo del Consiglio Regionale della Calabria

Statua nel Giardino del Consiglio Regionale della Calabria

Statua nel Giardino del Consiglio Regionale della Calabria

Chiesa del Santissimo Salvatore

Chiesa del Santissimo Salvatore

Planetarium Pythagoras

Planetarium Pythagoras

Da qui in poi è tutta discesa e la cosa non mi dispiace affatto; mi soffermo a vedere la “Chiesa Cattolica dell’Annunziata” (difficile fotografarla perchè troppo vicina al centro commerciale qui presente, ed in più l’immancabile macchina parcheggiata che rompe i coglioni dice presente all’appello) per poi non credere ai miei occhi: c’è un piazzale interamente dedicato a Mino Reitano con tanto di statua del cantautore! Va bene che è nato a Fiumara e che quindi ha le sue origini da queste parti…però non mi sembra un personaggio da monumento; sicuramente i miei gusti musicali sono opposti e credo che lo si sia capito, però forse si è un tantino esagerato. A completare il tutto c’è anche una discreta fontana. Il punto più a nord di Reggio Calabria dove mi dirigo è la vicina “Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria”, poi faccio marcia indietro.

Chiesa Cattolica dell'Annunziata

Chiesa Cattolica dell’Annunziata

Statua di Mino Reitano

Statua di Mino Reitano

Fontana in Piazzale Mino Reitano

Fontana in Piazzale Mino Reitano

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria

Qualche lavoro in corso al manto stradale mi aspetta e mi disturba la marcia, ma io cerco e trovo lo stesso uno strano “Monumento agli Avieri”; più che altro devo fare attenzione a non includere nella foto i tanti senza tetto che pare abbiano scelto questo luogo per passare le loro giornate. Non sto neanche a raccontare in che condizioni sia questa piazzetta perchè è facilissimo indovinare. All’altezza della Stazione Lido faccio una deviazione mirata, ma incrocio subito una sorpresa: il “Monumento a Corrado Alvaro” (ex scrittore, giornalista e poeta) non era sulla mia mappa. Mi dedico poi ad ammirare l’edificio che ospita il “Museo Archeologico Nazionale” (quello che espone i Bronzi di Riace) mentre la “Statua per Giuseppe de Nava” (ex politico italiano) lo osserva dall’altra parte della carreggiata. Faccio un salto anche alla Biblioteca Comunale Pietro de Nava ma il palazzo è troppo coperto dagli alberi.

