Istanbul: bella di giorno e fantastica di sera

di admin
Torre di Leandro

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La penultima uscita del 2019 mi vede mettere piede in una nuova nazione, quella Turchia che da tanto…troppo tempo cerco di visitare senza successo. Il motivo è semplice: mentre per un po’ tutta Europa (e non solo…) basta avere un po’ di pazienza per veder cambiare in meglio sia gli operativi che le tariffe aeree, in questo caso mi sono letteralmente dovuto piegare a novanta gradi per non rimandare per la centocinquantesima volta questo viaggio. Dopo anni di attesa non ho mai trovato nè voli davvero economici nè le classiche partenze alle 6:00 del mattino ed i ritorni alle 22:00 che adoro e che mi sono congeniali; alla fine ho deciso di cliccare sul tasto “prenota” quando ho trovato una combinazione andata+ritorno del valore di 70 euro; rispetto al passato non è assolutamente male (anzi…è un mezzo miracolo) ma per una tratta da due ore ed un quarto è un’esagerazione agli albori del 2020. Parlando di orari siamo sullo scempio più totale: si è letteralmente costretti a prendere due giorni di ferie (nel mio caso il giovedi ed il venerdi) per poi buttare letteralmente nel cesso sia il giorno di arrivo che quello di partenza. Restano quindi poco più di 48 ore piene per visitare una città enorme, estesa per 5.343 kilometri quadri e popolata da sedici milioni di persone. Per fare un primo veloce confronto, Roma occupa 1.287 kilometri quadri ed ha poco meno di tre milioni di abitanti (ovviamente sto parlando del comune vero e proprio e lascio perdere l’ennesima stra-grande cazzata che si è inventata la nostra politica con l’istituzione della “città metropolitana” al posto della vecchia provincia, ovvero un nome nuovo che di fatto non cambia niente). Istanbul si affaccia sul Mar di Marmara ed abbraccia quasi tutto lo Stretto del Bosforo, ovvero la porta naturale verso il Mar Nero che divide in due la città: a sinistra c’è la parte europea (decisamente più visitata perchè più ricca di punti di interesse) ed a destra quella asiatica (spesso totalmente snobbata dalla maggior parte dei turisti). Una cosa di estrema importanza riguarda la situazione nell’attuale periodo: la città è flagellata da moltissimi lavori di ristrutturazione che ovviamente non risparmiano punti di interesse di notevole importanza. Questo “incerottamento” continuo genera non pochi problemi al visitatore che troppo spesso raggiunge i luoghi desiderati per poi trovarsi di fronte impalcature a non finire. E’ naturale che tali visioni influiscano sul giudizio finale. Dopo queste doverose premesse credo sia giunto il momento di iniziare il mio diario…

Giovedi mattina: per arrivare a Fiumicino verso le 10:45 da casa mia non ho altra scelta che uscire poco più tardi di quando vado in ufficio: alle 8:20 circa mi metto in macchina e mi rassegno al traffico di ogni “santa” giornata. Parcheggio al solito posto e poi prendo la linea A della metropolitana con direzione Termini da dove ho il bus di collegamento con lo scalo aeroportuale. All’ormai usuale controllo di sicurezza (che per me è una cosa del tutto meccanica) segue stavolta il controllo passaporti. L’imbarco è puntuale ed il volo è previsto in partenza alle 12:25 (che cazzo di orario…); ma può un volo partire in tempo al principale aeroporto romano? Ovviamente no: ci mettiamo circa quaranta minuti a percorrere la distanza tra l’area parcheggio e la pista di decollo, presumibilmente per la cronica coda di aerei in partenza che nessuno vuole risolvere perchè per costruire una seconda via servono decenni di burocrazia e scartoffie sulle quali più gente possibile deve “mangiare”. Sono le 13:10 quando il velivolo stacca terra e lo fa mentre recito l’ormai classico rosario di imprecazioni da campionato del mondo. Una degna dormita mi accompagna per tutto il tempo mentre le assistenti di volo della Pegasus cercano di vendere cibo e bevande come se lavorassero per una comunissima low-cost, cosa che di fatto non è viste le tariffe applicate. Mi perdo la visione della città dall’alto nella fase di atterraggio, ma tanto lo avrei fatto comunque: mi trovo al posto 9C (corridoio) e sarebbe servito un collo tipo struzzo per riuscire nell’impresa di affacciarmi al finestrino. Mentre a Roma abbiamo raggiunto l’aeromobile con il bus-navetta, qui usciamo attraverso “il tubo” e per questo mi trovo in pochissimi minuti in fila per l’apposizione del timbro di entrata in terra turca; ebbene si, dopo due volte nelle quali ho usato questo scalo per raggiungere altre destinazioni (Kirghizistan ed Iran in ordine temporale) stavolta mi fermo in città. Sono all’aeroporto “Sabiha Gokçen” (precisamente nella zona asiatica della città) e, mentre il mio telefonino ha già registrato le due ore di fuso orario in avanti rispetto all’Italia devo sbrigare due pratiche: la prima e più urgente è reperire valuta locale, mentre la seconda è raggiungere la stanza prenotata nella quale soggiornerò per le prossime tre notti. Ci sono diversi uffici cambio, ma applicano il solito tasso da ladrocinio: il rate ufficiale di oggi è “1 Euro = 6,47 lire turche” mentre loro vorrebbero piazzarmi il tutto ad “1 Euro = 6,15 lire turche”. E’vero che ho immediato bisogno di soldi, ma non ci tengo a farmi derubare. Oggi posso e voglio fare di meglio: per la primissima volta intendo provare la mia nuova carta pre-pagata “Revolut” che mi consente con un solo tasto di convertire la mia giacenza attuale dall’Euro alla lira turca usando il tasso di cambio interbancario. Una volta fatto ciò posso recarmi ad uno sportello ATM e prelevare senza alcun costo supplementare come se avessi un normale conto corrente in Turchia. Cerco un bancomat e ne trovo almeno dieci uno accanto all’altro, tutti di banche diverse. Per i primi quattro inizio la transazione e poi cancello prima di terminare perchè vengo informato dell’applicazione di una commissione che assolutamente non accetto; sono convinto che tra tutte queste opzioni ce ne sia una collegata al circuito di mio interesse ed ho ragione: il quinto bancomat mi permette di prelevare 100 lire turche senza alcuna spesa extra, quindi missione compiuta. Non devo fare altro che ricordarmi il nome di questo istituto di credito e riutilizzarlo per gli eventuali prelievi futuri. Morale della favola: la carta “Revolut” è una figata pazzesca e mi fa dire addio una volta per tutte ai furti da cambio valuta. Esco dall’area arrivi e mi trovo di fronte la strada trafficata soprattutto dai taxi; cerco di orientarmi e ci metto poco a farlo: cerco e trovo i pullman della compagnia “Havabus” che per 14 lire turche (circa 2 euro) conducono direttamente al porto del quartiere “Kadikoy”; sull’insegna luminosa c’è scritta chiaramente la parola “Express”, ma già so che la tratta sarà un’agonia pura. Sono circa le 18:00 di un giorno feriale ed i milioni di abitanti di Istanbul stanno tutti uscendo dai rispettivi posti di lavoro gettandosi per strada ad intasare ben bene tutte le vie d’accesso alla città. Inutile ribadire che la colpa è del terribile orario del volo che cade davvero “a fagiolo”. La coda è bestiale e ci mettiamo circa un’ora e mezzo per arrivare a destinazione. Noto con piacere che le partenze dei traghetti che attraversano il Bosforo sono chiaramente indicate, per cui mi fiondo ad un chiosco qui presente per comprare una cosa fondamentale se si vuole girare con i mezzi pubblici, ovvero la “Istanbulkart”. E’ una tessera magnetica che si ottiene pagando 7 lire turche a titolo di deposito che verranno restituiti se la si riconsegna dopo l’uso (in verità si dice che i commercianti rendano 5 lire turche per fare la cresta, ma non posso confermarlo perchè per 1 misero euro di controvalore l’ho tenuta come ricordo). Si può caricare con l’importo desiderato, ma bisogna fare attenzione a non esagerare perchè se avanzeranno soldi quando avremo finito non verranno restituiti in alcun modo. La card dà due vantaggi: il primo è che permette l’accesso a tutti i mezzi presenti (traghetti, bus, metro, tram ecc) in un nano-secondo; il secondo è che acquistando i biglietti cartacei per le varie corse si pagano circa il doppio di ciò che costano usando la tessera. Pago 25 lire turche (7 a titolo di deposito e 18 come ricarica) e mi dirigo spedito verso il tornello che mi dà accesso al traghetto con direzione “Karakoy-Eminonu”: un bip positivo ed una luce verde mi danno conferma che la mia “Istanbulkart” funziona a meraviglia; guardando il display scopro che la corsa costa 3 lire turche (meno di 50 centesimi di euro) e questa cosa è semplicemente fantastica. E’ buio e fa un po’ freddo, ma non voglio perdermi per niente al mondo questa prima traversata dello stretto, seppure sia di breve durata. Per un quarto d’ora ho una vista mozzafiato della zona europea che si avvicina ad ogni secondo che passa: grandi moschee illuminate ad arte e la Torre di Galata sono le prime cose che riconosco nitidamente durante il viaggio. Tutto questo oltre alla particolare sensazione che dà questa enorme città adagiata su entrambe le sponde del Bosforo. Scendo al porto di “Eminonu” e da qui manca la tratta finale; mi sento un po’ come un’atleta del Triathlon…ovviamente con le dovute proporzioni: lui esegue nell’ordine nuoto, ciclismo e corsa mentre la mia gara è composta da bus, traghetto e passeggiata. C’è un dilemma: da dove iniziare la percorrenza dei 2,1 kilometri che mi separano dalla stanza senza una connessione internet e con la mappa in mio possesso che non è proprio così intuitiva? Stavolta mi aiuta un pizzico di fortuna perchè riesco a beccare una Wi-Fi gratuita per un lasso di tempo di “ben” tre minuti prima che cada nel dimenticatoio. In questo brevissimo periodo riesco ad aprire il “Maps”, ad impostare la posizione di partenza e la destinazione ed a permettere al mio cellulare di scaricare in memoria la piccola porzione di mappa che mi serve. A questo punto i giochi sono fatti: affrontando una salita iniziale abbastanza tosta e tagliando in due il “Gran Bazar” che è in fase di chiusura giungo al punto convenuto alle 20:37 ora locale. Ricapitolando, a causa dell’orario da cazzo del volo di andata (lo so che sono monotono, ma piazzare un aereo alle 12:25 è cattiveria bella e buona) ed alla traversata infernale per raggiungere la zona storica dove ho fortemente voluto alloggiare ho realmente buttato al cesso un giorno che avrei potuto usare decisamente meglio. Il proprietario del piccolo albergo è gentilissimo e, senza che io glielo chieda, mi fa un upgrade gratuito dandomi una stanza decisamente più silenziosa di quella che mi sarebbe toccata; lo ringrazio mille volte, salgo a dare un’occhiata e poi, data l’ora, esco subito per cena. La zona è ricchissima di mini-market, fast-food e ristorantini, ma lo immaginavo: mangiare in Turchia è l’ultimo dei problemi. Finalmente metto in bocca il vero ed originale “Turkish Kebab” e qui la carne di pollo ha un sapore davvero sublime, roba che in Italia ce la sogniamo. Inizierò l’esplorazione della città domattina con la luce del giorno già alta, per cui torno in camera e mi metto a finire la serata giocando al mio solito ed insostituibile calcio manageriale.

