Bulgaria parte 6: Toccata e fuga a Pleven.

di admin

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Rieccomi qua: io e la mia amata Bulgaria ancora insieme. Ma stavolta questo viaggio non l’ho scelto di proposito; infatti il mio scalo a Sofia, di rientro da Dubai, sarebbe dovuto durare poco meno di quattro ore, per di più tutte notturne. Invece la cancellazione selvaggia dell’ultimo dei quattro voli previsti mi obbliga a riprogrammare il rientro in Italia per le 19:00 anzichè per le 6:00 del mattino. Ho quindi quasi un giorno libero. L’avrò sprecato? Assolutamente no…altrimenti non sarei io. Ma che cosa avrei potuto fare? Sarebbe servita una “toccata e fuga”, cioè una partenza dalla capitale di primissima mattina ed un rientro al massimo per le 16:00 per avere il tempo di tornare in aeroporto col solito anticipo scaccia problemi. Ammetto che non è stato affatto facile studiare dove andare, ma alla fine la scelta è ricaduta sulla città di Pleven, settima in ordine di numero di abitanti per quanto riguarda la nazione che la ospita. A dire la verità, su internet si trovano pochissime informazioni al riguardo e questo mi stava facendo ricredere in favore di altre mète. Ma, alla fine ho dato retta al mio istinto che difficilmente mi tradisce. Ed allora che sia Pleven a dovermi sopportare oggi, anche se per pochissime ore.