Monumento agli Avieri

Monumento agli Avieri

Monumento a Corrado Alvaro

Monumento a Corrado Alvaro

Museo Archeologico Nazionale

Museo Archeologico Nazionale

Statua per Giuseppe de Nava

Statua per Giuseppe de Nava

Da questo momento è necessario prendere una decisione drastica, ovvero dividere ciò che rimane di Reggio Calabria in tre settori ben distinti: Corso Garibaldi (ed immediate vicinanze), Viale Italo Falcomatà e zona sud; secondo me agire in tale modo è il migliore per una visita più completa possibile senza subire inutili perdite di tempo. Decido di procedere con il lungomare ed è sicuramente necessario qualche cenno storico a grandissime linee: gli anni settanta in città sono stati caratterizzati da grandi tensioni e dagli enormi problemi che ne sono derivati in ogni settore. Proprio all’inizio della decade ci fu l’assegnazione (per altro a sorpresa) di Catanzaro come capoluogo della Regione Calabria. Tale decisione scatenò i cosiddetti Moti di Reggio, con gli abitanti che si ribellarono a quella che per loro era un’usurpazione tramite proteste, barricate e caos che durarono tra il luglio 1970 e l’aprile 1971. Alla fine le forze dell’ordine riuscirono a placare gli animi, anche se con un bilancio abbastanza pesante sia dal punto di vista dei morti e dei feriti che dal punto di vista sociale: infatti iniziò un periodo buio e di decadenza per la città che durò più di vent’anni. Negli anni novanta il sindaco Italo Falcomatà si fece promotore della Primavera di Reggio, ovvero di una serie di iniziative politiche e sociali che dettero il via ad una ripresa globale della città; tale lavoro non passò inosservato ed i reggini intitolarono il loro lungomare proprio all’amato primo cittadino scomparso nel 2001 quando era ancora in carica (unico a Reggio ad essere stato eletto per tre mandati). Su questa via pedonale ci sono varie leggende, tra cui l’espressione “Il Kilometro più bello d’Italia” attribuita prima a D’annunzio (cosa oggi ritenuta falsa perchè pare addirittura che il poeta non sia mai stato qui) e poi al telecronista Nando Martellini; o ancora l’effetto ottico della Fata Morgana che permetterebbe di vedere le coste della Sicilia più vicine di quelle che sono in realtà al verificarsi di precise circostanze; su questo ultimo punto ci posso solo credere perchè non l’ho notato: sicuramente nel mio caso mancavano le condizioni adatte, ma anche se ci fossero state la mia sensibilità su certi argomenti è peggiore di quella dell’orco Shrek. Nel mio blog faccio anche stavolta ciò che sono abituato a fare da sempre, cioè dire le cose come stanno sotto un profilo che più pratico non si potrebbe: la verità è che è un posto molto molto bello, ampio, con una pavimentazione perfetta, allietato dalla presenza di alberi stupendi, con l’illuminazione retrò, con le dovute opere commemorative tipiche di certi luoghi e soprattutto con una vista stupenda sul mare e sulla costa nord orientale della Sicilia. Mi verrebbe da dire qualcosa del tipo “chi ha un lungomare così batta un colpo”…e sono quasi convinto di ricevere solo qualche sparuto rumore qua e là. Una pecca però c’è, ed è la poca cura riposta in alcuni edifici stile liberty che fanno da perimetro. Questa passeggiata è molto frequentata dai locali, anche se dalla foto che sto per pubblicare non si vede: la colpa è la mia perchè il primo passaggio ce lo faccio ad un orario improponibile con un caldo torrido mentre tutti sono giustamente al mare.

Lungomare Italo Falcomatà - panoramica

Lungomare Italo Falcomatà – panoramica

Al “piano di sotto”, raggiungibile da varie scale, c’è l’area del Lido che vede la presenza di diversi localini e stabilimenti balneari, nonchè del solito mercatino delle cianfrusaglie che non so se è fisso o saltuario. A questo punto è anche il caso di iniziare a percorrere questo benedetto lungomare e lo faccio con una specie di elenco di tutto ciò che trovo passo dopo passo. Inizio con “l’Orologio Solare” (o meridiana), la “Stele dedicata a Giovanni Pascoli”, tre particolarissime opere dell’artista Rabarama che si chiamano “Trans-Lettera”, “Labirintite” e “Co-Stell-Azione” (usate purtroppo dai bambini per i loro giochi) e “l’Omaggio a Ciccio Franco” che fu uno dei leader dei Moti di Reggio dei primi anni settanta. Dall’altra parte della carreggiata ecco la “Villa Genoese Zerbi”.

Orologio Solare

Orologio Solare

Stele dedicata a Giovanni Pascoli

Stele dedicata a Giovanni Pascoli

Trans-Lettera

Trans-Lettera

Labirintite

Labirintite

Co-Stell-Azione

Co-Stell-Azione

Omaggio a Ciccio Franco

Omaggio a Ciccio Franco

Villa Genoese Zerbi

Villa Genoese Zerbi

Ho fatto una pausa doverosa perchè qui c’è probabilmente la parte più scenica, ovvero “l’Arena dello Stretto”: è un anfiteatro che soprattutto in estate ospita degli eventi culturali. La sua posizione lo rende unico, peccato che questo maledetto virus impedisca l’organizzazione di qualsiasi cosa perchè mi sarebbe piaciuto assistere ad uno spettacolo realizzato qui. Nel punto esatto in cui attraccò per la prima volta in territorio italiano come sovrano (il padre fu assassinato mentre lui era in barca proprio qui) è stato eretto il “Monumento a Vittorio Emanuele III°”.