Venerdi mattina: la sveglia è alle 8:30, quindi abbastanza comoda. E’ questo il vantaggio di trovarmi a due passi dal centro e se penso che sto spendendo tredici euro per sera realizzo sempre di più di aver fatto bingo. Il cielo è abbastanza coperto dalle nuvole, ma ogni tanto il sole fa capolino. Il primo punto di interesse che cerco è la “Moschea Piccola Santa Sofia” ma già arriva la prima incazzatura: I musulmani hanno tutto il mio rispetto, ma una loro caratteristica la sopporto con estrema difficoltà: hanno il vizio di costruire i luoghi di culto all’interno di complessi chiusi da mura; ciò significa che per poter scattare una foto decente è necessario entrare nell’area chiusa perchè l’immagine presa dall’esterno risulterebbe mozzata dalla recinzione. Peccato che 99 volte su 100 lo spazio a disposizione per far entrare l’edificio nell’obiettivo della reflex non sia sufficiente, per cui è chiaro fin da ora che durante la mia permanenza perderò molte possibilità di portare ricordi con me. Per quanto io possa provarci, non c’è modo di fare un lavoro sufficiente stavolta e quindi devo limitarmi ad osservare. La situazione viene smorzata da una famigliola di micetti composta da mamma gatta coi cinque piccoli che mangiano, bevono e giocano allegramente in zona. Istanbul è conosciuta per tante caratteristiche ed una di queste è la presenza di moltissimi gatti che vivono in totale armonia con la popolazione, a differenza di altre città/nazioni nelle quali si attuano politiche di vero e proprio sterminio. Qui è facilissimo trovare ovunque mucchietti di croccantini e ciotole d’acqua sempre pulita a disposizione di questi piccoli amici e loro ricambiano con l’affetto rendendosi disponibili a farsi coccolare da chiunque. A brevissima distanza trovo “Cinci Meydani”,  un parco pubblico ben tenuto con verde e vialetti e con al centro una fontana.

Fontana del parchetto di Cinci Meydani

Fontana del parchetto di Cinci Meydani

Non ci metto molto a raggiungere la “Moschea Sokollu Mehmet Pasha” e le condizioni rispetto a ciò che ho descritto poco fa non cambiano: di fotografare l’esterno non se ne parla proprio. Stavolta però salgo le poche scale che mi separano dall’ingresso e mi affaccio nel piazzale dove non c’è nessuno; ho modo di apprezzare il colpo d’occhio che offre questo posto e di vedere, al centro, dove i fedeli generalmente si lavano i piedi prima di entrare nel luogo della preghiera vero e proprio come vuole la tradizione dell’abluzione.

Moschea Sokollu Mehmet Pasha

Moschea Sokollu Mehmet Pasha

Proseguo per le stradine che compongono questa zona e decido di rompere il ghiaccio con uno dei pezzi da novanta di Istanbul, ovvero “Piazza Sultanhamet”. E’ un’area pedonale di medio-grandi dimensioni protetta dalla polizia locale (in realtà gli agenti armati si limitano a guardare chi passa senza fare nulla più di questo) che comprende diverse attrazioni degne di nota. Il primo tratto coincide con l’antico “Ippodromo di Costantinopoli” e mi mostra nell’ordine “l’Obelisco di Costantino” (detto anche Obelisco in muratura), la “Colonna Serpentina” (ciò che rimane a noi di un tripode sacrificale greco eretto per ricordare la sconfitta dell’Impero Persiano nella battaglia di Platea ad opera degli ellenici), “l’Obelisco di Teodosio” e la “Fontana Tedesca”. Sulla sinistra osservo un particolare palazzo che scopro essere l’odierna sede del catasto. Faccio un salto per immortalare la “Moschea di Firuz Aga” e poi mi dedico ad altro.

