Sembrava un must delle vacanze al mare ma… : Sharm El Sheikh

di admin

Questo viaggio è stato da me effettuato nel 2012, quando cioè l’Egitto era una destinazione totalmente sicura e quando si poteva girare liberamente fuori dai villaggi turistici per escursioni e per la scoperta del territorio. Oggi, aprile 2017, a causa dei noti avvenimenti internazionali che stanno letteralmente limitando il mondo, non mi sento di tornare in una nazione che comunque ho vissuto (non solo visitato…) per tre volte e che reputo bellissima. E’ normale che una onesta persona debba avere paura per la propria incolumità solo andando in un determinato luogo? Assolutamente no! Mi viene in mente un esempio pratico che regola la vita di tutti i giorni: quando sul lavoro esiste un’agevolazione per un dipendente (e quindi una cosa che nasce con i migliori auspici) ed una parte dei lavoratori invece la usa come pretesto per approfittarsi di una determinata situazione, questo vantaggio viene presto abolito per tutti. Non se ne migliora l’uso, ma si toglie e basta. A scriverlo è uno che notoriamente subisce questi soprusi, che non ha mai preso un giorno di malattia falso in tutta la sua vita e che va a lavorare con “38 di febbre” pur di mantenere l’impegno nei confronti di chi lo paga. In questo momento storico è la religione, nata con tutti i migliori auspici, a venire usata da alcuni come il più importante tra i divisori di popoli che io conosca. Allora perchè non viene abolita all’istante? Semplice: perchè è un business troppo grande e qualche vita umana può anche essere sacrificata purchè un numero “x” di persone possa continuare ad ingrassare a dovere. Un’agevolazione per un dipendente viene estirpata se usata male; la religione no. E’ il solito usare due pesi e due misure ed il solito “la legge NON è uguale per tutti”, direi. Niente di nuovo sotto il sole e troppi modi di fare radicati in maniera indissolubile che, nonostante lo sforzo di alcuni illusi (perchè questa è la triste verità), impediscono al mondo di cambiare in meglio. In merito al viaggio, dopo essere già stato una settimana a Marsa Alam e essendo tornato a casa pienamente soddisfatto, il pallino di visitare Sharm El Sheikh, località più famosa del Mar Rosso, non è calato. Anzi, si è accentuato ancora di più. E’ così che, alla prima occasione utile, scatta la prenotazione. Ad un prezzo che reputo abbastanza buono trovo un ottimo resort nel quale la presenza di italiani è praticamente pari a zero. Davvero incredibile per questa destinazione ed ho un motivo sul quale indagare un po’ nei ritagli di tempo.

