Berna e Thun sono da favola, Losanna un po’ meno

di admin
Berna dal Grosser Muristalden - 3

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Questa che sto per raccontare è la mia prima uscita dopo il rientro dal massacrante tour della Bielorussia di metà luglio (vedi post dedicato); è il primo fine settimana di agosto e tra una decina di giorni scarsi avrò il tour della Serbia Nord-Occidentale (vedi post dedicato). Per tutti questi motivi mi aspetto (o sogno, per meglio dire…) di vedere tante belle cose senza faticare troppo durante il week-end in Svizzera che sto per affrontare. Le premesse non sono proprio buone, perchè la notte in pullman necessaria per superare le Alpi non è mai una passeggiata, ma di annullare la prenotazione non ci penso proprio. Soprattutto perchè finalmente ho costruito un itinerario che mi permette di visitare Berna, una delle capitali più nel dimenticatoio d’Europa per quanto riguarda il turismo italiano ed uno dei miei crucci più grandi perchè da Roma è difficilmente raggiungibile. Per ottimizzare il tempo (ma anche per una questione logistica che spiegherò più avanti) aggiungo qualche ora a Losanna; Thun invece è arrivata dopo: al momento della partenza non era prevista ma poi ha saputo ritagliarsi il suo meritato spazio. Adesso andiamo però…sennò rimango a piedi!

Venerdi pomeriggio: esco dall’ufficio alle 15:30 circa usufruendo di due ore e mezzo di permesso perchè devo raggiungere in tempo utile l’autostazione Tiburtina; alle 16:30 è previsto il Flixbus con destinazione Milano Lampugnano che riesco a prendere senza problemi dopo aver acquistato le solite lattine di Coca Cola Zero iper-congelate dai frigoriferi (probabilmente alimentati a plutonio perchè non si spiega una tale temperatura) delle botteghe dei cingalesi che si trovano in zona. Una delle cose che ultimamente mi mandano in bestia degli autobus verdi è l’assegnazione del posto a sedere: compro il biglietto mesi prima e non mi viene comunicato niente; penso quindi di potermi sedere dove cavolo mi pare e piace, ma circa un giorno prima può capitare di ricevere un’e-mail in cui si viene informati che il seggiolino sarà il 3B (esempio) che guarda caso non è mai al finestrino. Sono convinto che tra un po’ arriverà anche la prenotazione anticipata del servizio toilette…e guai a sgarrare l’orario altrimenti ti tocca fartela sotto. La tratta scorre abbastanza tranquilla, anche se è lunga all’inverosimile perchè tocca città non troppo collegate tra loro. L’arrivo è comunque puntuale, cioè all’una del mattino del nuovo giorno. Scendo e sento che si sta benissimo dal punto di vista della temperatura; devo attendere qui una cinquantina di minuti per poter salire su un nuovo Flixbus che, con un altro giro abbastanza tortuoso, mi scarica a Losanna dopo qualche ora di sonno ristoratore. Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere in un insignificante parcheggio più o meno in periferia. Non ho scelta: ho poco meno di cinque ore per visitare questa località ed orientandomi solo con la mappa cartacea non ce la farei assolutamente (per una volta dovrò dedicarmi solo al centro senza spingermi nelle zone limitrofe); così sono costretto a regalare qualche euro alla mia compagnia telefonica elvetica attivando il roaming dati per poter consultare Google Maps e ricevere indicazioni in tempo reale. Purtroppo la Svizzera non è nella UE e non se ne parla di fare una convenzione telefonica per poterla uniformare alla tariffazione unica europea. Scopro di essere nella zona dello Stade Olympique de la Pontaise ed inizio proprio da lì. Ovviamente nell’impianto non si può entrare, così mi devo accontentare di una foto dell’esterno.

Stade Olympique de la Pontaise

Stade Olympique de la Pontaise

Lungo la strada che mi conduce al prossimo punto di interesse mi imbatto nella sede della famosa “Fondation Maurice Bejart” di balletto che lascia quantomeno a desiderare; diciamo che ci si aspetta qualcosa di più da un nome del genere. Il sole totalmente contrario ci prova a farmi desistere ma non c’è niente da fare nonostante la qualità dell’immagine seguente sia palesemente pessima. Riesce addirittura a fare di peggio l’edificio che ospita la “Collection de l’Art Brut”: ha davanti talmente tanti alberi da non poter essere immortalato, quindi è come se non esistesse. La “Tour de l’Ale” è lì che mi aspetta: è tutto ciò che rimane in piedi dell’antica cinta muraria urbana.

Fondation Maurice Bejart

Fondation Maurice Bejart

Tour de l'Ale

Tour de l’Ale

Questo è un po’ l’ingresso del centro storico considerando la direzione dalla quale sono arrivato. Lo capisco perchè svoltando a sinistra entro in una zona pedonale in cui ci sono negozietti e banchetti su ambo i lati. Ebbene si, anche qui c’è il mercatino del sabato mattina e la mia paura che possa coprire qualche punto di interesse inizia a farsi sentire. La consolazione me la dà l’esposizione dei prodotti in vendita (a cominciare dalla frutta, per esempio) che è super: vedere le meraviglie della natura adagiate su particolari contenitori di legno o di plastica di buona/ottima qualità è un incentivo all’acquisto; non come da noi dove la roba viene poggiata su qualsiasi cosa si trovi a portata di mano. Ciò che mi dice di tenere le mani alla larga dal portafogli è il prezzo della merce esposta: è risaputo che la Svizzera sia cara e non è la prima volta che ci metto piede, ma quando vedo certe cifre mi viene sempre un mezzo infarto. Giungo prima di fronte all’Eglise Notre Dame du Valentin e poi all’Eglise Saint Laurent; qui vedo passare un signore che ha un cappello a forma di ombrellino. Non riesco a fargli una foto a causa dello stupore che mi blocca, ma posso affermare che lui ha davvero capito tutto.

Eglise Notre Dame du Valentin

Eglise Notre Dame du Valentin

Eglise Saint Laurent

Eglise Saint Laurent

Faccio ora il mio ingresso in “Place de la Palud”, vero cuore di Losanna: si tratta di una piazza di medie dimensioni che però sembra più piccola proprio a causa del mercato che la occupa in questo momento. Inutile dire che gli edifici che ne compongono il perimetro sono tutti molto curati, a cominciare dal più bello che è il Municipio; la sua posizione mi costringe però a riprenderlo lateralmente. Completa il quadro la “Fontaine de la Justice”. A pochi passi, ed esattamente a “Rue Mercerie”, ha inizio l’Escalier du Marchè, ovvero una scalinata coperta, abbastanza tortuosa e ripida che collega Place de la Palud con la Cattedrale. Non posso e non voglio esimermi dall’utilizzarla, per cui metto il primo piede ed inizio a salire.

