Città di Lussemburgo e Trier: vicine ma molto diverse

di admin

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L’idea di questo viaggio mi è venuta dopo aver trovato un sistema di trasporti operante presso l’isolatissimo aeroporto di Francoforte Hahn che, se si prenota per tempo, ci permette di raggiungere un buon numero di località dei dintorni (ed anche oltre) per pochi euro. Di contro, se si prenota “oltre un certo limite”…lo stesso servizio arriva a costare una fortuna. Tra le varie scelte disponibili, la direttrice che arriva fino in Francia passa da due città che da tempo avrei voluto visitare ma che, causa pochi collegamenti fino ad ora disponibili, sono sempre state una chimera: sto parlando della capitale del piccolo stato del Lussemburgo e di Trier, città storica tedesca. La prima destinazione mi mette più di qualche dubbio: la si conosce in Europa come un concentrato di banche, come centro finanziario di importanza continentale, ma si sà poco o niente a proposito di cose da vedere e punti di interesse in generale. Con la seconda invece vado quasi sul sicuro perchè le informazioni (non solo a carattere turistico) sono tante e semplici da reperire. E’ ora di prepararmi, partire e vedere se resterò deluso o…chissà ?

Il volo da Ciampino a Francoforte Hahn c’è di primo mattino. Al secondo scalo romano ci arrivo ormai come sempre: macchina parcheggiata alla stazione Anagnina e bus Cotral per una spesa totale di 1 euro e 10 centesimi. Supero i controlli del bagaglio a mano e la fila al gate; dopo l’imbarco posso dedicarmi ad un sonno pesante che dura dal decollo all’arrivo in terra germanica; avendo il posto al finestrino, nessuno mi rompe le scatole chiedendo di passare per andare al bagno. Lascio a casa una splendida giornata di sole ma, appena messo piede nel piccolo aeroporto di destinazione, trovo freddo e pioggia. Purtroppo il meteo lo aveva previsto e, stavolta che avrebbe potuto tranquillamente sbagliarsi, non ci pensa minimamente a farlo. Il bollino del tempaccio è stato appiccicato in cielo per l’intero fine settimana, per cui c’è poco a cui appellarsi. La prossima tappa del trasferimento prevede l’attesa di circa 30-35 minuti per poi salire sul bus diretto a Città del Lussemburgo pagato 5 euro. Appena salgo noto che ci sarebbe la possibilità di fare il biglietto a bordo: davanti a me due ragazze italiane che, da come parlano dei loro impegni quotidiani, sembrano vivere in loco ed essere qui per passare qualche ora del sabato “fuori porta” in maniera economicissima (questo è ciò che dicono testualmente). Quella immediatamente davanti a me paga con un biglietto da 50 euro; vedo che riceve come resto un pezzo da 20 euro più pochi spicci. Mi prende un colpo e, una volta sistemato su una coppia di sedili tutta per me, mi collego al sito della compagnia per verificare quanto costa il ticket fatto il giorno stesso: 27 euro a tratta!!! Quindi secondo loro 4-5 ore economicissime in Lussemburgo costano 54 euro. Bene…calcolando che io di euro ne ho pagati 14 totali per tre tratte, ho una nuova ulteriore conferma credo che il concetto di “economia” sia ben lontano dalle menti della maggior parte delle persone. Inutile dire che se avessi dovuto pagare 54 euro di solo bus, questo viaggio non lo avrei mai neanche preso in considerazione rimandando a tempi migliori. Durante il tragitto ammiro la campagna tedesca alternata a qualche cittadina in cui il pullman fa le previste soste, tra cui Trier (mèta di domani) che inizio a studiarmi con gli occhi. Dopo circa un paio d’ore, verso le 12:30, mi trovo nella capitale lussemburghese esattamente di fronte alla stazione centrale. Ovviamente piove anche qui, anche se in maniera abbastanza sopportabile. La ricerca dell’hotel stavolta non porta via molto tempo perchè si trova esattamente davanti alla fermata del bus: mi basta girare la testa dalla parte opposta per vedere l’insegna. In quanto a sistemazioni, questa città finanziaria ha un’agghiacciante caratteristica: costano tutte un sacco di soldi; in ogni luogo del mondo c’è sempre una soluzione low-cost tranne che qui. Devo aver amato davvero tanto la destinazione per aver cliccato sul tasto “prenota” quella sera, ma meglio non ripensarci ora che è tutto finito. La struttura è un tre stelle classico, senza infamia e senza lode. Caratteristica positiva è il bagno: si tratta di una stanza con pareti tutte di vetro che generano un effetto particolare quando ci si fa la doccia. Ben diversa la situazione quando si “evacua”…e la cosa peggiora se si è in presenza di altre persone in stanza. Ma fortunatamente sono in una singola ed il problema non si pone: resta solo il lato positivo della cosa. Considerando che le giornate nel mese di novembre sono abbastanza corte causa anche “cambio dell’ora” avvenuto recentemente, preparo la mia solita mini-sacca con tutte le cose che avrebbero potuto essermi utili ed inizio il mio giro; ho solo oggi a disposizione e non vorrei mancare nulla, nei limiti del possibile.  Indosso il k-way e la prima cosa che fotografo non può non essere la stazione ferroviaria che vedo addirittura dalla finestra della camera d’albergo.

