Ancora Georgia: Dintorni di Kutaisi e la folle Batumi

di admin

Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle di Batumi? Clicca qui!

Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle dei Monasteri di Gelati e Motsameta ? Clicca qui!

Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle del Martvili Canyon ? Clicca qui!

 

Ebbene si…dopo poco più di sei mesi dalla primissima volta me ne torno in Georgia. La scelta viene fatta sia per la stupenda esperienza già vissuta, sia grazie alla Wizz Air che mi mette sul piatto d’argento due voli con prezzo da capogiro. Nel momento in cui scrivo, purtroppo, tali tariffe sono come minimo decuplicate. E’ senza dubbio il motivo per cui, quando trovo un’offerta, non rimando mai…neanche se mi costa uno o più sacrifici portarla a termine. Il rischio che non si ripeta o che lo faccia dopo troppo tempo è altissimo. In questa nuova avventura ho a disposizione un giorno in meno di quella passata, quindi in fase di pianificazione non posso certamente sviare molto e decido di dedicare il mio tempo alla visita prima dei dintorni di Kutaisi e poi di Batumi, città “strana”…che non mi dava un’idea precisa di sè e che per questo mi incuriosiva molto. Le cose di cui parlare sono tante, per cui non perdiamo attimi preziosi ed andiamo.

Il mio volo per Kutaisi  parte da Malpensa nel pomeriggio; stavolta mi trovo già a Milano essendo arrivato al mattino presto ed avendo dedicato le prime ore della giornata all’interessantissima visita di Cremona (vedi post dedicato). Scendo dal bus navetta, entro nell’aeroporto ed effettuo i dovuti controlli di sicurezza seguiti dall’ispezione del passaporto (mi sto recando in un’area “non Schengen”) e dall’imbarco; il tutto è molto lineare e si svolge nell’anonimato più assoluto perchè i compagni di volo sono per il 95% georgiani. Mi va meglio dell’esperienza passata nella quale ero l’unico italiano all’appello. Una volta sull’aereo noto che una delle hostess presenti a bordo c’era anche durante i voli del novembre 2016 e deduco che esegua quella tratta di continuo o quasi. La riconosco sia per gli occhi di ghiaccio che fulminano chiunque abbia davanti, sia per il suo particolare modo di parlare che la fà sembrare più un robot alimentato a batterie che un essere umano. Neanche arriva il decollo che già mi trovo a dormire pesantemente. Stavolta però non mi sveglio solo quando il velivolo tocca terra all’arrivo, ma succede anche a metà percorso: quando apro gli occhi mi trovo la “famosa” hostess col davanzale praticamente ad un centimetro dalla mia faccia, chinata il più possibile per far odorare il tester di un profumo ad una persona che stava al finestrino della mia fila. La fortuna è che la tizia non capisce una parola di italiano (e neanche i miei “vicini” caucasici) perchè un normalissimo “E che ca…volo” non lo riesco proprio a frenare. Oltre a questo mi rendo conto di una curiosità: i georgiani sono forse i migliori clienti del mondo per le compagnie aeree: la maggior parte di loro tira fuori decine di euro cadauno per comprarsi boccette di profumo come se non ci fosse un domani. Dopo tale constatazione, il sonno torna a vincere su tutto ed al risveglio (stavolta definitivo e ben più sobrio del primo) mi trovo a destinazione. A causa del lungo tragitto e delle tre ore di fuso orario in avanti arrivo nella piccola sala di ingresso dell’aeroporto di Kutaisi verso l’una del mattino. Ad attendermi c’è un signore col mio cognome scritto su un foglio A4: è il proprietario della guest house che mi avrebbe accolto per due notti. Gli vado incontro fiducioso perchè guardandolo non vedo la sua immagine, bensì il letto che mi aspetta di li a poco; giusto il tempo di fare il tragitto con la macchina e sarei stato tra le braccia di Morfeo su un materasso e non su un sedile. Ma purtroppo il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: vengo gentilmente avvisato del fatto che dobbiamo aspettare una coppia di russi in arrivo con un altro volo di lì a circa 30-40 minuti, quindi devo rimanere in loco senza possibilità di scelta. Fortuna vuole che in questa precisa area ci siano delle specie di materassini al posto delle normali sedie; non me lo faccio dire due volte e mi sdraio su uno di essi, proprio come fanno gli abitanti del posto, sopratutto i guidatori di taxi in attesa degli arrivi. Alla fine la coppia si presenta e saliamo tutti e quattro allegramente in macchina. Loro tre parlano la stessa lingua (il russo) mentre io ne conosco forse dieci parole. Per questo motivo sono tagliato fuori dal discorso per tutto il tragitto. Potrebbero anche sparlare di me, tanto non me ne accorgerei mai. Prendo finalmente possesso della stanza che sono le 2:00 passate. Proprio sotto alla  Guest House c’è una fantastica bottega aperta 24 ore dove mi fiondo subito a comprare yogurt, succo di frutta e Coca Cola. Tanto ormai…andare a nanna con ulteriori dieci minuti di ritardo non cambia poi molto. Ma alla fine quel meritato ed atteso momento giunge…e me lo godo tutto.