Municipio di Losanna

Municipio di Losanna

Fontaine de la Justice

Fontaine de la Justice

Esclaier du Marchè - primo tratto da Rue Mercerie

Esclaier du Marchè – primo tratto da Rue Mercerie

Una volta arrivato in cima, invece che un gentile omaggio per la fatica svolta ricevo una delusione: la Cattedrale è un edificio mastodontico che occupa l’80% dell’area e quindi non è fotografabile per nulla al mondo; dovrò portarla solo nei miei ricordi. La vista che si ha da quassù è buona, ma non eccelsa. Losanna non è poi questa città magnifica e me ne sono accorto già dalle prime battute. Uno sguardo ai vicinissimi “History Museum” e “MUDAC” (abbreviazione di Museo d’arte contemporanea) e poi proseguo il giro trovando il bel Castello di Saint-Maire che ospita su uno dei suoi fianchi il Monumento per Abraham Davel, colui che tentò di liberare Losanna con 600 uomini durante la dominazione bernese; come molti altri eroi di epoche passate, anche lui fu giustiziato per tradimento. Viene da pensare che nella vita è meglio farsi un pugnetto di cazzi propri se non si vuol finire male…lo consiglia anche un famoso “detto”. Tornando indietro, in “Placette Andrè Bonnard”, noto una fontana che non passa inosservata.

History Museum

History Museum

MUDAC

MUDAC

Castello di Saint-Marie

Castello di Saint-Marie

Monumento ad Abraham Davel

Monumento ad Abraham Davel

Fontana in Palcette Andrè Bonnard

Fontana in Palcette Andrè Bonnard

Comincio la discesa verso il piano strada che ho lasciato salendo l’Escalier du Marchè, ma mi fermo a metà perchè noto una misera e sparuta possibilità di fare una foto alla Cattedrale dal basso; ci provo, ma il risultato è comunque uno schifo pazzesco che di certo non ritrae la maestosità dell’edificio religioso. In “Place de la Riponne” trovo un altro mercatino e stavolta questi ambulanti mi stanno veramente fracassando i coglioni. Fortunatamente l’unico obiettivo che ho qui è il “Palais de Rumine”, storico palazzo costruito tra il 1892 ed il 1902 grazie alla cospicua donazione alla città da parte di un ricco signore locale (Gabriel de Rumine). Oggi ospita mostre temporanee, una parte della Biblioteca e ben tre musei cantonali; questo è sufficiente per poter avere un’idea di che dimensioni abbia.

Cattedrale di Losanna - uno scorcio dal basso

Cattedrale di Losanna – uno scorcio dal basso

Palais de Rumine

Palais de Rumine

Torno nella zona dove avevo preso l’Escalier du Marchè e stavolta imbocco “Rue du Pont” per proseguire. Poche centinaia di metri mi conducono ad un’altra delusione: l’Eglise Reformèe Saint-Francois sarebbe anche degna di nota, ma i soliti alberi ne deturpano la facciata; possibile non capire che è inutile realizzare opere e costruzioni se poi non si possono vedere perchè coperte dai rami? Una bella azione di motosega proprio non vi piace? Per il motivo appena descritto sono costretto a riprendere l’obiettivo dal retro, ma sicuramente non è la stessa cosa rispetto al vederlo frontalmente. Attraversando la strada noto una pozzanghera mentre aspetto che scatti il verde al semaforo; a scanso di equivoci ricordo che da quando sono arrivato è sempre stata una giornata soleggiata…quindi come c’è finita quell’acqua lì? La risposta arriva presto: quando i semafori raggiungono un determinato allineamento e su quel particolare tratto di strada non passa nessuno, un meccanismo mette in moto uno zampillo che esce direttamente da alcuni buchi nell’asfalto. Dura pochissimi secondi, ma è una cosa che prima d’ora non avevo mai visto da nessuna parte. La vicinissima scultura di Milo Martin chiamata “L’Aurore” chiude l’area. Da notare come i vandali di turno abbiano imbrattato l’opera applicando lo smalto rosa alle unghie dei piedi. No comment…

Eglise Reformèee Saint-Francois - retro

Eglise Reformèee Saint-Francois – retro

L'Aurore di Milo Martin

L’Aurore di Milo Martin

Prendo “Avenue du Theatre” e trovo l’Opera di Losanna; è poi la volta di raggiungere il “Parc de Mon Repos” che è un’area verde abbastanza grande. Su internet si legge di parco bellissimo, ma sinceramente vedo aiuole curate, tanti fiori colorati, una fontana e qualche statua…ma niente di più. Se proprio la devo dire tutta, c’è un palazzo proprio in mezzo che è sede di una fondazione e poi basta. Dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale sono entrato qui vedo il gigantesco ed austero Tribunale Federale.

Opera di Losanna

Opera di Losanna

Parc de Mon Repos - fontana

Parc de Mon Repos – fontana

Parc de Mon Repos - esempio di fiori colorati

Parc de Mon Repos – esempio di fiori colorati

Tribunale Federale Svizzero

Tribunale Federale Svizzero

Mi rimetto in cammino e stavolta sul serio; serve infatti un po’ di strada per raggiungere la prossima zona di interesse. Stavolta devo ringraziare Google Maps perchè mi fa passare per una parte di questa città che è un vero gioiellino: stradine strette, casette singole con giardino, impianti sportivi e silenzio in ogni direzione fanno davvero invidia quando penso al casino che devo sopportare a Roma ogni giorno. Ragionando su quanto potrebbe costare vivere qui in tale situazione, ecco che di incanto torno ad adorare alla follia la bolgia. Dopo una piacevole discesa mi ritrovo quasi sulla riva del Lago Lemano, confine naturale tra Svizzera e Francia. Ad attendermi c’è la “Tour Haldimand” che ha una storia a dir poco bizzarra: intorno al 1825 tre signori locali decisero di sfidarsi e l’oggetto del contendere fu la costruzione (udite udite…) della più bella torre medievale in rovina. Quello che ho davanti ai miei occhi in questo momento è il vincitore di tale concorso. Ma dico…si può essere più idioti di così? Che senso ha costruire una cosa già in rovina? Anche attualmente chi ha troppi soldi spesso svalvola; questo era probabilmente il modo di svalvolare di allora. Restando in tema di stranezze, nell’adiacente Parco “Le Denantou” c’è il Padiglione Thailandese che sta alla Svizzera come il cavolo sta alla merenda. Tra le sculture che punteggiano il suddetto parco ce n’è una che mi resta particolarmente simpatica e rappresenta un cinghiale.