Stazione di Città di Lussemburgo

Imbocco “Avenue de la Libertè” e mi dirigo in direzione del centro cittadino. Si tratta per ora solo di un avvicinamento graduale poichè ho delle tappe prefissate durante il percorso. La prima la trovo prendendo “Rue Dicks” ed è la Paroisse du Sacre Coeur.

Paroisse du Sacre Coeur

Mi reco adesso sul ponte che viene chiamato “La Passerelle”: si dice che da qui si possa godere di un’ottima vista, ma io non condivido. Decido quindi di scendere nel Park de la Petrousse che si trova sotto al ponte stesso. E’ una zona verde che i locali usano per fare passeggiate, per rilassarsi e per praticare sport all’aria aperta (è presente anche un’area dedicata allo skateboard). Un piccolo fiumiciattolo la attraversa per intero, ma il pezzo forte è sicuramente il periodo: essere qui nel cuore dell’autunno significa poter ammirare la natura che esprime se stessa in una quantità incredibile di colori e tonalità. Impossibile descrivere le sensazioni con le parole, per cui pubblico la migliore immagine che ho sperando che abbia l’effetto desiderato

La Passerelle

L’autunno nel Park Petrousse

Torno sui miei passi risalendo all’altezza del ponte e riprendendo “Avenue de la Libertè”; arrivo in Place des Martyrs, davvero ben curata grazie anche a figure realizzate con le piante. Di fronte, al civico 19, c’è un bellissimo palazzo che, come tantissimi altri, è sede di una banca.

Particolare di Place des Martyrs

19 Avenue de la Libertè

Ancora più avanti incontro “Place de Metz”, attualmente oggetto di fastidiosi lavori in corso: qui si trova il palazzo che ospita il Museo della Banca.  Purtroppo la qualità della foto è quella che è, grazie ai cumuli di materiale gentilmente offerti dappertutto dalle amministrazioni.

Museo della Banca

La passeggiata prosegue attraversando lo storico Ponte Adolphe che ha sotto di se un’altra parte del Park de la Petrousse del quale ho già parlato.  Qui la cura dei giardini è maniacale ed il colore dell’erba è accesso anche oggi, giornata in cui la luce latita.

Ponte Adolphe

L’autunno sotto Ponte Adolphe

Giardino curatissimo

Il mio tour personale prosegue in Place de la Constitution, dove incontro il Monumento della Rimembranza (in francese “Monument du Souvenir) qui conosciuto con il nome di “Gelle Fra”, dedicato ai caduti di guerra lussemburghesi: poggiata su una base con due statue, una colonna di granito alta 21 metri esalta una terza statua realizzata in bronzo dorato. Dietro al monumento si è intenti a lavorare per allestire un piccolo mercatino di Natale che sarà attivo più o meno dalla fine del mese. Qui la luce flebile mi frega e le immagini che ne scaturiscono non sono il massimo.

Gelle Fra – Panoramica

Gelle Fra – Dettaglio 1

Gelle Fra – Dettaglio 2

Nelle immediate vicinanze, sul lato opposto della strada, si erge la maestosa Cattedrale di Notre Dame. Devo studiare un po’ e fare qualche prova prima di fotografarla al meglio.