Obelisco di Costantino

Obelisco di Costantino

Colonna Serpentina

Colonna Serpentina

Obelisco di Teodosio

Obelisco di Teodosio

Fontana Tedesca

Fontana Tedesca

Sede del Catasto di Istanbul

Sede del Catasto di Istanbul

Moschea di Firuz Aga

Moschea di Firuz Aga

Una leggera deviazione a destra mi porta in un punto in cui il colpo d’occhio è totale: al centro noto la bella “Fontana Sultan Ahmad”, subito dopo c’è la superba “Basilica di Santa Sofia” (si chiama così ma è semplicemente un museo in quanto è stata sconsacrata nel 1931 dopo essere stata luogo di culto per un po’ tutte le religioni esistenti nell’universo…) ed alle mie spalle ho la famosa “Moschea Blu”, il cui vero nome è “Moschea di Sultan Ahmet”. So di non esagerare quando affermo che si tratta di un vero e proprio tripudio per gli occhi, anche se l’ultimo edificio elencato ha un po’ troppi alberi che ne ostacolano parzialmente la figura. Conclude l’offerta il “Sultan Ahmet Turbesi”, ovvero il luogo dove sono custodite le tombe del sultano Ahmet I° e dei suoi familiari. Sono di dimensioni diverse ed alcune sono molto piccole ed è facile intuire che contengano i resti di bambini innocenti; credo sia doveroso ricordare la barbara “legge del fratricidio” in vigore nell’impero ottomano: chi saliva al trono poteva far uccidere i membri della famiglia (solitamente i maschi senza distinzione di età…quindi anche neonati) solo per evitare che potessero in qualche modo diventare un problema. L’accesso alla mono-sala è gratuito e si effettua togliendo prima le scarpe, come da tradizione.

Fontana Sultan Ahmad e Basilica di Santa Sofia

Fontana Sultan Ahmad e Basilica di Santa Sofia

Moschea Blu

Moschea Blu

Sultan Ahmet Turbesi

Sultan Ahmet Turbesi

Sempre qui prende forma la complessa macchina organizzativa del turismo locale: oltre ai consueti bus aperti che consentono di fare il giro della città a tariffe da capogiro ci sono quelle che io definisco “guide al quadrato”: iniziano offrendo il loro servizio di accompagnamento all’interno dei vari musei ed esposizioni, ma se gli rispondi che non ne hai bisogno hanno pronto il piano B: tutti sono proprietari di negozi o banchetti che vendono souvenirs, tappeti, dolciumi ecc. che si trovano casualmente nel bazar proprio dietro l’angolo. Insomma…per toglierseli di mezzo serve tutta la mia buona pazienza. Ti attirano nella loro ragnatela nei modi più disparati, addirittura fingendosi turisti turchi e chiedendo la cortesia di scattargli una foto per poi attaccare bottone con la loro tiritera. Uno di essi però si rende stranamente utile e mi fa notare una mia dimenticanza organizzativa: sto andando sparato a visitare internamente la Moschea Blu (si entra gratis), ma oggi è venerdi (giorno sacro di preghiera per i musulmani) e l’accesso è interdetto agli estranei fino alle 14:30. Ciò mi costringe a dover rimodulare questo obiettivo piazzandolo in un altro momento del mio soggiorno. Dedico la mia attenzione alla Basilica di Santa Sofia: il prezzo del ticket è di 72 lire turche (circa 11 euro) tutti stra-meritati. La stessa cosa non posso dirla per la “Basilica Cisterna”, uno spazio un tempo usato come serbatoio per il palazzo imperiale che poteva contenere fino a 80.000 metri cubi d’acqua, equivalenti ad 80 milioni di litri; l’ingresso si paga 20 lire turche (circa 4 euro) e nonostante ciò l’ambiente è parzialmente deturpato da lavori di ristrutturazione. E’ davvero un peccato e potrebbero anche eliminare il ticket fino a fine restauro.  Dopo aver visto un altro luogo che custodisce altre tombe di illustri personaggi del passato (gratuito anche in questo caso) osservo la “Fontana del Sultano Ahmed III°” ed arrivo di fronte al “Bab-I-Humayun” (Cancello Imperiale), porta che permette l’accesso alla prima area recintata del “Palazzo Topkapi” (quella che comprende la “Chiesa di Santa Irene” e che si conclude col “Cancello del Saluto”, inizio vero e proprio della sezione museale). Concluso nel 1478, è stato la residenza di ben 26 dei 36 sultani dell’impero ottomano a cominciare da Maometto II°. Il numero e la varietà degli ambienti che presenta è impressionante (cortili, cucine, sala del tesoro ecc.) e merita sicuramente il prezzo del biglietto di 72 lire turche (circa 11 euro) fino all’ultimo centesimo; per vedere la sezione dell’Harem serve un pagamento aggiuntivo di 42 lire turche (circa 7 euro). L’intero complesso porta via del tempo…soprattutto quando si ha la “fortuna” di trovare intere scolaresche guidate dagli insegnanti dirette proprio dove state andando (a me è successo proprio questo).

Fontana del Sultano Ahmed III°

Fontana del Sultano Ahmed III°

Cancello Imperiale

Cancello Imperiale

Chiesa di Santa Irene

Chiesa di Santa Irene

Cancello del Saluto

Cancello del Saluto

Terminato il tutto devio verso il vicino “Parco Gulhane”, un’area verde di grandi dimensioni che non trovo al massimo del suo splendore a causa del periodo; se fossi venuto in primavera/estate anzichè a dicembre avrei visto ben altro, mentre oggi i protagonisti assoluti sono le foglie cadute per terra ed i giardinieri che le ammucchiano e le raccolgono. Mi attende il monumento ad Ataturk (fondatore, primo presidente e padre della Turchia moderna nonchè eroe nazionale) donato dal giornale “Hurriyet” per il centesimo anniversario della nascita del famoso politico. Alla mia destra ci sono i “Musei Archeologici” locali, mentre alla mia sinistra vedo il “Museo della Storia e della Tecnologia nel mondo islamico”.

Parco Gulhane - Monumento ad Ataturk

Parco Gulhane – Monumento ad Ataturk

Mi metto a camminare sul marciapiede di una via più ampia e trafficata che si trasforma prestissimo in un set ideale per negozi di ogni tipo; in particolar modo ci sono agenzie turistiche, pasticcerie, fast-food e venditori di souvenirs. Sono diretto verso lo storico edificio che ospita la “Marmaray Station” ma trovo anche questo invaso dai lavori in corso. Alle mie spalle ho il Bosforo che mi attira, ma non è ancora il momento di andare lì. Prima cerco e trovo la “Moschea Yeni” , ma la sorpresa è pessima anche qui: l’intero perimetro è off-limits a causa delle impalcature e dei pannelli di copertura. L’omonima piazza ospita una bella fontana ed un paio di sculture mentre la vicina Piazza Eminonu mi regala uno scorcio particolare sulla “Moschea Rustem Pasha”. Da qui in avanti ha inizio la costante che accompagnerà il resto del mio soggiorno: la presenza di un mare infinito di gente ovunque senza soluzione di continuità.

Fontana in Piazza della Moschea Yeni

Fontana in Piazza della Moschea Yeni

Una delle sculture in Piazza della Moschea Yeni

Una delle sculture in Piazza della Moschea Yeni

Moschea Rustem Pasha vista da Piazza Eminonu

Moschea Rustem Pasha vista da Piazza Eminonu

Eccomi nei pressi del porticciolo di Eminonu, esattamente dove sono sbarcato ieri sera prima dell’ultimo tratto a piedi verso la stanza. Stavolta decido di attraversare la strada e di andare sul mare da dove ho una visione ottima della zona di Karakoy collegata dal famoso “Ponte di Galata”, una costruzione a due piani che vede la parte alta occupata dalla strada dove passano le macchine e dal marciapiede per i pedoni, mentre la parte bassa ha innumerevoli bar e ristoranti che mi danno l’idea di essere degli acchiappa-turisti per eccellenza. Ci sono decine e decine di pescatori piazzati sia sul ponte che lungo il porticciolo ed ognuno di essi ha un contenitore con dentro un buon numero di prede catturate; è incredibile come facciano a stare così vicini l’uno con l’altro senza intrecciare le lenze come invece facevano Fantozzi e Filini. Mi rimetto in marcia ed incrocio la piccola “Moschea Ahi Celebi”.