Il volo parte puntuale da Roma Fiumicino ed arriva direttamente all’aeroporto internazionale della località egiziana. Superate le solite formalità doganali rese blande dagli accordi in essere tra Italia ed Egitto, noto subito qualcosa di particolare: la navetta che mi viene a prendere è privata; ci sono solo io ed è una cosa davvero molto rara soprattutto quando si acquista il pacchetto da una agenzia. Probabilmete la distanza del villaggio dallo scalo di soli 8 kilometri influisce molto sulla scelta degli organizzatori. Il tragitto dura pochi minuti; sulla strada che taglia il deserto non c’è traffico e mi sarei stupìto del contrario. Appena arrivo vedo che la struttura è davvero bella, ai limiti del lussuoso per queste parti. Comincio a fare 1+1 ed a relizzare un po’ di cose, soprattutto mi rendo sempre più conto che quello che reputavo essere un “prezzo abbastanza buono” è invece un’occasione clamorosa se rapportata alla qualità del posto ed al servizio offerto. Sono sicuro che, coi tempi che corrono oggi, anche questo resort abbia abbassato le pretese e che costi molto meno rispetto a cinque anni fa. Però, allora la situazione era un’altra. Prendo possesso della camera davvero bella; dalle premesse si prospetta una tranquilla e comoda vacanza. Appena disfatti i bagagli e riposto tutto a dovere, esco e scendo in spiaggia passando davanti ad un paio di piscine di grandi dimensioni. Sinceramente non trovo molto utile tutto questo quando davanti c’è un bel mare caldo, ma i molti turisti centro-nord europei presenti, come sempre, amano prenderle d’assalto; non li capirò mai. Dalla mappa avevo visto che mi trovavo di fronte all’isola di Tyran, ma non riesco a vederla in lontananza; probabilmente la foschia presente fà la sua parte fino in fondo. O forse è semplicemente più lontana di quello che sembrava. La spiaggia è quella tipica del posto, ogni tanto un po’ rocciosa e piena di lettini ed ombrelloni fatti con le palme secche. Inutile ripetere che odio questo genere di organizzazione, ma in certi luoghi è necessario adattarsi. L’acqua del mare è pulita e abbastanza bassa per tutto il tratto della barriera corallina; ovviamente si vede il fondo. Da una parte sulla destra ecco l’immancabile pontile, struttura invasiva per l’ambiente in cui si trova, ma che dà la possibilità di tuffarsi in mare aperto per poter fare snorkeling ed ammirare cosa questo posto tanto famoso ha da offrire. Mi giro dall’altra parte e vedo un bar con forno annesso che produce incessantemente pizze accompagnate da bibite e cocktails per il sollazzo degli ospiti che stanno seduti ai tavolini subito di fronte. Non manca proprio niente per coloro che cercano servizi e facilitazioni di questo tipo. Calcolando che la formula è quella dall’ all-inclusive totale senza limiti di orario, chi volesse potrebbe strafogarsi fino a scoppiare. Preso atto di tutto ciò che ho a disposizione, non perdo tempo e decido di tuffarmi. Trovo uno dei lettini e ci piazzo il telo; poi via in acqua. E’ calda come me la ricordavo nella precedente esperienza più a sud e si sta davvero bene. Il vento onnipresente mitiga il sole infuocato, anche se credo (e poi ne avrò conferma dalla reception) che in questa settimana siano previste temperature inferiori alla media a causa di una perturbazione in arrivo. Ma la voglia di andare ad esplorare una delle barriere più famose al mondo prende il sopravvento, così mi armo di maschera e pinne e vado. Hai voglia a convincere me stesso nei giorni precedenti a prendere questa vacanza come rilassante dedicando il giusto  tempo ad ogni attività. Quando mi viene in mente una cosa è difficile non farla. E’ il mio “primo” pontile (a Marsa Alam non c’era e si accedeva alle meraviglie semplicemente nuotando per qualche decina di metri) e la cosa non mi piace. Ma ho scelta? Posso passare dalla spiaggia? Assolutamente no perchè i bagnini lo vietano con tanto di fischietto, per cui mi adatto alle regole. Scendo in acqua ed inizio a scoprire. Ma, come sempre avviene in questi casi, l’attesa è talmente tanta da trasformarsi in delusione. E questo sarebbe ciò che Sharm El Sheikh ha da offrire? Il motivo di tanto vanto a livello internazionale? Se è così…andiamo davvero bene! Rispetto a quello che avevo visto a Marsa Alam non c’è quasi niente. E non sono rimasto fermo li come un baccalà: ho nuotato anche parecchio verso l’esterno nella speranza di qualcosa di diverso, ma niente. Ad un certo punto, preso come sono dal cercare i coralli ed i pesci, volto per un attimo lo sguardo alla mia destra e vedo ad una distanza anche breve da me l’arrivo di decine