Cattedrale di Notre Dame – Cortile di ingresso

Cattedrale di Notre Dame – dettaglio

Seguo il corso della strada fino a trovarmi nel cuore della Città Giudiziaria. Qui ci sarebbe la possibilità di prendere l’ascensore che porta direttamente al Grund, il centro storico di Lussemburgo, ma chi mi conosce sà bene che io non opto mai per questo tipo di scelta quando posso arrivare nei posti camminando, per cui ignoro tale modernità e proseguo.

Dettaglio del Palazzo della Corte Costituzionale

Dettaglio della Città Giudiziaria

Ma non posso assolutamente farlo prima di aver scattato una miriade di foto dall’alto. Quella che segue è la “cartolina” più famosa che Città di Lussemburgo offre al mondo: Il suo “Grund”, con le costruzioni racchiuse una accanto all’altra, tutte uguali tra loro con i tetti spioventi e scuri, ed il fiume che vi scorre in mezzo: bellissimo davvero!

Grund – 1

Grund – 2

Ora posso davvero iniziare la mia discesa che ha come prima tappa il ponte sul fiume Alzette. Merita senza dubbio una pausa e lo scatto di un’istantanea.

Vista dal ponte sul fiume Alzette

Da qui in avanti, per poter capire meglio la situazione, serve un piccolo e misero accenno di storia. L’area in cui mi trovo adesso è stata nel corso del passato una delle fortezze più inespugnabili d’Europa arrivata ad occupare addirittura 180 ettari di superficie. Fu composta da un insieme di tante fortificazioni; la sua costruzione iniziò nel X° secolo e proseguì un po’ alla volta (con periodo di maggior espansione compreso tra il XVII° ed il XVIII° secolo) fino a che, nel 1867 iniziò il suo smantellamento parziale (mirato a far perdere alla struttura la possibilità dell’uso a fini militari) durato in totale ben sedici anni e deciso volutamente per impedire a priori che a qualcuno tornasse la voglia di occupare quel luogo generando così nuove guerre. Nello stesso anno il Lussemburgo venne dichiarato stato neutrale (l’indipendenza vera e propria dai Paesi Bassi si ebbe però solo nel 1890). Entrambe le decisioni (distruzione della Fortezza e nuovo status del Lussemburgo) furono firmate nel secondo trattato di Londra. Caratteristica importante della Fortezza: al suo interno furono aperti oltre 23 kilometri di passaggi sotterranei denominati ancora oggi “casemates” capaci di unire tra loro circa 40.000 metri quadri di bunkers anti-bombardamento. Sperando che la situazione sia abbastanza chiara, inizio adesso la mia esplorazione di una parte di quella che un tempo fu la Fortezza di Lussemburgo dai resti delle mura, delle torri e dei bastioni presenti nel “Plateau du Rham”: una piacevole passeggiata all’aperto che permette di riassaporare per qualche minuto il passato che fu.

Porta/Torretta

Resti di bastioni e fortificazioni

Fortificazioni sul fiume Alzette

Attraversando un ponte mi sposto ora dalla parte opposta, nella zona del promontorio di  Bock, famoso per la presenza delle Casemates descritte poco fa, ancora oggi parzialmente visitabili (ce ne sono altre nella zona del Park de la Petrousse).

I buchi nel muro sono alcune “casemates”

Vista da una delle “casemates”

Mi trovo ora vicino ai resti di un’altra fortificazione che fu abbattuta volutamente per metà: si tratta del Heulen Zant che sembra ciò che rimane di un vecchio castello medievale, ma non è così.

Heulen Zant

Torno al “piano inferiore” della città ed osservo il Pont du Chateau in tutta la sua imponenza. Poi percorro a piedi un tratto del famoso “Chemin de la Cormiche” che permette di ammirare il Grund da un’altra angolazione, compresa anche la bellissima Chiesa St. Jean du Grund.