Tour Haldimand

Tour Haldimand

Padiglione Thailandese

Padiglione Thailandese

Cinghiale nel Parco Le Denantou

Cinghiale nel Parco Le Denantou

Passeggiare lungo “Quai d’Ouchy” da qui fino all’omonimo porto è allo stesso tempo bellissimo e rilassante. Il lungolago propone scorci degni di nota che mi diletto a fotografare cercando di carpire i più interessanti. Resto stupìto dalla purezza dell’acqua e qui un bagnetto non lo disdegnerei proprio. Ma l’attrazione più importante di questa zona è, manco a dirlo, il Parco Olimpico. Losanna è la città sede del C.I.O., il Comitato Olimpico Internazionale, ovvero il massimo organismo sportivo del mondo che fu fondato nel 1894 da Pierre de Coubertin e molta della vita lavorativa locale ruota intorno a questo. La mia esplorazione inizia vedendo la scultura dell’artista Nag Arnoldi chiamata “L’Elan” ubicata sul lato opposto dell’ingresso del parco stesso, sancito da una mega-fontana che sembra quasi più una piscina.  Inizio a salire delle scale che hanno diverse statue sia a destra che a sinistra dei gradini: rappresentano alcune scene salienti dei vari sports olimpici e ciò si ripete fino a che mi trovo davanti l’edificio che ospita il Museo Olimpico. Non ho nè tempo nè intenzione di entrare lì dentro, per cui dò tutte le occhiate possibili in giro e poi, camminando anche su una pista di atletica (presente solo per decorazione), cambio aria.

Lago Lemano - panoramica

Lago Lemano – panoramica

Lago Lemano - l'orizzonte

Lago Lemano – l’orizzonte

Lago Lemano - purezza dell'acqua

Lago Lemano – purezza dell’acqua

L'Elan di Nag Arnoldi

L’Elan di Nag Arnoldi

Fontana del Parco Olimpico - panoramica

Fontana del Parco Olimpico – panoramica

Fontana del Parco Olimpico - dettaglio

Fontana del Parco Olimpico – dettaglio

Scultura del Parco Olimpico - 1

Scultura del Parco Olimpico – 1

Scultura del Parco Olimpico - 2

Scultura del Parco Olimpico – 2

Scultura del Parco Olimpico - 3

Scultura del Parco Olimpico – 3

Fiamma Olimpica

Fiamma Olimpica

Da qui inizia il mio ritorno verso il centro città in vista dell’avvicinamento alla stazione perchè tra non molto dovrò lasciare Losanna per andare a Berna. Se prima ho goduto per una piacevole e lunga discesa, da ora in avanti dovrò sudare per una meno piacevole ed altrettanto lunga salita; la cosa positiva è che la farò a tappe avendo diverse cose da vedere lungo il percorso. Inizio subito col palazzo che ospita il “Musèe de l’Elysèe”. Poco dopo, svoltando l’angolo verso la mia sinistra, trovo l’ Eglise Catholique Romaine du Sacre Coeur, senza infamia e senza lode. Sempre nelle vicinanze mi aspetta il “Temple de la Croix d’Ouchy”: per fotografarlo devo fare lo slalom tra i lavori in corso.

Musèe de l'Elysèe

Musèe de l’Elysèe

Eglise Catholique Romaine du Sacre Coeur

Eglise Catholique Romaine du Sacre Coeur

Temple de la Croix d'Ouchy

Temple de la Croix d’Ouchy

Una distanza un tantino più lunga mi separa dalla prossima attrazione che è la “Christ Church Anglican Episcopal”; per lei vale lo stesso discorso fatto in passato, e cioè è immortalabile solo da dietro perchè la facciata e l’ingresso sono coperti da alberi troppo vicini alla recinzione che delimita il perimetro dello spazio privato. Ancora avanti si passa da una religione all’altra: è la volta della Moschea di Losanna che riporta sul portone d’ingresso la strana scritta “Tea Room”. Mah…non mi pare di aver mai visto la scritta “pasticceria” fuori da una chiesa…

Christ Church Anglican Episcopal

Christ Church Anglican Episcopal

Moschea di Losanna

Moschea di Losanna

La mia salita si conclude in bellezza, cioè con l’ultimo strappo bello pesante che mi conduce fino al parco che prende il nome di “Esplanades de Montbenon”. Anche da quassù si gode di una discreta vista sulla parte della città che si estende al di sotto, ma il punto di interesse maggiore è senza dubbio il Palazzo di Giustizia, vedere per credere. Alla sua destra ci sono anche il Monumento in onore dell’ex politico Edouard Secretan ed una bella fontana che ha il solo difetto di essere troppo all’ombra per i miei gusti.

Palazzo di Giustizia

Palazzo di Giustizia

Monumento per Edouard Secretan

Monumento per Edouard Secretan

Fontana su Esplanades de Montbenon

Fontana su Esplanades de Montbenon

Ho ancora del tempo a disposizione (poco per la verità) e decido di fare un’ultima passeggiata quasi casuale, dato che non ho più obiettivi validi. Mi imbatto in “Place de l’Europe”, una piazza molto particolare che ha uno dei suoi lati composto interamente da archi in pietra che sorreggono un cavalcavia. E’ l’ora di andare alla stazione e, una volta lì, entro in un mini market per comprare da bere e qualcosa da mangiare; opto per un cornetto al cioccolato che risulterà buono quanto economico per i prezzi locali. Alle 13:44 sono sul treno diretto verso la capitale ed ho ottenuto il mio posto tramite l’acquisto per tempo di un biglietto risparmio. Il controllore lo vede e le prova tutte per cercare di farmi la multa, ma prima di fregare me ci vogliono dodici lauree…sempre se bastano. E’ necessaria un’ora e dieci minuti per arrivare a destinazione: finalmente sono a Berna! Cerco subito di orientarmi e non posso non notare che la stazione è molto molto più grande di quella di Losanna. Al piano interrato c’è veramente ogni tipo di negozio possibile; ci metto un attimo ad adocchiare un alimentari aperto sette giorni su sette dalle 5:00 del mattino a mezzanotte che mi sarà utilissimo per la cena di stasera. Non mi resta altro da fare che uscire in superficie usando le scale mobili ed iniziare la scoperta della città. Mi ritrovo in un’area completamente coperta da una tettoia che è sicuramente comodissima per chi aspetta i numerosi mezzi pubblici che passano di qui (soprattutto quando piove e fa freddo), ma allo stesso tempo è anche un cazzotto in un’occhio parlando di estetica. Mappa alla mano non posso non notare che il primo punto di interesse è proprio qui a sinistra e che la mia nuova amica tettoia è di disturbo: sto parlando della Chiesa dello Spirito Santo. Dimenticavo: nell’immagine si vede il groviglio di cavi del tram che tanto piacciono agli svizzeri; saranno anche soluzioni ecologiche, ma è un vero schifo.