di meduse di colore rosa/viola. Oggi che scrivo ammetto tutta la ma ignoranza di allora: era la prima volta nella quale mi trovavo a contatto con quella specie ed associavo “medusa” con “bruciore”. Se così fosse stato, trovarmi in mezzo a quella massa avrebbe causato conseguenze ben peggiori. Solo dopo ho saputo che quel genere di “jelly fish” non è pericoloso e che non provoca alcun fastidio per gli esseri umani, però lì per lì mi è preso un colpo. Ho invertito la direzione e, muovendo braccia e gambe più velocemente del motore di un motoscafo, sono arrivato fin sopra al pontile. Penso di non aver nuotato mai più velocemente di quella volta, per altro inutilmente. Come dico sempre, non si finisce mai di imparare. Se non altro ho smaltito un po’ di calorie tra spavento e movimento, e la cosa non fa mai male. Nel tardo pomeriggio vado via dal mare, mi cambio in camera e prendo un taxi per andare a vedere la tanto famosa Naama Bay, località turistico-commerciale sulla bocca di tutti. Non faccio in tempo ad arrivare che già me ne vorrei tornare indietro, ma non posso farlo perchè lì ci sono per un motivo preciso: prenotare delle escursioni per i giorni a seguire. Sicuramente avrei trovato qualsiasi tipo di offerta ad almeno il 50% di sconto rispetto a quanto proposto dal resort. Però che caos che c’è qui! Certe zone sono una vera accozzaglia di negozi di ogni genere che vendono soprattutto borse, scarpe, vestiti ed oggetti vari rigorosamente contraffatti. Ci sono tutti i marchi esistenti, nessuno escluso, forse per par condicio. Ora, io sono uno che non ha niente di ciò che viene definito “firmato” nel proprio guardaroba perchè lo reputo uno spreco, ma anche acquistare a 5 euro una maglietta con il nome di uno stilista famoso mi pare una cavolata colossale: si vede bene quando un capo è “originale” e quando è imitato e questo lo dico pure io perchè la qualità è del tutto diversa. Ma allora che senso ha voler apparire per forza in un modo e poi mostrarsi nella maniera opposta? Non sarebbe meglio essere sè stessi? Boh…proseguo la mia passeggiata e basta; d’altra parte anche questo fa parte del viaggio. Camminando trovo anche zone più tranquille con locali per bere e mangiare senza cianfrusaglie, per fortuna. Non basta comunque a farmi cambiare idea: appena trovate le escursioni, alzerò i tacchi e tornerò da dove sono venuto. Questo posto non ha niente di autentico. E’ solo costruito appositamente per i turisti. I mercati “veri” dei paesi arabi sono qualcosa di meraviglioso e stupefacente, ma Naama Bay ne è la pessima copia. Bocciato! Fortunatamente trovo quello che cerco e decido di prenotare qualcosa presso un’agenzia in cui l’acchiappina è una ragazza di Roma che si trova lì per lavoro. Le chiedo del perchè di tale scelta e se ne vale la pena. Alla fine mi dice le sue ragioni e sommando i discorsi capisco che è lì solo perchè a casa non trovava proprio nulla di meglio, ma si vede che non è pienamente soddisfatta. Le indico il resort dove effettuare il pick-up e quasi non lo conosce. Mi dice chiaramente che sono il primo che manderà a prendere lì. Cavolo…possibile? A Sharm??? Il mistero si infittisce ancora di più. Ma cosa ha questo villaggio per essere sconosciuto agli italiani ? Con le ricevute in mano che mi avrebbero allietato due giorni di permanenza in maniera diversa dal prendere il sole e fare il bagno, torno alla fermata dei taxi e rientro in stanza. E’ ora di cena ed il buffet ha cucina internazionale, pure di buona qualità. Questo in Egitto non è del tutto facile da trovare. Subito dopo esco fuori dai confini della struttura e vado a fare una passeggiata per scoprire la zona che mi ospita; non c’è niente di che, però è comunque piacevole. Il fatto di avere il tutto incluso totale non invoglia a comprare niente nei markets. Per me che sono abituato a servirmi di queste realtà sempre e comunque è strano e difficile doverlo evitare. Alla fine torno nel resort e vedo un programma che illustra gli spettacoli soft che vengono organizzati ogni sera per gli ospiti in zona ristorante. Ci sono musica dal vivo, giochi, danze ecc, in perfetto stile villaggio, il tutto presentato in inglese. Alla fine sono momenti carini pensati proprio perchè dopo il calare del sole e la cena non resta poi molto da fare. Finisce così questa prima giornata che ho dettagliato per far capire meglio possibile l’andazzo del posto. Da ora in poi lascerò perdere “le copie”, cioè cosa è successo durante i giorni in cui non ho in programma escursioni perchè, uscita a Naama Bay esclusa, la vita da villaggio è abbastanza (molto…) monotona.