Mi sveglio al mattino verso le 8:00, quindi dopo pochissime ore da quando mi ero coricato. La camera si trova nella parte della città che ospita il McDonald, vicina alla stazione delle Marshrutka, i minibus sgangherati che da queste parti coprono le distanze al posto dei nostri comuni autobus. Ma il mezzo che devo prendere stamani per la prima delle due tappe in programma non parte da qui, bensì dal centro. Mi aspetta quindi una passeggiata di un paio di kilometri (quasi tutta da percorrere lungo strada “Shota Rustaveli”) che copro nel più totale buon umore: sono in una nazione che mi piace molto ed in più è fine maggio, periodo perfetto per venire da queste parti: infatti la stagione è ottima. Quando arrivo dietro al Teatro “Meskhishvili” vedo parcheggiati i minibus. Come sempre hanno tutti le scritte in georgiano, alfabeto totalmente incomprensibile…mille volte più difficile dei caratteri cirillici. Fortuna vuole che la mia destinazione, essendo una delle mète più conosciute della zona, è scritta anche in una lingua per me capibile. Pago il dovuto all’autista (due spicci bucati) e salgo in attesa della partenza. Nel frattempo altri turisti entrano e si siedono. Dopo la chiusura delle porte, finalmente inizia la marcia che dura pochi minuti: quando scendo mi trovo nell’area del Monastero di Gelati, patrimonio UNESCO. Subito però l’atmosfera non mi piace: poco prima dell’ingresso dell’area sacra ci sono una decina di banchetti con i proprietari intenti a vendere qualsiasi cianfrusaglia: è proprio vero che, dove arriva il turismo, la vita è uguale dappertutto. Dò comunque un’occhiata, soprattutto per non mancare di rispetto alla gente; qualsiasi idea io abbia, cerco sempre di non ferire o offendere chi ho davanti. E’ il momento di varcare la soglia e lo faccio con piacere, ma il buon umore mi viene strappato di dosso quasi subito: lavori in corso abbastanza invasivi interessano le chiese qui presenti. Mi fermo e respiro due minuti interi; non sarebbe carino imprecare proprio lì, ma la voglia è tanta. Per calmarmi giuro a me stesso che avrei provato in tutti i modi possibili a scattare foto evitando le maledette impalcature presenti. Il sito (la cui opera fu ordinata dall’ormai solito Re David “il costruttore” addirittura nel lontanissimo anno 1106) è abbastanza piccolo ed è composto da tre chiese: La chiesa della Natività, la chiesa di San Giorgio e la chiesa di San Nicola. Capisco subito che una visita superficiale mi avrebbe fatto uscire da lì dopo meno di dieci minuti, per cui decido di curare più particolari possibile. Gli interni degli edifici religiosi sono bellissimi, ricchi di affreschi che hanno secoli di storia. Per quanto riguarda gli esterni, questo particolare stile mi fa semplicemente impazzire, ma ormai è cosa ampiamente conosciuta. Degni di nota sono gli sgargianti colori dei tetti. Questo luogo ospita anche la tomba di Re David, uno dei personaggi storici più importanti della Georgia.  Lascio spazio alle immagini che credo parlino da sole.

Chiesa di San Nicola

Campanile

Chiesa di San Giorgio

Tomba di Re David il Costruttore

Nonostante tutto…ci metto poco. Lavori in corso a parte, mi aspettavo qualcosa di più grande. La prossima Marshrutka prevista per Kutaisi ci sarà tra parecchio tempo, per cui succede l’inevitabile: sono costretto a trattare con un taxi per non buttare la mattinata e poter raggiungere il mio scopo. Per pochissimi soldi riesco a comprare un passaggio al vicino Monastero di Motsameta e poi all’autostazione della seconda città georgiana. Pochi minuti di tragitto mi portano all’inizio di un breve percorso a piedi: l’autista mi indica che la mia destinazione si trova in quella direzione. Mi accordo con lui perchè non si dilegui, dato che ho massimo 25-30 minuti e che poi dovrò letteralmente scappare. Situato su di un promontorio che affaccia su un tratto in cui il fiume sottostante (Tskhaltsitela) effettua una spettacolare curva, il piccolo Monastero di Motsameta non mi appare esternamente come qualcosa di stupefacente; internamente invece è fantastico, con affreschi completamente a fondo turchese. Caratteristica negativa: c’è poco spazio per ospitare le famiglie georgiane, tutte con un manipolo di figli al seguito, che ovviamente non riescono a stare fermi ed a non rompere le scatole al prossimo. Un po’ di immagini anche qui e poi si riparte.

