Una delle oltre 7000 isole delle Filippine: Panglao (Bohol)

di admin

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Il viaggio nelle Filippine è un sogno che ho cullato per 4 anni. Era il 2013 quando ci ho pensato per la prima volta. Ero fermamente intenzionato a prenotare e chiesi anche le ferie al mio datore di lavoro di allora. Mi rispose seccamente di no, senza un motivo valido; lo fece solo perchè godeva nel veder star male il prossimo. Niente ferie…niente viaggio. Per mesi e mesi l’ho maledetto per ciò che mi ero meritato con fatica e che mi aveva negato in un attimo. Poi, 4 giorni prima di quella che avrebbe dovuto essere la mia partenza, arrivò la notizia da tutti i telegiornali del passaggio in quell’area del terribile tifone Hayian, uno dei più forti mai registrati che uccise quasi 10.000 persone e causò danni ad una marea di edifici sia pubblici che privati. Ricordo ancora le scene di quella povera gente che chiedeva aiuto tra le macerie, delle organizzazioni internazionali che mandavano aerei carichi di viveri e medicinali, e della raccolta fondi mondiale aperta in loro soccorso (con la quale, ovviamente, qualcuno dei “soliti noti” ci si sarà pure arricchito…). La verità? Se avessi prenotato avrei perso tutti i miei soldi perchè certamente in quelle condizioni non sarei potuto decollare. Questo non ha fatto cambiare dentro di me il giudizio su “quella” persona perchè non poteva proprio aver previsto una cosa del genere. Però mi resi conto che, a volte, un comportamento che sembra sbagliato può avere anche dei lati positivi e che non è tutto uno schifo. Durante i due anni successivi poi, altri problemi di varia natura (in primis il non aver mai trovato un biglietto aereo conveniente, ma non solo) mi indirizzarono verso altre destinazioni. Ma a settembre 2016 scovai l’offerta giusta e nell’arco di poche ore arrivò il codice del biglietto elettronico nella mia casella di posta elettronica. Era fatta! Le Filippine da quel momento divennero una realtà che avrei vissuto mesi dopo, ma sempre e comunque una cosa tangibile e non più solo un’idea.

