Castello di Sammezzano

di admin

Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle dell’incredibile Castello di Sammezzano ? Clicca qui!

 

Reggello, comune in provincia di Firenze, è oggi famoso nel mondo soprattutto perchè ospita nel suo territorio il “The Mall”, cioè l’outlet delle grandi firme dove arrivano persone da ogni dove per fare acquisti. Ma, ben nascosto all’interno di un bosco che lo circonda, c’è una vera e propria favola sconosciuta ai più: Il Castello di Sammezzano. A differenza di quell’inutile centro commerciale dedicato ai più abbienti, qui parliamo di qualcosa di raro, quasi unico al mondo. Lo definirei un gioiello dimenticato in attesa di essere scoperto come merita, perchè visitare gli interni di questo edificio è davvero difficile. E’ di proprietà di una società italo-inglese che ha in mente di riadattarlo a struttura ricettiva (uno spreco totale, secondo il mio punto di vista), ma tale progetto è fortunatamente ancora incagliato da qualche parte;  ma questa buona notizia ha purtroppo un rovescio della medaglia: l’intera struttura è inutilizzata da decenni e lasciata completamente a se stessa, chiusa quasi tutti i giorni dell’anno e tenuta senza corrente elettrica, senza acqua corrente e senza la dovuta manutenzione. Ad occuparsene attivamente sono dei volontari che meriterebbero più di un premio per tutto ciò che fanno esclusivamente con i soldi derivanti dalle donazioni dei visitatori. Si sono riuniti in quello che si chiama “Comitato FPXA” e, tra le tante cose che portano a termine, si adoperano per poter avere dalla proprietà il permesso ad aprire le porte del castello ai turisti ottenendo l’ok per un numero di giorni all’anno che si contano sulle dita di una mano; va da se che la richiesta di partecipare a tali rarissimi eventi è incredibilmente alta e tutti non possono essere accontentati. Anzi, sono molti di più quelli che restano delusi di quelli che si vedono dare la conferma dell’appuntamento. Per potersi garantire la visita, gli utenti dovevano affrontare una vera e propria sfida basata sui millesimi di secondo: l’organizzazione stabiliva una data ed un orario ben precisi di apertura delle prenotazioni da effettuarsi esclusivamente on-line; ciò significa che, da qualche minuto prima dell’orario previsto, migliaia di persone erano posizionate sulla stessa pagina e col dito sul mouse pronto a fare click al momento opportuno. A partire da un minuto prima dell’ora “x” gli utenti iniziavano a fare il refresh della pagina, al momento inattiva, in attesa che arrivasse il tanto agognato form da compilare. Appena arrivato, occorreva riempire gli spazi necessari con una velocità di digitazione mostruosa e, alla fine, cliccare su “prenota”. Dopo un paio di giorni veniva pubblicata sul sito del castello la graduatoria di chi ce l’aveva fatta ed i dati erano pazzeschi: gli 800-900 posti disponibili andavano via nel minuto che andava dalle 21:00:00 alle 21:00:59. Tutti gli altri, me compreso, restavano fuori in attesa di prossime date che sarebbero arrivate nei futuri mesi. Questa bella storia mi ha visto sconfitto per diverse volte, chiedendomi come fosse possibile compilare un form di prenotazione in 20 secondi netti. Da quest’anno per fortuna le cose sono cambiate, perchè è stato migliorato il sistema della graduatoria: ad ogni evento tutti non ripartono alla pari, ma gli esclusi di una tornata diventano i primi della lista già stilata per la visita successiva. Così, rimasto nuovamente fuori per questioni di decimi di secondo dagli eventi del 2-3 luglio scorsi, sono stato contattato dal Comitato FPXA, senza dover fare nulla se non confermare la mia presenza ed indicare un orario di visita preferito (ma non vincolante) per poter partecipare finalmente alle visite del 10-11 settembre.

Armato della mia fedele reflex, parto da casa calcolando il tempo necessario per raggiungere Reggello aggiungendo 30 minuti per “varie ed eventuali” che, stando per strada, non si possono mai prevedere. Arrivo al parcheggio che precede la sbarra indicante la proprietà privata esattamente mezz’ora prima dell’inizio della visita, per cui nessun problema mi ha disturbato. Qualche minuto a piedi su un percorso sterrato in lieve pendenza mi portano ad uno spiazzo erboso: davanti a me si erge quel castello che da circa 3 anni stavo provando a visitare senza successo. Già dall’esterno la costruzione si presenta davvero bella ed austera. La giornata un po’ nuvolosa aiuta a rendere viva l’atmosfera migliore.