Ingresso all’area del Monastero di Motsameta

L’ansa del fiume Tskhaltsitela

Monastero di Motsameta – 1

Monastero di Motsameta – 2

Monastero di Motsameta –
3

Un rapido sguardo all’orologio che, cattivissimo, macina minuti senza sosta; Faccio un ultimo giro a 360 gradi su me stesso per essere sicuro di aver ben fissato nella mia mente ciò che ho intorno e poi percorro all’inverso la strada dell’andata. Ritrovo l’autista che già sa dove deve andare. Quando arrivo a destinazione ringrazio per l’aiuto, pago e saluto. L’autostazione di Kutaisi mi pare troppo piccola per poter ospitare tutte le corse che avevo letto in fase di pianificazione; soprattutto davanti a me vedo solo partenze nella direzione di Batumi e poco altro. Non mi resta che chiedere a qualcuno, un po’ in inglese ed un po’ a gesti perchè qui parlano quasi solo la lingua locale ed il russo. Alla fine mi indicano che le marshrutka che percorrono la direzione da me desiderata partono dal retro. Pochi secondi per pensare e ciò che ne esce fuori è testualmente questo: “Ma se il davanti sta messo così…cosa mi aspetterà dietro?”. Il dubbio diviene realtà dopo pochissimo: un ambientino niente male frequentato da tante persone per lo più vestite con abiti semplicissimi e soprattutto decisamente non nuovi e poco puliti. Ci sono almeno trenta minibus lì parcheggiati…quindi quale prendo? Chiedo di nuovo ed un signore molto gentile mi accompagna alla cassa, cioè un casottino sgangherato con una signora di cui si può dire tutto tranne che patisca la fame. Le domando un ticket per Martvili, ridente località che ospita un Canyon che desidero visitare. Pago la solita cifra irrisoria e mi faccio dire dove mi devo accomodare: ovviamente nel minibus tra i più scassati che ci possano essere. Ma la cosa mi piace perchè è davvero autentica; il VIP bus che mesi fa mi accompagnò fino a Stepansminda era comodo, ma molto poco georgiano. Alla fine ci mettiamo in moto e partiamo. Il tragitto è piacevole; anche se ormai sono abituato al vario paesaggio locale, non finisco lo stesso di stupirmi. Il capolinea si ha in un piazzale all’inizio del piccolo paese che ospita anche un benzinaio. Non c’è molto e l’unica cosa che mi appare davanti agli occhi oltre alle case è questo:

Veduta di Martvili

Tutti scendono perchè sono arrivati a casa loro, tranne me. Io faccio capire all’autista che devo andare al Canyon e che, essendo a 6,2 kilometri di distanza da qui, gradirei farlo con un altro mezzo pubblico e non a piedi. Mi viene detto di attendere a bordo e che poi mi avrebbe fatto sapere. Dopo una decina di minuti arriva un tizio mai visto prima che mette la testa nell’abitacolo, mi guarda e dice :”Canyon?”. Io rispondo affermativamente e mi viene fatto segno di seguirlo verso un’altra Matshrutka. Salgo e partiamo: durante la breve tratta noto però alcuni particolari che mi interesserebbe vedere più da vicino e con maggiore calma, ma non posso fermare tutti a causa mia. Sinceramente non ho idea di dove scendere e non posso confidare nel guidatore poichè esperienze passate mi hanno fatto imparare una delle più importanti “massime” della storia: chi fa da sè fa per tre, o meglio…agli altri non gliene frega un fico secco di te, per cui cavatela da solo. Questa regola funziona anche stavolta: se non mi fossi accorto io del cartello segnalatore e non avessi chiesto di scendere, chissà dove sarei stato portato. Poche decine di metri mi separano dalla destinazione, così muovo le gambe in direzione dell’ingresso e della biglietteria. Mi trovo, per l’appunto, a quello che è conosciuto col nome di “Martvili Canyon”, cioè un luogo in cui il fiume locale si incunea in una sorta di percorso obbligato ed assume forme e colori spettacolari…o almeno così avevo letto documentandomi a casa. Acquisto il ticket di ingresso (facendomi letteralmente largo tra una quindicina di bambini che definire assordanti è un complimento) comprensivo anche di una gitarella in canoa che serve per osservare il Canyon dall’interno. Entro nel sito e mi accorgo che si divide in due aree collegate tra loro, ma ben distinte: alla mia sinistra sento fragorosi rumori di acqua, mentre alla mia destra regna la pace. In quest’ultima direzione scorgo le canoe, per cui decido di iniziare da qui, dato che non vedo fila. Mostro la tessera all’addetto e vengo spedito a scegliere e ad indossare un giubbino di salvataggio: va messo per forza, per cui non ho alternative. Quando tocca a me salgo sulla mini-imbarcazione insieme al guidatore e ad altri visitatori. Il percorso è abbastanza ridicolo perchè si tratta davvero di poche decine di metri, ma lo spettacolo che offre la natura in questo spazio è indescrivibile. L’acqua è un mix tra trasparente e celeste, tutto intorno a noi c’è la vegetazione di un verde incredibile. Peccato solo che in questa area risicata ci siano almeno 7-8 canoe contemporaneamente che un po’ rovinano l’atmosfera. Ma è tempo di far parlare un po’ le immagini di questo mini-paradiso nel bel mezzo del caucaso…

 

Primo impatto col Martvili Canyon

La particolare vegetazione delle pareti del Canyon

Una delle tante cascatelle

Il motivo per cui si chiama “Canyon”

Eccessivo affollamento di canoe…

Il rientro sulla terraferma

Mi tolgo il giubbino e lo ripongo dove lo avevo preso salutando gli addetti che sono stati davvero molto cortesi; mi chiedono da dove vengo…ed io cerco di biascicare la parola “Italy” il più possibile per la solita vergogna che la nazione in cui abito mi provoca ogni volta che varco i suoi confini. Arriva il momento di esplorare l’altra zona del percorso e lo faccio con piacere: si articola tutta intorno alla parte irruenta del medesimo corso d’acqua che, fino a poco fa, appariva totalmente mansueto. In questa zona il vero padrone incontrastato è il rumore delle tante cascate presenti, certe volte anche assordante. Non so bene da dove iniziare per quanti “salti” ci siano; ovunque mi giro ne vedo almeno uno…e per gli occhi tutto questo è oro puro. Neanche mi rendo conto di quante foto io abbia scattato in pochi minuti, ma l’emozione è tanta. La fortuna è che le immagini digitali si possono memorizzare e cancellare con una facilità inaudita; se solo avessi avuto una delle vecchie macchine fotografiche con rullino avrei consumato decine di euro in una volta sola. Alla fine la passeggiata e le varie soste non durano poi molto: l’area è abbastanza piccola e la visita non richiede un tempo eccessivo.