Pont du Chateau

Chiesa St. Jean du Grund

Lascio definitivamente questa bellissima e particolare zona per tuffarmi nel centro “moderno e commerciale” di Città del Lussemburgo. Il primo punto di interesse che trovo sulla mia strada è l’Eglise St. Michel. Quello successivo è il Palais Grand-Ducal, residenza ufficiale del capo di stato locale, con tanto di guardia in uniforme (una sola…) che cammina su e giù in un tratto di neanche 50 metri per ore. Sembra più un “ritardato”, ma del resto un po’ tutti gli atteggiamenti militari danno questa sensazione.  Se posso esprimere il mio personale giudizio, la facciata esterna di questo palazzo non mi dice proprio nulla. Di “residenze” di uso simile ne ho viste diverse in passato e questa ha ben poco a che fare con le altre. Sicuramente la corte interna sarà tutt’altra cosa, ma non posso saperlo perchè le visite guidate si tengono tra metà giugno ed agosto ed ora è novembre. Tra le altre cose, il fatto che si trovi racchiusa da altri edifici di fronte non consente neanche una foto di qualità accettabile.

Chiesa St. Michel

Scorcio del Palais Grand-Ducal

Arrivo adesso in Place Guillaume  II° (in parte interessata da lavori in corso) dove non posso non notare la statua equestre, in bronzo, proprio di Guglielmo II°. Nelle immediate vicinanze c’è invece il Municipio “protetto” da due leoni di pietra.

Statua equestre di Guglielmo II°

Municipio

Uno dei leoni a “guardia” del Municipio

Come si vede dalle immagini, il sole decide di salutarmi per oggi. Dato che domani sarò da un’altra parte e che il giro non è ancora finito, dovrò proseguire la visita con l’ausilio delle luci artificiali. Prima però che arrivi il buio totale pubblico le foto di una fontana e di una statua abbastanza singolari trovate durante il tragitto in centro.

Fontana Hammelsmarsch

Statua

Il mio tour tocca adesso la Chiesa St. Alphonse e poi, lì accanto, il Theatre des Capucins.

Chiesa St. Alphonse

Particolare del Theatre des Capucins

Comincio a sentire due cose: per primo un po’ di stanchezza dovuta ad una passeggiata che dura ininterrottamente (tra salite e discese varie) da circa cinque ore; in secondo luogo non va tralasciato il fastidio dovuto al fronteggiare una pioggerellina fina ma costante per tutto questo stesso periodo. La voglia di rientrare in stanza, anche solo per riposarmi un pochino e poi uscire di nuovo per il rush finale, è tanta. Decido però di resistere ancora un po’ ed arrivo davanti ad un palazzo che definire stupendo è dire poco. Pare pure più degno della facciata esterna del Palais Grand-Ducal. Mi avvicino è vedo che si tratta della Fondazione J.P. Pescatore; mi armo di Tablet, mi collego ad internet e scopro con mia sorpresa che si tratta di…una casa di riposo per anziani facoltosi. Pazzesco! Sembra una mezza reggia o qualcosa del genere. Preso dalla curiosità, leggo pure che si va dai 1850 ai 2550 euro mensili per una stanza singola, 3350 euro mensili per una suite e dai 3550 ai 4050 euro mensili per gli appartamenti per due persone. Supplementi sono previsti per i pasti in camera e per avere una linea telefonica privata. A questo punto dal mio cuoricino esce solo un commento : MA ANDATEVENE A QUEL PAESE, VIZIATI CHE NON SIETE ALTRO! Detto questo, totalmente schifato, allungo la mia passeggiata verso l’Ascensore Pfaffenthal, chiamato “panoramico” perchè realizzato in materiale trasparente. Consente quindi di poter avere una visuale della città del tutto particolare; peccato che a quest’ora e con questo buio non sia così. Nota di colore: è considerato un’attrazione turistica, ma c’è sempre fila per poterlo prendere perchè i locali lo usano comunemente per andare da una parte all’altra della città, anche con le buste della spesa.

Casa di Riposo “Fondazione J.P. Pescatore”

Questa budinata della casa di riposo mi ha tolto la stanchezza e mi ha rinvigorito, così decido di allungare ancora di più la distanza che mi separa dall’albergo e faccio più che bene: davanti a me mi trovo il “Grand Theatre de la Ville de Luxembourg” illuminato con tanto di bellissima fontana di fronte.

Grand Theatre de la Ville de Luxembourg

Dettaglio della Fontana del Grand Theatre

Adesso però dico stop e faccio marcia indietro: da qui all’hotel devo percorrere 2,3 kilometri ed è ora di incamminarmi. Tra l’altro comincia ad essere tardi per i negozi a queste latitudini e, appena ne ho l’occasione, mi fermo a comprare bibite e qualcosa da sgranocchiare per la serata in camera. Durante la passeggiata però non mi lascio sfuggire il Monument to Dick and Lentz.