Chiesa dello Spirito Santo

Chiesa dello Spirito Santo

Di male in peggio: seguendo la direzione scelta per la prosecuzione del giro incontro cantieri stradali a non finire; uno di essi occupa totalmente la piazza dov’è ubicato il Monumento ad Adrian von Bubenberg, tre volte sindaco della città ed eroe della Battaglia di Murten. Davanti alla statua ci sono una ruspa ed un bagno chimico; alla fine faccio un po’ di salti mortali e, grazie anche al foto-ritocco di Windows, riesco a pulire un po’ l’immagine. Pare proprio che qualcosa mi stia dicendo di cambiare aria quando, arrivato di fronte alla “Dreifaltigkeitskirche”, la trovo invasa dalle impalcature. Tre problemi nelle prime tre attrazioni è qualcosa di più di un semplice caso. Di fronte alla chiesa si apre il “Kleine Schanze”, un bel parco dove i locali sono soliti fermarsi a riposare all’ombra dei tanti alberi presenti. In un punto preciso è possibile ammirare una discreta vista della città sottostante. Qui osservo una grande fontana ed una cascatella di acqua limpidissima che va a finire in una vasca ancor più trasparente che, grazie alla luce che la colpisce, assume colori quasi innaturali.

Monumento ad Adrian von Bubenberg

Monumento ad Adrian von Bubenberg

Fontana in Kleine Schanze

Fontana in Kleine Schanze

Cascatella in Kleine Schanze

Cascatella in Kleine Schanze

Una passeggiata mi porta in un punto particolare che prende il nome di Marzilibad: si tratta di una zona ad accesso gratuito (si…avete capito bene…) nella quale il comune mette a disposizione degli abitanti delle piscine dove nuotare oltre che prati dove potersi stendere. Probabilmente i servizi accessori si pagano (lettini, bagni, cassette di sicurezza per gli oggetti personali ecc) ma non ho modo di verificare e quindi non mi sbilancio. Sono entrato dal cancello principale e non ho visto barriere, listini prezzi, indicazioni di casse e, alla fine, nessuno mi ha fermato o cacciato durante il mio tour interno. Quando non si paga c’è sempre una calca enorme di gente, soprattutto oggi che è il 3 agosto e che fà un caldo della Madonna anche quassù. Per questo motivo mi chiedo che gusto ci sia a farsi il bagno tutti appiccicati tipo scatoletta di sardine, ma qualcosa di superlativo appare davanti ai miei occhi. Le piscine sono solo un “di più” perchè da qui è possibile tuffarsi nel fiume “Aar” e farsi trascinare dalla corrente per kilometri. Il colore dell’acqua è tra il verde ed il celeste e si vede ad occhio nudo che è pulita. La stessa cosa l’avevo vista a Zurigo un paio di anni fa, ma lì il tratto percorribile era molto limitato; qui la cosa è nettamente differente e diecimila volte più affascinante e divertente perchè non se ne vede la fine. C’è da dire che la capitale elvetica ed il suo corso d’acqua sono totalmente in simbiosi: Berna vive per l’Aar e l’Aar vive per Berna; è difficile immaginare questo concetto se non lo si osserva in diretta, ma confermo che è così. Vedo passare decine di persone a velocità sostenuta senza muovere un muscolo, completamente in balia della corrente. C’è chi ha con se un piccolo gonfiabile, chi ha la sacca impermeabile che contiene tutti gli averi che non possono nè bagnarsi nè essere lasciati incustoditi e chi, culo di piombo, affronta il percorso su una barchetta perdendosi la vera essenza di quella meravigliosa possibilità. Per quanto riguarda me, temo di aver fatto paura a chi mi ha visto per tutto il tempo in cui sono rimasto ad osservare: avete presente l’urlo di Munch? Bene, ero molto molto peggio per lo stupore e soprattutto l’invidia per ciò che stavo vedendo. La voglia che ho avuto è stata quella di togliermi i vestiti, rimanere in mutande e buttare lo zaino per potermi tuffare in quell’esperienza meravigliosa, ma poi questa scelta l’avrei pagata cara e quindi non ne ho fatto di nulla. Di una cosa sono sicuro: se un giorno ripasserò da qua lo farò solo in presenza di un costume da bagno e di un asciugamano.

Fare il bagno nell'Aar trascinati dalla corrente

Fare il bagno nell’Aar trascinati dalla corrente

Vado via per non essere sopraffatto da un principio di depressione; imposto il prossimo obiettivo e, dopo più di un kilometro, il navigatore mi fa arrivare davanti ad un palazzo che si trova sotto al ponte che devo attraversare. La domanda è lecita: come salgo fin lassù? La risposta al quesito arriva quasi subito: Accanto alla porta di ingresso dell’edificio c’è un ascensore che serve sia i vari piani dello stabile che il suo tetto, corrispondente col piano strada del ponte. Davvero una bella trovata, non c’è che dire. Quando sono a metà del tragitto mi fermo nuovamente a guardare il fiume, stavolta dall’alto. Anche da qui riesco a distinguere le persone che si divertono. Finalmente riesco a staccarmi da quella visione ed a dedicarmi al resto, dato che sto per mettere piede nella parte della città che vede concentrati diversi musei: di Storia Naturale, delle Comunicazioni,  Nazionale del Tiro, Nazionale Alpino e quello di Cittadino di Storia che annovera anche una sezione dedicata ad Albert Einstein contenente testimonianze della sua vita a Berna. Il tutto è intervallato da una piccola Chiesa Cattolica Apostolica, dalla Kunsthalle e dal World Telegraph Monument.

Il fiume Aar dall'alto del ponte

Il fiume Aar dall’alto del ponte

Museo di Storia Naturale

Museo di Storia Naturale

Chiesa Cattolica Apostolica

Chiesa Cattolica Apostolica

Museo delle Comunicazioni

Museo delle Comunicazioni

Museo di Storia Cittadina e di Albert Einstein

Museo di Storia Cittadina e di Albert Einstein

World Telegraph Monument

World Telegraph Monument

Museo Nazionale Alpino

Museo Nazionale Alpino

Kunsthalle

Kunsthalle

Mi sposto un po’ in periferia per ammirare il “Moated Castle” e devo dire che faccio bene; su Google Maps questa struttura non si trova ed ho dovuto faticare per individuarla, ma alla fine sono soddisfatto del risultato. Da qui mi attende una nuova camminata niente male in termini di lunghezza, ma ne vale assolutamente la pena: quando giungo in un certo tratto di “Grosser Muristalden” (strada che affronto tutta in discesa) ho una visione d’insieme della città e del suo fiume che sembra un dipinto. Mi fermo il tempo necessario sia per contemplare che per fotografare quel ben di Dio.