Cascate del Martvili Canyon – 1

Cascate del Martvili Canyon – 2

Cascate del Martvili Canyon – 3

Arriva anche stavolta il momento di tornare indietro. Guardo l’ora e mi balena in testa una soluzione diabolica: dato che non ho idea di quante Marshrutka passeranno di qui per raggiungere il paese, mi torna in mente che durante la tratta di andata avevo notato un paio di punti di interesse non immortalati sia perchè ero in movimento e sia perchè non potevo chiedere al guidatore di fare una sosta per fotografare. Alla fine mi guardo intorno ed ho conferma che di minibus non ce n’è alcuna traccia, per cui metto in pratica il piano “b” che prevede di percorrere 6,2 km a piedi. La distanza non è il problema maggiore, quanto quello di ritrovare la strada esatta. Per fortuna sono sempre attento ai dettagli e non faccio fatica a vedere qualche punto di riferimento durante la camminata. Ovviamente gli sguardi di chi passa in macchina e di coloro che hanno le case in zona volgono tutti su di me perchè temo non sia facile vedere uno che si cimenta a piedi su questa tratta, però la regola del “fatevi i caxxi vostri” vale sempre e comunque a casa mia. Una cosa è certa: ho con me immagini che non molte persone possono vantare.

Paesaggio da sogno

Monastero non presente sulle mappe

Mi trovo esattamente nel punto di Martvili in cui sono arrivato poche ore fa; la desolazione è allarmante: neanche un minibus presente, nessun cartello indicante gli orari ed il benzinaio sul punto di chiudere. Li davanti c’è una botteguccia dove compro un pacchetto di patatine ed una Coca-Cola iper-congelata (tutta roba sanissima…); colgo l’occasione per chiedere, non senza il timore di dover restare li per la notte senza tutte le mie cose, a che ora è prevista la prossima Marshrutka con direzione Kutaisi. Mi viene detto che ce n’è rimasta una sola, l’ultima per oggi, ma che non si prende da lì, bensì all’incrocio di due importanti strade circa 400 metri in direzione del Canyon. Rinfrancatissimo dalla notizia ricevuta, ringrazio, saluto e mi dirigo verso il punto indicato. Devo essere uno dei primi per non perdere il posto sul mezzo di trasporto e così accade: salgo su e mi godo il viaggio di ritorno osservando il bel panorama al quale ormai la Georgia mi ha abituato. Dall’autostazione della seconda città del paese per importanza mi sposto per fare una passeggiata prima di comprare qualcosa per la cena e far rientro in camera. Passo di nuovo in mezzo al poverissimo mercato che ha quasi solo articoli usati in vendita, tra gente disagiata ma che ha comunque dignità da vendere; sicuramente migliori loro di tanti miei connazionali con la puzza sotto al naso causa portafogli gonfio. Con il passare delle ore si è purtroppo alzato un vento abbastanza fastidioso, ma non può essere questo un problema bloccante. Alla fine riesco a fare tutto, compresa una buona spesa comprensiva della mia pietanza preferita: quel superbo Khachapuri che solo qui sanno fare. Successivamente il relax è d’obbligo col mio gioco di calcio manageriale e con la preparazione del necessario per l’indomani mattina: prestissimo avrei dovuto cambiare città.

E’ praticamente l’alba quando mi sveglio, mi sistemo e mi incammino alla volta dell’autostazione. Voglio prendere la prima Marshrutka disponibile con destinazione Batumi. Questa mèta l’ho confermata solo all’ultimo momento perchè le info in mio possesso parlavano soprattutto di una città “vacanziera” sul Mar Nero e poco altro, cosa che a me attraeva molto ma molto poco. Studiando meglio ho però visto che c’è di più e che una visita avrebbe valso il tempo a disposizione, così eccomi qua.  Stavolta è molto più facile trovare il minibus rispetto a ieri; basta dire “Batumi” ed i guidatori presenti mi indicano su quale dei mezzi devo salire. Pago la solita cifra irrisoria per un tragitto così lungo e mi accomodo in uno dei posti migliori, quello “unico” che non prevede altri sedili accanto. Passano i minuti e sale sempre più gente. Alla fine tutte le poltrone risultano occupate: questa condizione equivale al “verde” quando si è al semaforo. Una Marshrutka piena può partire, mentre quando è vuota deve aspettare. Il tragitto è di media lunghezza e scorre via in maniera lineare, tranne per un breve tratto fatto di sali-scendi e curve niente male. Già avvicinandomi alla destinazione finale non posso fare a meno di notare alcune costruzioni bizzarre che si stagliano all’orizzonte. La curiosità c’è e non lo posso nascondere, però il terrore di rimanere un tantino deluso causa possibile luogo troppo turistico si fa sentire. Il capolinea si trova nei pressi della Cabinovia “Argo” che conduce fino alla sommità di una collina a 250 metri di altezza dalla quale si ha una vista mozzafiato e dove si può godere dei soliti Caffè e luoghi di ricreazione. A me la cosa non attira più di tanto, per cui soprassiedo e vado avanti. Primo obiettivo della giornata: togliermi dalla scatole il borsone per poter girare in tutta libertà. Per poterlo fare mi affido alla Guest House prenotata per la notte. So che è presto rispetto al normale orario del check-in, ma magari un po’ di fortuna mi permetterà di avere le chiavi in anticipo. Avviene proprio così grazie alla cortesia dell’addetto alla reception che ovviamente non rifiuto. Divido le mie cose in due: una parte sarebbe rimasta in stanza e l’altra parte l’avrei portata con me col solito zainetto; finalmente sono pronto per uscire ed iniziare l’esplorazione della città. Mi trovo in una posizione che più strategica non potrebbe essere: una traversa della piazza del “Drama Theater”, cioè in pieno centro. Mi dirigo subito in direzione del lungomare; qui trovo qualcosa di molto simile ai “Sea Gardens” presenti nelle città bulgare di Varna e Burgas, cioè un parco che vede lo spazio a sua disposizione diviso tra aree floreali, aree verdi e vialetti in cemento; il suo nome è “Batumi Boulevard”: una sorta di anticamera prima di arrivare alla spiaggia.