Il Mar Rosso visto dal resort

Il Mar Rosso visto dal resort

 

Il lettino è il mio...e guai a chi me lo tocca!

Il lettino è il mio…e guai a chi me lo tocca!

 

Spiaggia vista dal lettino

Spiaggia vista dal lettino

 

Il Pontile diretto alla barriera corallina

Il Pontile diretto alla barriera corallina

 

Spulciarsi è bello. Spulciarsi al mare è meglio.

Spulciarsi è bello. Spulciarsi al mare è meglio.

Terzo giorno. L’escursione è diretta al più famoso Parco Marino della zona: Ras Mohamed. E’ situato nella parte più a sud della penisola del Sinai, tra il Golfo di Suez ed il Golfo di Aqaba; le isole di Tyran e di Sanafir ne fanno parte. E’ descritto come un luogo bellissimo in cui la natura è la padrona incontrastata; dovrebbe essere anche un posto in cui poter effettuare dell’ottimo snorkeling. Pare sia un vero paradiso per chi pratica immersioni, con centinaia di specie di pesci, coralli e molluschi; per non farsi mancare proprio nulla, ci sono almeno un paio di relitti di navi affondate decenni fa. Ma tutto ciò purtroppo non mi riguarda perchè non ho il brevetto per fare il sub e mai lo prenderò. Purtroppo, informandomi, ho anche sentito dire che più si ha la fortuna di avere una guida esperta e più ci sarà la possibilità di vedere maggiori particolari. Con questa poco rassicurante premessa incrocio le dita e vado. La jeep viene a prendermi all’ora stabilita ed imbocca immancabilmente la strada che taglia il deserto, anche perchè qui non c’è altro e non si sbaglia. L’ingresso del parco è sancito da quella che viene chiamata “La porta di Allah” , costruita per commemorare l’armistizio tra israeliani ed egiziani. La strada ci passa proprio in mezzo. Devo dire che, nonostante la non estrema complessità dell’opera, il colpo d’occhio di tutto l’insieme è notevole.

Porta di Allah

Porta di Allah

Passato l’elemento monumentale, inizia il percorso marittimo. Posso confermare che il panorama è davvero particolare: l’arido del deserto si alterna (ed a volte si mescola) con alcune bellissime spiagge dal colore indescrivibile. C’è un però: ciò che sto per pubblicare non è balneabile. Guardare ma non toccare signori. E’ anche il motivo per cui lo stato di conservazione è perfetto.

Spiaggia Meravigliosa - 1

Spiaggia Meravigliosa – 1

 

Spiaggia meravigliosa - 2

Spiaggia meravigliosa – 2

 

Spiaggia Meravigliosa - 3

Spiaggia Meravigliosa – 3

Vedendo queste immagini però qualcosa non quadra. A me sembra (ma non sto insinuando nulla perchè non ne sono sicuro al 100%) che si tratti dello stesso posto in cui due ragazzini sconosciuti si rotolano nella sabbia verso l’acqua prima di combinare gli affari loro nel film “Sharm El Sheikh”, intrerpretato dai bravissimi Brignano, Casagrande e Panariello. Mi viene in mente un detto che cade a fagiolo e che recita testualmente così: “se non dare, tu non vedere cammello!”. Se quella spiaggia è interdetta alla balneazione, si può sapere perchè per girare un film è stata fatta (tanto per cambiare) un’eccezione alla regola? Forse perchè i soldi contano più di tutto e qualcuno ha permesso di “vedere cammello???”. Il giro prosegue incrociando laghi di mangrovie, zone sabbiose ed altre rocciose in un ambiente degno di nota.