La partenza è da Roma Fiumicino ed il volo, lo ammetto, è un pochino azzardato: compagnia China Southern (mai presa prima d’ora) e ben due scali previsti in andata: il primo a Wuhan ed il secondo a Guangzhou prima di atterrare a Manila, capitale dello stato-arcipelago. A proposito dell’aereo cinese avevo letto opinioni contrastanti come sempre che andavano dal disastro totale all’eccellenza. A chi dare ascolto? A nessuno; l’unica cosa da fare è provare e basta. Alla fine dei giochi dò un voto neutro, forse leggeremente tendente al positivo: lo spazio a disposizione non è del tutto risicato ed i pasti non sono poi tanto male. Le ore però sono tante ed anche l’obbligo di scendere tutti quanti dall’aereomobile a Wuhan per ottenere il permesso temporaneo di stare in Cina pesa molto. La solita inutile burocrazia che non vuole proprio saperne di morire. Salgo a Roma e sulla carta di imbarco c’è scritto che la mia destinazione finale è Manila; i miei bagagli vengono spediti direttamente a Manila; In Cina ci sono solo in transito e solo in determinate zone dell’aeroporto. Che senso ha rilasciare il permesso provvisiorio? A cosa serve? Ve lo dico io: solo a rompere le scatole al prossimo. Il secondo scalo è abbastanza lungo, circa 4 ore. Ho così il tempo per fare un giro nell’aerostazione e dare un’occhiata ai negozi presenti. Tutto nella norma fino a quando scendo al piano -1: è quasi interamente dedicato ai ristoranti e non posso fare a meno di notare alcune immagini di cose cucinate che mi lasciano interdetto. Preferisco non vedere e tornare di sopra. La tratta da Guangzhou a Manila la passo su uno dei posti con più spazio per le gambe e me la godo alla grandissima. Arrivo all’aeroporto filippino a metà pomeriggio e, sbrigate le formalità doganali compreso il ritiro del bagaglio, cambio i soldi perchè incredibilmente la tariffa offerta è vantaggiosa. Lì fuori mi aspetta un taxi prenotato dal B&B dove di li a poco avrei dormito; lo vedo, salgo ed osservo un pezzetto di quella città durante il tragitto. Il percorso dura però molto poco (meno di 10 minuti) e così mi trovo in stanza in un batter d’occhio. Si tratta di una struttura semplice, ma pulita ed abbastanza accogliente. Per la spesa di 14 euro stra-basta e stra-avanza. Non disfo il bagaglio perchè alle 5:00 del mattino seguente, con lo stesso taxi, sarei dovuto tornare in aeroporto per il volo interno verso l’isola. Fa già un caldo pazzesco, così mi metto qualcosa di fresco ed esco a fare una passeggiata con l’obiettivo finale della cena. Vedo si e no 4-5 strade di quest’area e si capisce benissimo che mi trovo in una grande città. Riconosco usi e costumi che non sono tipici di un borghetto a bordo spiaggia. Ci sono negozi di ogni tipo e non manca proprio nulla se uno sà cercare. Alla fine i banchetti dello “street food” non mi ispirano per niente, così finisco per consumare il mio primo pasto in quel fazzoletto di isole al McDonald locale, aperto 24 ore. Qui le cose costano una cavolata ed il menù medio da me scelto ha un prezzo ridicolo se paragonato al pari qualità italiano o, peggio ancora, nord europeo. Decido subito dopo di rientrare e di farmi una dormita, ovviamente non prima di essere andato un po’ avanti al mio gioco del calcio manageriale e di aver controllato la posta elettronica grazie alla discreta wi-fi offerta dal B&B. La sveglia suona alle 4:40 del mattino; mi alzo subito perchè il fuso orario si fà ancora sentire e la paura di perdere quel tanto sognato ultimo volo fà la sua parte; sono qui solo da poche ore ed è anche normale non essere caduto in un sonno prodondo. Preparo tutto ed alle 5:10 scendo alla piccola reception. L’autista è già lì che mi aspetta, così dopo esserci scambiati il buongiorno, partiamo verso il Terminal 4. Come quasi sempre accade, in questi paesi non esiste una netta distinzione tra il giorno e la notte: a quest’ora del mattino ci sono già gli autobus colmi di persone, gente che cammina per strada ed un numero incredibile di auto che quasi ingorgano il traffico in certi punti nevralgici. Da noi tutto questo è impensabile, ma ormai sono abituato a certe scene e non mi sconvolgono più come una volta (la primissima, in Kenya, fu letteralmente traumatica…). Saluto il taxi driver e mi faccio carico dei bagagli. Il volo Air Asia parte puntuale verso Tagbilaran, la città più grande dell’isola di Bohol. Atterro al minuscolo scalo verso le 8:30 del mattino, pronto per la mia nuova avventura che finalmente, dopo tantissime ore di viaggio, sta per cominciare davvero. Ma manca ancora un tassello: devo raggiungere la struttura prenotata. E’ così che, uscendo, trovo il “triciclo” mandato proprio dal resort per me. E’ un sidecar coperto che qui prende questo strano nome. Può portare fino a 5 persone + autista e bagagli. Sinceramente non so come possa fare a muoversi in caso di pieno carico, ma la verità è che la risposta non mi interessa neanche molto. L’importante stavolta è che porti me a destinazione nel minor tempo possibile. Il piccolo mezzo di trasporto deve affrontare all’inizio alcune salite abbastanza toste e fa letteralmente una fatica bestiale. Segue sosta di rito per mettere il carburante con “zaffata” di benzina fin dentro alle narici e poi via per i 16 lunghissimi kilometri che mi separano dalla mèta. Servono più di 30 minuti perchè quel “cosetto” va davvero piano, però è caratteristico e l’ho scelto volutamente scartando l’ennesima automobile. Quando vedo il cartello di Alona Beach capisco che ormai ci sono. Ho scelto da casa questa zona pur sapendo che non ha la spiaggia più bella dell’isola perchè è comunque la più organizzata a livello di servizi. Qui ci sono molti ristoranti, markets, possiblità di prenotare escursioni, uffici per il cambio valuta ecc ecc; è anche la zona con maggior afflusso turistico e la sera è carina per poter bere qualcosa ascoltando un po’ di musica rigorosamente dal vivo. Le spiagge migliori le avrei raggiunte giorno per giorno col solito triciclo. Effettuo il check-in e vengo accolto con una bevanda fresca che pare venga data solo agli utenti del programma “Genius” di prenotazione on-line. Vengo accompagnato in stanza ed un sorriso mi riempie il viso: avevo scelto di viziarmi un pochino stavolta prendendo una “deluxe” a circa 30 euro a notte e ciò che ho davanti agli occhi è davvero bello; sono al primo piano ed ho una terrazza che affaccia sul giardino verdissimo e curatissimo, un letto grande e comodo ed un ampio bagno pulito. Il legno la fà da padrone e dà un tocco di vera originalità. Noto di nuovo la presenza di un enorme secchio vicino al WC. Stessa cosa c’era anche nel B&B che mi ha accolto nella capitale. Comincio a pensare che i “problemi di scarico” non fossero stati presenti solo li, ma da ogni parte. Se il normale riciclo d’acqua non ce la fà ad evacuare tutto tutto…allora riempi il secchio e vai col tango! Che dire se non che sono soddisfatto? Dopo tanto lavorare per poter mettere da parte i soldi e dopo la fatica per arrivare fino a qui è una gioia. E’ mattina, per cui decido di non perdere tempo prezioso e disfo il bagaglio riponendo tutto negli appositi spazi. Fatto questo, preparo la borsa per il mare con tutto ciò che occorre e, messo il costume quando in Italia si va ancora in giro col cappotto pesante, esco e mi dirigo dritto verso la spiaggia. Oggi sarei rimasto in zona, ad Alona, per iniziare ad esplorare ed a conoscere il luogo. Per arrivare al mare si passa in mezzo a realtà commerciali di vario tipo e soprattutto si devono superare le orde di persone che cercano già di vendere escursioni di ogni genere. In inglese, che per fortuna capiscono e parlano forse meglio di me, spiego loro che sono lì da meno di due ore e che ho necessità di realizzare prima dove mi trovo per poi decidere cosa fare. Il fatto è che sono veramente tanti…una marea…e tutti con gli stessi depliants in mano. Alla fine, educatamente, ho la meglio e proseguo oltre. Finalmente sono davanti al mare che è esattamente come me lo aspettavo: le mie letture minuziose non mi regalano niente di diverso, ma a volte è meglio così; le sorprese difficilmente sono belle ed a me rischiare non piace per niente. L’acqua è limpida e stupenda, ma l’intero perimetro è pieno zeppo di barche locali che vanno, che vengono e che restano posteggiate ore ed ore. Le imbarcazioni sono quelle tipiche filippine con dei tronchi di legno attaccati da ambo le parti utili a far mantenere l’equilibrio ai natanti. Sembrano dei ragni se visti con un tocco di fantasia.