Il quartiere di Karakoy visto da Eminonu

Il quartiere di Karakoy visto da Eminonu

Moschea Ahi Celebi

Moschea Ahi Celebi

Mi ributto nei vicoli del centro ed affronto una nuova salita che mi conduce prima al “Hilye-i Serif ve Tesbih Muzesi” (un’esposizione ben curata di rosari musulmani realizzati in vari materiali e di calligrafie di valore) e poi all’imponente “Moschea di Solimano”. Quando entro nel cortile è ancora momento di preghiera, per cui il “Muezzin” sta facendo proprio adesso il suo lavoro tramite gli altoparlanti. Dopo aver ammirato la struttura mi volto dalla parte opposta e posso godere di una splendida vista del quartiere Karakoy dall’alto; mi reco poi nella parte del cimitero dove spiccano gli edifici dedicati alle tombe dello stesso Solimano e di Roxelana (o Hurrem Sultan), la concubina che divenne sua moglie. Uscendo da un’altra parte rispetto a quella dalla quale sono entrato mi imbatto nella “Fontana di Piazza Solimano”.

Hilye-i Serif ve Tesbih Muzesi

Hilye-i Serif ve Tesbih Muzesi

Moschea di Solimano

Moschea di Solimano

Vista di Karakoy dalla Moschea di Solimano

Vista di Karakoy dalla Moschea di Solimano

Tomba di Solimano

Tomba di Solimano

Tomba di Roxelana

Tomba di Roxelana

Fontana in Piazza Solimano

Fontana in Piazza Solimano

Una nuova passeggiata mi porta fino al quartiere di Laleli dove ovviamente trovo l’omonima moschea; anche in questo caso è ubicata all’interno di un complesso chiuso da mura e per di più in cima ad un’area sopraelevata. E’ il momento della fine delle preghiere (finalmente…era ora!) e c’è un fiume in piena di gente intenta ad uscire. Stavolta non me lo faccio ripetere due volte: mi incaponisco e vado contro corrente entrando mentre tutti vanno via. Alla fine arrivo dove voglio: alcuni fedeli sono ancora intenti a piegare e riporre i tappeti usati fino a poco fa ed inoltre sono l’unico palesemente non musulmano qui presente. La cosa dà abbastanza nell’occhio e mi sento un po’ osservato anche se in maniera soft e non invasiva. A tutto questo si somma il fatto che lo spazio a mia disposizione non permette una buona inquadratura della struttura, per cui l’unica cosa che posso fare è tornare fuori e scattare un’istantanea di ciò che emerge dalle mura di recinzione. Non credo ai miei occhi quando raggiungo la vicina “Moschea Pertevniyal Valide Sultan” perchè non ha evidenti ostacoli davanti. Inverto la marcia e mi dirigo verso il prossimo punto di interesse che è la “Moschea Sehzade”, anch’essa degna di nota.  Dall’altro lato della strada c’è l’edificio che ospita il Municipio di Istanbul; non è difficile vedere un bel gioco di fontane nelle immediate vicinanze ma un capannello di persone e dei blocchi della polizia mi impediscono di proseguire oltre; non capisco se si tratta di una manifestazione o di cos’altro. La verità è che, mio malgrado, devo rinunciare a prendere l’immagine desiderata. Attraverso nuovamente la via e supero l’adiacente “Parco Sarachane”; qui, esattamente da una piccola isola pedonale situata in mezzo a due carreggiate, posso osservare “l’Acquedotto di Valente” (lo stesso che portava l’acqua alla Basilica Cisterna).  Subito dopo mi trovo nel “Fatih Memorial Park”, il cui punto di interesse maggiore è la “Statua per Fatih Sultan Mehmet”. Poco dopo il successivo “Monumento ai Martiri dell’Aviazione” faccio una breve svolta a sinistra per osservare la “Colonna di Marciano”.

Moschea Laleli - scorcio

Moschea Laleli – scorcio

Moschea Sehzade - cortile interno

Moschea Sehzade – cortile interno

Moschea Sehzade - panoramica

Moschea Sehzade – panoramica

Municipio di Istanbul

Municipio di Istanbul

Acquedotto di Valente

Acquedotto di Valente

Statua per Fatih Sultan Mehmet

Statua per Fatih Sultan Mehmet

Manca solo una cosa da vedere prima di cambiare zona e non è roba da niente: sto parlando del “Complesso della Moschea Fatih” che è un vero capolavoro. Continuo a camminare oltre l’uscita opposta rispetto a quella dalla quale sono entrato perchè vedo estendersi una via che sembra molto particolare e ben tenuta, composta da negozietti carini su ambo i lati; ma quando mi rendo conto che dopo neanche cinquanta metri inizia la zona residenziale capisco che si tratta della solita trovata commerciale piazzata vicino a qualcosa di importante per imbrigliare fedeli (tanti) e turisti (praticamente solo io o quasi) di passaggio.

Complesso della Moschea Fatih - panoramica

Complesso della Moschea Fatih – panoramica

Complesso della Moschea Fatih - una delle fontane

Complesso della Moschea Fatih – una delle fontane

Casualmente mi trovo a scambiare due chiacchiere con un gruppo di altri visitatori che mi pongono una domanda in turco; io gli parlo in inglese e loro cambiano lingua con buona facilità. La loro guida mi saluta e ci tiene a dirmi che Istanbul è bella, ma che è molto molto lontana dalla Turchia vera. Rispondo dicendo che ne sono consapevole e che un giorno sicuramente programmerò un tour come quelli che so fare in giro per tutto il resto della nazione, così le si illuminano gli occhi. Do un’occhiata all’orologio e decido di punto in bianco di cambiare totalmente zona: mi dirigo ad esplorare il quartiere di Karakoy, per cui muovo i miei passi in quella direzione e già so che non ci metterò pochissimo ad arrivare. Durante il tragitto incrocio la bella “Moschea Molla Zyrek” e vedo dall’alto la vicina “Moschea Seb Sefa Hatun”. Cammino poi lungo il Bosforo fino al Ponte di Galata che attraverso in toto. Una volta dall’altra parte guardo la mappa e mi muovo in direzione della famosa “Torre di Galata” (costruita nel 1348 da Rossano Doria, oggi ospita sulla sua cima  un ristorante ed un night club…) che raggiungo dopo aver salito le storiche “Kamondo Stairs”. La torre è un’attrazione molto conosciuta e c’è un sacco di gente venuta da ogni parte per vederla.