Supero il controllo passaporti alle 2:00 del mattino circa e mi trovo nell’area arrivi del vecchio Terminal 1 di Sofia, piccolo ed angusto posto per passare la notte. Sono senza moneta locale perchè durante l’ultimo soggiorno avevo ripulito il mio portafogli; per di più ho sete dopo quasi cinque ore di aereo. Rapido giro per lo scalo e, per miracolo, trovo un bar ancora aperto e lì accanto un bancomat. Prelevo il dovuto ed acquisto un Twix ed una Coca Cola; questo mi autorizza a sedermi ad un tavolo al calduccio dove spero di restare per le ore a venire. Ma è tutto troppo bello per essere vero: alle 3:00, dopo neanche sessanta minuti di pacchia, il barista viene da me e da tutti i presenti dicendoci di andare via perchè sta chiudendo. Ripongo le mie cose e decido di camminare fino all’area partenze nella speranza di trovare una sedia libera. Tra me e me penso che in piena notte sia quasi cosa certa…ed invece appena entro lì vedo più gente in attesa a quell’ora che durante il giorno. Pazzesco! E pensare che, quando ho iniziato a farlo, credevo di essere l’unico folle a trascorrere nottate in aeroporto. Mancano due ore e mezzo alla prima metro del mattino, che partirà però dal nuovo Terminal 2. Aspetto dove mi trovo fino alle 4:45 e poi, a piedi, percorro i 1700 metri che separano le due strutture; è buio, ma non fa neanche troppo freddo; l’escursione termica tra il caldo di Dubai e la notte bulgara però si fa sentire: una brezza niente male mi picchia ogni due secondi sulla punta del naso, ma sopporto. Arrivo a destinazione ed attendo che apra la metropolitana: quando mi siedo sono l’unico passeggero del mio vagone e pochissima gente entrerà nelle successive fermate fino a Serdika (cambio linea) e poi fino a Sofia Railway Station. Come si è capito, arriverò a Pleven in treno, mezzo di trasporto che per questa volta preferisco al pullman. Per prima cosa vado al deposito bagagli a lasciare in custodia il borsone al prezzo di 2 leva (1 euro) al giorno; poi in biglietteria acquisto il titolo di viaggio di andata per circa 7,50 euro. A quel punto mancano quaranta minuti alla partenza, così esco all’esterno a godermi l’alba: peccato che ci siano un po’ troppe nuvole in cielo. Ma qualcosa mi salva: ci sono una marea di chioschetti che vendono prodotti da forno, sia dolci che salati. L’ora per la colazione è perfetta, così guardo quello che potrebbe ispirarmi di più (inutile provare a leggere perchè le descrizioni sono in caratteri cirillici) e lo indico alla fornaia al di là del vetro. Si tratta di una pastarella enorme: la forma è quella di un mega-iper-super-maxi cornettone, ma che cosa ci possa essere dentro è un’incognita. Da quando inizio a morderlo fino quasi alla metà…non trovo niente: è solo “pasta”. Comincio a credere di aver preso una cantonata colossale quando, al morso successivo, una quantità folle di cioccolata buonissima quasi mi finisce sul maglione. Gli occhi mi si illuminano e capisco che tutto il bello deve ancora venire. Così, tenendo quel coso come se fosse un oggetto sacro, arrivo alla fine. Mentre mi lecco i baffi capisco che avrà avuto forse 100.000 calorie e sento già la pesantezza nello stomaco. Credo serviranno un paio di mesi per digerirlo tutto…e pensare che i bulgari ne mangiano uno dopo l’altro. Arrivo al treno che si trova al binario 7/3, cosa insolita per noi italiani, ma lo raggiungo con un pizzico di intuito. Mi siedo nello scompartimento ad otto posti e sono solo, ma quando il convoglio sta per partire entra (ovviamente) un gentilissimo rompiscatole. E’ malvestito, mediamente lurido e con un sorriso con tante finestrelle. Inizia ad attaccare bottone nella sua lingua madre ed a nulla serve spiegargli che sono straniero e che non capisco perchè insiste imperterrito. Sarò stato anche poco educato…ma la notte insonne appena passata e la mancata comprensione delle sue parole mi fanno chiudere gli occhi. Fortunatamente il tizio scende alla prima fermata utile e, come se fosse la mia fidanzata, mi saluta con la mano dall’esterno del finestrino. Stavolta sono educato e ricambio il saluto. Finalmente solo!!! Ma questa sensazione fantastica dura solo altri 20 secondi. E’ questo il tempo che manca all’ingresso di una mezza pazza tutta “fasciata” in abiti di pelle intenta a salutare il suo accompagnatore. Mi chiede subito di aiutarla a riporre il suo trolley nella “cappelliera” e mi fa anche lei una domanda. Le chiedo se parla inglese, ma mi risponde di no e la cosa finisce lì. Inizia a farmi compagnia solo la verde Bulgaria che, ogni tanto, regala anche qualche perla nel suo paesaggio. Dopo poco meno di tre ore dalla mia partenza da Sofia arrivo alla stazione di Pleven e scendo dal convoglio. Fortunatamente non piove, ma anche qui le nuvole vincono oscurando il sole.  A prima vista, anche a causa del meteo, questa località non ha nulla di diverso dalla media delle città di questa nazione: colori cupi da ogni parte e più di un pizzico di autentica decadenza, sia negli edifici (emblematica l’autostazione) che nelle persone. Mi viene quasi automatico dedicare cinque minuti scarsi del mio tempo ad osservare chi mi passa nel campo visivo, per strada, e mi viene un po’ di tristezza. Vedo gruppetti di giovani amiche a passeggio che ridono/scherzano e noto che la più elegante di tutte è vestita con jeans, felpa e scarpe basse e con tutto ciò non sfigura affatto; provo tristezza perchè queste persone, che non possono o semplicemente che non hanno motivo di “conciarsi” all’inverosimile e di “dover apparire” per forza, sono naturali e spontanee proprio come piacerebbe a me. Sorridono e scherzano pur essendo consapevoli di vivere a Pleven, località pressochè sconosciuta al resto del mondo, quasi senza futuro se non quello di andare un giorno a vivere a Sofia se saranno baciate dalla fortuna. Di contro, quando tra poche ore tornerò in Italia, sarò contornato nuovamente da persone vestite di tutto punto, con l’andatura modificata da insulsi tacchi, capelli perfetti a prova di vento e con chili di trucco in faccia…perchè ciò è fondamentale e sarebbe impensabile stare in società in maniera diversa. Per carità, non dico che lì per lì non faccia piacere perchè sarei un bugiardo…ma quando al mattino aprono gli occhi al suono della sveglia non è affatto gratificante trovarsi accanto una persona quasi totalmente diversa. Passato questo momento di riflessione, da questo istante in poi ho circa tre ore di tempo per completare il più possibile l’esplorazione del centro abitato. Mi metto a passeggiare per un discreto tratto lungo Bulevard Danail Popov, strada piena di negozi da ambo i lati. Noto che qui i prezzi sono ancora più bassi di quelli della capitale: lì una lattina di Coca Cola (mio primo metro di paragone) costa 1,10 leva mentre qui a Pleven siamo addirittura a 0,95 leva. Non posso fare a meno di vedere che le botteghe di abiti usati sono una marea, purtroppo; ma questa è la realtà delle cose e non ci si può fare molto. Giungo ad un semaforo che mi permette di arrivare alla parte opposta allo scattare del verde: è lì che inizia il centro storico. Mi trovo in Piazza Sveti Nikolai: davanti a me c’è una zona pedonale dove vedo l’omonima Chiesa (niente di particolare) con campanile “distaccato”; poco distante una fontanella ed il Teatro drammatico “Ivan Radoev” che affaccia su Bulevard Vasil Levski (anch’esso pedonale) che percorrerò al ritorno.