Monument to Dick and Lentz

Quando arrivo più o meno nei dintorni della mia destinazione mi viene in mente che, nella tratta di andata, avevo visto un Kebab; faccio mente locale su dove sia esattamente e lo trovo, così mi fermo a cenare. Anche se come orario è abbastanza presto per me, prendo atto che non mangio dalla sera prima e che il mio stomaco stia gorgogliando pesantemente. Il cibo è di buona qualità, per cui esco soddisfatto e vado in stanza a riposare le gambe ed a ricaricare le batterie della reflex. Resto circa un’oretta e mezzo, ma la voglia di vedere il più possibile è ancora tanta. Anche la curiosità di capire cosa fanno i lussemburghesi di sabato sera mi spinge a mantenere la promessa fatta a me e stesso e ad uscire di nuovo. Il primo obiettivo sarebbe la Chiesa Ortodossa di Santi Pietro e Paolo, ma uso il condizionale…e ciò significa che qualcosa va storto. Quando arrivo in zona (una strada dilaniata dai lavori in corso) noto con enorme disappunto che l’edificio religioso è totalmente non illuminato; neanche una piccola lucetta colpisce la sua facciata, per cui qualsiasi foto io provi a scattare viene fuori uno schifo. Ovviamente “i santi” mi escono dalla bocca senza freno come farebbero i carcerati che trovano la porta della cella spalancata…ormai è così che funziona. Mi dirigo allora verso Villa Vauban, museo dell’arte del Lussemburgo: al contrario del precedente, trovo questo palazzo illuminato da una particolare luce azzurra.

Villa Vauban

Proseguo poi verso il “Concistoire Israelite du Luxembourg”, anch’esso totalmente illuminato (2-0 alla Chiesa Ortodossa).

Concistoire Israelite du Luxembourg

Un’ulteriore tappa la faccio al Lambert Redoubt: facente parte di un parco pubblico, è un pezzo della vecchia Fortezza andata dismessa tra il 1867 ed il 1883 venuto alla luce solo durante gli scavi per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo.

Lambert Redoubt

Manca solo un tassello alla fine della visita ed è rappresentato dal Monumento alla Granduchessa Charlotte.

Monumento alla Granduchessa Charlotte

Inverto la marcia, stavolta per tornare definitivamente in hotel. Per quanto riguarda la vita serale dei lussemburghesi, a parte qualche locale in cui ho visto coppie ed amici cenare tranquillamente e tranne un gruppo di balordi beccati a fare caciara in un parco pubblico, sembrano essere tutti rintanati in casa. Non può essere a causa del freddo perchè altrimenti cosa farebbero a gennaio/febbraio quando probabilmente la neve sarà altissima? Sembrano quindi un popolo molto calmo e senza troppe velleità e pretese in questo senso, ma è anche ovvio che una passeggiata di poco più di un’ora non può raccontarmi la verità su consolidate abitudini. Arrivo in stanza e, dopo una doccia ristoratrice nel bagno tutto di vetro, sistemo le mie cose e termino la serata con una bella e classica partita al mio gioco di calcio manageriale. Ho notato una cosa di questa città: c’è una specie di fissa per il sushi; tantissimi ristoranti che offrono questo particolare tipo di cucina si trovano ovunque. I prezzi? Dal lunedi al venerdi ci sono i menu “all-you-can-eat” a pranzo come piacciono a me ed a costi neanche proibitivi (comunque più cari dei nostri). Peccato che di sera e nei fine settimana ci sia solo il menu a-la-carte ed inevitabilmente il portafogli si sgonfia con facilità.