Moated Castle

Moated Castle

Berna dal Grosser Muristalden - 1

Berna dal Grosser Muristalden – 1

Berna dal Grosser Muristalden - 2

Berna dal Grosser Muristalden – 2

Berna dal Grosser Muristalden - 3

Berna dal Grosser Muristalden – 3

Una delle caratteristiche di questa città è quella di avere degli orsi che vagano in un recinto ubicato poco fuori dal centro storico. Una collega svizzera mi ha detto che se si va a Berna e non si cercano gli orsi non si capisce poi molto. Io non ho alcuna intenzione di farmi affibbiare tale epiteto e quindi vado incontro alla tradizione. Ovviamente si tratta di orsi veri e non di robot o marionette, per cui escono dai loro giacigli quando vogliono e non a comando; c’è quindi chi ci prova, ma non li vede. Stavolta sono fortunato perchè uno è fuori che sta chiedendo cibo alla gente; con tanto di cartello che vieta di dare da mangiare agli animali, una buona parte dei turisti presenti se ne frega della restrizione e si diverte a modo proprio. Peccato che la lingua che sento maggiormente uscire dalle loro bocche è l’italiano…

Orso a Berna

Orso a Berna

Ormai il mio pensiero è risaputo: odio gli zoo e gli animali in gabbia in generale; hanno tutto il diritto di vivere liberi nel loro ambiente naturale. Basta vedere gli occhi di questo poveretto: dicono ogni cosa in un nano-secondo. In certe gabbie elettrificate ci metterei tante di quelle persone che un solo elenco non basterebbe. Ma purtroppo la realtà va contro ai miei pensieri e non sono nessuno per cambiare le cose; anche se ci provassi sarei preso per un pazzo sovversivo dalla massa di tutti quegli “esseri umani” (o disumani…) fatti con lo stampo che prima o poi renderanno il mondo una merda totale, ancor più di quello che è già. Come si suol dire, dove c’è una discesa c’è sempre una salita successiva e la mia si concretizza nella strada che porta al Rosengarten. Il nome trae un po’ in inganno perchè, una volta in loco, di rose non ce ne sono poi così tante; è più che altro una terrazza verde (con bar, ovviamente) dalla quale si può vedere la città sottostante da un altro punto di vista e non me lo faccio certo ripetere due volte.

Berna dal Rosengarten

Berna dal Rosengarten

Scendo anche da quassù e mi appresto, direi anche finalmente, a tuffarmi nella visita del centro storico che inizia oltrepassando il “Nydeggbrugge”, ovvero il ponte che si vede nella quarta foto pubblicata qui sopra andando a salire. Lo uso senza problemi per scattare alcune panoramiche per inquadrare la “Nydeggkirche” perchè è l’unico punto dal quale la si può fotografare. Successivamente, nel piazzale della chiesa, trovo la statua in onore di Berchtold von Zahringen, ultimo duca della sua dinastia. In fondo alla strada adiacente, quasi nascosta tra gli alberi, trovo la “Lauferbrunnen”.

Panorama dal Nydeggbrucke

Panorama dal Nydeggbrucke

Nydeggkirche

Nydeggkirche

In onore di Berchtrold von Zahringen

In onore di Berchtrold von Zahringen

Lauferbrunnen

Lauferbrunnen

Proprio le fontane storiche sono un altro simbolo della capitale svizzera: questa è sola la prima di una lunga serie di zampilli d’acqua artistici che troverò nelle prossime ore. Entrare in quella che da prima si chiama “Gerechtigkeitsgasse” e che poi diventa “Kramgasse” regala un colpo d’occhio meraviglioso: la strada è completamente lastricata ed ha come perimetro due file di edifici medio-bassi tenuti alla perfezione, Al piano più basso ci sono negozi di ogni tipo riparati da portici, mentre di sopra ci sono abitazioni ed uffici. Le bandiere la fanno da padrone: una marea di stendardi di grandi dimensioni sono appesi alle proprie aste a distanza regolare l’uno dell’altro: si verrebbe catapultati nel medioevo, se non fosse per gli autobus che passano ogni tanto e che sono l’unico mezzo di trasporto autorizzato a farlo. Mi chiedo se la città è sempre addobbata in questo modo perchè mi pare strano: soprattutto durante l’inverno ci sarebbe un’usura delle stoffe delle bandiere non indifferente, così mi documento e scopro che il 1° agosto (esattamente due giorni fa) è il giorno della festa nazionale svizzera e quindi tutto si spiega. Da una parte sono contento di poter ammirare queste decorazioni e dall’altra sono stra-felice di aver evitato quella giornata perchè se ci fossi stato non avrei potuto vedere nulla. Il centro storico di Berna è composto da due parallele della via che sto descrivendo: alla mia sinistra c’è “Junkerngasse” che diventa “Munstergasse” ed alla mia destra c’è “Postgasse” che diventa “Rathausgasse”. E’ in queste tre arterie che si concentrano i tanti punti di interesse che sto andando a vedere uno per uno dopo questa panoramica. Per poter aiutare chi legge e non appesantire troppo il racconto metterò accanto ad ogni attrazione una lettera tra parentesi: la “C” indicherà l’ubicazione nella via centrale, la “D” nella via a destra e la “S” nella via a sinistra. Inizio con la “Gerechtigkeitsbrunnen” (C) cui segue la “Junkerngassbrunnen” (S).

Gerechtigkeitsbrunnen

Gerechtigkeitsbrunnen

Junkerngassbrunnen

Junkerngassbrunnen

La serie prosegue con la “Kreuzgassbrunnen” (C), con il palazzo del Municipio (D), con la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (D) e con la Vennerbrunnen (D).

Kreuzgassbrunnen

Kreuzgassbrunnen

Municipio di Berna

Municipio di Berna

Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo

Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo

Vennerbrunnen

Vennerbrunnen

Il tour de force va avanti con la Simsonbrunnen (C) e con la bella area di Munsterplatz (S) sulla quale affacciano l’imponente Munsterkirche, la Mosesbrunnen ed un edificio che non può passare inosservato; dopo qualche ricerca capisco che si tratta del Ministero dell’Agricoltura. La verità è che ci sarebbe potuto essere dentro anche un asilo nido e non sarebbe cambiato nulla perchè quando una cosa è notevole c’è poco da obiettare. Una menzione a parte la dedico al parco che si trova alla sinistra della Munsterkirche: è un’area verde senza infamia e senza lode in cui non c’è niente di interessante a parte la vista sul fiume Aar che regala altri scorci spettacolari. Appena lascio la Munsterplatz riesco finalmente a cogliere un’immagine delle enormi bandiere che tappezzano Berna senza che l’ombra (sempre presente nei tentativi precedenti) mi rovini lo scatto.

Simsonbrunnen

Simsonbrunnen

Munsterkirche

Munsterkirche

Mosesbrunnen

Mosesbrunnen

Edificio del Ministero dell'Agricoltura

Edificio del Ministero dell’Agricoltura

Il fiume Aar visto dal parco alla sinistra della Munsterkirche

Il fiume Aar visto dal parco alla sinistra della Munsterkirche

Berna tappezzata da enormi bandiere

Berna tappezzata da enormi bandiere

E’ la volta della “Casa di Einstein” (C), l’appartamento sito al n. 49 di Kramgasse in cui davvero visse lo scienziato; oggi è visitabile per chi volesse farlo. Ecco la “Zahringerbrunnen” (C), l’ultima fontana rimasta prima di raggiunger lo Zytglogge (C): in passato la Torre dell’Orologio è stata la porta della città; oggi invece è un’importante attrazione per due motivi: il primo è che si possono salire i 130 gradini al suo interno per poter godere di una vista privilegiata sulla città, mentre il secondo è lo spettacolino “meccanico” che si ripete ogni ora come accade ormai in diverse città d’Europa.