Arena dello Stretto - panoramica

Arena dello Stretto – panoramica

Arena dello Stretto - le Gradinate

Arena dello Stretto – le Gradinate

Arena dello Stretto - Monumento a Vittorio Emanueòe III°

Arena dello Stretto – Monumento a Vittorio Emanueòe III°

Proseguo l’esplorazione del lungomare con la storica “Fontana la Luminosa”, con un’opera che vuole riassumere la difficile situazione locale negli anni settanta, con la scultura lignea “Le Sirene dello Stretto” dell’artista Ermonde Leone, con il “Monumento ai Caduti di Reggio Calabria” e poi, giunto alla fine della pavimentazione, mi volto e scatto una nuova panoramica dalla parte opposta rispetto a quella fatta in precedenza. A breve distanza ho modo di osservare anche il “Parco Archeologico delle Mura Greche” e le “Terme Romane” (ovvero i soliti sassi scalcinati che tanti adorano, ma che per me rasentano l’inutilità). Al termine di tutto ciò non posso non nominare uno degli elementi più importanti che con la sua presenza rende quasi sempre tutto speciale: il mare.

Fontana La Luminosa

Fontana La Luminosa

Reggio Anni '70

Reggio Anni ’70

Le Sirene dello Stretto di Ermonde Leone

Le Sirene dello Stretto di Ermonde Leone

Monumento ai Caduti di Reggio Calabria

Monumento ai Caduti di Reggio Calabria

Lungomare Italo Falcomatà - Panoramica 2

Lungomare Italo Falcomatà – Panoramica 2

Parco Archelogico delle Mura Greche

Parco Archelogico delle Mura Greche

Terme Romane

Terme Romane

Lungomare Italo Falcomatà - Il Mare 1

Lungomare Italo Falcomatà – Il Mare 1

Lungomare Italo Falcomatà - Il Mare 2

Lungomare Italo Falcomatà – Il Mare 2

Lungomare Italo Falcomatà - Il Mare 3

Lungomare Italo Falcomatà – Il Mare 3

Cambio zona e passo dalla stazione centrale perchè di fronte ad essa c’è il candido “Monumento a Giuseppe Garibaldi”: l’eroe dei due mondi è qui chiamato a sorvegliare le macchine di un parcheggio e sembra che lo stia facendo pure discretamente. Piccola sosta d’obbligo al negozio 24 ore dove acquisto da bere e poi riparto per vedere la parte sud che ho battezzato così solo per mia comodità. Lasciare il centro storico mi fa osservare esperienze di vita più popolare come avviene in tutte le città del mondo. Il primo obiettivo che ho è la “Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù” che trovo troppo coperta dagli alberi e quindi la foto viene un mezzo schifo; dopo è la volta dello Stadio Granillo dove gioca la squadra della Reggina che quest’anno, Covid o non Covid, ha stra-meritato la promozione in serie B. La fase che comincia adesso prevede lunghe camminate per un numero ristretto di punti di interesse, quindi alla fine sembreranno numericamente poche le cose che descriverò, ma per raggiungerle una ad una serve del tempo. Il tutto inizia con la “Chiesa Parrocchiale di San Luca Evangelista”.

