Breve “On The Road” in Andalusia

di admin

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Tre giorni pieni in Andalusia e tre città meravigliose da visitare in lungo ed in largo, il tutto comprensivo di trasferimenti per centinaia di chilometri. Senza dubbio un breve ma intenso “on the road”…soprattutto ambizioso se si considera la quantità di siti di interesse rapportato al tempo netto a disposizione. Però alla fine è andata bene senza correre neanche troppo. Ogni sera c’è sempre stato del tempo libero per andare a bere un bel bicchiere di Sangria autentica sgranocchiando tapas tra un sorso e l’altro. Era da tantissimo tempo che volevo toccare le tre più importanti tappe andaluse, ma non ci ero mai riuscito causa prezzo troppo elevato dei voli dall’Italia e causa orari non consoni alle mie esigenze. Appena il vento è cambiato mi sono fiondato a prenotare, come quasi sempre accade. Inizia il giro di Siviglia, Cordoba e Granada…con una puntatina tardo pomeridiana a Malaga del tutto non programmata. Ma ne parlerò dopo; prima inizio a girare la chiave ed a mettere in moto…

Attero di primo mattino, con volo Ryanair come sempre super puntuale, all’aeroporto di Malaga. Con un pizzico di difficoltà raggiungo l’autonoleggio (per risparmiare ne ho scelto uno senza il desk interno all’aeroporto, ma poco fuori da raggiungere con la navetta) e, dopo aver “contrattato” con l’addetto al banco per una politica del carburante mai sentita e che considero del tutto idiota, scelgo la soluzione meno invasiva tra quelle proposte (una più becera dell’altra), imposto il navigatore e parto. Mi aspettano “solo” 215 km a destinazione, calcolando anche che la mia host trovata su Airbnb mi aspetterà nell’appartamento ad un orario ben preciso e sarebbe maleducato farla aspettare. La strada scorre veloce in quanto la maggior parte di essa la percorro sull’autostrada. Arrivo a Siviglia senza grandi problemi, che però puntualmente iniziano lì. Infatti, come ogni grande città che si rispetti, da un certo punto in poi si muove a passo d’uomo. Quando poi entro nelle viuzze del centro (ho prenotato in posizione comoda per poter lasciare la macchina al parcheggio e riprenderla solo quando avrei dovuto cambiare destinazione) ho cominciato a sudare freddo. Ci sono migliaia di sensi unici con stradine strettissime ai cui lati parcheggiano tutti imperterriti; addirittura c’è una curva praticamente fattibile solo da una smart o da una utilitaria veramente piccola poichè le quattro macchine che avevo davanti hanno strusciato tutte una gomma sul misero marciapiede presente. La verità? Comincio a pensare che non avrei trovato un posto per me neanche a pagarlo oro ed anche che la mia povera host avrebbe dovuto girarsi i pollici chissà quanto. Alla fine, con già 20-25 minuti di ritardo accumulati per quel caos organizzato, decido di parcheggiare l’auto davanti all’appartamento con le quatteo frecce inserite; in quel modo avrei rischiato una multa ma avrei fatto una figura meno schifosa con la proprietaria del posto dove avrei passato la notte. Ci presentiamo e mi dice subito che la macchina lì non sta affatto bene, per cui si offre gentilmente di accompagnarmi a trovare un posteggio migliore. Io acconsento sperando che, abitando li, potesse darmi una dritta. Saliamo, metto in moto e dopo neanche un minuto, passando tra l’altro su una delle strade che avevo già fatto e rifatto in precedenza senza successo, vedo un posto libero. La ragazza mi fa un segno con la mano indicandomi di andarci alla svelta: non ha fatto in tempo ad allungare completamente il dito che stavo già tirando il freno a mano dopo aver fatto manovra in retromarcia. Da quel momento sono successe due cose: la prima è che mi ha affibbiato il soprannome di “italiano con suerte” (italiano fortunato… a me?) mentre la seconda è che la macchina ha messo letteralmente le radici in quei pochi metri almeno per tutte le 24 ore successive. Spostarla sarebbe stato un suidicio in tutti i sensi e non lo avrei fatto neanche sotto tortura. Prendo possesso della sistemazione, saluto la ragazza e mi fiondo fuori in cerca di un tabaccaio per acquistare  i biglietti dell’autobus; lo trovo quasi subito, così cerco e trovo anche la relativa fermata. Dopo pochi minuti sono in centro ed inizio l’esplorazione delle tante cose da vedere.