Zahringerbrunnen

Zahringerbrunnen

Zytglogge

Zytglogge

Il setaccio delle tre arterie storiche di Berna è così terminato, ma la visita continua. La piazza successiva ospita nell’ordine la “Kindlifresserbrunnen”, il “Konzert Theater”, il monumento equestre per Rudolf von Erlach (cavaliere e condottiero svizzero) ed il “Kornhausbrucke”. Una piccola deviazione su una strada alla sinistra della sala concerti mi fa osservare anche la Chiesa Francese che apprezzo anche se deturpata dai soliti lavori in corso e dall’ombra causata dalla troppa vicinanza con il palazzo di fronte.

Kindlifresserbrunnen

Kindlifresserbrunnen

Konzert Theater

Konzert Theater

Statua equestre a Rudolf von Erlach

Statua equestre a Rudolf von Erlach

Kornhausbrucke

Kornhausbrucke

Chiesa Francese

Chiesa Francese

A proposito di ponti: non l’ho più ripetuto per non risultare monotono, ma ogni volta che mi affaccio sul fiume vedo gente a mollo trascinata dalla corrente. Questo accade realmente in tutte le zone della città e confermo la mia teoria che l’Aar sia parte integrante di Berna. Il mio giro prosegue percorrende per intero “Marktgasse”, strada che si presenta più o meno simile alle ormai famose tre arterie precedenti. Anche qui le fontane dettano legge cominciando con la “Schutzenbrunnen” e finendo con la “Anna-Seiler Brunnen” situata davanti alla Kafigturm.

Schutzenbrunnen

Schutzenbrunnen

Anna-Seiler Brunnen

Anna-Seiler Brunnen

Kafigturm - lato A

Kafigturm – lato A

Kafigturm - lato B

Kafigturm – lato B

Facendo un rapido calcolo di ciò che manca decido di eseguire un percorso in senso antiorario che mi farà toccare tutto ciò che mi interessa; inizio con la “Meret Oppenhein Fountain”, stranissima fontana che lascia cadere una quantità d’acqua irrisoria; se non ci mi avvicinassi, neanche noterei che stia scendendo qualcosa. Continuo vedendo l’edificio che ospita il Kunstmuseum (museo d’arte) e la “Ryfflibrunnen” che però non fotografo perchè qualcuno cui probabilmente scureggia il cervello ha pensato bene di piazzare proprio a due passi da essa dei tavolini di un ristorante/bar; di mettermi a discutere con le persone perchè gli punto una reflex in faccia mentre mangiano proprio non mi va. Discorso diverso per la “Pfeiferbrunnen”: quando la raggiungo la trovo chiusa da una gabbia di impalcature; posso sentire il rumore dell’acqua che scorre, ma ai miei occhi sembra una di quelle protezioni particolari con cui si manda la gente sott’acqua a vedere gli squali. Rimane un pezzo ancora inesplorato e probabilmente è il più bello di tutti: sto parlando della Bundesplatz che ospita l’imponente ed austero Palazzo Federale, la sede della Banca Nazionale Svizzera ed una fontana di quelle che zampillano acqua da dei buchi nel pavimento.

Meret Oppenheim Fountain

Meret Oppenheim Fountain

Kunstmuseum

Kunstmuseum

Palazzo Federale - vista frontale

Palazzo Federale – vista frontale

Palazzo Federale - vista laterale

Palazzo Federale – vista laterale

Sede della Banca Nazionale Svizzera

Sede della Banca Nazionale Svizzera

Sono agli sgoccioli e, rientrando verso la stazione centrale, prima osservo la “Bernabrunnen” e poi allungo ancora fino ad immortalare anche la particolare Chiesa di San Paolo ubicata nella zona universitaria.

Bernabrunnen

Bernabrunnen

Chiesa di San Paolo

Chiesa di San Paolo

Sono le 19:55 quando entro nel market della stazione per comprare la cena; l’appuntamento con il gestore della stanza prenotata su AirBnb (situata a quasi quattro kilometri da qui) è previsto per le 21:00, quindi cerco di sbrigarmi il più possibile per potermi incamminare. Non volendo, mi ritrovo ad affrontare l’80% del lungo tragitto sulle sponde del fiume Aar che, finalmente, non ha più nessuno dentro; solo pace, silenzio ed il rumore delle sue acque mi accompagnano durante la passeggiata che passa anche per zone abbastanza isolate: faccio fatica a capire come Google Maps possa conoscere e suggerirmi certi sterrati. Ogni tanto incrocio qualcuno che fa footing, qualcuno in bicicletta e persino una coppia di mezza età che passeggia tranquillamente, per cui ho la certezza che non c’è alcun pericolo. Durante questa lunga camminata ho modo di fare un ragionamento che riassumo così: Berna è finita…l’ho vista tutta…e domani avrò il bus di rientro verso l’Italia alle 16:10. Che cosa cavolo farò per passare il tempo? Stasera non credo che avrò la possibilità di giocare al mio solito ed immancabile calcio manageriale perchè, subito dopo cena, dovrò mettermi a trovare una soluzione per non annoiarmi a morte il giorno successivo. Alla fine la soluzione arriva a chi la sa cercare (lo dico sempre…) e la sorte mi aiuta: trovo a poche ore dalla partenza due “biglietti risparmio” delle ferrovie svizzere che generalmente sono disponibili con mesi di anticipo ed invece stavolta mi regalano il miracolo. La destinazione è la ridente cittadina di Thun che si trova nel cantone di Berna e che, seppur piccolina, ha tutte le carte in regola per potermi regalare una giornata si improvvisata ma super positiva. Il problema è che il treno parte da Berna alle 7:04 e per essere a quell’ora alla stazione centrale dovrei uscire dalla stanza per le 6:00 al massimo. Tutto ciò non mi va a genio, per cui continuo a cercare e trovo un collegamento locale che da dove sono (400 metri dalla stazione cittadina di Tiefenau) mi porterà dritto a Berna “Hauphtbahnhof” in tempo partendo alle 6:39 per la modica differenza di tre franchi svizzeri. Non ci penso su due volte ad acquisto tutto il pacchetto; come disse Rossella O’Hara in Via col Vento, domani è un altro giorno…solo che io col cavolo che mangio la terra! Non mi resta altro da fare che elaborare la solita mappa con i punti da vedere e poi andare a nanna.