Monumento a Giuseppe Garibaldi

Monumento a Giuseppe Garibaldi

Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù

Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù

Chiesa Parrocchiale di San Luca Evangelista

Chiesa Parrocchiale di San Luca Evangelista

Mi guardo intorno molto attentamente e noto che c’è più di qualcosa che non va; ci metto un attimo a collegare il dove mi trovo con un recentissimo servizio trasmesso da Striscia la Notizia proprio su Reggio Calabria. Si lamentava il fatto che una parte della città fosse come dimenticata dal servizio di raccolta dei rifiuti ed è la parte che sto vivendo adesso. E’ incredibile quanta immondizia ci sia accumulata in quelle che sembrano discariche di fortuna, roba da mettersi le mani nei capelli. Lo stato in cui la gente è costretta ad abitare è aberrante; ma perchè solo qui? Se esiste un problema di smaltimento dovrebbe valere per tutti i quartieri e non per uno solo. La vista e l’olfatto sono messi a dura prova da questo spettacolo indegno e la mia speranza è, al momento in cui sto scrivendo questo testo, che sia tutto già risolto e messo nel dimenticatoio. La “Chiesa di San Francesco d’Assisi” è già fuori dall’area interessata del problema spazzatura e la osservo a dovere; magari una potatina a quegli stra-maledetti alberi non sarebbe una cattiva idea. E’ la volta della “Chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci” che mi riporta un po’ in quell’Est Europa che mi manca tantissimo. Nota di colore: il punto migliore per scattare la foto che sto per pubblicare è un terreno palesemente usato da tutti i proprietari di cani di Reggio Calabria e provincia come toilette: occorre camminare sulle punte come Carla Fracci per evitare tutto quel campo minato.

Chiesa di San Francesco d'Assisi

Chiesa di San Francesco d’Assisi

Chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci

Chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci

Proseguo su Via Sbarre Centrali e trovo prima la “Chiesa di Santa Maria Odigitria” e poi la “Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Loreto”; svoltando immediatamente a destra ecco la piccola “Chiesa Santa Maria delle Grazie”. E la volta della “Chiesa di San Giorgio Extra” e della “Chiesa San Pietro”. Superato il fiume Calopinace sono nuovamente in una zona che considero più centrale.

Chiesa di Santa Maria Odigitria

Chiesa di Santa Maria Odigitria

Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Loreto

Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Loreto

Chiesa Santa Maria delle Grazie

Chiesa Santa Maria delle Grazie

Chiesa di San Giorgio Extra

Chiesa di San Giorgio Extra

Chiesa San Pietro

Chiesa San Pietro

Continuo quello che sembra a tutti gli effetti un tour religioso (anche se in realtà non lo è) osservando prima la “Chiesa di San Sebastiano Martire al Crocefisso” e poi la “Chiesa di Sant’Agostino”. Qui, sotto un sole a quaranta gradi, decido che è meglio fare una pausa al negozio 24 ore per rinfrescarmi e per mangiare stavolta anche una barretta di cioccolato..non si sa mai. La verità è che uso spudoratamente la scusa del caldo per avere un motivo valido per saziare la mia golosità, ecco tutto.

Chiesa di San Sebastiano Martire al Crocefisso

Chiesa di San Sebastiano Martire al Crocefisso

Chiesa di Sant'Agostino

Chiesa di Sant’Agostino

Riparto più forte che mai per l’ultima parte di Reggio Calabria che ancora mi manca da setacciare, ovvero quella di Corso Garibaldi e traverse limitrofe. L’input me lo dà la “Villa Comunale”, ovvero un’area verde di medie dimensioni usato dai locali per rilassarsi al fresco sulle panchine presenti. Degni di nota ci sono il “Memoriale ai Caduti per Servizio Istituzionale”, il “Monumento a Re Umberto I°”, il “Monumento a Domenico Tripepi” (ex avvocato e politico), il “Portale di Casa Vitrioli” sopravvissuto a chissà quante vicissitudini ma non ai vandali del pennarello, una Fontana ed un Laghetto con le papere.