Il “benvenuto” del Batumi Boulevard

Purtroppo la giornata è un po’ uggiosa  e non è accompagnata dal sole bellissimo di ieri; questo non rende giustizia ai colori qui presenti. Non posso non notare due fontane poste al centro della piazza che mi accoglie, una più grande di forma rettangolare ed una più piccola rotonda. Le fotografo così come sono, totalmente ignaro di ciò che mi regaleranno in serata. Dovrei capire qualcosa quando vedo che sono contornate da statue di musicisti situate in cima a delle colonne, ma lì per lì proprio non mi viene in mente.

Scorcio sulle fontane di Batumi

Una delle statue lungo il perimetro delle fontane

Non è ancora alta stagione qui e gente in giro ce n’è poca rispetto alla capienza totale delle strutture presenti; per me è decisamente meglio così perchè posso effettuare tutte le visite che voglio in sacrosanta pace. Il prossimo punto di interesse che mi aspetta, oltre ai coloratissimi fiori presenti, è il Summer Theater, ovviamente chiuso.

Fiori del Batumi Boulevard

Summer Theater

Batumi è una località che punta tanto anche sul romanticismo e sul più bello dei sentimenti: l’amore (quando è vero…non quando la voglia di soldi ci fa usare questa parola in modo improprio). Ne avrò varie testimonianze durante la passeggiata e la prima in ordine cronologico è questa:

Batumi e l’amore – 1

Come si vede dalla foto, sono arrivato sulla riva del Mar Nero. Sarà il meteo che non è dei migliori…sarà che ho già visitato la “dirimpettaia” città bulgara di Varna proprio pochi giorni fa…ma lasciatemi dire che la delusione è tanta. La spiaggia è totalmente composta da ciottoli, con nessuna traccia della fine sabbia che personalmente adoro. Già solo camminarci con le scarpe non è del tutto agevole. Ma la cosa peggiore è l’acqua: torbida come di più non si potrebbe. Non si vede il fondo neanche quando la profondità è di pochi centimetri ed è una cosa negativamente impressionante. Vedere per credere.

Mar Nero a Batumi

Il primo paragone che mi viene in mente è scontato: mi pare il Mar Adriatico che in certi punti della parte italiana è pessimo mentre la relativa parte croata è qualcosa di fantastico. E’ una delle particolarità che rendono questo mondo tutto da scoprire e per niente scontato. Torno sui miei passi esattamente da dove ero rimasto all’interno del Batumi Boulevard prima di effettuare la deviazione in direzione del lungomare. Poco dietro al Summer Theater trovo un quadrante caratterizzato da una grande scacchiera, una fontana ed un recinto con bellissime creature al suo interno.

La Scacchiera

La fontana

La piccola oasi – 1

La piccola Oasi – 2

Proseguo la mia passeggiata incontrando un’altra particolare fontana; da qui poi decido di affacciarmi nuovamente sul lungomare dove trovo la seconda testimonianza della “Batumi in love”.

Particolarissima fontana

L’amore a Batumi – 2

Raggiungo poi la piazza che ospita il Palazzo dell’Università locale (tutta di colore celeste) e l’omonima fontana. Subito dietro trovo un’altra area verde, il Parco 6 maggio, che ospita il Lago Nurigeli (con getto d’acqua attivo nella sua parte centrale) ed il Dolphinarium.

Università di Batumi

Fontana dell’Università

Getto d’acqua al centro del Lago Nurigeli

Dolphinarium

Nel Parco 6 maggio c’è in questo momento una specie di raduno artistico di studenti locali: accompagnati da musica si stanno esibendo in qualche imprecisata prestazione davanti a compagni e genitori. L’ambiente mi sembra troppo “esaltato e su di giri” per i miei gusti e per questo non mi avvicino più di tanto, soprattutto per non rischiare di attirare l’attenzione sullo sconosciuto di turno. E’ così che mi concentro sull’ennesima strana fontana di questa città e su un cartello che riporta le regole di buon comportamento del parco stesso. Mi raccomando: vanno rispettate alla lettera, chiaro???

Altra particolare fontana

Chiarissime regole del Parco 6 maggio

Lascio poi il parco e vado avanti invertendo la marcia in direzione del centro. Le prime cose interessanti che trovo sono il Palazzo che ospita la Libreria Pubblica e L’Art Museum. Particolari alcuni monumenti minori presenti proprio in questa zona.