Totale del Castello di Sammezzano

Totale del Castello di Sammezzano

 

Dettaglio Torre Centrale del Castello di Sammezzano

Dettaglio Torre Centrale del Castello di Sammezzano

All’ingresso del castello ci sono i volontari intenti a:

  • ritirare le penotazioni dei visitatori sostituendole con il reale biglietto da consegnare all’inizio del percorso guidato
  • Raccogliere le donazioni che servono come il pane per poter apportare al castello la dovuta manutenzione e, quando possibile, finanziare opere di restauro
  • organizzare un punto di ristoro totalmente “casareccio” in cui si vendono caffè, panini, pezzi di torta artigianale preparati sicuramente da qualcuno di loro ed altri generi alimentari. Nonostante il castello abbia bisogno di cura costante generando spese quotidiane, mi trovo davanti ad un cartello che illustra una lodevole iniziativa: tutto il ricavato del punto di ristoro per la tornata di visite del 10-11 settembre sarebbe stata devoluta ai terremotati del centro Italia. Io ho realmente fame perchè, per la fretta, ho saltato la colazione; ma anche se ne avessi fatte due precedentemente avrei acquistato comunque qualcosa.

Mangiando il delizioso pezzo di torta scelto arrivano le 9:50; essendo l’ingresso alle 10:00 mi avvicino alla scala centrale dove vedo già un mucchio di gente in attesa. Purtroppo la pecca di questa straordinaria organizzazione è che i gruppi sono composti da 50 persone, quindi lascio capire all’immaginazione di chi legge che stiamo parlando di un vero e proprio gregge. Ma la cosa è comprensibilissima perchè è decisa in modo tale da dare la possibilità a più visitatori possibile di vedere gli interni del Castello di Sammezzano. Con cinque minuti di ritardo a causa dei soliti rompiscatole dell’ultimo minuto, iniziamo a salire le scale che portano al piano nobile, cioè l’unico in cui l’accesso è consentito.

Prima di parlare del giro fatto, delle emozioni pazzesche provate e tutto il resto, un doveroso cenno storico: Il Castello di Sammezzano è nella situazione in cui lo troviamo oggi grazie all’opera di un solo uomo: Francesco Panciatichi Ximenes d’Aragona (ecco spiegato il nome del Comitato FPXA). Lui era l’unico proprietario dell’edificio quando iniziarono i lavori di riadattamento. Essendosi autoproclamato contemporaneamente Ingegnere, Geologo ed Architetto (rigorosamente senza laurea in nessuna delle tre discipline) e possedendo un mucchio di soldi, dedicò tutta la sua vita a ristrutturare il castello a suo gusto personale seguendo la corrente culturale dell’orientalismo che si diffuse nel primo Ottocento e che aveva in Firenze uno dei luoghi più attivi d’Europa in assoluto. Fu proprio per il volere di Ferdinando, aiutato dalla mandopera locale, che fu possibile realizzare quella che oggi è un’opera a dir poco meravigliosa. Prendo spunto da questa situazione per aprire una piccola ma importante parentesi: e se questo particolare personaggio fosse vissuto ai giorni nostri cosa sarebbe successo ? Facile: il Castello di Sammezzano così come lo vediamo non ci sarebbe stato perchè per apportare tutte quelle modifiche ci sarebbero volute talmente tante scartoffie, talmente tanta burocrazia ed inutilità varie da far passare la voglia anche ad un innamorato pazzo della sua idea. Ringrazio davvero tanto Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona di essere nato 200 anni fa e di avere così saltato tutte le cavolate che “qualcuno” ci propina e ci obbliga ad ottemperare per fare qualsiasi cosa, anche la più ridicola. Per l’ennesima volta ripeto: “Italia vergognati”.

La guida ci fa strada per la rampa di scale che porta al piano superiore; si tratta di un uomo letteralmente innamorato del castello. Lui, volontario come tutti i membri del Comitato, è lì per aiutare noi visitatori a capire come e perchè è sorto quello che c’è davanti ai nostri occhi, a raccontare aneddoti sull’ex proprietario dell’edificio (come quello abbastanza goliardico in cui l’architetto ingengnere geologo dedicava OGNI GIOVEDI POMERIGGIO ad attività “fisiche” con signorine poco vestite della zona; molti di noi non vedono l’ora che arrivi la domenica mentre lui aspettava con ansia il giovedi pomeriggio…) ed a rivivere più volte in una giornata da 17 anni quelle stesse storie che noi stiamo ascoltando come una novità assoluta. Se non è passione questa, aiutatemi voi a trovare una parola più adatta. La verità è che io sono intento a scattare quante più foto possibili; per poterlo fare senza avere persone in mezzo devo mettermi in coda al gruppo e fare i miei scatti principalmente quando la sala diventa vuota causa passaggio del “gregge” nella stanza successiva; questo elemento, unito col fatto che rimango quasi sempre solo nelle sale vuote, fanno si che non riesco a seguire proprio tutto il racconto.