Inizio col dire che la città è bellissima, piena di gente ad ogni ora dato che, a fine ottobre, le giornate qui sono ancora semi-estive e decisamente più che tiepide. Tra i tanti punti di interesse non posso non iniziare da Plaza de Espana: non ci sono parole per descriverla per quello che è realmente e tutte le foto del mondo (dalle mie a quelle viste in passato su internet) non le rendono giustizia. E’ enorme, austera  ed impreziosita dal canale che ne solca buona parte del perimetro. Volendo si può affittare una barchetta a remi e percorrerlo, ma personalmente ho deciso di non farlo.

Scorcio di Plaza de Espana

Scorcio di Plaza de Espana

Altro sito follemente bello è la Cattedrale che ho visitato usufruendo, una volta tanto, di una guida. Ma non perchè mi interessasse particolarmente sentire le sue spiegazioni in cui avrebbe descritto la maestosità della Spagna o andare con un gruppo di italiani: l’unico motivo è che fuori c’è una fila abnorme per entrare (si parla ottimisticamente di circa un paio d’ore di attesa) mentre quelli in gruppo hanno un canale preferenziale. Calcolando che il sovrapprezzo è di soli 5 euro e che sono entrato dopo un quarto d’ora, se tornassi indietro lo rifarei altre mille volte, anche se reputo scorretto (sia in questo caso che, per esempio, nei parchi come Gardaland e similari, far pagare un ticket “salta la fila”). Ma in quel caso ho il tempo contato e devo vedere una delle cattedrali più grandi e belle del mondo, non mettere il sedere su una montagna russa…

Dettaglio esterno della Cattedrale di Siviglia

Dettaglio esterno della Cattedrale di Siviglia

L’interno riesce ad essere ancora più bello dell’esterno, già di per se disarmante. Percorro ogni passo a bocca aperta guardando a destra ed sinistra senza soluzione di continuità; c’è oro e sfarzo ovunque; da una parte è una visione incredibile, da un altro punto di vista è il solito scempio tipico di questi luoghi di culto spinti all’eccesso.

Altare interamente d'oro

Altare interamente d’oro

Si può inoltre, con lo stesso biglietto, salire anche sulla Giralda, la torre campanaria delle cattedrale di Siviglia per amminare della splendida vista che offre da quell’altezza.

La Giralda

La Giralda

Terminata la visita proseguo il mio giro; devo dire che, anche se ho con me il solito programma ben preciso, è un vero piacere lasciarsi trasportare dal centro di Siviglia con tanto di deviazioni istintive qua e la, a seconda di dove vedo qualcosa di interessante, cioè ovunque. Posso riassumere il resto del percorso effettuato con i seguenti punti, in ordine di percorrenza da Plaza de Espana in avanti:

  • Puerta de Jerez
  • Real Alcazar (Palazzo Reale Storico)
  • Torre dell’oro
Torre dell'oro

Torre dell’oro

  • Plaza de Toros
  • Archivio delle Indie
  • Municipio
  • Casa de Pilatos
  • Metropol Parasol

Ovviamente non ce l’ho fatta a terminare tutto in quella prima giornata caratterizzata anche dal viaggio da Malaga. Non ho voluto strafare ed avevo messo in conto di non riuscirci. Era da sempre che avrei voluto godermi Siviglia e, una volta lì, cosa avrei dovuto fare? Correre e scappare via subito? Mi sono imposto di adottare il piano “B” che prevede la divisione della visita della città con termine a metà mattinata del secondo giorno. Con le gambe letteralmente a pezzi per aver camminato abbastanza, vado al mini appartamento ma ci resto molto poco. Ceno al volo con qualcosa di leggero che ho comprato durante il tragitto di ritorno perchè l’obiettivo della serata è un altro. Dato che mi trovo in posizione abbastanza centrale decido di uscire a piedi a fare altri due passi in cerca di un buon bar per potermi sedere. Neanche a farlo apposta, ce n’è uno molto carino a neanche 200 metri. Non ci penso sù due volte, per cui mi fermo ed ordino un bel caraffone di Sangria con 6 diversi piattini di tapas; non avrei potuto fare scelta migliore poichè quella sera ho fatto la migliore bevuta dell’intero tour. Una volta scolato il bicchierone e ripuliti i piattini mi aspetta la mega wi-fi a 5 tacche su 5 con router che spara segnale a più non posso.