Domenica mattina: la sveglia suona abbastanza presto (7:15). Ho il tempo di sistemare il borsone per la giornata che sta per cominciare, ma prima vado a fare colazione, fortunatamente compresa nella tariffa folle dall’albergo. Essendo in questa parte di Europa trovo ciò che mi piace mangiare: uova, wurstel e bacon…e non lesino certo sulla quantità; il tutto accompagnato da succo d’arancia, amaro come il fiele ogni volta che entra in bocca (mortacci loro…). Guardo fuori dalla finestra della sala e vedo che oggi piove ben più di ieri; mi attacco all’unica cosa che posso: la speranza, seppur flebile, che il tragitto che devo compiere da Città del Lussemburgo a Trier serva per cambiare aria e trovare un luogo con meno precipitazioni o addirittura nessuna. Per adesso eseguo il check-out con tanto di k-way addosso ed attendo il mio bus previsto per le 8:45 appena fuori l’hotel. Il mezzo parte puntuale ed è quasi totalmente vuoto, così mi accaparro di nuovo una coppia di sedili tutta per me. Il viaggio è abbastanza interessante perchè mi permette di osservare anche altre località lussemburghesi prima di varcare il confine teutonico. La mia fermata a Trier è esattamente di fronte alla stazione dei treni, stesso luogo dal quale dovrò riprendere un nuovo bus per far ritorno all’aeroporto di Francoforte Hahn nel pomeriggio. Scendo e piove come Dio la manda. Sono le 9:50 circa ed in quelle condizioni sarebbe un suicidio mettermi per strada. Mestamente entro nell’edificio della stazione e deposito il borsone in uno dei lockers presenti, con l’ottimismo di riuscire prima o poi a visitare la città che mi sta ospitando. Il meteo decide di essere clemente con me, anche se non del tutto perchè qualche goccia scende lo stesso, pochissimo prima delle 11:00. Morale della favola: ho già perso un’ora del tempo a disposizione previsto, trascorso all’interno di una stazione ferroviaria tedesca stranamente zozza e sudicia da far schifo. Armato di mappa e messa la seconda marcia (con la prima sarei andato troppo lentamente) mi incammino.  Il primo punto di interesse si trova a pochi passi di distanza ed è la Balduinsbrunnen.

Balduinsbrunnen

Per strada incontro poi uno strano monumento…del quale non trovo traccia da nessuna parte.

Ottima scelta per abbellire la città…

Il semaforo successivo a questa “meraviglia” mi permette di attraversare la strada in direzione del centro, ma mi fermo per fotografare una delle attrazioni più famose (se non la più famosa) di Trier: la Porta Nigra.

Porta Nigra

Superata questa mi trovo su una strada pedonale che seguo finchè arrivo alla piazza che prende il nome di Hauptmarkt, ma prima ho occasione di fotografare anche la Dreikonigenhaus (Casa dei tre re magi in italiano), edificio costruito nel 1230; le porte al piano strada e la caffetteria qui presenti sono opere moderne e realizzate dopo; nell’antichità l’ingresso era al piano superiore e si accedeva solo tramite una scala che veniva messa e tolta a seconda dell’occorrenza. Tutto questo per evitare l’ingresso di ladri, malfattori o persone indesiderate in generale.

Dreikonigenhaus

Nella piazza centrale, in un contesto interamente circondato da bei palazzi tipici e ben tenuti, si affacciano alcune attrazioni come la Marktkreuz e la Marktbrunnen. Sempre qui si ha l’ingresso verso la Chiesa di St. Gangolf, il Museo del Giocattolo ed un edificio particolare che ha sulla facciata un orologio e delle campanelle di metallo che suonano a festa allo scoccare di una certa ora. Io sono capitato lì proprio durante quel preciso momento e ci ho messo un po’ a capire cosa stesse succedendo.

Marktkreutz

Marktbrunnen

Chiesa di San Gangolf

Imbocco adesso “Sternstrasse” fino ad arrivare di fronte al capolavoro del Duomo di San Pietro (in lingua locale detto semplicemente “Dom”, è la più antica cattedrale vescovile della Germania) e della Chiesa di Nostra Signora situata immediatamente sulla destra. Entrambi gli edifici sono patrimonio UNESCO, come del resto tutte le rovine romane delle quali parlerò in seguito.

Duomo di San Pietro

Chiesa di Nostra Signora

E dopo tanta bellezza…arriva il momento della delusione: camminando giungo nella zona in cui si trova la Basilica Palatina di Costantino (decisamente più bella e particolare internamente che esternamente, poichè sembra un palazzo quasi anonimo) e del Kurfurtlichespalais; quest’ultimo edificio, del quale avevo visto foto stupende on-line, è completamente coperto da impalcature per lavori in corso: la Germania colpisce ancora in questo 2017 che denominerei senza paura di essere smentito “l’anno ufficiale dei muratori tedeschi”. Subito dopo ci sono i giardini del palazzo ed ancora di seguito le rovine della più “recente” tra le aree termali di Trier: il complesso delle Kaiserthermen (terme imperiali).