Alona Beach e le sue barche tipiche

Alona Beach e le sue barche tipiche

 

Palme ad Alona Beach

Palme ad Alona Beach

Le aree per poter nuotare e fare un bagno in santa pace sono ristrettissime e l’alternativa è scegliere ogni volta un pezzo di mare lasciato libero da una barca. Tale pacchia dura fino a quando non arriva la barca successiva; in quel caso occorre lasciare il posto e spostarsi. Non è proprio il massimo della vita sinceramente, ma ripeto che lo sapevo fin da quando ho prenotato, per cui va bene così. Piazzo il telo in una zona che ha sia sole che ombra perchè la mia pelle chiara non può permettersi bruciature, soprattutto il primo giorno. La cosa stupenda è che di gente non ce n’è molta e c’è posto per tutti. Altro che Pukhet in cui arrivando al mare un pochino più tardi del normale toccava elemosinare un posto libero e dove, ogni 5 minuti netti, il fischio del bagnino rompiscatole faceva spostare tutti dall’acqua per far atterrare uno di quei maledetti paracadute trainati dai motoscafi in cui, per il sollazzo di una o due persone al massimo, veniva disturbata mezza spiaggia. E’ così che mi piace, senza troppa calca. Che senso ha andare a trovare Rimini così lontano quando sta a due passi da casa ? La giornata passa tranquilla, tra bagni, pennichelle sdraiato sulla sabbia bianca e soffice, succhi di mango freschissimo ed uno spuntino per il pranzo. Questa è la mia versione del paradiso; peccato che si possa realizzare solo poche volte rispetto a quanto è lungo e faticoso un anno di lavoro. Alla sera, dopo aver ammirato il tramonto col sole che però saluta l’orizzonte non in mare ma dietro alle palme, adocchio un ristorantino e lo provo: davvero niente male, soprattutto per me che adoro il riso, alimento che qui hanno in abbondanza ed in tutte le salse possibili. Dopo cena faccio una passeggiatina per capire cosa offre Alona Beach di sera e poi in stanza, con pc e nanna.

Tramonto ad Alona Beach

Tramonto ad Alona Beach

Mi sveglio abbastanza presto, ma non troppo. Questa mattina già si cambia destinazione. Vado a prendere un triciclo e mi faccio portare sulla spiaggia che reputavo da casa come la più bella che l’isola potesse offrire. Inizialmente avevo pensato di prendere la stanza lì, ma sarei stato davvero isolato e questo non avrebbe giovato ad una lunga serie di situazioni. Meglio raggiungere quell’eventuale paradiso con 10 minuti a tratta e pochi spicci che stare tagliati fuori da tutto il resto. Arrivo in zona e pago 50 centesimi di euro per entrare, essendo qui presente un resort abbastanza spartano e tranquillo con tanto di guardiano. Appena metto piede lì dentro e prendo la corretta direzione, noto facilmente un amico che non ha proprio il mio stesso morboso interesse; lui il posto lo conosce già e si permette un po’ di sano relax. Provo a socializzare ma capisce solo il filippino…

Altro che mare...qui si dorme!

Altro che mare…qui si dorme!

Pochi passi ed ho davanti a me lo spettacolo della Dumaluan Beach: credetemi quando scrivo che non esistono parole al mondo in grado di descriverla a dovere. Si tratta di una lunghissima striscia di sabbia bianca che si affaccia su un mare limpidissimo il cui fondale digrada dolcemente man mano che ci si allontana dalla riva. Le barche qui presenti si contano sulle dita di una mano e tutto è perfetto come di più non potrebbe essere.

Dumaluan Beach - Lato Est

Dumaluan Beach – Lato Est

 

Dumaluan Beach - Lato Ovest

Dumaluan Beach – Lato Ovest

Non ci penso sù due volte e dopo aver piazzato il telo all’ombra mi armo di tutto ciò che ho portato con me. Prima, a dire il vero, vado a fare un bagno rinfrescante con il quale dò una rapida occhiata a tutto ciò che mi circonda. Poi prendo la reflex e scatto qualche immagine dall’acqua verso la spiaggia.