Libreria Pubblica di Batumi

Art Museum

Fontana nella zona dell’Art Museum

Scultura nella zona dell’Art Museum

Cercando di orientarmi con la mia solita mappa preparata da casa raggiungo poi anche la Sinagoga locale ed il Museo della regione dell’Adjara della quale Batumi è il capoluogo.

Sinagoga

Durante il tragitto che mi conduce alla bella “Holy Mother Virgin Nativity Cathedral” mi imbatto nello spettacolare palazzo che ospita la Art University. Non è segnalato come punto di interesse, ma assicuro che trovandomici davanti non posso non fare a meno di notarlo. Riguardo all’edificio religioso posso dire senza paura di smentite che sia davvero imponente, ma che purtroppo i tanti alberi piazzati davanti ad esso ne rendono non facile la visuale.

Batumi Art University

Holy Mother Virgin Nativity Cathedral

Il tour mi porta ora di fronte alla bella Chiesa Armena Apostolica; subito dietro si trovano la Chiesa Ortodossa di St. Nicholas e la famosa “Piazza Square”, luogo totalmente nuovo di zecca in cui la massima attrazione consiste nel prendere qualcosa da bere in uno dei “Caffè” presenti. Per i miei gusti…un luogo abbastanza inutile. Unica cosa che trovo apprezzabile è la Torre dell’Orologio.

Chiesa Armena Apostolica

Chiesa Ortodossa St. Nicholas

Torre dell’Orologio di Piazza Square

Attraverso ora quello che mi dà tutta l’idea di essere il quartiere musulmano di Batumi; la conferma ce l’ho da due cose: gli innumerevoli luoghi che vendono Kebab e la Moschea qui presente. Come al solito è un po’ nascosta, ma visibile grazie all’inconfondibile cupola ed al minareto.

Moschea di Batumi

Mi ritrovo sul lungomare, più o meno nella stessa zona in cui sono arrivato con la Marshrutka. Decido di andare prima a visitare la parte esterna di questa zona per poi concentrarmi nuovamente sul centro città. Una bellissima immagine di una nave sul Mar Nero mi piace molto sia per lo stupendo colpo d’occhio che per il colore dell’acqua che qui sembra decisamente migliore rispetto a quanto visto sulla spiaggia precedentemente; peccato che in questa zona sembrano esserci un po’ troppe persone poco raccomandabili…ma si sà che le aree portuali non sono mai il top da questo punto di vista.

Fantastica scatto del Mar Nero al porto di Batumi

Poco dopo, la piazza che accoglie l’originalissima Cattedrale “Christ the Holy Saviour” vede anche la presenza di un palazzo che ospita un hotel ed un casino entrambi di lusso. La foto che segue non è per pubblicità (infatti da nessuna parte compaiono nomi o loghi) ma solo per mostrare che cosa può offrire questa strana città georgiana.

Cattedrale “Christ the Holy Saviour”

Strano palazzo che ospita Hotel e Casino di lusso

Inverto la marcia e percorro da adesso in poi tutto il lungomare di Batumi. Il cielo si è un po’ svuotato dalle nuvole che lo coprivano, anche se rimane sempre la loro presenza sopra alla mia testa. Il primo edificio che trovo lungo il percorso è il “Sea Port”, di un bellissimo color azzurro che secondo me è decisamente azzeccato.

Batumi Sea Port

Questa è una delle porte di accesso per quella che viene chiamata comunemente “Miracle Square”, o meglio “Piazza dei Miracoli”. Si tratta di un’area verde molto ampia incastonata tra il mare ed il centro. Questo nome gli è stato dato perchè racchiude all’interno del suo perimetro molti dei punti della città che sono allo stesso tempo interessanti e stravaganti. Direi di iniziare con ordine a vederli tutti uno per uno. Il primo della lista è la Chacha Tower.

Chacha Tower

Si prosegue poi con la Ruota Panoramica.

Ruota Panoramica di Batumi

Proprio qui c’è quello che per me è un vero capolavoro, il terzo simbolo dell’amore di Batumi che incontro, ma il primissimo per importanza. Si tratta del Monumento dedicato ad Ali e Nino realizzato dall’artista georgiana Tamara Kvesitadze. Prima di descriverlo, un pizzico di storia: l’ispirazione arriva da un racconto di uno scrittore di queste parti ambientato durante la prima guerra mondiale; Ali è un azero musulmano e Nino una principessa georgiana. Dopo aver superato mille difficoltà ed aver avuto la possibilità di cullare il loro sogno, Ali viene ucciso. La statua che li rappresenta e che li ricorda è qualcosa di incredibilmente particolare: si tratte delle figure dei due innamorati che, molto lentamente, si avvicinano fino ad unirsi in un unico corpo per poi separarsi di nuovo. Descrivere questa cosa a parole è quasi uno scempio perchè non la si può rappresentare; è necessario assistere con i propri occhi per capire di cosa sto parlando. Posto qualche foto che mostrano ciò che ho appena descritto, ma anche loro non regalano le reali emozioni.

Statua di Ali e Nino – 1 (i due amanti si guardano)

Statua di Ali e Nino – 2 (i due amanti si avvicinano)

Statua di Ali e Nino – 3 (Il bacio)

Statua di Ali e Nino – 4 (I due amanti sono un’unica figura)

Statua di Ali e Nino – 5 (La morte di Ali separa i due amanti per sempre)

E’ difficile staccare gli occhi da questa meraviglia. Per fortuna ci pensa una turista vestita come un cartone animato venuto male a farmi pensare ad altro, così posso allontanarmi senza colpo ferire.