Esterno della Basilica Palatina di Costantino

Dopo lo scempio, ritorno sulla via pedonale che segue la Hauptmarkt e proseguo avanti da li: per prima cosa trovo la “Stant Georgsbrunnen”, un altro esempio di fontana tedesca che proprio non vuole saperne di piacermi. Sarà colpa mia e del mio pessimo gusto artistico…; quando poi arrivo alla Heuschreckenbrunnen va ancora “meglio”: la trovo già “incartata” come un pacco regalo e pronta per l’inverno…nei primi giorni di novembre (?!?). All’anima della prevenzione…

Stant Georgsbrunnen

Prendo ora “Bruckenstrasse” per vedere la casa/museo “Karl-Marx-Haus”, ma non è niente di che, tra l’altro indicata solo con una targa ed un misero cartello fuori dalla porta di ingresso; se non si sa bene dove sia, non la si troverà mai. Da qui arrivo in pochi passi in “Stresemannstrasse” e trovo la piccola Chiesa di St. Antonius con davanti l’ennesima fontana non in funzione. In Vierhmarktplatz, pochi metri più avanti, c’è poi il palazzo di vetro che conserva altri resti romani presenti in città: in questo caso si tratta delle Thermen am Viehmarkt.

Chiesa di St. Antonius

Fontana di fronte alla Chiesa di St. Antonius

Thermen am Viehmarkt

Mi sposto nella prossima zona segnata sulla mia personale mappa. L’area inizia con una singolare fontana (ovviamente anche lei senza acqua) che lascio interpretare a voi (niente zozzerie…per favore): io non ne comprendo il senso e non ci sono indicazioni di nessun tipo. Poco dopo il Teatro Cittadino, sinceramente una struttura non proprio entusiasmante. Il Palazzo del Municipio (Rathaus) è invaso dalle impalcature e l’unica cosa libera da poter fotografare è la Hochbunker.

Fontana ambigua

Hochbunker

Più avanti trovo un nuovo complesso di rovine romane chiamato Barbarathermen; è abbastanza esteso. Essendo all’aria aperta (a differenza del precedente) è tutto coperto da tettoie che oggettivamente ne distruggono l’atmosfera; mi rendo però conto che lasciare quelle antichità all’esposizione diretta degli gli agenti atmosferici non le farebbe durare ancora a lungo.

Barbarathermen – 1

Barbarathermen – 2

La Herz-Jesu Kirche è l’ultimo punto di interesse che vedo prima di tornare indietro e cambiare completamente direzione. L’edificio è davvero bello ed imponente. Faccio fatica a centrarlo nell’obiettivo della reflex per quanto è alto.

Herz-Jesu Kirche

Quando arrivo all’angolo delle Barbarathermen svolto prima a destra per vedere il Bastion Sudallee e poi a sinistra fino a raggiungere la Mosella, l’ampio ed importante fiume che attraversa Trier, che si trova a pochissima distanza. Appena arrivo lì, lo spettacolo è contrastante: il panorama che mi si offre agli occhi è bello e degno di nota, ma il colore dell’acqua è simil-Tevere: uno schifo. Decisamente preferisco i fiumi trasparenti di montagna.

La Mosella a Trier

Attraverso interamente il Romerbrucke e lo attraverso fino alla parte opposta. Lì scendo le scale ed arrivo al livello del fiume, dove scatto qualche foto ed incontro alcuni “amici” sempre graditi.

Panoramica del Romerbrucke

Particolare del Romerbrucke

Scatto dal livello del fiume – 1

Ecco i miei amici 🙂

Quando credo di aver visto tutto, riattraverso il ponte e torno sulla parte opposta. A dire proprio tutta la verità, ci sarebbe una cosa da vedere da questa parte ed è la Mariensaule (Colonna Mariana) alta 40 metri ed ovviamente eretta in onore di Maria. Purtroppo la distanza in salita (si trova in cima ad una collina) è di circa 2,5 kilometri e l’ora perduta in stazione causa pioggia si sta facendo sentire come un macigno: devo rinunciarci. La passeggiata a livello fiume la faccio anche sulla nuova sponda ed è qui che incontro “l’Alter Krahnen”, una gru portuale costruita addirittura nel 1413.