La mattina seguente preparo tutte le mie cose, le porto in macchina dopo aver lasciato le chiavi all’interno dell’appartamento come richiesto dalla proprietaria e torno in centro per vedere ciò che è rimasto. Dato che ne ho già parlato non molte righe fa, schiaccio il tasto “fast forward” e rimetto “play” dal momento in cui salgo in auto per lasciare Siviglia. Stavolta ho il viaggio più breve di tutto il percorso: solo 140 km mi separano dalla prossima destinazione che è Cordoba. Pur essendo anch’essa una bellissima città ricca di storia, monumenti e punti di interesse, so che è più contenuta rispetto alla meraviglia che ho lasciato da poco. Per cui, in fase di prenotazione ho deciso di dormire nella terza ed ultima tappa, per poi svegliarmi al mattino successivo già pronto per l’ultimo tour de force. Quindi in poche ore dopo il mio arrivo avrei dovuto vedere tutta Cordoba e poi rimettermi a guidare in serata. Problemi non ne ho perchè, al massimo, avrei posticipato la cena. Tanto si sà che in Spagna si mangia tardissimo, per cui mi sarei ambientato alla perfezione con le usanze del paese che mi ospita. L’unica accortezza che mi chiedo da solo è quella di non perdere tempo inutilmente. Anche in questo caso il viaggio trascorre tranquillo ed abbastanza veloce. Arrivo a destinazione e cerco il solito parcheggio. Vado di corsa, per cui vedo un posteggiatore sicuramente abusivo, gli dò un euro e parto alla carica. E’ incredibile come le circostanze possono cambiare il modo di ragionare: quando sono in Italia e vedo uno di questi signori che prendono soldi illegalmente per farmi mettere la macchina sulle strisce bianche (normalmente gratis…) partono pensieri a livello mentale ed orale da far spavento; in questo caso, invece, è da quando ho lasciato Siviglia che ho pensato durante l’intero tragitto qualcosa del tipo “speriamo di trovare un parcheggiatore che mi dia una mano”. Semplicemente pazzesco…ma è così.

Inizio subito il giro osservando da lontano, e poi attaraversandolo, il Ponte Romano con la Torre de la Calahorra lì a fare da vedetta. Mi dirigo immediatamente verso il punto di interesse per eccellenza di questa città: la Mezquita. La paura di trovare la coda come il giorno precedente a Siviglia è tanta, ma arrivato in biglietteria vedo che la situazione è nettamente tranquilla. Non ci sono ingiustizie come l’ingresso prioritario con la guida o altro; si acquista il ticket, si va all’ingresso e si entra. Il gioco è presto fatto. Mi trovo all’interno di questo particolare edificio religioso che è stato adattato, nel corso dei secoli, al culto di chi ha dominato la zona nei vari periodi. All’inizio qui c’era una chiesa cristiana; quando poi i musulmani presero il potere ci fu prima la condivisione della struttura (anche se proprio non riesco a capire in quale modo ci siano riusciti; forse 1500 anni fa erano più civili di adesso? Visto ciò che si vede tutti i giorni al telegiornale credo proprio di si…); poi però venne presa una decisione drastica, cioè quella di raderla al suolo per iniziare la costruzione di una enorme e bellissima moschea che, secoli dopo, quando cioè i cristiani ripresero ciò che avevano perduto, venne convertita in Cattedrale. Il risultato di tali pesanti cambiamenti ha dato alla luce una costruzione eccezionale nel quale si fondono (anche senza eccessivi contrasti ) i due stili orientale ed occidentale. Dopo questo breve cenno storico atto a far capire meglio di quale bellezza sto parlando, posso dire che passeggiare all’interno della Mezquita è un’esperienza incredibile. Gli altari cristiani da una parte e file intere di archi in stile musulmano poco lontani regalano un colpo d’occhio fuori dal comune.