Dumaluan Beach vista dal mare - 1

Dumaluan Beach vista dal mare – 1

 

Dumaluan Beach vista dal mare - 2

Dumaluan Beach vista dal mare – 2

Successivamente prendo la maschera e vado a fare snorkeling: vedo diverse stelle marine adagiate tranquillamente sul fondale. Poi, ancora non contento, torno indietro e vado a prendere la micro camera subacquea con la quale realizzo dei video di buona qualità. E’ tutto davvero troppo bello per essere vero. Ma qualcosa purtroppo va storto e la testa comincia a darmi fastidio. Io non soffro mai di emicrania o cose simili, per cui quando succede questo c’è sempre qualcosa di poco piacevole in arrivo. Già all’ora di pranzo inizio a sentirmi strano e mangio a forza un po’ di pollo accompagnato da un milkshake alla banana preparato con la frutta freschissima tagliata davanti ai miei occhi. Quando torno in spiaggia per passare il pomeriggio ho la risposta alla mia situazione: comincio a sentire un freddo incredibile; è vero che sono all’ombra per non bruciarmi la pelle e che sta tirando una leggera brezza, ma quel livello di brividi ha una sola giustificazione: ho le febbre e la sento salire sempre di più. Però non demordo e resisto fino alle 17:30. Non mi va di rientrare in stanza e di perdermi quell’eden, ma alla fine anch’io devo capitolare. Rientro in stanza che quasi non ci vedo più. Mi metto una mano sulla fronte e sento che è li li per cuocere. Sto davvero male, così mangio qualcosa al volo e mi prendo un pasticcone di “Tachipirina 1000” saggiamente portata da casa insieme ad altri medicinali di prima necessità. E menomale che l’ho fatto perchè in zona non ho visto fino a quel momento neanche una farmacia. Dopo essermi informato ho saputo che è presente solo un piccolo presidio medico in caso di bisogno ma nessuno vende direttamente farmaci in quest’area. Come fanno gli abitanti proprio non lo so. Non posso fare altro che sdraiarmi sul letto ed addormentarmi come un sasso. Questo è l’unico modo che ho per non farmi sovrastare da quella terribile sensazione di impossibilità di realizzare qualsiasi gesto senza sover sopportare una fatica tremenda. All’orario prestabilito mi sveglio grazie al tablet che avevo impostato: è notte fonda e sto ancora a pezzi. Il motivo per cui apro gli occhi è perchè è il momento di prendere un secondo “pasticcone”. Per me che evito i medicinali come la peste, l’effetto è quasi garantito. Non sono assolutamente assuefatto ai farmaci e loro in questo modo trovano campo libero per poter agire indisturbati. Richiudo gli occhi quasi subito: sono uno straccio totale e la cosa è preoccupante per il proseguimento della vacanza. Ma succede il miracolo: dopo aver dormito per oltre 12 ore di seguito, mi alzo dal letto e sento già di stare decisamente meglio. Non posso dire di essere guarito del tutto, ma “Santa Tachipirina 1000” ha fatto il miracolo. Devo ricordarmi di accendere un cero in suo onore al mio rientro a casa. Ho solo un mini-cerchio alla testa, ma i brividi di freddo sono scomparsi del tutto. Decido quindi di tornare ad Alona Beach a godermi la giornata in santa pace. Qui, tra il crogiolarmi al sole ed i bagni frequentissimi, ho il tempo di prenotare tre escursioni che mi avrebbero allietato i giorni a venire. La prima è un percorso marittimo che comprende l’avvistamento dei delfini, lo snorkeling all’isola di Balicasag, l’avvistamento delle tartarughe marine e la visita a Virgin Island; la seconda riguarda l’avvistamento degli squali balena con tanto di nuoto accanto a loro; la terza ed ultima è una mezza giornata alla scoperta dell’entroterra locale che nasconde tesori di inestimabile rarità e bellezza. Sono davvero soddisfatto perchè è finalmente tutto pianificato, sia le attività che il relax. La febbre della sera prima è solo un terribile ricordo e la serata mi aspetta tra una buona ed economica cena, una bevuta rigorosamente analcolica (al massimo mi concedo una birra in casi eccezionali) e l’appostamento in terrazza al fresco con gioco al PC e controllo e-mail. E Buonanotte.

Stamattina sveglia alle 5:30: è il giorno dell’escursione numero uno. Perchè così presto? Perchè, non si sa bene chi, ma qualcuno ha abituato i delfini a fare colazione all’alba… Se lo becco prima o poi gliene dico quattro a questo… ; a parte gli scherzi, il pick-up è previsto alle 6:00 e devo avere il tempo utile per preparare me stesso e la sacca. Ci riesco e scendo con cinque minuti di anticipo e trovo già la persona incaricata ad attendermi. Mi guardo intorno e non vedo alcun mezzo di trasporto, nessuna macchina, nessun triciclo…niente di niente. Sto per chiedere spiegazioni quando vedo il tizio che si mette a camminare e mi dice “please, follow me”. A casa mia…”pick-up” significa qualcosa di diverso da un “ti vengo a trovare al resort ed andamo a piedi”, però è anche vero che siamo nelle Filippine, che ho voluto e scelto un posto più selvaggio della media e che è anche bello così. Arriviamo in spiaggia ed ho una nuova sorpresa, stavolta positiva. Mi aspetto il solito “mucchietto” di persone in attesa ed invece non ci metto molto a realizzare che sono solo e che sto per affrontare un tour privato pagato una cavolata (20 euro scarsi al cambio). Il giro inizia e qui vedo davvero i delfini come si deve; la stessa escursione l’avevo testata anche alle Maldive ed a Panama, ma averli così vicini non era mai successo. Ovviamente la mia reflex inizia a fumare per quate foto scatto; le avrei selezionate in seguito eliminando quelle peggiori. Ma la regola attuale è “scatta a più non posso per non perderti proprio nulla”.