La moda…questa sconosciuta…

Subito dopo seguono prima il vecchio faro e poi la Alphabetic Tower. Quest’ultima si chiama così perchè, su di una struttura che ha la forma del DNA, sono incise le lettere dell’alfabeto georgiano. Un ascensore porta fino alla cima per poter ammirare la città dall’alto ma io non salgo: avevo letto che la vista non è eccellente causa vetri riflettenti verso l’interno che rendono il tutto poco chiaro. E’ presente anche un ristorante che ruota a 360 gradi, per chi volesse provare a cenare in questo modo.

Vecchio Faro

Alphabetic Tower

Infine, più in lontananza, la vista della Porta Batumi Tower è qualcosa di spettacolare.

Porta Batumi Tower (quella a destra)

Beh…a questo punto non resta altro che capire perchè questo luogo si chiama “Miracle Place” e l’unico modo per poterlo fare è vedere il colpo d’occhio che offre l’insieme. Che ne dite? Merita il nome che gli è stato dato? La cosa bella è che anche il cielo sembra volersi essere “vestito” per l’occasione per quanto è particolare nel momento dello scatto.

Miracle Place

Completa il tutto il monumento chiamato “Me, you and Batumi”. Rispetto a ciò che ho appena visto può sembrare una miseria, ma c’è anche lui e lo voglio ricordare.

Me, you and Batumi

Lascio quindi questo bellissimo luogo e continuo il mio tour di Batumi che incredibilmente non è ancora finito; anzi, manca ancora molto da vedere. Attraverso la strada e mi imbatto nel monumento dedicato ad Ilia Chavchavadze (scrittore, poeta e giornalista georgiano).

Monumento ad Ilia Chavchavadze

Mi trovo adesso in una zona molto familiare perchè sono tornato vicino alla Guest House dove dormirò stanotte. Theater Place sta ospitando, oltre a me, anche la bella Fontana del Nettuno. Peccato che il Drama Theater sia preso d’assalto da lavori in corso che ne rovinano sia la visuale che la foto seguente.

Fontana del Nettuno – vista totale

Fontana del Nettuno – dettaglio

Drama Theater

Mi sposto adesso in un altro punto davvero bellissimo e degno di nota: Europe Square. La Piazza in sè è composta da una fontana (di quelle il cui getto fuoriesce direttamente dal pavimento) posta esattamente al centro della sua superficie. Ma non è tutto: la Statua di Medea, l’orologio astronomico e bellissimi palazzi completano il panorama.

Europe Square: fontana con palazzo – 1

Europe Square: fontana con palazzo – 2

Europe Square: Statua di Medea

L’orologio Astronomico

Come funziona l’orologio astronomico

Il bellissimo palazzo che ospita l’orologio astronomico

Poco lontano trovo anche il Cinema “Apollo”, importante luogo di ritrovo serale di Batumi.

Cinema Apollo

A proposito di sera…scherzando, ridendo e soprattutto camminando…si sta facendo buio. Le ore passano inesorabili ed il sole di fine maggio inizia a calare. La cosa fantastica però è la temperatura perfetta che mi accompagna in questa bellissima giornata. Anche qui si sente l’arrivo della torrida estate che verrà, ovviamente scritto col senno di poi. Dò un’occhiata alla mappa e mi accorgo di essere arrivato alla fine dei punti di interesse da me segnati, per cui colgo la palla al balzo per fare un nuovo giro in riva al Mar Nero. Stavolta mi siedo proprio a due passi dall’acqua che magicamente si sta schiarendo. Non è più torbida come qualche ora fa, anche se non posso neanche definirla limpida. Resto qui una trentina di minuti a pensare; questo di fine maggio 2017 è per me un periodo non facile dal punto di vista personale e ringrazio i miei amati viaggi che mi danno la forza di fregarmene di tutto il resto e di guardare avanti con ottimismo. Tra le cose alle quali penso c’è anche questo; e se non avessi avuto questa passione (la più bella tra tutte, dal mio punto di vista) cosa sarebbe successo? Sarebbe stato sicuramente un bel casino. Ma fortunatamente questa non è la realtà, così continuo a godermi il mondo a mio piacimento. Quando mi alzo punto dritto un market che avevo adocchiato durante la passeggiata odierna: qui compro la cena, ma non tutta. Mi fermo infatti a prendere un altro fantastico Kachapuri che mi gusterò in santa pace. E’ una pietanza di una pesantezza unica che sicuramente non fa bene se mangiata a raffica, ma ho solo tre giorni da passare in Georgia e di certo non mi lascio scappare questa squisitezza. Quando lo stomaco è pieno vedo che il sole è totalmente calato e fuori dalla stanza è buio. Batumi non è come Kutaisi: la sua natura di “luogo turistico” la rende anche sicura per uscire con le luci artificiali e non me lo faccio dire due volte. Mi vesto con abiti più adatti ed esco dalla Guest House. Come già detto, mi trovo a poche decine di metri dal Batumi Boulevard ed è lì che sono diretto. La scelta è super azzeccata perchè quelle fontane che di giorno mi erano sembrate belle ma normali, di sera diventano “danzanti” e zampillano a ritmo di musica. Per me è la primissima volta che assisto ad un simile spettacolo e rimango davvero estasiato da ciò che viene offerto in questa piazza. Mi siedo su una panchina e ci rimango per tutto il tempo dello spettacolo che raggiunge il top quando la canzone che muove l’acqua diventa “Con te partirò” di Andrea Bocelli: mi trovo a migliaia di kilometri di casa ma questo artista è arrivato anche qua.