Distesa di archi arabeggianti nella Mezquita

Distesa di archi arabeggianti nella Mezquita

In più, la cosa davvero positiva è che l’unicità di questo luogo di culto non è data dall’eccessivo sfarzo come nella Cattedrale di Siviglia. Attenzione: non sto dicendo che qui non ci sono oggetti e decorazioni di inestimabile valore perchè ovviamente ce ne sono e pure tanti; sto solo cercando di far capire che si può ottenere un risultato eccezionale anche senza rimanere accecati dalla luce riflessa su quintali d’oro come mostra una delle foto precedenti. Resto nell’edificio più di quanto serve per una normale vista perchè voglio provare a non perdermi neanche un particolare di quella bizzarra soluzione. Quando decido che non rimane un solo centimetro sul quale non ho appoggiato le mie scarpe…esco per dedicarmi ad altro. C’è ancora da fare qui a Cordoba ed i punti di interesse non visti sono i seguenti:

  • Alcazar de los reyes cristianos
  • Capilla Mudejar de San Bartolomè
  • Sinagoga
  • Callejon de las flores
  • Plaza de la Corredera

Ovviamente faccio anche una passeggiata nella zona storico/commerciale della città, dove cioè sono stati stipati quanti più negozi possibile. I souvenirs abbondano, ma l’ambiente fortunatamente non è stato deturpato come spesso avviene altrove in casi simili. Bellissime sono le vie strette del centro storico di Cordoba: sembra quasi (col le debite differenze) di essere in una medina, anche se molto meno incasinata. Decido a questo punto che anche qui è davvero tutto, ma provo a fare un’altra cosa. Prendo la macchina e mi dirigo, navigatore permettendo, alla ricerca della Medina Azahara, splendido sito di interesse che si trova poco fuori città. Con mia enorme delusione trovo il cancello chiuso. Scendo dalla macchina per leggere meglio il cartello affisso fuori e noto degli orari clamorosamente impossibili. Non ce l’avrei fatta neanche se avessi visto Siviglia di corsa il giorno prima e se fossi quindi partito per Cordoba nella primissima mattina. D’altra parte tenere aperto un sito di interesse dovrebbe essere una cosa positiva per la città che lo ospita, ma pare che qui non la pensino proprio come me. Quindi, anche se mestamente in silenzio (ma imprecando mentalmente in tre lingue diverse e del tutto sconosciute contro l’amministrazione comunale di Cordoba) mi rimetto in marcia verso la terza ed ultima destinazione. Tanto sono praticamenti lì…che ci vorrà mai ad arrivare ? Guardo l’orologio e vedo che sono circa le 19:00, per cui ritiro una parte delle imprecazioni mentali (ma non tutte, ci mancherebbe altro) dato che la colpa è anche un po’ mia se ho trovato chiusa la Medina Azahara e mi appresto a percorrere i miseri 203 km che mi separano da Granada.

Qui faccio una piccola digressione parlando dell’alloggio prenotato sempre con Airbnb; avevo letto “vicinissimo all’Alhambra” ed al centro città… ma quando sono arrivato in loco mi sotro trovato su una ripidissima collinetta abbastanza fuori Granada. Per carità, l’Ahlambra è a soli 4,5 km e l’appartamento è molto grande e bello con 3 camere da letto, due bagni, una cucina abitabile ed un ampissimo salotto, ma lo vogliamo dire che arrivarci non è poi così semplice anche col navigatore ? Probabilmente avrei potuto non sceglierlo, ma va bene lo stesso; durante i miei viaggi ho avuto anche a che fare con cose peggiori. Dato che non potevo sapere a che ora sarei arrivato, non mi andava di far buttare al vento un sabato sera alla mia host per la consegna delle chiavi. Davanti all’appartamento c’è un bar e la proprietaria, per assoluta comodità, lascia sempre l’onere della consegna e della restituzione delle stesse ai poveri malcapitati che lavorano lì. Ho preso il toro per le corna (si sà…in Spagna è così…) ed ho accettato questa soluzione ottima per entrambi. Sono le 21:30 e sono abbastanza stanco, ma decido di fare una passeggiata verso una zona della collinetta nella quale, passando al volante, avevo visto del “movimento”, cioè locali dove poter mangiare qualcosa. Trovo un pub con musica, strapieno di gente, ma che ha un tavolino per me; senbra questi che mi stessero aspettando. E’ una cosa meravigliosa sedersi a cenare all’aperto a fine ottobre, quindi resto il più possibile a godermi la serata facendo diventare la cena quasi una veglia. Quando decido di rientrare scatta il terrore: per arrivare al pub avevo percorso una ripida e non indifferente discesa; ciò significa una sola cosa: adesso mi sarebbe toccata una ripida e non indifferente salita. Arrivo all’appartamento abbastanza stanco, ma felice perchè mi sarei messo di li a poco davanti alla mega wi-fi di turno, ma mi sento prendere nuovamente da un gelo assurdo: c’è un router che, come a Siviglia, spara segnale a rotta di collo…ma non c’è ombra della password. Guardo l’orologio ed è quasi mezzanotte. Anche se in Spagna sono nottambuli come o forse peggio di me, non me la sento di mandare un sms alla proprietaria e, come si dice educatamente in questi casi, mi attacco al tram. Stasera niente internet, ma anche stavolta va bene così. Non riesco a prendere sonno, per cui esco di nuovo e vado ad un bar (stavolta lì vicino e senza discese/salite) a prendere qualcosa di analcolico da bere. Scatta la figura barbina quando capiscono che sono italiano: cambiano volutamente il CD e mettono Marco Masini. Lì per lì mi fa piacere e resto ad ascoltare ed a conversare col barman, ma me la filo in tempo poco prima che mettano “Vaffanculo”. Sai com’è…meglio dormire adesso. L’Italia mi basta e mi avanza senza doverla cercare anche oltre confine.