Avvistamento Delfini - 1

Avvistamento Delfini – 1

 

Avvistamento Delfini - 2

Avvistamento Delfini – 2

Dopo una trentina di minuti cambiamo direzione ed andiamo verso Balicasag. Da parte mia sono già soddisfattissimo per come è iniziato il tutto. La barca si ferma e mi viene detto di prepararmi perchè li mi sarei dovuto tuffare. Chiedo quanto tempo ho a disposizione per stare in acqua e mi viene risposto che mi avrebbero aspettato a seconda delle mie necessità. “Questo posto è una pacchia” penso tra me e me mentre mi tuffo “mascherato” e “pinnato” a dovere. Faccio il previsto snorkeling e riprendo il tutto con la microcamera subacquea. Colgo l’occasione di ripete che, per quanto sia interessante ciò che vedo, dopo aver ammirato la barriera corallina alle Maldive e sul Mar Rosso, tutto il resto appare riduttivo. Ma di cose da osservare qui sotto ce ne sono, non è poi tanto male. Salgo di nuovo a bordo e la barca si muove verso la zona delle tartarughe marine. Riesco a vederle anche da sopra al natante, ma pago volentieri 5 euro di sovrapprezzo per poterci nuotare insieme. Purtroppo in questo tratto il mare è un po’ mosso e non riesco a fare nè foto nè video decenti da pubblicare. Ripartiamo ancora verso l’ultima tappa, Virgin Island. Qui la mia idea è contrastante: si tratta di una lingua di sabbia proprio in mezzo all’oceano e sarebbe anche interessante se sopra non ci fossero già diversi banchetti intenti a vendere roba da mangiare, frutta, conchiglie e chi più ne ha più ne metta. Chi ha letto già altri miei racconti sa che odio a morte questo genere di attività “extra”. Natura incontaminata e commercio a tutti i costi non sono neanche parenti lontanissimi. Sto alla larga dai venditori ed esploro quel tratto scattando svariate istantanee. Nel frattempo il cielo si rannuovola pesantemente e non promette nulla di buono.

Un tratto di Virgin Island

Un tratto di Virgin Island

 

Un'immagine di Virgin Island che mi è piaciuta molto

Un’immagine di Virgin Island che mi è piaciuta molto

Al mio ok ripartiamo verso Alona Beach dove passerò il resto del pomeriggio. Voto all’escursione: direi un 8+. Segue solita serata tranquilla con cenetta, bevutina analcolica, terrazza e pc.

Oggi torno alla Dumaluan Beach per cercare di vivere una giornata tranquilla senza che mi prenda il febbrone da cavallo della prima volta e ci riesco. Mi godo quel paradiso al mattino con bagni ripetuti, ma stavolta anche al pomeriggio in cui il fenomeno della bassa marea si nota tantissimo; il mare si ritira lasciando la possibilità di passeggiare fino a largo ed osservare ad occhi aperti e senza maschera ciò che in altre ore è coperto dall’acqua.

Bassa Marea alla Dumaluan Beach - 1

Bassa Marea alla Dumaluan Beach – 1

 

Bassa marea alla Dumaluan Beach - 2

Bassa marea alla Dumaluan Beach – 2

 

Il giorno successivo è quello del nuoto con gli squali balena. La sveglia anche in questo caso è alle 5:30 col solito pick-up alle 6:00. Stavolta conosco l’antifona e credo di partire preparato, ma questo posto mi dà sempre delle sorprese. Ad attendermi c’è una persona in motorino. Si, avete capito bene: quel coso con due ruote che viaggia sospinto da un piccolo motore. Lo guardo e chiedo in inglese come saremmo andati fino al punto di partenza della barca. Quasi incredulo per la domanda mi indica la parte di dietro del sellino e mi invita a salire. Fino ad oggi, sinceramente, ho sempre portato io certe persone sul mio scooter da ragazzo; non sono mai stato un passeggero, tanto più di un altro uomo. Sono a disagio, ma che alternative ho? Nessuna. Anzi, mi viene da pensare che la destinazione sia abbastanza lontana perchè sennò sarebbero venuti a prendermi a passeggio come due giorni prima. Mi faccio coraggio e salgo stando ben attento a non appoggiare nè mani nè niente sopra al ragazzo. Mi aggrappo alla maniglia dietro di me e mi lascio portare sperando che la corsa finisca presto. Effettivamente la zona da raggiungere non lascia molti dubbi sulla scelta adottata dagli organizzatori: a piedi ci avremmo messo almeno 25 minuti e non sarebbe stato il caso. Lì mi rendo conto anche che questo non è un tour privato come il precedente. C’è già gente che aspetta ed altra ne sta arrivando. Intanto, nell’attesa, ne approfitto per scattare alcune foto alla stupenda alba sul mare che ho davanti al mio naso.