A questo punto non voglio fare la cronistoria delle varie sale, ma procedo con una descrizione generale della visita facendo notare i punti salienti più per immagini che con le parole. Credo che sia impossibile, per un comune mortale come me armato solo dalla passione per viaggiare e scoprire cose nuove, dare lezioni di architettura e/o di stile. Posso racchiudere le stanze in due grandi gruppi: ci sono quelle “multicolore” e quelle dove predomina il bianco. Le prime sono davvero fantastiche proprio  per il contrasto cromatico dei vari elementi presenti, mentre le seconde sono incommentabili, tanto è il candore che le caratterizza. In entrambe le situazioni non c’è assolutamente nulla che viene lasciato al caso, neanche un misero centimetro di parete, di colonna, di porta, di soffitto e chi più ne ha più ne metta. Tutto è lavorato ad arte nei minimi dettagli ed è proprio questo che lascia esterrefatti. La Sala d’ingresso, il Corridoio delle stalattiti, la Sala da Ballo e la Sala della Torre Centrale sono solo alcune delle meraviglie che si possono ammirare e che fanno restare ad occhi aperti. Come detto, di seguito riporto una serie di foto non interrotte da alcuna descrizione. Questo è uno dei rarissimi casi al mondo in cui l’occhio non ha bisogno davvero di altro.

IMG_0486-min

IMG_0497-min

IMG_0500-min

IMG_0501-min

IMG_0507-min

IMG_0517-min

IMG_0520-min

IMG_0533-min

IMG_0541-min

IMG_0549-min

IMG_0559-min

IMG_0560-min

IMG_0562-min

IMG_0566-min

IMG_0573-min

IMG_0567-min

IMG_0575-min

La visita dura circa 50-60 minuti, nessuno dei quali è sprecato. Tutto all’interno del Castello di Sammezzano è degno di nota. Personalmente ho scattato oltre 150 foto e ciò non è mai accaduto prima di oggi in un lasso di tempo così breve. La verità è che questo momento lo desideravo da tanto, troppo tempo ed una volta lì…non sono riuscito a contenermi. Alla fine del giro delle sale consentite torno all’uscita dove arrivo al banchetto dei volontari: prendo 5 cartoline bellissime che ritraggono ciò che ho appena terminato di vedere (anch’esse senza cartellino col prezzo e ad offerta libera) e lascio la mia donazione per ringraziarli di ciò che stanno facendo per mantenere viva questa struttura. Diciamocì la verità: sabato e domenica di inizio settembre si possono passare anche in un altro modo che a far vedere un edificio non di proprietà a centinaia di emeriti sconosciuti; invece loro sono lì, imperterriti, per perorare la loro causa e questo gli fa davvero onore.

Faccio a questo punto una breve nota che mostra che personaggio sia stato Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona: dipinta su una parete di una delle ultime sale c’è una scritta: rappresenta il giuramento dei nobili d’Aragona.

IMG_0557-min

Dopo aver letto il testo si capisce che sono tollerati anche poteri superiori a quelli dei nobili d’Aragona, purchè questi ultimi vengano lasciati in pace con la libertà di fare ciò che gli pare. In caso contrario tali poteri non sarebbero stati riconosciuti. Già allora la cosa era poco normale; questa convinzione riportata al giorno d’oggi sarebbe assolutamente inconcepibile.

Mi volto a guardare il castello prima di andarmene; finalmente ce l’ho fatta a visitarlo e ne vado davvero fiero. Le centinaia di chilometri percorsi in andata ed al ritorno sono davvero stati spesi nel migliore dei modi. Ripasso dallo sterrato che mi riporta alla macchina, metto in moto e torno verso casa. Questo è successo qualche ora fa. Non ce l’ho fatta ad aspettare oltre per scrivere questo post tanta è l’emozione ancora viva. In conclusione, un rammarico enorme va alla situazione attuale del castello parlando a livello di proprietà. Come detto all’inizio, la società italo-inglese che lo possiede ha in mente di trasformarlo in una struttura ricettiva (status già esistito in quanto l’edificio fu albergo/ristorante dal 1970 al 1990), ma probabilmente i costi enormi per riadattare il tutto stanno frenando questo progetto. Ho letto che a fine maggio scorso il castello è andato all’asta, ma le sessione è stata deserta a causa dell’altissimo prezzo di partenza imposto (si parla di tanti milioni di euro); il sogno delle persone che lo conoscono (a cominciare dai membri del Comitato FPXA) sarebbe quello di vederlo in mano allo stato italiano per la trasformazione in museo aperto regolarmente al pubblico. Questo servirebbe anche a mettere in pratica i dovuti lavori di conservazione del patrimonio che ancora sono necessari; così facendo, magari, qualcuno di quelli che esce dal “The Mall” con decine di buste griffate in mano e qualche centinaio/migliaio di euro in meno nel portafogli potrebbe decidere di visitare questo autentico gioiello sconosciuto nel panorama artistico italiano. Per quanto riguarda me, invito tutti quelli che sono rimasti almeno incuriositi leggendo queste parole ad andare sul sito del Castello di Sammezzano e tenere d’occhio le prossime visite previste (temo che ormai se ne parlerà nel 2017…); lì si potrà sapere quando prenotarsi e, una volta in lista d’attesa, non resta altro che aspettare di essere ricontattati per la conferma. Un tale capolavoro non può e non deve essere lasciato fuori dalle maggiori opere italiane e l’unico modo che abbiamo perchè questo non accada è conoscerlo e vederlo con i propri occhi.

You may also like

Scrivi un commento