Moschea Seb Sefa Hatun

Moschea Seb Sefa Hatun

La zona di Eminonu vista dal Ponte di Galata

La zona di Eminonu vista dal Ponte di Galata

Kamondo Stairs

Kamondo Stairs

Torre di Galata - vista diurna

Torre di Galata – vista diurna

Giunge il momento di una grande delusione: la strada più famosa di Istanbul è senza ombra di dubbio “Istikal Caddesi”; lunga circa due kilometri inizia dove si trova la fermata metro di Sishane e porta dritta fino a “Piazza Taksim”. Cosa c’è di bello da vedere qui? Un cazzo. Mi scuso con chi legge per la freddezza di questa espressione, ma è la sacrosanta verità. Ambo i lati sono invasi da negozi ed il 95% di essi è composto dalle classiche “catene commerciali” che appestano ormai tutti i corsi cittadini rendendo queste strade tutte uguali a qualsiasi latitudine si trovino. A causa di ciò c’è una fiumana di gente in ogni centimetro quadro, roba da far venire il mal di testa per il numero indefinito di deviazioni che occorre fare per non finire addosso a qualcuno. L’unica attrazione carina è il piccolo e storico tram di colore rosso che percorre l’intera tratta avanti e indietro, ma fotografarlo è impossibile perchè tanto nell’attimo in cui fai “click” c’è sempre qualcuno che copre o intralcia l’obiettivo della reflex passando a testa bassa come un mulo intento a leggere il cellulare. Noto invece con mia somma gioia che le stradine laterali che confluiscono su questa lunghissima arteria sembrano nascondere atmosfere particolari e mi prometto di approfondire il discorso durante il ritorno. Entrando in un cancello sulla destra a circa metà percorso vedo il primo Albero di Natale di questi due giorni scarsi piazzato davanti alla “Basilica di Sant’Antonio da Padova”. Sono quasi a destinazione quando mi devo fermare di colpo: alla mia destra c’è una magnifica pasticceria che occupa qualcosa come 2-3 vetrine ed è uno spettacolo guardarla; come se non bastasse, due commessi si trovano ai lati di una piramide di dolcetti tipici e con un mestolo a testa stanno raccogliendo il miele che si è depositato sul fondo ridistribuendolo sul vertice: beh…è un vero spettacolo ammirare quel liquido che scende a cascata ricoprendo ogni singolo pezzo lungo il suo percorso. Sono quasi sicuro di avere l’espressione di Homer Simpson quando sogna il cibo con tanto di goccia che fuoriesce dalla bocca, per cui mi ricompongo e torno al mio giro; ancora pochi secondi lì davanti ed avrei dovuto mettere le mani al portafogli comprando ogni ben di Dio possibile. Piazza Taksim non è migliore della strada appena percorsa: è una grande area pedonale dove non c’è una minchia tranne il “Republic Monument”.  La vicina “Moschea Taksim” è attualmente in costruzione, per cui è un nulla di fatto. Concludo il giro camminando nel “Parco Gezi” nel quale spicca solo una strana fontana.

Basilica di Sant'Antonio da Padova

Basilica di Sant’Antonio da Padova

Republic Monument - lato 1

Republic Monument – lato 1

Republic Monument - lato 2

Republic Monument – lato 2

Parco Gezi - Fontana

Parco Gezi – Fontana

Mantengo la parola data a me stesso poco fa e, invertendo la marcia, prendo una strada diversa rispetto a “Istikal Caddesi”; effettivamente le cose cambiano perchè il minor afflusso di persone unito con uno spazio più stretto ed intimo rendono il tutto molto più vivibile. Ma non è tutto, perchè proprio in questo momento il sole sta facendo il cambio turno con la luna e l’illuminazione naturale si sta affievolendo lasciando il posto a quella artificiale: in molti luoghi del mondo è una cosa di poco conto (anzi…certe volte questo passaggio segna la fine delle giornate, vero Germania tanto ricca perchè hai il braccino corto???), ma non è questo il caso: Istanbul col buio non muore, ma si accende di mille luci sia bianche che colorate. In un lasso di tempo tanto breve la sensazione è quella di aver cambiato città, tanto è magica la nuova atmosfera. Mi viene un dubbio che devo assolutamente risolvere: come sarà la “Torre di Galata” adesso? Ho un solo modo per scoprirlo e punto proprio verso di lei. Quando ci arrivo lo spettacolo parla da solo:

Torre di Galata - vista notturna

Torre di Galata – vista notturna

Non è ancora tutto per i miei gusti perchè manca ancora da ammirare il Bosforo con tutta la città illuminata a regola d’arte che vi si affaccia, così cammino fino al mare e precisamente nel punto dove inizia il “Ponte della Metro sul Corno d’Oro”; prima mi fermo sul molo immediatamente sotto di esso e poi lo attraverso da parte a parte : lo spettacolo è superbo:

Ponte della Metro sul Corno d'Oro

Ponte della Metro sul Corno d’Oro

Il Bosforo dal Ponte della Metro sul Corno d'Oro

Il Bosforo dal Ponte della Metro sul Corno d’Oro

Sono le 19:00 passate da poco e mi rendo conto di camminare da oltre dieci ore senza sosta, neanche per il pranzo. E’ ora di andare a cena e poi rientrare piano piano in stanza, ma la mia giornata non è ancora finita: ho intenzione di fare un giro in notturna a “Piazza Sultanhamet” e dintorni per vedere com’è la situazione lì. A stomaco pieno dopo un altro kebab dal sapore incredibile mi rendo conto che la zona storico-museale che tanto ho apprezzato non pullula di gente dopo il tramonto: in quell’area così estesa saremo si e no una ventina di anime ad aver avuto l’idea tanto malsana di un giro post cena. Ma a me non importa proprio niente, anzi…sono felice all’ennesima potenza quando posso godere delle cose in solitudine o quasi. Basta un giro di meno di trenta minuti per portare via immagini da sogno.

Fontana Sultan Ahmad - vista notturna

Fontana Sultan Ahmad – vista notturna

Basilica di Santa Sofia - vista notturna

Basilica di Santa Sofia – vista notturna

Moschea Blu - vista notturna

Moschea Blu – vista notturna

Istanbul di notte - 1

Istanbul di notte – 1

Istanbul di notte - 2

Istanbul di notte – 2

Poco prima di girare le spalle e dirigermi verso la stanza mi ferma un tizio che mi chiede di scattargli una foto vicino alla fontana rosa per mandarla alla famiglia; ci tiene a precisare che non mi fregherà perchè non è nè una guida nè un venditore di souvernirs. Mi fido e faccio bene perchè scambiamo due chiacchiere: mi dice che è originario di Cipro Nord e che lavora come ingegnere civile in Arabia Saudita; ha usufruito di una settimana di ferie per andare a trovare la famiglia e domani ripartirà per tornare dove presta servizio. Quando gli dico che anni fa ho fatto una settimana di vacanza dalle sue parti stenta a crederci: quel fazzoletto di terra è riconosciuto politicamente solo dalla Turchia mentre il resto del mondo lo vede come una zona occupata militarmente, un cancro da estirpare restituendo le terre alla Cipro Greca. Gli parlo di Girne, delle spiagge e della Penisola di Karpaz ed a quel punto non ha più alcun dubbio, al punto da chiedermi se mi va di continuare la conversazione davanti ad una birra, ma io sono davvero arrivato alla frutta stasera e domani avrò una giornata ancora più pesante, per cui ringrazio ma declino l’invito. In circa cinque-sei minuti mi trovo all’interno della mia stanza al terzo piano, dalla cui finestra vedo una moschea illuminata in maniera soft dai lampioni del quartiere; è a questo punto che mi metto sul letto e concludo il tutto prima ripassando il programma che dovrò rispettare alla lettera tra qualche ora e poi giocando al mio amico calcio manageriale.