Alba ad Alona Beach - 1

Alba ad Alona Beach – 1

 

Alba ad Alona Beach - 2

Alba ad Alona Beach – 2

Finalmente arriva la barca; vedo persone con i trolleys e capisco che si tratta di un normale traghetto che porterà tutti sull’isola di Cebu, a due ore di navigazione da Alona Beach. Da lì poi il gruppo si dividerà: chi, come me, va ad Oslob dagli squali balena seguirà un percorso. Chi invece usa quel mezzo per poi rimanere a Cebu ne farà un altro. L’andata trascorre tranquillissima con il mare che è una vera tavola. Arrivo al punto di attracco che non somiglia ad un porto neanche per un singolo centimetro e vengo caricato su un triciclo che, a fatica durante le salite, mi porta al punto di avvistamento desiderato. Questa che ho davanti è la prima forma di turismo davvero organizzato che ho visto in 5 giorni di Filippine. Posso definirlo come una specie di circo acquatico per come è impostato e soprattutto per quanta gente c’è. Acquisto il biglietto completo (quello che mi permette di nuotare con gli squali balena e non solo di vederli dalla barca) e mi viene assegnato il numero di natante: è il 233. Chiedo a che punto siamo con la fila per regolarmi e mi viene detto che sta partendo la barca n. 191. Ad occhio e croce non toccherà a me prima di 40-45 minuti. Mi siedo ed attendo il mio turno. Finalmente il tempo passa e chiamano il mio numero. Il mare purtroppo si è un po’ ingrossato nel frattempo, ma per me non è un problema. Arrivo al punto di immersione e non me lo lascio dire due volte: sono il primo che si tuffa del mio gruppo. Proprio accanto a me, a due metri di distanza, sta passando il primo squalo balena. E’ un bestione enorme che sicuramente è lungo più di 10 metri. Non oso neanche immaginare quanto possa pesare. So solo che si nutre di pesce, per cui è innocuo per gli “umani”. Faccio video a ripetizione e resto estasiato da cosa ho davanti.

Immagine dello Squalo Balena presa dal video che ho girato

Immagine dello Squalo Balena presa dal video che ho girato

Possiamo stare 30 minuti in acqua prima di lasciare posto ad altre persone ed in quel lasso di tempo vedo 5 squali balena, di cui uno mi passa appena sotto ai piedi che quasi riesco a sfiorarlo. Fantastico!!! Ma il tempo è tiranno e quando si fanno cose piacevoli passa inesorabile. In men che non si dica è già ora di rientrare, ma porterò per sempre con me questa fortissima emozione. Eseguo a ritroso la tiritera già fatta per arrivare lì fino a quando giungo di nuovo al porto. Lì il mare è davvero grosso e la barca, che è pure di una certa stazza, non può avvicinarsi più di tanto alla riva. Nessuno ci viene a prendere e ci fanno segno di andare fino a li a piedi. Io, come altri turisti, ho il borsone con dentro macchina fotografica, tablet ed altro e non posso rischiare di bagnarlo. Proviamo a protestare, ma dalla barca se ne fregano come non mai. O andiamo a piedi o restiamo lì. Con questa situazione non ho scelta, così mi faccio coraggio, mi metto il borsone ben sopra alla testa (nel punto più alto possibile) e sperando di non inciampare in qualche roccia subacquea non visibile a causa delle onde mi metto in moto. Dopo pochi minuti arrivo a destinazione con tutte le mie cose asciutte, ma la strizza di buttare via centinaia di euro e tutti i ricordi della vacanza fino a quel momento c’è stata e pure tanta. Ma la sfortuna non ha fine: non bastano le onde a rompere le scatole: ci si mette anche la barca che mostra un problema tecnico per cui occorre spegnere tutto e verificare. I membri dell’equipaggio si trasformano da “piloti” in meccanici e letteralmente si infilano dentro al motore. Parlano tra loro in una lingua incomprensibile, urlano, quasi belano…e la cosa continua così per almeno una ventina di minuti. Alla fine arriva quello che pare a tutti gli effetti un grido di approvazione e la prova successiva con motore acceso dà esito positivo: possiamo finalmente partire. Ma le onde sono ancora più alte ora ed il natante non sembra in grado di poterle reggere. Il viaggio di due ore in andata viene compiuto in tre ore al ritorno e, soprattutto, imbarchiamo così tanta acqua cavalcando le onde da poter rimpire chissà quanti secchi. Arrivo ad Alona Beach che è pomeriggio inoltrato. Stanco ed un po’ provato per quella traversata non del tutto agevole, mi rilasso in spiaggia fino al calare del sole, poi solita cenetta, succo di mango, pc ed e-mail.