Memoriale ai Caduti per Servizio Istituzionale

Memoriale ai Caduti per Servizio Istituzionale

Monumento a Re Umberto I°

Monumento a Re Umberto I°

Monumento a Domenico Tripepi

Monumento a Domenico Tripepi

Portale di Casa Vitrioli

Portale di Casa Vitrioli

Villa Comunale - Fontana

Villa Comunale – Fontana

Villa Comuale - Laghetto

Villa Comuale – Laghetto

Villa Comuale - Un inquilino del Laghetto

Villa Comuale – Un inquilino del Laghetto

Esco e vado in cerca, con successo, della “Chiesa della Madonna del Carmine” che affaccia su una discreta piazzetta che potrebbe essere curata molto di più. Poi arriva il top: la “Basilica Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo” è imponente come la lunghezza del suo nome, davvero bella. Il vicino Museo Diocesano è custodito all’interno di un edificio ubicato in una posizione molto poco congeniale per una foto, ed infatti non entra a far parte del mio album dei ricordi. Il buon Biagio Camagna (ex avvocato e politico) ed il buon Federico Genoese, i cui monumenti sono ubicati nelle omonime piazze negli immediati dintorni, invece riesco a portarli con me. Qualcosa mi dice che entrambi abbiano un rapporto controverso con i writers locali…

Chiesa della Madonna del Carmine

Chiesa della Madonna del Carmine

Basilica Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo

Basilica Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo

Monumento a Biagio Camagna

Monumento a Biagio Camagna

Monumento a Federico Genoese

Monumento a Federico Genoese

Giro l’angolo sulla destra e dopo poche decine di metri ci sono, una di fronte all’altro, la “Chiesa degli Ottimati” ed il “Castello Aragonese”; poco più lontano l’edificio dei tribunali merita uno scatto.

Chiesa degli Ottimati

Chiesa degli Ottimati

Castello Aragonese - 1

Castello Aragonese – 1

Castello Aragonese - 2

Castello Aragonese – 2

Castello Aragonese - 3

Castello Aragonese – 3

Tribunali di Reggio Calabria

Tribunali di Reggio Calabria

L’ultimissimo blocco inizia con la “Chiesa del Rosario”, prosegue con la “Chiesa di Gesù e Maria” ed ancora con la “Chiesa della Cattolica dei Greci”. Piccola digressione: da ateo convinto quale sono presto comunque attenzione agli edifici religiosi di ogni culto (chi conosce il mio blog lo sa da tempo) perchè sono una delle maggiori forme di espressione della creatività umana, qualcosa che un qualsiasi credo non può permettersi di boicottare; ma una domanda mi sorge spontanea: a chi servono tutte queste chiese una dopo l’altra, a volte anche a distanza di pochi metri? Dato che questo dubbio rimarrà per me irrisolto per l’eternità, gli dò giù con la “Chiesa di San Giorgio al Corso” tanto per gradire un altro po’. Finito qui? Certo che no, per cui via con la Chiesa di San Giuseppe al Corso e pure con la Chiesa Battista.

Chiesa del Rosario

Chiesa del Rosario

Chiesa di Gesù e Maria

Chiesa di Gesù e Maria

Chiesa della Cattolica dei Greci

Chiesa della Cattolica dei Greci

Chiesa di San Giorgio al Corso

Chiesa di San Giorgio al Corso

E’ la volta dell’imponente “Teatro Comunale Francesco Cilea” e poi della vicina Piazza Italia: qui ci sarebbe un’area archeologica ipogea, ma l’unico modo con il quale si può fruire del sito è guardare attraverso delle aperture nella pavimentazione della piazza stessa. Dedico quindi la mia attenzione all’ulteriore offerta di questa zona, ovvero il “Monumento ai Martiri del 2 settembre 1847” e tre dei quattro lati del perimetro formati dal “Palazzo Corrado Alvaro” (attuale sede della città metropolitana di Reggio Calabria, ovvero la vecchia provincia che ha solo cambiato nome…), dal “Palazzo della Prefettura” (o del Governo) e dal “Palazzo San Giorgio” (attuale sede dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria).