Sabato mattina: oggi la sveglia è intorno alle 8:00 e già so che camminerò il doppio rispetto a ieri vedendo meno punti di interesse, ma va bene così perchè il mio obiettivo è fare il giro del Bosforo arrivando fino a dove finisce Istanbul utilizzando le mie gambe, un traghetto e due bus. Premessa doverosa: la maggior parte dei turisti si fa fregare dai locali pagando circa 20 euro a testa per passare qualche ora in barca sul Bosforo; sappiate che la stessa cosa si può fare spendendo qualcosa come 6 lire turche totali (circa 90 centesimi di euro al cambio attuale) ma ciò è possibile solo nei giorni lavorativi e non il sabato e la domenica. Nei due giorni che non sono coperti dai traghetti di linea ci sono le medesime compagnie che per 25 lire turche (circa 4 euro) fanno lo stesso giro delle imbarcazioni delle agenzie. Morale della favola: aprite gli occhi e non ingrassate questi maledetti ladri, ma mandateli tutti a zappare la terra per mancanza di incassi perchè i parassiti vanno eliminati!!! Basta solo informarsi su internet e si trovano facilmente tutti gli orari ed i tragitti a disposizione. Detto ciò, torno al mio giro: si tratta di 12,2 kilometri iniziali che mi porteranno dalla stanza fino al porticciolo di Bebek; durante il percorso mi fermerò a vedere ciò che ho segnato sulla mappa, più varie ed eventuali. Non ho tutto il tempo del mondo, ma devo arrivare a destinazione entro e non oltre le 12:40, ora della partenza della barca che mi permetterà di compiere il secondo step previsto. Il primo pezzo è quello che conduce fino a Karakoy. La zona l’ho già visitata tutta ieri e quindi non prevedo nessuna fermata, ma una volta raggiunti il porticciolo di Eminonu ed il Ponte di Galata non posso esimermi da scattare qualche immagine rubata al primo mattino perchè c’è una luce meravigliosa.

Karakoy dal porticciolo di Eminonu di primo mattino

Karakoy dal porticciolo di Eminonu di primo mattino

Scorcio di Istanbul di primo mattino

Scorcio di Istanbul di primo mattino

Quando raggiungo “Kemeralti Caddesi” posso fare sul serio con le novità che iniziano quasi subito con la “Chiesa Ortodossa Russa Aya Panteleymon”. Successivamente è il turno di due moschee a breve distanza l’una dall’altra: sto parlando della “Moschea Kilic Ali Pasha” (decisamente non fotogenica a causa della posizione poco fortunata, per cui devo accontentarmi di immortalare solo la vicina “Armory Square Fountain”) e della “Moschea Nusretiye” (che riesco a fotografare nonostante il sole avverso ed i soliti alberi che danneggiano le visuale). Da qui in poi, mappa alla mano, mi aspetto di proseguire camminando lungo il Bosforo ma non è affatto così: per i prossimi kilometri l’intero lungomare è privatizzato e non accessibile; l’unica via praticabile è interna ed è un peccato mortale perchè la giornata si sta incanalando su un binario favoloso dal punto di vista del meteo.

Chiesa Ortodossa Russa Aya Panteleymon

Chiesa Ortodossa Russa Aya Panteleymon

Armory Square Fountain

Armory Square Fountain

Moschea Nusretiye

Moschea Nusretiye

Vado avanti ed alla mia sinistra posso osservare la singolare “Scalinata Arcobaleno”; se ci si pensa bene non è niente di importante, però almeno vince in originalità. Continuo a macinare la strada ed il prossimo premio è la “Moschea Molla Celebi”. Mi avvicino a grandi falcate al quartiere di Besiktas e lo capisco quando vedo lo stadio dell’omonima squadra di calcio, una delle più importanti di tutta la Turchia. Ovviamente l’impianto è chiuso ed è possibile visitare solo il museo del club, ma anche se adoro questo sport proseguo rispettando la mia rigidissima politica: i soldi vanno spesi solo per assistere ad una partita e non per tutte le altre inutili idiozie che ne ruotano intorno solo per business. Dall’altro lato della carreggiata posso ammirare l’imponente “Moschea Dolmabahce”, la “Torre dell’Orologio Dolmabahce” e la porta di accesso al “Palazzo Dolmabahce”; quest’ultimo è stato costruito tra il 1843 ed il 1856 ed usato come centro amministrativo dell’impero ottomano, mentre oggi è un museo storico.

Scalinata Arcobaleno

Scalinata Arcobaleno

Moschea Molla Celebi

Moschea Molla Celebi

Besiktas JK - il nome sul campanello

Besiktas JK – il nome sul campanello

Besiktas JK - lo stemma

Besiktas JK – lo stemma

Besiktas JK - la mascotte

Besiktas JK – la mascotte

Moschea Dolmabahce

Moschea Dolmabahce

Torre dell'Orologio Dolmabahce

Torre dell’Orologio Dolmabahce

Accesso al Palazzo Dolmabahce

Accesso al Palazzo Dolmabahce

Una nuova passeggiata mi porta nei pressi del porticciolo di Besikstas; alla mia sinistra vedo la “Moschea Sinan Pasha” ed alla mia destra entro nel parco intitolato a “Barbaros Hayrettin Pasha” (ammiraglio albanese le cui vittorie diedero il dominio ottomano nel Mediterraneo tra il 1538 ed il 1571); qui ci sono sia la statua in suo onore che la tomba dove riposa in pace da secoli. Senza sosta procedo ancora avanti e questa volta raggiungo il piccolo quartiere di Ortakoy dove, direi anche finalmente, è possibile fare una passeggiata sul Bosforo senza che proprietà private rompano i coglioni. Questo posto è preso abbastanza d’assalto dalla gente per la vista che regala l’omonima moschea qui presente, per il vicinissimo “Ponte per le Vittime del 15 Luglio” che attraversa il mare da parte a parte senza bisogno di piloni intermedi (è tutto un unico blocco e dal punto di vista ingegneristico è un vero capolavoro) e per un mercatino di medie dimensioni che affolla le poche e strette viuzze che compongono il borghetto. Quando vedo ciò che è di mio interesse (cioè tutto tranne il mercato, al quale dedico giusto due-tre occhiate) riprendo il mio percorso.

Barbaros Hayrettin Pasha - la statua

Barbaros Hayrettin Pasha – la statua

Barbaros Hayrettin Pasha - la tomba

Barbaros Hayrettin Pasha – la tomba

Moschea di Ortakoy - fronte

Moschea di Ortakoy – fronte

Moschea di Ortakoy - retro

Moschea di Ortakoy – retro

Ponte per le Vittime del 15 Luglio - panoramica

Ponte per le Vittime del 15 Luglio – panoramica

Il parco dedicato a “Cemil Topuzlu” (politico socialdemocratico turco, ma soprattutto medico di grande fama che ottenne grandissimi risultati nel suo campo) è importante per due motivi: il primo è che ospita la statua in onore del suddetto personaggio, mentre il secondo è che dopo poche decine di metri (esattamente quando metto piede nel quartiere di Arnavutkoy) inizio finalmente a poter camminare sul lungomare e non smetterò di farlo fino alla tappa finale di questa prima parte di tragitto. Inutile dire che in una mattinata come questa è un vero toccasana: il sole è alto nel cielo e la temperatura è quasi primaverile, al punto che sono costretto a togliermi il giacchetto ed il maglione rimanendo con la sola maglia termica addosso, addirittura con le maniche alzate. So per certo che a Roma è in corso una tempesta di vento e pioggia che sta portando via di tutto…mentre a me manca davvero un attimo per stare a torso nudo. Quando vedo un particolare “Monumento ad Ataturk” dall’altro lato della carreggiata non mi faccio certo pregare ed attraverso di corsa per andarlo a fotografare. Poi, tornato al mio posto, posso immortalare anche la vista di Bebek dal porticciolo di Arnavutkoy: ormai ci sono quasi.