Campanile della Chiesa “Sveti Nikolai”

Strana Fontana

Teatro Drammatico “Ivan Radoev”

Dopo aver osservato poco più avanti la Casa-Museo dello Tsar Osvoboditel Aleksandar II (fondamentalmente una casa storica e nulla più) proseguo la mia passeggiata fino ad arrivare alla zona “clou”. Diversi punti di interesse si trovano qui, a breve distanza l’uno dall’altro. L’area off-limits per le autovetture si apre e si allarga in una enorme piazza. Il primo monumento della serie che sto per elencare è un obelisco eretto per commemorare l’avvenuta liberazione della città.

Obelisco commemorativo per la liberazione di Pleven

Successivamente una piccola aerea verde con delle simpatiche fontane zampillanti (anche se di dimensioni ridotte) mi conduce fino all’ormai classica scritta, presente in ogni località, che in questo caso recita ovviamente “I Love Pleven”. E’ particolare l’idea di usare sia il nostro alfabeto che i caratteri cirillici e sostituire la lettera V con un cuore rosso in ambo i casi.

Dettaglio Fontana

Le tre fontane in prospettiva

“I Love Pleven”

Alla mia destra vedo quella che a prima vista sembra una chiesa ortodossa e che invece risulta essere la Galleria d’Arte “Svetlin Rusev”, artista e collezionista locale che ha donato a questa esibizione oltre 400 opere.

Galleria d’arte “Svetlin Rusev”

Proseguo poi incontrando il bel monumento dedicato ai “Fratelli Tumulati” (almeno questa è la traduzione alla lettera) ed una nuova fontana, stavolta più classica perchè di forma circolare.

Monumento ai “Fratelli Tumulati”

Fontana

Segue poi un pezzo di rara bellezza e storia fuse insieme: sto parlando della Cappella-Mausoleo “San Giorgio il Vittorioso” eretta nel 1907. E’ chiusa all’interno di una recinzione custodita da diversi cannoni che rendono la cosa davvero singolare; ha di fronte un fuoco che arde in maniera perpetua ed un lastrone con delle incisioni, sicuramente nomi ed avvenimenti di un passato che non c’è più. Nella cripta sono custodite le ossa di soldati bulgari, ma anche russi, ucraini, bielorussi, moldavi, rumeni e finlandesi che hanno perso la vita proprio qui a Pleven. Ma ora basta scrivere, meglio vedere.

Cappella-Mausoleo “San Giorgio il Vittorioso”

Dettaglio dei cannoni di guardia

Alla mia sinistra trovo il palazzo del Municipio ed accanto un’altra opera d’altri tempi, comunque non superati nella memoria locale.

Municipio di Pleven

Scultura

La zona pedonale prosegue ancora subito dietro alla fontana circolare. Li si trova prima il “Monumento del Cavaliere”, poi un gazebo che ha poco di particolare e, per finire, una statua dedicata alla guerra serbo-bulgara.