Fontane Danzanti – 1

Fontane Danzanti – 2

Quando finisce la musica ci rimango male; sarei rimasto li per ore. La temperatura è stupenda (sono vestito con pantaloncini e maglietta a maniche corte) e lo spettacolo è stato sublime. Ma si sà che le cose belle non durano in eterno, così mi alzo dalla panchina e faccio una carrellata serale dei migliori punti di interesse visti nel pomeriggio.

Europe Square: fontana e palazzo di sera

Europe Square: palazzo dell’orologio astronomico di sera

Alphabetic Tower di sera

Vecchio Faro di sera

Ruota Panoramica di sera

In giro non c’è molta gente…anzi…non c’è quasi nessuno, soprattutto dopo la fine dello spettacolo delle fontane. Decido quindi di rientrare in stanza e di dedicarmi al mio gioco sportivo prima di riporre tutto perchè all’indomani sarebbe iniziato il viaggio di ritorno prima per Kutaisi e poi per Malpensa.

Anche stamattina (domenica) mi sveglio prestissimo. Non posso assolutamente perdere il posto su una delle primissime Marshtutka dirette a Kutaisi; ho un aereo per l’Italia da prendere e la sola idea di poterlo mancare non mi fa stare tranquillo. Saluto il receptionist della Guest House e mi dirigo all’autostazione, ma anche qui come a Martvili, la partenza non coincide con quello che fu il punto di arrivo. E’ prestissimo e fuori non c’è nessuno; non ho idea di dove cavolo andare perchè come sempre non ci sono indicazioni di nessun genere. Fortunatamente incrocio un ragazzo che ha l’aria di essere messo maluccio; vede che sto girando su me stesso in cerca di qualcosa e, con un inglese biascicato, si offre di aiutarmi e mi accompagna nella piazza dalla quale partono i minibus. Sinceramente non so dire se da solo ci sarei arrivato stavolta; il punto non è troppo lontano da dove mi trovavo, ma il problema era capire la giusta direzione tra tutte quelle disponibili. Alla fine mi viene chiesto mezzo lari per “il servizio”, ma io gliene do due: per me non sono nulla (neanche un euro) mentre per lui sono qualcosa di utile calcolando che il mio gustosissimo Khachapuri costa esattamente quella cifra e che ci si può tranquillamente fare un pasto. Salgo sul mezzo pubblico (sono il primo, per cui scelgo il posto) ed aspetto che sia pieno. Il viaggio di rientro a Kutaisi è di quelli “della speranza” perchè quel minibus è palesemente rotto e scassato. Nei primi dieci kilometri si ferma almeno tre volte, con l’autista che scende e si trasforma in meccanico, proprio come avviene solitamente in questi paesi. Il pezzo tortuoso con salita e curve lo percorre non più velocemente di 10 kilometri orari. Se da una parte è un episodio strambo su cui farsi una risata, il fatto di avere il volo in attesa rende questa cosa molto meno piacevole. Però alla fine gli interventi del guidatore risultano utili ed arrivo a destinazione. Ho addirittura del tempo a disposizione, per cui cammino fino al centro città, mangio un altro Khachapuri (stavolta l’ultimo) e mi siedo in piazza dove incontro un anziano signore che mi chiede da dove vengo. Iniziamo una sorta di dialogo tra muti, nel senso che parliamo a gesti perchè io non conosco il georgiano e lui sà solo quello. L’unica cosa che capisco dei dieci minuti del suo discorso è “Roberto Baggio” ed è già tanto. Significa che ha capito le mie origini. Lo saluto perchè devo prendere la Marshrutka per l’aeroporto, lui annuisce e la cosa finisce li. Scendo alla fermata corretta, arrivo nell’aerostazione, effettuo i controlli, l’imbarco e piombo nel solito sonno di sempre mentre la medesima hostess/robot parla al microfono. Giunto a Malpensa prendo il primo Terravision in direzione della stazione centrale e poi torno a Roma con un bus…ed anche questa avventura giunge così al termine.

Essendo il mio secondo viaggio in Georgia, ho già scritto le conclusioni generiche nel post precedente e non le sto certamente a ripetere a pappardella. Mi sento di dire che i timori di tornare via deluso da Batumi sono stati letteralmente cacciati via: la città è turistica, ma non è come altre realtà standardizzate. Qui c’è davvero molto da vedere e quindi consiglio a tutti un viaggio nel capoluogo della regione dell’Adjara. Certo…arrivarci dall’Italia non è proprio una passeggiata e bisogna volerlo fare, però ripeto che merita il tempo, i soldi e la fatica richiesti. Il Martvili Canyon è un buon modo per entrare a contatto con la natura locale ed è anch’essa un’esperienza che consiglio. Ciò che mi ha un pochino deluso è stato il Monastero di Gelati. Saranno sicuramente stati i dannati lavori in corso che hanno rovinato la reale atmosfera, però mi aspettavo qualcosa di più da un sito dichiarato Patrimonio dell’umanitò dall’UNESCO. Poi ovviamente ogni giudizio è soggettivo. Resta il fatto che la Georgia è una nazione stupenda da ogni punto di vista e spero che sempre più persone la visitino dandole il rispetto che chiede e che merita. Per ciò che riguarda me, spero di tornare presto per esplorare altre fantastiche zone.

You may also like

Scrivi un commento