Statua per Cemil Topuzlu

Statua per Cemil Topuzlu

Monumento per Ataturk ad Arnavutkoy

Monumento per Ataturk ad Arnavutkoy

Bebek visto dal porticciolo di Arnavutkoy

Bebek visto dal porticciolo di Arnavutkoy

Faccio il mio ingresso nel Bebek Park alle 12:00 in punto, cioè con circa trenta minuti di anticipo rispetto al tempo massimo di arrivo stimato. E’ con orgoglio che guardo la “Statua di Fuzuli”, poeta turco di orgine azera il cui vero nome era Muhammad bin Suleyman. Fatto ciò decido di sedermi su una panchina al sole per passare in completo relax il tempo che mi rimane; sto veramente da favola col calduccio dei raggi solari che mi ricordano la bella stagione persa da diverso tempo in quel di casa. Alle 12:35 passo la mia Istanbulkart nel lettore e mi staziono sulla banchina in attesa del traghetto. Salgo e scelgo il posto più panoramico possibile; sono diretto al porticciolo di Emirgan che, per la verità, sarebbe molto vicino e raggiungibile a piedi. Preferisco la barca perchè farà prima ben tre fermate da una sponda all’altra del Bosforo e ciò rende la cosa piacevole e speciale. Durante la tratta sul natante ammiro nell’ordine il “Palazzo Kucuksu”, la “Anatolian Fortress” e la “Rumeli Fortress”; passiamo poi sotto al “Ponte Fatih Sultan Mehmet” che è della stessa fattura del precedente della zona di Ortakoy, cioè sempre un unico blocco con gli unici piloni posti sulle due sponde opposte del mare. Da qui in poi mi godo la vista delle bianche case che si vedono in lontananza e dei tanti gabbiani che ci seguono aspettando che qualche viaggiatore lanci loro delle molliche di pane, cosa che puntualmente succede.

Statua per Fuzuli

Statua per Fuzuli

Rumeli Fortress

Rumeli Fortress

Ponte Fatih Sultan Mehmet

Ponte Fatih Sultan Mehmet

I gabbiani e le bianche case in lontananza

I gabbiani e le bianche case in lontananza

Ad Emirgan scendo perchè voglio assolutamente girare all’interno di uno dei tanti parchi che punteggiano l’estesissimo territorio della città di Istanbul. Tra i tanti ho scelto questo, conscio del fatto che siamo a metà dicembre e che comunque nessuno di essi può regalarmi chissà quale spettacolo. La solita passeggiata in salita mi accompagna in mezzo al verde: ci sono moltissimi tavoli da pic-nic e solo pochi sono occupati, nonostante sia ora di pranzo in una giornata spettacolare. Mi fermo soprattutto ad osservare un laghetto alimentato da una cascatella. Qui noto una coppia di novelli sposi intenta a scattare le foto di rito: lui è vestito di blu, mentre lei ha un abito così bianco che nemmeno la candeggina Ace riuscirebbe a dare quel risultato. Io scherzo…ma quella poverina nel giorno che dovrebbe essere il più bello della sua vita ha solo la faccia visibile, mentre tutto il resto (capelli compresi) è coperto dalle stoffe. Probabilmente da domani sarà una di quelle che da due giorni vedo girare completamente coperte dalla testa ai piedi con la sola fessura per gli occhi ed in cuor mio le auguro solo che non sia il suo destino. Un piano al di sotto c’è una singolare fontana composta da una piattaforma dalla quale sgorga acqua senza soluzione di continuità.

Emirgan Park - Cartello di Benvenuto

Emirgan Park – Cartello di Benvenuto

Emirgan Park - laghetto visto dall'alto

Emirgan Park – laghetto visto dall’alto

Emirgan Park - la cascatella

Emirgan Park – la cascatella

Emirgan Park - la piattaforma-fontana

Emirgan Park – la piattaforma-fontana

La tabella di marcia è impietosa: devo uscire da qui e rimettermi in cammino per altri 1,8 kilometri; stavolta la meta è la fermata del bus 40B che passa dal quartiere di Istinye e che avrà il suo capolinea proprio dove voglio arrivare, ovvero la zona di Sariyer che chiude il comune di Istanbul. Dopo solo sette minuti di attesa davanti ad una piccola ma ben  curata baia piena di barche parcheggiate arriva il pullman sul quale salgo; mi scelgo una posizione strategica al finestrino destro perchè so per certo che l’intero percorso rimanente costeggerà il lungomare ed è proprio così che succede: altri paesaggi spettacolari mi si imprimono negli occhi, quassù dove il caos totale della città è solo un ricordo, tutto appare diverso e più naturale. Vorrei scendere quando ci troviamo a passare per la zona di Tarabya perchè il panorama è davvero stupendo, ma non posso farlo per non andare fuori tempo massimo. Quando lo schermo a bordo mi informa che sono arrivato dove volevo suono il campanello e saluto la compagnia, anche perchè da qui in avanti il mezzo pubblico terminerà la sua corsa nelle vie interne che a me poco interessano. Il porticciolo di Sariyer è colmo di gente che, come me, sta godendo del caldo sole speciale di metà dicembre; mentre guardo il Bosforo non posso fare a meno di notare che campeggia praticamente ovunque lo stemma della locale squadra di calcio, segno di un forte attaccamento nonostante stia navigando a centro classifica del terzo livello del campionato turco. Un giro di esplorazione in vie meno sceniche decido di farlo, ma già so che durerà poco perchè qui il bello è altro.

Porticciolo di Istinye

Porticciolo di Istinye

Porticciolo di Sariyer

Porticciolo di Sariyer

E’ davvero tutto per il momento, così torno alla fermata del 40B e lo aspetto per percorrere l’intera direzione fino al capolinea che sarà il Porto di Besiktas; complici la distanza da percorrere ed il traffico infernale di Istanbul che non risparmia nessuno neanche di sabato ci metto un’ora e venti minuti ad arrivare a destinazione e la maggior parte di questo tempo lo passo in condizioni pietose/precarie, schiacciato come una sardina da quanta gente sale fermata dopo fermata senza che nessuno (o quasi) scenda giù. Sono le 16:40 quando prendo al volo il traghetto diretto nella zona asiatica della città, cioè quella dove i turisti quasi non vanno. La fermata di mio interesse è “Uskudar” che si raggiunge in otto minuti di traversata. Da una rapida occhiata non mi è difficile intuire la presenza di almeno tre belle moschee in un raggio abbastanza piccolo: sono la maggiore attrazione qui, anche perchè provo a spingermi un po’ oltre nelle zone più interne e mi rendo conto che non c’è altro e che tutto si concentra nella zona del Bosforo. Quindi, ricapitolando: la “Moschea di Mihrimah Sultan” è ben visibile e fotografabile; lo stesso non vale per la “Moschea Yeni Valide” che, come sempre, è rinchiusa da una recinzione in muratura e quindi da fuori appare mozzata mentre la terza ed ultima moschea (la più piccola) è in ristrutturazione. Mi consolo con una bella quanto originale fontana a cascata costruita nel 2013, come recita la scritta riportata sulla destra.

Moschea di Mihrimah Sultan

Moschea di Mihrimah Sultan

Fontana a cascata ad Uskudar

Fontana a cascata ad Uskudar

A questo punto è la volta di osservare la “Moschea Semsi Pasha” e non mi tiro certo indietro, mentre dall’altro lato della carreggiata incontro un nuovo “Monumento ad Ataturk”. Guardo il cielo e vedo che il sole sta calando velocemente, ma sono contento per questo ed i motivi sono due: il primo è che ho imparato che Istanbul di sera diventa magica, mentre il secondo è che mi trovo a poche decine di metri da un’attrazione che è un vero capolavoro se ammirata al tramonto; sto parlando della “Torre di Leandro” e lascio che le immagini parlino da sole. Concludo solo dicendo che sono rimasto imbambolato un quarto d’ora davanti a ciò che sto per mostrare.