Teatro Comunale Francesco Cilea

Teatro Comunale Francesco Cilea

Monumento ai Martiri del 2 settembre 1847

Monumento ai Martiri del 2 settembre 1847

Palazzo Corrado Alvaro

Palazzo Corrado Alvaro

Palazzo della Prefettura

Palazzo della Prefettura

Palazzo San Giorgio

Palazzo San Giorgio

Messa l’ultima “x” sulla mappa preparata da casa guardo l’orologio e noto con piacere che mi rimane del tempo libero; sono stanco e non lo nego, però non sono uno che butta via risorse preziose. Per tale motivo decido di ripercorrere a piedi avanti e indietro tutto il lungomare Italo Falcomatà che a quest’ora è ancora più uno spettacolo (anche se le nuvole stanno tornando a rompere nuovamente le scatole) e poi faccio lo stesso col Corso Giuseppe Garibaldi: quest’ultimo è stracolmo di gente e solo una persona su venti ha la mascherina; per una volta nel post-lockdown non mi sento osservato ed è per me una sensazione di pseudo-normalità, in attesa che arrivi quella completa perchè non ne posso proprio più di tutta questa storia. Voglio tornare ad essere libero come un tempo. Alla fine dei giochi, cammina cammina, supero abbondantemente le 20:00 ; mi siedo ad un tavolo all’esterno di un localino molto free ed ordino una pizza margherita che mi sazia per la serata, poi con tutta la calma del mondo vado a fare le ultime compere al negozio 24 ore prima di recarmi in stazione. Poco dopo l’ingresso della ferrovia trovo due personaggi intenti a misurare la temperatura corporea. Poco prima di raggiungerli vedo sul tabellone luminoso che la mia sarà l’ultima partenza della serata ed ovviamente mi viene chiesto da quei tizi “quale treno devo prendere”. La mia faccia parlerebbe anche da sola per la pena…ma gli devo rispondere che sto andando sull’intercity notte che porta a Roma. La risposta gli piace (…) per cui passano allo step successivo puntandomi la pistola-termometro alla testa; il bip è positivo e mi dicono di passare. A quel punto voglio giocare un po’ e gli chiedo di dirmi quanto segna quell’affare perchè sono mesi che non lo faccio; la persona lo gira verso di me e leggo 35,2 gradi. Parte spontaneo dalla mia bocca un “Accidenti…non sapevo di essere morto!” , ma la cosa più terrificante è che quel dato è terribilmente falso. Io non ho mai avuto meno di 36 gradi di temperatura in vita mia, per cui è palese che quell’aggeggio è tarato male e che se uno si presentasse li con 38,4 di febbre passerebbe quasi sicuramente infettando tutto il treno. Ribadisco fino allo spasimo: sono tutte PUTTANATE che non si possono mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Alla fine entro nel mio vagone e poi nel mio scompartimento; all’inizio sono da solo, ma a distanza di quattro-cinque fermate arrivano gli altri due ospiti previsti: uno è un simpatico calabrese che sta tornando a lavorare a Firenze dopo aver passato il week-end dai genitori, mentre l’altro è un tamarro che non sa fare 1+1 (e non sto scherzando; non lo sa fare davvero). Menomale che in questo genere di viaggi si dorme, così non devo dare spago a nessuno. Mi sveglio quasi a destinazione, scendo, prendo i mezzi pubblici e me ne torno a casa pronto per iniziare una nuova settimana lavorativa. Qui di seguito regalo un’ultima immagine del mare che si trova da queste parti:

Il mare di Reggio Calabria

Il mare di Reggio Calabria

In conclusione posso ritenere questo week-end calabrese come ampiamente positivo: Reggio è una città molto bella sotto tanti punti di vista e merita assolutamente una visita. Pentedattilo è una ghost-town e come tale deve piacere il genere, altrimenti lasciate perdere; però se vi piacciano certe situazioni non ve ne pentirete. Scilla me la sono goduta al 50-60% causa meteo avverso; sono convinto che se avessi trovato il sole che si addice al 4 luglio ne sarei rimasto più impressionato. Ma purtroppo ancora non riesco a comandare le nuvole, per cui devo sottostare a ciò che succede a livello meteorologico. Dopo questa prima avventura in terra calabrese ne seguiranno sicuramente altre perchè questa regione ha molto da offrire, non solo il mare.

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