Per il terzo ed ultimo giorno in terra andalusa ho i biglietti per l’Alhambra prenotati intorno a mezzogiorno (l’orario è estremamente rigido e se non sei lì perdi tutto senza sconti o possibilità di ripensamento). Ce la faccio quindi a svegliarmi presto, caricare il trolley in macchina, restituire le chiavi dell’appartamento al bar e partire alla scoperta del centro di Granada, anche se in forma ridotta perchè sono sicuro che quando entrerò all’Alhambra non ne uscirò molto presto. Parcheggio la macchina in un garage ad ore per evitare inutili perdite di tempo ed inizio il giro. Non mi dilungo molto perchè non riesco a vedere proprio tutto; mi ha colpito la Cattedrale; mi è piaciuta sia esternamente che internamente, anche se non ha particolarità di rilievo; l’insieme la rende discreta.

Cattedrale di Granada

Cattedrale di Granada

Il resto annovera punti di notevole spessore e si può riassumere così (peccato non aver avuto più tempo per vedere davvero tutto) :

  • Puerta de Elvira
  • Iglesia de San Andres
  • Plaza de Bib-Rambla
  • Plaza Nueva
  • Basilica di San Juan de Dios
  • Monastero di San Jeronimo
  • La Madraza
  • Mezquita Mayor
  • Mirador de Sin Nicolas

Fatto questo tour mi dirigo all’Alhambra, parcheggio la macchina ed aspetto il mio turno per entrare. C’è letteralmente una bolgia di persone. Tra l’altro, se non si prenota on-line con larghissimo anticipo, occorre solo presentarsi alle biglietterie il giorno stesso in cui si spera di poter entrare, mettersi in fila ed avere la fortuna che i tickets non si esauriscano prima del nostro turno; non ci sono santi in paradiso oltre che queste due possibilità. Percorro il giro completo degli interni e dei giardini. Su questo sito cosa posso aggiungere a ciò che già si conosce ? Più che dire che è stata un’esperienza bellissima, stupefacente e che tutto è estremamente curato nei minimi particolari da rimanere senza fiato potrei solo fare la cronaca di ciò che si può leggere su qualsiasi altro sito specializzato. Sinceramente, dal punto di vista storico ed artistico non me ne sento all’altezza, per cui mi fermo qui. Posso solo concludere dicendo che l’Alhambra da sola vale mezza Andalusia. Almeno questo è il mio punto di vista.

Sono arrivato alla conclusione delle visite programmate, ma non della guida della macchina noleggiata. Mancano infatti gli ultimi 140 km che mi dividono dall’aeroporto di Malaga, dove tutto è cominciato. Li percorro e, avendo il volo di ritorno in tardissima serata, ho ancora un po’ di tempo da dedicare ad altri giri. Decido in maniera del tutto informale e senza il mio solito programma minuzioso preparato da casa, di parcheggiare vicino al centro di Malaga per fare letteralmente una toccata e fuga. E’ ovvio che in questo modo non posso dire di aver visto anche questa quarta città. Ripeto che ci ho fatto solo due passi e, per la verità, sono stati anche piacevolissimi. E’ infatti un centro davvero molto vivo, pieno di testimonianze storiche come non mi aspettavo, ma anche di locali in ogni centimetro. Farò sicuramente il tour più approfondito quando atterrerò nuovamente nel suo aeroporto perchè adesso c’è un altro piccolo sogno da realizzare: il giro del Parco naturale di Cabo de Gata – Nijar, un ambiente marittimo aspro, selvaggio e soprattutto poco battuto che spero mi veda protagonista nella prossima estate. Sto solo aspettando che esca il calendario dei voli per “the next summer” e non devo farmi scappare questa ennesima occasione. Le ore che mancano passano in fretta, d’altra parte sono anche poche. Mi reco a riconsegnare la macchina a quel bizzarro autonoleggio e poi vado al gate, dopo i soliti controlli di sicurezza. Si torna a casa di nuovo…purtroppo.