Ultimo giorno pieno di vacanza: l’indomani mattina a questa stessa ora sarò già in viaggio verso l’aeroporto di Bohol. E’ il momento tanto atteso del tour privato di mezza giornata con autista dell’interno dell’isola. Non voglio stare fuori più di 4-5 ore perchè intendo tassativamente godermi l’ultimo mare prima dell’arrivo dell’estate italiana a giugno prossimo. La persona incaricata arriva in orario (ore 8:45) e partiamo. Siamo solo io e lui e parliamo del più e del meno durante il tragitto. La prima destinazione è rappresentata dalle famosissime Chocolate Hills. E’ il punto più lontano del nostro viaggio, quindi giustamente facciamo prima questo per poi tornare a ritroso e fermarci da altre parti prestabilite. Per arrivare ci impieghiamo un paio d’ore buone, poi dopo aver pagato un biglietto del valore di poco più di 1 euro vengo lasciato ai piedi di una scalinata che mi avrebbe portato fino al punto di osservazione migliore per questa attrazione. Insieme al ticket provano a vendermi anche una bottiglia d’acqua dicendomi che dovrò salire 220 gradini e che avrei avuto tanta tanta sete. Non compro un bel nulla e faccio proprio bene. Quella salita è per me uno scherzo se la metto in confronto (per esempio) con quella per arrivare in cima alla Cattedrale di Francoforte, per cui la “cavalco” in un batter d’occhio superando anche molte persone che trovo davanti a me. Arrivo in cima e lo spettacolo è superbo: le colline sono lì di fronte, più belle di come le avevo viste su internet. Non sono “di cioccolato” perchè è altissima stagione e non è periodo in cui la vegetazione “imbrunisce”, ma quello scherzo della natura non ha eguali nel mondo ed io sono lì. Foto, foto e foto a raffica: ne scatto una marea tanto da essere più o meno simili una con l’altra, ma non posso rischiare di perdermi quello spettacolo. Obiettivamente…non ci sarei mai più tornato per un inutile bis. Quindi o oggi o mai più.

Chocolate Hills - 1

Chocolate Hills – 1

 

Chocolate Hills - 2

Chocolate Hills – 2

Resto lì oltre 20 minuti anche se ne sarebbero bastati 5. Alla fine, una volta viste tutte le angolazioni concesse da quella terrazza rialzata, resta ben poco da fare. Ma io sfrutto tutto il tempo a mia disposizione prima del ritorno concordato dell’autista proprio all’inizio della scalinata. Salgo in macchina dopo aver detto addio a quel panorama da favola e ripartiamo per la seconda destinazione, ancora più attesa della prima: la visita al centro di conservazione dei Tarsier. Questo è il nome con cui vengono indicati i primati più piccoli del mondo e si trovano in pochissime zone del pianeta. Anche qui il biglietto costa circa 1 euro; entro e seguo le frecce per il giro autoguidato. Dove si trovare un Tarsio c’è un addetto alla sicurezza che controlla che nessuno lo tocchi o lo fotografi col flash (è assolutamente vietato). E’ solo che loro si accoccolano a riposare sotto le foglie e spesso scattare un’istantanea senza flash che non risulti praticamente nera ed inutilizzabile è un’impresa. Dopo vari tentativi però riesco ad avere le mie immagini che porterò sempre con me, anche se di foto ne ho poi dovute cestinare davvero tante. Quello che colpisce di queste creaturine è la loro dimensione (entrano nel palmo di una mano) ed i loro occhioni tondi e decisamente sproporzionati rispetto al resto del corpo. Però una sola cosa è vera: sono semplicemente stupendi.

Tarsier - 1

Tarsier – 1

 

Tarsier - 2

Tarsier – 2

Per uscire dall’area si passa inesorabilmente dallo shop, dove stavolta acquisto un portachiavi a forma di scimmietta come ricordo. Salgo in macchina e vengo fermato in un tratto della strada in cui obiettivamente non c’è niente di interessante tranne alberi altissimi da ambo i lati che non fanno penetrare la luce del sole. Mi viene chiesto di scendere dall’auto e di fotografare perchè mi trovo nella “Man Made Forest”. Io faccio un paio di clicks che ovviamente non pubblico perchè decisamente poco educativi, restando del parere che quella sia una cavolata “forzata”. Ripartiamo e la prossima fermata è il fiume Loboc. Mi viene detto che il colore dell’acqua è attualmente marrone a causa delle forti piogge dei giorni precedenti, ma che in realtà la vera tonalità che il corso d’acqua presenta è il verde limpido. Scatto anche qui le foto che mi interessano e ripartiamo.

Fiume Loboc

Fiume Loboc

Ci fermiamo alla bella Baclayon Church prima ed al “Blood Compact Monument” dopo.

Baclayon Church

Baclayon Church

 

Di fronte alla Baclayon Church...