Domenica mattina: la sveglia suona comunque alle 5:45 perchè la mia paura di fare tardi agli appuntamenti con i mezzi pubblici è cronica e quindi non curabile. Nonostante sia il 4 agosto e durante il giorno si sprigioni un caldo clamoroso, a quest’ora fuori fa un discreto fresco ed infatti stanotte ho dormito con la finestra chiusa, cosa impossibile in Italia in questo periodo. Trovo la stazioncina di Tiefenau e scendo al piano interrato dove, al binario indicato dal tabellone luminoso, passa il trenino locale senza un solo secondo di ritardo. Alle 6:44 sono alla stazione centrale di Berna ed ho addirittura venti minuti di dolce far niente nei quali gironzolo senza mèta in loco. Salgo poi sul convoglio che ha come destinazione finale “Interlaken” (altra località turistica svizzera che prima o poi mi toglierò lo sfizio di visitare) e che, dopo diciotto minuti scarsi, mi permette di scendere in quel di Thun. Sono le 7:20 del mattino quando mi affaccio per la prima volta sulle vie di questa località; ci sono quasi solo io se non fosse per coloro che stanno andando a prendere un treno. Quasi tutti al posto mio si sarebbero seduti ad un bar per fare colazione, ma non io: inizio subito l’esplorazione per poter godere in pieno dell’opportunità imprevista che ho saputo costruire all’ultimo momento. Faccio un giro a 360 gradi su me stesso e rabbrividisco vedendo le montagne che mi circondano, sia perchè lo spettacolo è degno di nota e sia perchè il 4 agosto hanno tutte le vette ancora innevate. Ho due opzioni disponibili: posso iniziare dal centro città o dal lago. Scelgo la seconda per un motivo prettamente logistico, dato che il centro è più vicino alla stazione e quindi al luogo dal quale sarei poi dovuto rientrare a Berna. Mi metto in marcia ed i primi tre punti di interesse che trovo sono uno accanto all’altro. Inizio parlando della “Chiesa Riformata Scherzlingen”: è veramente carina, ma ha il difetto di essere semicoperta dagli alberi e questo danneggia l’immagine che vorrei portare a casa. Proseguo con l’ingresso nello Schadau Park dove trovo il Castello “Schadau” sul quale non mi dilungherò perchè oggi è un hotel/ristorante e l’idea di fare della pubblicità a luoghi del genere è l’ultima cosa che voglio. Infine, oltre ad alcuni giochi per bambini, c’è spazio per il “Thun-Panorama”, ovvero un centro espositivo dove si può ammirare il dipinto circolare di Marquard Wocher (38 metri di lunghezza per 7 metri di altezza) che mostra proprio la città in tantissime sfaccettature di inizio ottocento, periodo della sua realizzazione.

Chiesa Riformata Scherzlingen - vista laterale

Chiesa Riformata Scherzlingen – vista laterale

Chiesa Riformata Scherzlingen - retro

Chiesa Riformata Scherzlingen – retro

Castello Schadau

Castello Schadau

Thun-Panorama

Thun-Panorama

Esco dal parco e mi rimetto in moto incontrando il “Kultur und Kongresszentrum Thun” (che viene ovviamente abbreviato in KK-Thun, altrimenti sarebbe un martirio pronunciarlo ogni volta). La struttura è moderna, ma decisamente poco fotogenica.  Arrivo nell’area in chi c’è la “Strandbad Thun”: è una bella spiaggia sul lago, ma forse il termine che ho appena usato è un tantino eccessivo perchè la zona è composta al 95% da pratino curatissimo, mentre la sabbia occupa solo una strisciolina sulla riva. Ci rimango un po’ male quando scopro che per accedere serve pagare un ticket di 6 franchi svizzeri; la mia intenzione è solo quella di fare un giro, ma non ci sono eccezioni. Poco male perchè camminando lungo il perimetro ottengo lo stesso risultato senza dover tirare fuori il portafogli dallo zaino. Sono a bordo lago di primo mattino e c’è pochissima gente: è la situazione ideale per godermi la magnifica vista che ho davanti. La cosa davvero meravigliosa è il colore dell’acqua: oltre che di fare un bel bagno avrei voglia di chinarmi e berla perchè è più trasparente di quella delle bottiglie. Altro che il marrone putrido dei canali del nord Europa…eppure a tanti piace di più 🙁

Lago di Thun - la purezza dell'acqua

Lago di Thun – la purezza dell’acqua

Lago di Thun - le montagne fanno da perimetro

Lago di Thun – le montagne fanno da perimetro

Lago di Thun - scorcio

Lago di Thun – scorcio

Lago di Thun - giochi di luce

Lago di Thun – giochi di luce

Trovo un paio di panchine libere, ne scelgo una e mi siedo a contemplare il panorama. A poche decine di metri da me posso vedere un mega-palcoscenico costruito su di una piattaforma sull’acqua; sicuramente serve per allietare le serate estive degli abitanti e di coloro che si trovano qui in vacanza. Quando ne ho abbastanza mi alzo e ricomincio il giro con una buona passeggiata fino alla “Stockhorn Arena”, lo stadio dove gioca abitualmente la squadra di calcio locale militante nella massima divisione svizzera. L’impianto è ovviamente chiuso ed inaccessibile e per questo devo accontentarmi di una pessima istantanea dell’esterno e dello stemma del club.

Stockhorn Arena

Stockhorn Arena

Stemma del FC Thun

Stemma del FC Thun

Un passaggio a vedere la non lontana “Markuskirche” lo faccio volentieri, anche perchè è più o meno lungo la strada del ritorno, ma tra alberi disturbatori e sole esattamente contrario alla mia posizione non riesco a fare di meglio che osservarla. E’ la volta di fare il mio esordio in centro ed è proprio lì che mi dirigo. La “Stadtbibliothek” si affaccia su una rotonda stradale curatissima che ha al centro una piccola fontana poco significativa. Subito dopo lo spettacolo lo offre sempre lui, il fiume Aar che passa anche di qui e che è l’autore del lago che ho appena ammirato. In questo preciso punto la sua irruenza è notevole e vedo alcuni surfisti d’acqua dolce che si cimentano nella nobile arte a loro gradita.

Stadtbibliothek

Stadtbibliothek

Irruenza del fiume Aar a Thun

Irruenza del fiume Aar a Thun

Qui ho l’esempio di come una piccola diga (strumento utile a gestire un corso d’acqua affinchè non sia pericoloso per la città che lo contiene) possa diventare allo stesso tempo un’opera di abbellimento: l’Obere Schleuse (Chiusa Superiore) è un ponte coperto realizzato in legno nel 1726 ed usato ancora oggi; è un piacere sia vederlo che attraversarlo. Come se non bastasse, è uno dei tanti collegamenti che dalla terraferma conducono sulla piccola isola di Balliz piena zeppa di attività commerciali. Cammino poi sul “Gottibachsteg” e mi ritrovo dall’altra parte del fiume, su “Aar Quai”. Prima di terminare l’attraversamento mi affaccio e vedo una marea di pesci di medie dimensioni che stazionano lì indisturbati: capirò a breve che sono abituati dai turisti ad attendere il lancio delle molliche di pane.