Monumento del Cavaliere

Monumento alla guerra serbo-bulgara

Qui si ricomincia a vedere l’asfalto delle strade e con esso le macchine che sfrecciano a turno dopo lo scattare del semaforo verde. Di fronte a me si trova uno dei palazzi più conosciuti di Pleven, e cioè l’imponente Museo Storico. E’ davvero un bel colpo d’occhio; peccato che la foto non ne renda l’idea neanche lontanamente.

Museo Storico di Pleven

Al di là della carreggiata, poco più avanti, inizia uno dei classici della Bulgaria: una enorme scalinata “dolce” (cioè assolutamente facile da salire perchè i gradoni sono tutto tranne che alti) che termina con un monumento commemorativo della patria. Prima di iniziare la salita, sul lato sinistro, mi aspetta la statua equestre dedicata al Generale Mikhail Skobelev.

Generale Mikhail Skobelev

Come già accaduto nella precedente visita a Shumen, quello che ho davanti è davvero uno spettacolo: il Monumento dedicato a “Madre Bulgaria” si staglia in tutta la sua bellezza, fondendosi perfettamente con la scalinata che permette di raggiungerlo. La sensazione che dà è davvero fantastica, soprattutto per uno che non si aspetta di trovare una cosa simile. Non ha fronzoli nè ghirigori di nessun tipo; è semplicemente motivo di orgoglio per un abitante del posto ed è magia per chi questo lo vuole condividere. Purtroppo nessuna foto potrà mai rendere giustizia e dimostrare visivamente che cosa sto cercando di spiegare. Bisogna essere lì per poter ammirare l’intero contesto perchè, visto così, sembra piccolo ed insignificante, invece è esattamente il contrario.

Madre Bulgaria a Pleven

Ho poco tempo, ma resto volentieri a contemplare il più possibile ciò che ho davanti. Alla fine mi decido ad andare oltre: ho ancora qualcosa da vedere, così aggiro l’ostacolo. Proseguendo nella stessa direzione entro nel cuore di uno dei polmoni verdi di Pleven, sicuramente il più famoso: sto parlando del Parco Skobelev. E’ un’area verde molto estesa, al punto da avere al suo interno anche un paio di laghetti. Oltre a questo, custodisce gelosamente statue, cannoni ed un ossario. La testimonianza più importante che conserva è il “Panorama di Pleven”, costruito nella parte più alta di tutto il parco: in parole poverissime è un museo nato per ricordare la guerra russo-turca ed in particolar modo l’assedio di Pleven, tappa fondamentale di questo sanguinoso conflitto per il conseguimento della liberazione della Bulgaria dal dominio ottomano in corso in quell’epoca. L’opera è stata realizzata per il centenario della presa di Pleven, inaugurata il 10 dicembre 1977, ed è composta da quattro sale, ognuna delle quali ospita delle tele rappresentanti fasi dell’evento bellico. Con me c’è anche un’intera scolaresca (che bello 🙁  ) e, mentre l’insegnante spiega la lezione del giorno, i ragazzini si fanno ampiamente gli affari loro. “Santa pazienza”…dico io. E’ a chi li sopporta che bisognerebbe fare un monumento…altro che ai soldati!