Di fronte alla Baclayon Church…

 

Blood Compact Monument

Blood Compact Monument

A questo punto il tour è concluso e possiamo tornare indietro. C’è ancora qualche minuto a disposizione e così il driver mi porta a far vedere il punto in cui ci sono lavori in corso per la costruzione del nuovissimo aeroporto internazionale di Panglao. Praticamente scopro che tra un paio d’anni ci saranno aerei stracolmi di turisti che atterreranno dietro alla camera del mio resort. Non sono mai stato più contento di aver visitato questo posto prima dell’arrivo delle orde dei barbari da tutto il mondo. Mi faccio lasciare all’inizio della zona pedonale di Alona Beach, saluto e ringrazio per l’aiuto. Ho organizzato tutto con la giusta rapidità per poter terminare la giornata al mare e così riesco a fare, tra relax purissimo, bagni rinfrescanti ed una pacchia totale. Ultima sera con ottima cenetta locale, bevutina di succo di mango fresco, e poi in stanza. Stavolta il pc deve attendere perchè prima ho la valigia ed il borsone da preparare. Anche questa avventura giunge al termine, però non posso assolutamente dire di non essermela goduta in pieno. Ho tempo ancora per il mio gioco e poi a nanna con la sveglia impostata.

Alle 7:00 sono in piedi; mi sistemo per affrontare il lungo viaggio di rientro ed alle 7:30 ho appuntamento con lo stesso triciclo che una settimana prima mi aveva accompagnato da dove ora me ne sto andando. Saluto la receptionist e parto. Il tutto inizia bene (tranne il fatto che tocca pagare una tassa aeroportuale di 100 pesos, cioè due euro, assolutamente non prevista. Ma se non fosse così, queste isole non sarebbero soprannominate “Fee-lippines”…). Con tutta calma arrivo a Manila al Terminal 4 e prendo il bus gratuito fino al Terminal 1. Il volo internazionale sarebbe partito da li dopo circa 5 ore. Passo il tempo gironzolando per l’aeroporto e stando seduto su di una sedia. E’ davvero un’attesa lunga, ma finalmente viene aperto il check-in dove lascio la valigia che avrei rivisto a Roma, per fortuna. Ma non può filare tutto liscio ed infatti l’aereo che da Manila deve portami a Guangzhou ha un ritardo di 90 minuti, esattamente il tempo dello scalo previsto in Cina prima di salire sull’ultimo aeromobile per l’Europa. Che è successo? Semplice: che i geni della China Southern a Guangzhou non ci hanno aspettato ed io, come molte altre persone, ho perso il volo prenotato a causa loro. Vengo sbattuto in un angolo in attesa di notizie che ricevo dipo circa 30 minuti: l’unica soluzione è prendere un volo per Amsterdam a mezzanotte che sarebbe arrivato in Olanda alle 5:30 del mattino e poi, da lì, ripartenza per Roma alle 16:55 (11 ore dopo…) perchè i voli precedenti della KLM (partner in Europa della China Southern) sono tutti al completo. Ovviamente sbianco, anche perchè alle 9:00 del giorno dopo sarebbe stato previsto il mio rientro in ufficio. Ma ho scelta ? Assolutamente no, per cui faccio “pippa” ed eseguo le direttive. Però non la faccio mai passare liscia a nessuno e così, una volta ad Amsterdam, pretendo che mi diano una camera d’albergo “day use”, il trasferimento da e per l’aeroporto ed il pranzo, tutto spesato come risarcimento. Ovviamente ottengo tutto ciò e passo qualche ora in un hotel 4 stelle come si deve e con un pranzo che definire regale è ancora poco. Alla fine le ore passano e mi ritrovo a Roma alle 19:00 abbondanti mentre sarei dovuto essere in quello stesso punto alle 6:00 di mattina. Purtroppo questo genere di voli hanno tale rischio ed a me stavolta è andata male. La prossima volta magari sarà meglio.

Però, nonostante questo inghippo finale, la conclusione non può essere che una sola: le Filippine sono un paradiso terrestre che sicuramente visiterò di nuovo. Ovviamente non più a Bohol/Panglao poichè lì ormai non ho più altro da vedere. Ma di isole fantastiche da scoprire ce ne sono a non finire. Sono stato davvero bene, ho mangiato altrettanto bene, ho speso poco rispetto ad altre parti del mondo e mi sono rilassato come desideravo prima della partenza. A parte le ore di febbre, tutto è da promuovere. La gente è amichevole e si fa abbastanza gli affari propri, quindi decisamente ok 🙂   Per il resto invito tutti coloro che cercano un luogo ancora non aperto del tutto al turismo ad andare a Bohol prima che si attivi il nuovo aeroporto internazionale. Affrettatevi perchè ci sono solo un paio d’anni disponibili, poi scatterà il bordello più assoluto. Ma una nota negativa c’è anche qui: ho visto tante, troppe coppie passeggiare mano nella mano o a braccetto con lei filippina giovanissima e lui europeo o americano dai 50 anni in sù. Ditemi quello che volete, ma le facce di quelle ragazze non sprizzavano amore, bensì rassegnazione e tristezza totali. Per uno come me che crede ancora nei sentimenti veri nonostante le botte tra capo e collo che ho preso fino ad ora da persone di cui mi fidavo, osservare quei visi smunti mi ha messo tanta tanta tanta pena nel cuore. Spero che coloro che sfruttano certe situazioni possano non godersele a lungo, ma la vita purtroppo ha ben poco di giusto e magari quei tizi camperanno pure 120 anni…maledetti che non sono altro.

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