Moschea Semsi Pasha

Moschea Semsi Pasha

Monumento per Ataturk ad Uskudar

Monumento per Ataturk ad Uskudar

Torre di Leandro

Torre di Leandro

E’ il momento di tornare sui miei passi verso gli imbarchi perchè ciò che volevo fare è stato fatto nei tempi e nei modi studiati. Passeggiando ho però modo di prendere altre bellissime immagini in notturna, sia del “Ponte delle Vittime del 15 Luglio” che del dirimpettaio quartiere di Besiktas, per finire con la “Moschea di Mihrimah Sultan” che a quest’ora e con le luci artificiali sembra addirittura diversa rispetto a quella fotografata poco fa.

Ponte per le Vittime del 15 Luglio - vista notturna

Ponte per le Vittime del 15 Luglio – vista notturna

Besiktas - vista notturna

Besiktas – vista notturna

Moschea Mihrimah Sultan - vista notturna

Moschea Mihrimah Sultan – vista notturna

Sono le 18:45 quando il traghetto diretto ad Eminonu salpa e mi porta a destinazione in circa quindici minuti; oggi sono particolarmente stanco e mi aspettano altri 2 kilometri circa fino alla stanza, per cui decido di fare un ultimo giro a 360 gradi su me stesso per godere dell’ultima vista di Istanbul a quest’ora e poi mi metto in marcia in direzione di un fast-food per sfondarmi l’ennesimo kebab…per poi puntare dritto in camera dove finisco la serata col mio solito calcio manageriale, ma non senza aver organizzato le cose da vedere nella mattinata di domani, l’ultima da passare ad Istanbul.

Domenica mattina: la sveglia è alle 8:00 perchè nelle poche ore a mia disposizione devo davvero finire tutto ciò che la mia mappa segna ancora da vedere. Premessa doverosa: a causa di non so quale maledetto problema, la mia reflex ha perduto tutte le foto scattate dal mio arrivo fino ad oggi dalla SD Card. Quelle dei giorni passati le ho messe tutte in salvo copiandole sera dopo sera nel mio mini-pc come faccio sempre, ma quelle dell’ultimo giorno non ho mai nè tempo nè possibilità di trasferirle prima del rientro a casa e stavolta la fortuna (o chissà cos’altro) ha deciso di non aiutarmi; tra un’imprecazione ed un’altra mi rallegro del fatto che si stratta della parte più breve del giro. Detto ciò, esco appena possibile perchè ho un primo importantissimo obiettivo: vedere finalmente la Moschea Blu che tutti decantano e che venerdi mi è stata interdetta causa giorno dedicato alla preghiera per i musulmani. Data l’ora non trovo quasi nessuno ed entro agevolmente senza alcuna attesa dopo aver riposto le mie scarpe all’interno di un sacchetto di plastica fornito da un addetto; l’ingresso è gratuito e dentro si notano evidentissimi i lavori n corso che deturpano completamente la visuale complessiva. Ora…lo so bene che il 99,99% di chi leggerà ciò che sto per scrivere mi manderà a cagare, chiederà alla Turchia di venirmi a prendere a casa per farmi lapidare in Piazza Sultanhamet, sputerà sullo schermo del proprio computer sperando di colpirmi e cose del genere…ma mentre l’esterno della Moschea Blu è a dir poco favoloso, l’interno è una merda pazzesca. Continuo a ripetere ogni volta che di arte non ne capisco un tubo e sicuramente le impalcature fanno il loro porco e sporco lavoro, ma cosa c’è di bello (e soprattutto di blu…) qui dentro da far restare senza fiato i visitatori? Se è così…ci vuole davvero poco per impressionare la gente, ma di certo non me. Di tutte le cose che ho visto nel mondo fino ad ora, questa non entra nella top 100 neanche per sbaglio e preferisco di gran lunga ricordare solo la vista da fuori. Vado via deluso come non mai e cambio zona andando a vedere la “Cisterna di Teodosio”: più piccola rispetto all’omologa “Basilica Cisterna” della quale ho già parlato ma non meno spettacolare, almeno questa ha accesso gratuito e soprattutto non è interessata da lavori di ristrutturazione essendo stata restaurata nel recente passato; consiglio assolutamente di visitarla anche se pochi la conoscono. Subito dopo la “Colonna di Costantino” ci sono la “Moschea di Atik Ali Pasha” e la “Moschea di Nurosmaniye”. Per gli amanti dello shopping segue il “Gran Bazar” che io salto come se non ci fosse perchè sinceramente non me ne importa un fico secco, dato che non sono un turista comune. Termino così il mio giro in “Piazza Beyazit” dove osservo l’omonima moschea e la bella porta d’accesso al Rettorato dell’Università qui presente. Dopo quest’ultimo punto devo per forza di cose dichiarare conclusa la mia visita di Istanbul. La verità è che non sono riuscito ad esplorare il “Corno d’Oro” per mancanza di tempo utile (ringrazio sentitamente per l’ennesima volta i pessimi orari dei voli); chi ha letto questo racconto fino a qui si sarà reso conto che ho fatto fin troppo. Una cosa è certa: quella parte è solo rimandata ad una prossima visita di passaggio, magari proprio del Tour completo della Turchia che un giorno vorrei tanto realizzare. Faccio marcia indietro e torno nella zona dell’hotel per effettuare il check-out con riconsegna delle chiavi, ringraziare il gentile proprietario (che mi offre un thè) e poi salutare. Mi aspetta il tortuoso viaggio di ritorno verso l’aeroporto “Sabiha Gokçen” ed il successivo volo di rientro per Roma Fiumicino che ovviamente parte puntuale, a differenza della tratta di andata. Una volta fuori dall’area arrivi del maggiore scalo della capitale italiana inizia la solita trafila per tornare a casa composta da bus fino alla stazione Termini, linea A della metropolitana e macchina.

La conclusione in questo caso non può che essere scontata: Istanbul è una bellissima città che almeno una volta nella vita va assolutamente visitata. Come ho già avuto modo di dire più volte, la differenza tra ore diurne ed ore notturne è molto marcata, al punto che sembra di essere in due località diverse. Ho trovato la popolazione molto cordiale (guide rompicoglioni escluse); i guardiani dei punti di interesse permettono di scattare foto a qualsiasi cosa, comprese le bare dei sultani custodite con la massima cura. Nessuno mi ha mai detto di non immortalare qualcosa ed è anche giusto che sia così. La nota negativa è la presenza di troppa gente: 16 milioni di persone sono ingestibili sia in macchina che a piedi. Mi raccomando: non vi venga l’idea di noleggiare un’autovettura in aeroporto perchè ve la darete letteralmente in fronte. Il centro si gira tutto a piedi, ci sono enormi problemi di parcheggio e soprattutto il traffico vi imbottiglierà sempre facendovi perdere ore preziose. Infine il Bosforo: è semplicemente stupendo e merita di essere visto sia sul lungomare che a bordo di uno dei tantissimi traghetti che lo attraversano; non navigarlo sarebbe uno scempio. Se poi avrete la fortuna di trovare giornate come quelle in cui sono incappato io (o magari migliori, perchè no?) sarà un’esperienza indimenticabile. Concludo regalando il meritato spazio a delle creature sublimi, pelosissime e buonissime che, come già spiegato, qui vivono la città a stretto contatto con le persone e sono rispettate come dovuto: i gatti di Istanbul faranno innamorare anche voi!

I Gatti di Istanbul - 1

I Gatti di Istanbul – 1

I Gatti di Istanbul - 2

I Gatti di Istanbul – 2

I Gatti di Istanbul - 3

I Gatti di Istanbul – 3

I Gatti di Istanbul - 4

I Gatti di Istanbul – 4

I Gatti di Istanbul - 5

I Gatti di Istanbul – 5

I Gatti di Istanbul - 6

I Gatti di Istanbul – 6

I Gatti di Istanbul - 7

I Gatti di Istanbul – 7

I Gatti di Istanbul - 8

I Gatti di Istanbul – 8

 

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