Obere Schleuse

Obere Schleuse

Pesci affamati

Pesci affamati

Percorro il lungofiume guardando in ogni direzione possibile: qui tutto è mantenuto maniacalmente, al punto che sembra di stare in un mondo disegnato anzichè nella realtà. Vedo che ci sono una marea di strutture ricettive, segno che questa località è decisamente votata al turismo. Arrivo fino all’Untere Schleuse (Chiusa Inferiore) che è ancora più carina di quella precedente. L’adiacente “Muhleplatz” ospita una ruota panoramica e, poco dopo “Spielplatz”, svolto a destra facendo ingresso in “Rathausplatz”. E’ abbastanza piccola, ma c’è quanto basta per darle un voto super-positivo: il pezzo forte è l’edificio che ospita il Municipio, ma noto anche una fontana al centro dell’area. Alzando lo sguardo si vede il Castello di Thun ubicato in cima ad una collina e mancherebbe solo classica la principessa chiusa in una delle sue torri per rendere completo il quadro fiabesco. Quest’ultimo vorrei però vederlo da un’altra angolazione che reputo migliore, così percorro “Untere Hauptgasse” fino all’incrocio con “Burgstrasse” e trovo ciò che cerco. Sempre qui fotografo la statua che rappresenta il “Fulehung”, ovvero il personaggio mascherato principale oggetto dei festeggiamenti per l’Ausschiesset (una tradizione popolare locale) che d’usanza viene rincorso e cacciato nei vicoli della città.

Untere Schleuse

Untere Schleuse

Municipio di Thun

Municipio di Thun

Fontana al centro di Rathausplatz

Fontana al centro di Rathausplatz

Castello di Thun visto da Burgstrasse

Castello di Thun visto da Burgstrasse

Il Fulehung

Il Fulehung

Torno indietro su Rathausplatz e da qui finisco di visitare il centro storico seguendo “Obere Hauptgasse” che, proprio come Berna, è tappezzato di bandiere per la festa nazionale svizzera del 1° agosto scorso. Una marea di negozi si trova qui, peccato che essendo domenica li trovo tutti immancabilmente chiusi perchè la Svizzera non fa parte del terzo mondo come l’Italia; il giorno festivo però non può proprio tutto e non cancella quanto sia piacevole passeggiare in questa stretta via e perdere lo sguardo un po’ ovunque. Quando giungo nel punto segnato sulla mappa che sto cercando inizio a salire la scalinata coperta denominata “Kirchtreppe”. Dopo un pochino di fatica arrivo in cima alla collina nominata poco fa, esattamente a metà strada tra il Castello e la Chiesa Centrale; dato che quest’ultima non l’ho ancora vista opto prima per fare una visitina a lei e poi mi muovo in direzione del maniero che, come accade nel 99% dei casi simili, è più suggestivo da lontano che da vicino. Sono felice di poter documentare con un’immagine la splendida vista che si gode da quassù.

Chiesa Centrale di Thun

Chiesa Centrale di Thun

Castello di Thun visto dalla Chiesa Centrale

Castello di Thun visto dalla Chiesa Centrale

Thun vista dalla Chiesa Centrale

Thun vista dalla Chiesa Centrale

Appena fatto scendo dalla stessa scalinata di prima e torno al piano strada per la fine del giro. Vado subito a vedere la Chiesa Parrocchiale di St. Marien e poi riattraverso l’Obere Schleuse per poter immortalare il “Kunstmuseum” disturbato dai soliti alberi in mezzo alle palle. E’ davvero tutto per questa piccola ma graziosa località e l’ultimo sussulto della macchina fotografica lo lascio per catturare la stazione ferroviaria.

Chiesa Parrocchiale di St. Marien

Chiesa Parrocchiale di St. Marien

Kunstmuseum

Kunstmuseum

Stazione Ferroviaria di Thun

Stazione Ferroviaria di Thun

Tra meno di venti minuti avrò il treno che mi riporterà nella capitale elvetica. Una volta lì avrò due ore e mezzo a disposizione nelle quali non avrò niente di particolare da vedere, perciò decido di passarle raggiungendo i punti di interesse che ieri pomeriggio ho trovato con la luce poco favorevole. E’ questo il motivo per cui il 99% delle foto di Berna sono con una buona/ottima esposizione. All’orario più consono per farlo mi dirigo verso quello che è un vero e proprio scempio: la città più importante della Svizzera non ha un’autostazione adeguata per i bus a lunga percorrenza. Le grandi compagnie “classiche” partono ed arrivano da uno spiazzo terrificante che prende il nome di “Car-Terminal Neufeld”. Voglio sperare che sia qualcosa di provvisorio e che una soluzione definitiva sia in fase di studio o di realizzazione perchè in questo modo la situazione fa letteralmente schifo e non è certamente consona nè alla località nè alla nazione che la ospita. Va bene che i locali viaggiano in macchine super-costose e non in pullman, però c’è un limite di decenza che non si può oltrepassare. Succede un mezzo patatrac: mi sono tenuto un’ora tra l’arrivo a Milano del primo Flixbus e la partenza della coincidenza per Roma…ed ovviamente mi becco quarantacinque minuti di ritardo iniziali che, uniti ad un tratto di traffico per lavori, arrivano a cinquantacinque alla prima fermata utile. Non nascondo che trascorro le fasi dell’intero tragitto rischiando di farmela sotto (comprare un biglietto lo stesso giorno costa un’occhio della testa, altro che low cost), ma fortunatamente la situazione si normalizza ed arrivo a Lampugnano con soli venticinque minuti extra sulla tabella di marcia perchè l’autista riesce a recuperare un po’. Tolto il pericolo ho tempo per notare come l’autostazione di Milano sia un vero e proprio mercato a quest’ora in estate: venditori di ogni tipo stazionano dove vogliono e vendono cibarie varie. Compro un paio di Coca-Cola zero da un tizio che le tira fuori ancora molto fredde da uno dei contenitori che usano i famosi “rider” per portare gli ordini a chi acquista comodamente da casa, poi salgo sul nuovo mezzo con direzione Tiburtina dove passo una notte abbastanza tranquilla. Come spesso accade mi aspetta direttamente l’ufficio per quella che è l’ultima settimana prima della consueta chiusura estiva.

In conclusione questo week-end in Svizzera si è rivelato più che positivo ed il titolo del post parla da solo. Losanna non mi ha entusiasmato molto; vive troppo di rendita sul fatto di essere la sede del C.I.O. e di trovarsi sulla sponda elvetica del Lago Lemano, ma per il resto ha buone cose che non sono nè numerose nè esaltanti. Discorso diverso per Berna, capitale che meriterebbe molta più attenzione di quella che le viene riservata; a me è piaciuta davvero tanto. La piccola ed imprevista Thun segue le sue orme, ovviamente con le dovute proporzioni. Quindi ricapitolando non perdetevi Berna e Thun e, per quanto riguarda Losanna, fateci un salto non di proposito senza particolari pretese. Se ci capitate vicino, allora andrà bene.

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