Panorama di Pleven

…nel Parco Skobelev

Purtroppo, giunto a questo punto, devo per forza di cose guardare l’orologio: cavolo! mi trovo a più di 3 kilometri a piedi dalla stazione e non manca moltissimo all’orario di partenza del treno per Sofia. L’alternativa ci sarebbe anche: un pullman che mi darebbe circa 30-40 minuti in più di permanenza, ma sinceramente non me la sento di tardare il rientro perchè il treno mi dà maggiori garanzie; se avessi trovato un incidente per strada…l’autobus avrebbe sicuramente messo a dura prova la possibilità di prendere l’aereo per Roma in serata. Così non ci penso sù due volte ed inizio a corricchiare nella direzione giusta. Non voglio però lasciare nulla di intentato e, superata la piazza principale, percorro Bulevard Vasil Levski fino alla fine, cioè la parte dell’area pedonale non vista in precedenza. Alla fine scopro che saltandola non mi sarei perso niente: negozi e gente a passeggio che mi fanno tornare in mente il ragionamento di prima (jeans-felpa-scarpe basse) poichè anche in questa parte di città è la scelta  di moda più gettonata.  Come se non bastasse, non avendo mai percorso questa strada, sbuco di fronte ad un enorme incrocio pieno zeppo di macchine che non posso conoscere. Dove sarà la stazione? L’orologio dice che mancano 13 minuti all’arrivo del treno: non so dove sono e devo ancora fare il biglietto. Beh…come situazione da risolvere non è male, giusto? Alla fine faccio i soliti due conti materializzando nella mia mente la mappa di Pleven secondo come l’avevo percorsa e, come sempre, uno+uno fa due anche in questo caso: raggiungo un punto in cui vedo i fili della ferrovia e seguo la direzione verso destra. Ormai sto correndo come un dannato quando arrivo all’ingresso della stazione. Fortunatamente ho solo una signora davanti alla biglietteria ed acquisto subito il titolo di viaggio. Ho addirittura due minuti per comprare una lattina di Coca Cola ed anche una bottiglia che mi incuriosisce: succo di fragola e banana insieme che avrei provato durante le quasi tre ore di tragitto (non compratelo…è terribile: non sà nè di fragola nè di banana). Il convoglio tarda pure 5 minuti, ma l’importante è salire contento per avercela fatta. Arrivo nel solito scompartimento ad otto posti: stavolta neanche sogno di fare la tratta da solo perchè la gente è tanta. Scelgo una poltrona libera e mi metto seduto. L’avessi mai fatto! Di fronte a me c’è un signore anziano (ma parecchio anziano…) che, subito dopo il fischio del capostazione, attacca bottone con una coppia di coniugi mai visti prima: da lì a Sofia non ha mai chiuso bocca neanche per un secondo. Il ritmo è di 10 minuti di sua chiacchierata ininterrotta contro 30 secondi di parola ai coniugi; appena capita l’antifona, li interrompe e parte un altro pezzo di 10 minuti filati. Ovviamente non capisco una sola parola di ciò che dice, ma non posso non notare una cosa esilarante: ad un certo punto gli si alza il maglione e si mostra in tutta la sua “bellezza” una mega cerniera completamente spalancata poichè la “panza” non riusciva ad entrare nei pantaloni stando seduto. Non ci credete? Sono io che dico bugie o che ingrandisco la verità? E allora guardate…

Nonno “bottega”

Alla fine arrivo a destinazione e trovo pace per le mie orecchie. Ho il tempo di prendere la metro e di arrivare in aeroporto, dove il volo Alitalia è clamorosamente in orario (non ci sono proprio abituato…in genere li cancellano per sciopero o, nel migliore dei casi, tardano all’inverosimile).

Così finisce non solo la giornata a Pleven, ma l’intero viaggio di andata e ritorno da Dubai che mi ha fatto stare 5 bellissimi giorni fuori casa. Sono comunque contento di potermi riposare un po’, anche se sabato mattina (tra meno di quattro giorni) già ripartirò per un’altra mèta. In conclusione posso dire senza ombra di dubbio che questa cittadina bulgara mi ha sorpreso: il fatto che su internet non si trovi quasi niente, ripeto, mi aveva fatto pensare ad un buco nell’acqua e ad una giornata buttata, ma non è stato affatto così. Ancora una volta questa nazione non mi ha deluso (delle tante città visitate fino ad oggi, solo Dobrich è stata sotto le aspettative). Ho già parlato molto sia dei luoghi che delle persone che qui vivono, per cui termino il post dicendo che un viaggio a Pleven non è assolutamente necessario, ma se doveste passare di qua…magari nel corso di un tour come sempre più persone si apprestano a fare…direi che tre ore gli si possono tranquillamente dedicare. Un rammarico però ce l’ho: una delle attrazioni maggiori di questa località è rappresentata dalle fontane della piazza principale. Nel mio racconto non ne ho parlato in nessuna occasione, ma un motivo c’è: ho trovato per tutto il periodo degli operai intenti a fare dei lavori di manutenzione e questo ha fatto chiudere i getti d’acqua: quando si dice il tempismo…vero? Peccato perchè le foto viste su internet erano realmente spettacolari e mi sarebbe piaciuto ammirare lo spettacolo anche dal vivo.

 

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