Scorcio Parco Marino Ras Mohamed - 1

Scorcio Parco Marino Ras Mohamed – 1

 

Scorcio Parco Marino Ras Mohamed - 2

Scorcio Parco Marino Ras Mohamed – 2

Giunge il tanto atteso momento dello snorkeling. Parcheggiamo la Jeep e scendiamo. Dobbiamo tassativamente seguire la guida anche in acqua e queste costrizioni sono sempre poco sopportabili per me. Qui devo dire che si vede molto di più rispetto alla spiaggia del resort, però il ricordo fantastico di Marsa Alam non si cancella. Le cose sono due: o sono io che non sono in grado di fare un paragone veritiero, oppure il tour leader ci ha portati in uno dei posti peggiori. Col senno di poi, guardando a casa alcuni filmati, ho visto che ci sarebbero stati luoghi migliori di quello in cui uscire con maschera e pinne. Segue poi una sosta per il pranzo effettuata in un anonimo punto di mare per giunta troppo ventoso da risultare senza alcuna attrattiva particolare. Subito dopo il giro si conclude con due momenti intreressanti: la prima è una spaccatura ben visibile nel terreno dovuta alla forza di un terremoto e la seconda è quello che viene chiamato il Lago Magico.

Spaccatura del terremoto

Spaccatura del terremoto

Il Lago Magico è così definito perchè non è rivelato da alcun satellite. O meglio, non lo era allora. Adesso non ne ho idea. Pare che abbia una salinità molto elevata, ma non per questo è invisibile all’occhio elettronico, altrimenti tutti coprirebbero di sale i tetti delle case abusive. Sembra che gli elementi che lo compongono permettano questo strano fenomeno, ma anche tale spiegazione non mi va giù. Si dice che il lago sia “custodito” da un leone; in realtà trattasi di una roccia a forma di testa di leone situata proprio nelle vicinanze dello specchio d’acqua. Ci somiglia davvero ed è così che le guide locali hanno materiale per montare ad arte le loro spiegazioni fantasmagoriche; come anche le cavolate sugli effetti portafortuna che avrebbero alcuni riti di ingresso nel Lago Magico. Si assiste a vere e proprie scene in cui il ridicolo prende il posto dell’uomo, ma non è questo l’unico luogo in cui vedo certe cose, anche se non partecipo. Sarà per questo che a me non ne gira mai una giusta 🙂 ? Magari entrando nel Lago Magico camminando all’indietro, facendo il verso della scimmia e battendo le mani come un’idiota tutto questo sarebbe finito! Ma ormai è tardi ed ho perso la mia occasione, mannaggia.

Il leone che fa la guardia al Lago Magico

Il leone che fa la guardia al Lago Magico

Il tour termina e rientro al resort. Non dò più di un 6 scarso a questa escursione e la sufficienza è dovuta solo agli elementi fotografati. A livello umano, alla guida do un bel 3. Inutile dire che mi aspettavo di meglio.

Giorno 4. Nel tardo pomeriggio decido di prendere un taxi ed andare a vedere quella che viene comunemente definita “Sharm Vecchia”. Non bisogna lasciarsi ingannare dal nome. Di antico non c’è praticamente nulla. E’ una copia della già citata Naama Bay ed infatti il nome internazionale “Old Market” è più appropriato. E’ anche qui un’accozzaglia di negozi di ogni genere in cui si compra di tutto. I prezzi sono però più economici rispetto al precedente mercato e, contrattando, si riesce a trovare la stessa roba con “sconti” fino al 50% . E’ però più caratteristico, questo è vero e senza ombra di dubbio. L’atmosfera, i colori ed i profumi sono più vicini all’autenticità, ma ancora lontani da quella che non è una costruzione fatta appositamente per i turisti. Un luogo di ristoro/svago completamente “agghindato” ne è la testimonianza finale. Non pubblico alcuna foto di questo posto proprio perchè sembra al massimo un set cinematografico. Nota che non si può sottovalutare: purtroppo l’idead della pulizia qui l’hanno totalmente dimenticata, nel senso che lascia molto a desiderare; a dire il vero ho pensato per una sera di lasciar perdere l’all-inclusive del resort e di provare qualcosa di tipico, ma non qui: i ristoranti hanno ben oltre l’aria del “vissuto”: l’igiene quasi non esiste, così lascio perdere. Eppure ho sentito commenti di persone che dicono che si mangia bene. Faccio comunque più di un giro ed acquisto qualche souvenir decente, non pacchiano e poco invasivo da portare a casa come ricordo. Rientro in stanza in tempo per il buffet serale e per l’intrattenimento.