Le 72 ore trascorse in Andalusia sono state molto molto intense, ma davvero bellissime. Nonostante la Spagna non sia proprio la mia destinazione preferita, non posso certo ignorare certe unicità. Siviglia, Cordoba e Granada hanno guadagnato un posto d’onore nei miei ricordi. Ho percorso 700 km in tre giorni e questo ha dato la sua influenza sulla stanchezza complessiva. Tutto ciò perchè, nel corso degli ultimi 10-12 anni, il modo di viaggiare è radicalmente cambiato per 3 fattori dominanti:

  1. Prima non c’erano certamente tutti gli autovelox, tutors, occhi di falco o rilevatori elettronici che ci troviamo in mezzo alle scatole oggi; per carità, niente di sbagliato cercare di avere un traffico più sicuro e con meno pericoli, ma francamente ci sono dei limiti di velocità assurdi fatti solo per poter multare e far fare cassa ai comuni; se ci devo mettere 70 ore a fare 10km, francamente me ne sto a casa.
  2. Prezzo della benzina / diesel arrivato letteralmente alle stelle. Altra cosa totalmente inconcepibile, dato che stiamo ancora pagando sul carburante di oggi le accise per le guerre dei primi del novecento. In teoria, quando un’emergenza che ha portato a dover mettere tasse sul carburante finisce…tale peso gravoso dovrebbe essere tolto. Ma perchè farlo, dico io ? Perchè sbattersi tanto quando si può continuare a derubare la gente ? E’ bellissimo arrivare a pagare la benzina anche 1,80 euro al litro, vero ?
  3. Una sola parola: Autostrade. Basterebbe questo per far capire a cosa mi riferisco. Un esempio ? In Svizzera, dove le buste paga sono alle stelle, i cittadini pagano un bollino da circa 35-40 euro valido per un anno intero e circolano liberamente su tutte le loro autostrade. Qui, poco più di un mese fa, ho pagato 34,40 euro andata e ritorno da Roma a Teramo sulla A24. Cioè…quello che agli svizzeri vale per 365 giorni, da noi (dove pare ci sia una crisi che ci si porta via, ma non si fa nulla per scacciarla) vale per circa 3 ore di percorrenza. Complimenti Italia! Così invogli davvero a viaggiare. Prosegui così che vai bene!

E queste cose le scrive uno che, prima dell’avvento di ciò che ho appena elencato, è andato in macchina a Barcellona, a Praga ed in Croazia senza soste intermedie. Oggi ? Mi siedo sui sedili di un aereo, di un treno o di un bus e lascio guidare l’autista. Mi costa addirittura meno e riesco spesso anche a dormire recuperando le forze. Così questi tre giorni spagnoli sono serviti anche a rievocare un po’ tempi passati che difficilmente torneranno. Perchè, dicendola tutta, è bello mettersi al volante e poter dire cose come “in questo posto ci sono arrivato da solo” o qualcosa di simile. Ma tanto oggi chi mandiamo al potere (e non esiste destra, centro o sinistra perchè è il sistema Italia che plasma chiunque vi faccia capolino) pensa più che altro a rovinare i nostri sogni…

Per finire a proposito dell’Andalusia, non mi sbilancio dicendo che vorrei tornarci come spesso si legge in giro perchè direi una bugia. Mi è piacuta tanto, ma il mondo è ancora enorme per poter fare dei bis. Se un giorno avrò visto davvero tutto, allora ci tornerò. Mettiamola così 🙂

Però consiglio davvero di andarci a tutti coloro che non ci sono ancora stati. Ne vale davvero la pena.

 

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