Alter Krahnen

Prima di lasciare la Mosella per rituffarmi in mezzo al cemento cittadino scatto un paio di belle immagini, nonostante la giornata continui ad essere cupa e piovosa.

Panorama sulla Mosella

L’autunno sul lungofiume

Proprio sulla destra rispetto a quest’ultima immagine ci sarebbe un bellissimo palazzo da fotografare: l’ex St. Irminen Monastery, usato oggi come casa di riposo. Purtroppo la strada trafficata che mi separa dalla struttura, gli alberi e la recinzione in metallo non consentono in nessun modo di poter effettuare uno scatto di qualità neanche sufficiente, per cui devo lasciar perdere la foto intera e tenere con me solo una parte di essa. Come mio solito (quando posso) faccio un salto allo stadio cittadino, in questo caso chiamato ovviamente “Moselstadion” perchè si trova proprio lungo la sponda del fiume. Prima di invertire la marcia arrivo fino al bel Parco Nells Landchen caratterizzato da un laghetto al suo interno.

Parziale dell’ex St. Irminen Monastery

E’ ora la volta di ammirare prima la Chiesa Cattolica “St. Paulus” e poi la Frankenturm, nella stessa direttrice di rientro verso il centro.

Chiesa di St. Paulus – retro

Chiesa di St. Paulus – Fronte

Frankenturm

Arriva il momento di dire stop: il giro è praticamente terminato e l’orario scorre tiranno. Per fortuna le ultime cose da vedere sono rimaste in direzione della stazione, così mi metto in marcia seguendo la strada corretta. E’ così che mi imbatto nella Chiesa Cristiana “Welschnonnenkirche” e la fotografo. Infine chiudo il mio tour della città di Trier arrivando fino alla St. Paulin Kirche.

Welschnonnenkirche

Non mi resta davvero altro da fare che andare a recuperare il mio borsone nei lockers e mettermi ad aspettare il bus che mi avrebbe riportato all’aeroporto di Francoforte Hahn in perfetto orario per prendere il volo, stavolta con destinazione Napoli Capodichino. Tutto si svolge perfettamente in orario e, dallo scalo partenopeo, prendo il servizio da ladrocinio della Alibus (5 euro per una tratta di pochi minuti fino alla stazione centrale) solo perchè temo non esistano alternative valide. Li ceno ad un fast food, ma mi concedo una bella frolla calda (dolce tipico che adoro) come dessert ad una delle pasticceria della zona. Alle 23:00 ho il bus che parte dall’autostazione con destinazione Roma Tiburtina; il meteo non mi dà tregua perchè anche qui piove moltissimo, ma tanto adesso mi trovo al calduccio ed il problema è tutto dell’autista. Scendo in piena notte ed aspetto due autobus (N17 fino alla stazione di Arco di Travertino ed N1 fino alla stazione Anagnina); l’ultimo step è la macchina che mi aspetta: andremo insieme fino a casa, pronti di li a qualche ora per una nuova settimana di lavoro.

In conclusione, la visita alla capitale del Lussemburgo è andata davvero bene: come scrivevo all’inizio, mi aspettavo solo banche e cemento, mentre invece di storia ce n’è eccome; le cose da vedere di indubbio interesse non mancano proprio. Questo mi ha fatto venire la voglia di organizzare un nuovo viaggio nel Granducato appena possibile, prendere i mezzi locali (che sicuramente saranno organizzati in maniera capillare) e spostarmi in altre realtà minori di questo piccolo stato europeo. Riguardo Trier…le solite luci ed ombre dovute al periodo di visita. Fino a quest’anno avevo snobbato un po’ troppo la Germania e, quando decido di andarci, la Merkel si diverte a distruggere e coprire metà dei siti di interesse con la scusa della loro ristrutturazione. Non finirò mai di ripetere che questo scempio si compie in tutta la nazione, dall’estremo nord al sud, passando per l’est, il centro e l’ovest. Così è veramente troppo; le cose si fanno un po’ per volta. Tutto sommato, anche se qualcosa me lo hanno nascosto, Trier è davvero una città ricca di testimonianze del suo passato ed una passeggiata risulta davvero piacevole. Un altro pezzo di continente che si aggiunge alla mia lista, ancora molto (troppo…) incompiuta.

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