Giorno 6. E’ in programma un’altra escursione, molto tipica per il luogo in cui mi trovo: si tratta di un giro in jeep nel deserto con sosta in una tenda di beduini, di una “cammellata” (detto in termine prettamente turistico) in riva al mare, dello snorkeling presso il famoso “Blue Hole” e del passaggio da Dahab. Come programma non è male, così preparo tutto e aspetto che mi vengano a prendere. Sono molto puntuali, così partiamo. Il giro nel deserto è del tutto forzato; qui non c’è l’ambiente sabbioso che si può ammirare in altre zone o in altre nazioni. Il deserto è roccioso, per cui non dà quell’effetto che uno si può attendere.

Jeep "gemella" alla mia che corre nel deserto

Jeep “gemella” alla mia che corre nel deserto

 

Scorcio del deserto roccioso

Scorcio del deserto roccioso

Arriva poi la sosta nella tenda dei beduini: questa si che non è autentica ma piantata lì per l’occasione. Si vede lontano un miglio che è studiata per accogliere i gruppi. L’unica cosa buona è che ci servono un ottimo thè, tradizione da queste parti. L’acqua dovrebbe essere stata bollita, per cui per una volta faccio uno sforzo credendoci nonostante il condizionale e bevo. Il terzo obiettivo della giornata è la passeggiata sul cammello. Anche questa è una trovata turistica, però almeno è piacevole stare a contatto con questi animali portentosi, capaci di camminare chissà quanto nel deserto grazie alle loro “riserve d’acqua” naturali. E’ fantastico il modo scomposto col quale sgranocchiano ciò che gli piace! Insomma, li adoro e mi godo il momento. Da notare che la salita e la discesa dalla groppa sono operazioni che non si dimenticano facilmente. L’animale non sta a pensare al comfort di colui che porta, per cui esegue i sue gesti in modo rapido e secondo il proprio agio. Questo, se non si resta con la massima attenzione, può dare un colpo di frusta anche pesante. Ma a parte ciò non ci sono altri “problemi”: si supera anche la non eccessiva comodità del nostro sedere poichè, essendo la passeggiata lungomare, si pensa più facilmente ad altro ed il tutto è più suggestivo.

Il "mio" cammello per qualche minuto

Il “mio” cammello per qualche minuto…

 

...ed alcuni suoi amici!

…ed alcuni suoi amici!

 

Toilet: per chi ne avesse bisogno, c'è. Io la reggo...

Toilet: per chi ne avesse bisogno, c’è. Io la reggo…

Segue quello che dovrebbe essere il fulcro della giornata: lo snorkeling nel “Blue Hole”. Il nome è tutto un programma: da lontano si nota un cerchio blu scuro all’interno della chiarissima barriera corallina proprio a pochi passi dalla riva. L’effetto scenografico è davvero bello. Decido di prepararmi con maschera e pinne e di andare a scoprire cosa si nasconde sotto il pelo dell’acqua. Il risultato è semplice: tanta gente e nessuna attrazione meritevole. Ho semplicemente fatto un bagno in un punto diverso, ma non ho visto nulla di fantastico rispetto ad altri siti; anzi, forse c’è qualcosa di meno.

Il Blue Hole

Il Blue Hole

 

Il suo sguardo verso il Blue Hole è tutto un programma: facevo meglio a stare al fresco con lui

Il suo sguardo verso il Blue Hole è tutto un programma: facevo meglio a stare al fresco con lui

All’ora indicata ci prepariamo ed andiamo. E’ proprio qui che viene il bello: già pregusto una minuziosa visita alla famosa Dahab; chissà quando avrei avuto un’altra occasione per poterlo fare. Ci fermiamo di fronte ad un ristorante/tavola calda. Ci fanno scendere e, io come gli altri, preparo la mia macchina fotografica. Passano alcuni istanti senza che succeda nulla, poi le guide ci informano che quella è solo la sosta ristoro e che da lì a 45 minuti saremmo ripartiti. A bocca aperta tipo “Urlo di Munch” facciamo notare che mancherebbe la visita alla cittadina e ci viene risposto che era prevista la FERMATA a Dahab, non la visita. Per protesta nessuno compra nulla in quel bugigattolo e saliamo sulla jeep. Visto l’andazzo ci riportano ognuno al proprio resort prima del termine accordato. Voto per questa escursione: 3. Uno schifo totale. Ogni volta che capitano queste cose ringrazio sempre di più che esistano luoghi nel mondo in cui si può andare in autonomia, usando i mezzi pubblici o al massimo noleggiando una macchina, senza stare a ricasco di questi ciarlatani in piena regola.

Nei giorni non descritti mi godo il mare ed i servizi del villaggio fino al volo di rientro a Roma che avviene con una buona puntualità. Concludo questa mia esperienza a Sharm El Sheikh in chiaroscuro, ma la colpa è sempre delle persone e non dei luoghi. Questa terra merita tantissimo; andrebbe solo visitata in maniera più seria, senza vedere chi investe i frutti del proprio lavoro per andarci come se fosse unicamente un pollo da spennare. Organizzare visite a pagamento in luoghi totalmente falsi solo per compiacere e far trovare ciò che uno si aspetta senza usare quelli veri (e ce ne sarebbero a bizzeffe) è una presa in giro bella e buona. Ho iniziato questo post dicendo che il mio viaggio qui è stato fatto nel 2012. Oggi, a distanza di cinque anni, ho da tempo imparato a cercare luoghi sempre meno turistici per trascorrere le mie vacanze ed i miei week-ends. La parola “turistico” indica solo che una località è organizzata per accogliere, ma allo stesso tempo anche per fregare e per far stare tutti schiacciati come sardine. I posti più belli non sono quelli turistici, ma quelli autentici. Sono tutti quei luoghi in cui la mano dell’uomo non ha ancora preso il sopravvento sull’ambiente circostante. Il mio consiglio è di provare a spaziare perchè con un minimo di organizzazione in più si passa dal soggiornare in una nazione a viverla davvero. Una cosa è certa: terrorismo o non terrorismo, non credo che tornerò più a Sharm. Avendo visto le tre realtà più famose (Sharm, Marsa Alam e Berenice) sceglierò sicuramente Marsa Alam per un eventuale bis.

Almeno questi a Sharm spero siano autentici...

Almeno questi a Sharm spero siano autentici…

Ah, dimenticavo: alla fine ho scoperto il mistero del resort sconosciuto per gli italiani: si tratta di una struttura non destinata al nostro mercato. Nessuno sa come sia finita tra le proposte dell’agenzia che me l’ha venduto ed infatti si spiega il perchè ero solo nella navetta e perchè l’organizzatrice dei tours mi ha detto che ero il primo italiano che avrebbero preso lì. Secondo me si è trattato di un errore madornale, prezzo compreso. L’agenzia non se l’è sentita di annullarmi il tutto e di propormi un’alternativa di livello inferiore ed ha fatto in modo di farmi andare lo stesso lì. Ogni tanto qualcosa gira nel verso giusto, allora! Non c’è alcun bisogno di entrare come dei rincoglioniti nel Lago Magico!!!

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