Montenegro: non c’è solo il mare

di admin

Vuoi vedere il video con tutte le foto più belle del mio giro nel Montenegro Centro-Settentrionale ? Clicca qui!

 

Tutti conoscono il Montenegro per la sua meravigliosa costa: località come Budva e Kotor, per esempio, sono sinonimo di mare stupendo tutto da vivere (magari evitandolo a ferragosto…se possibile); ma guardando la mappa di questa giovanissima nazione si nota che c’è dell’altro oltre alla striscia di terra bagnata dall’Adriatico. Anzi, a dire il vero è ben più ampia l’area interna di quella costiera. Quindi che c’è di meglio che prendere al volo un’offerta della Wizz Air per la nuova destinazione di Podgorica per fine ottobre ? E’ autunno inoltrato e di tuffi in acqua non se ne parla, ma è la stagione migliore per visitare tutto il resto se il meteo deciderà di essere clemente con me. E’ così che mi viene l’idea di buttare giù un itinerario nella zona centrale e settentrionale del paese che, non molto tempo fa, si è separato dalla vicina Serbia. Non sto nella pelle perchè, come al solito, la prenotazione l’ho fatta molto tempo prima della partenza; avrei avuto davanti ai miei occhi panorami mozzafiato (di questo ne ero certo), ma soprattutto avrei avuto la possibilità di esplorare nel vero senso del termine una destinazione che moltissimi snobbano senza alcun motivo valido.

La partenza è, tanto per cambiare, da Milano. Stavolta la compagnia aerea (o chi per essa) mi gioca un brutto tiro perchè dal previsto scalo di Orio al Serio sposta il tutto su Malpensa. Ciò ha causato il cambio dei miei programmi per raggiungere l’aeroporto, ma non posso certo bloccarmi davanti ad una simile minima difficoltà. Il volo parte puntuale ed arrivo a Podgorica intorno alle 9:30 del mattino. Poche operazioni nel piccolo aeroporto montenegrino ed esco dall’aerea arrivi. Ad aspettarmi c’è una persona con il logo dell’autonoleggio prenotato da casa. Come spesso accade (o meglio… quando ne ho la possibilità) non uso le compagnie “classiche” perchè prendere una macchina per 2-3 giorni è diventato un ladrocinio. Prima non era così: il blocco effettuato sulla carta di credito in caso di danni o furto era corretto (non superava mai i 400 euro per volta); oggi invece la cosiddetta “franchigia” non è mai sotto agli 800-900 euro (alcune aziende superano volutamente i 1.500 euro) ed il motivo è semplice: intendono obbligare letteralmente i turisti a sottoscrivere l’esosa assicurazione che vogliono vendere per guadagnare altri maledetti soldi. Premesso che le auto a noleggio non dovrebbero avere assicurazioni facoltative a carico dei guidatori ma dovrebbero uscire dai parcheggi offerte come già assicurate fino all’ultimo centesimo per un fatto di sicurezza nei confronti sia di colui che ne prende il possesso che dei possibili coinvolti in un incidente, invito le autorità a prendere provvedimenti per evitare i soliti “furti legalizzati”. Non è giusto che qualche categoria di persone/aziende possa rubare ed altre no. Non dovrebbe essere permesso a nessuno, altrimenti che legge del menga è questa ??? Perciò tocca a me trovare soluzioni alternative e così mi rivolgo ad un sito di comparazione che annovera tra i fornitori anche compagnie di noleggio locali a noi sconosciute; esse non hanno un banco in aeroporto, ma mandano un delegato all’appuntamento prefissato. Si sale in macchina tutti insieme e si compila il contratto che, come per magìa, prevede blocchi e penali UMANI rispetto a ciò che avviene seguendo i canali classici. Ho noleggiato decine di volte in questo modo e non ho mai avuto alcun tipo di problema: ho sempre incontrato persone oneste disposte a fare il loro lavoro aiutando il cliente, proprio perchè essendo “piccoli” non hanno modo di fare la pubblicità che certi colossi usano, per l’appunto, per derubare la gente. Dieci minuti e mi viene consegnata una Skoda Fabia semi-nuova con il cambio automatico. Sistemo gli specchietti, imposto il navigatore e parto subito. La prima tappa è l’appartamento che mi avrebbe ospitato per la notte a venire: avevo comunicato del mio arrivo di prima mattina chiedendo la cortesia di poter effettuare il check-in in anticipo e tale possibilità mi è stata accordata. Dovendo effettuare un giro fuori Podgorica ho scelto una location a meno di due km dall’aeroporto e non in pieno centro; grazie a questo la raggiungo in 5 minuti, incontro il gentilissimo proprietario, prendo le chiavi ed alcuni oggetti utili per l’itinerario e parto immediatamente. Ah, una cosa non ho ancora detto: la giornata promette un sole stupendo per tutte le ore seguenti 🙂

La prima tappa del giro è molto vicina: dista solo 5 km circa dall’appartamento. Si tratta di una chicca non facile da scovare perchè un po’ nascosta. Seguendo una strada periferica che attraversa anche una fabbrica si arriva all’indicazione (sulla destra) del caffè/ristorante Niagara. Entro con la macchina e dopo un centinaio di metri trovo un parcheggio e mi fermo. Mi trovo in una specie di piccolo paradiso fatto di verde, qualche animaletto (conigli ed un pony, per la precisione), famiglie che fanno giocare i bambini su altalene e cose simili e la luce del sole che filtra timidamente tra le foglie degli alberi. Oltre tutto ciò vedo un fiume, il cui colore è qualcosa di stupendo: un mix tra celeste e verde, il tutto reso unico ancora di più dalle condizioni meteo che sembrano messe lì per esaltare caratteristiche già al top.

Colori Pazzeschi: sono in Montenegro...o in Paradiso?

Colori Pazzeschi: sono in Montenegro…o in Paradiso?

Alcuni passi e vedo i tavolini del caffè/ristorante messi sapientemente a bordo fiume e li trovo davvero invitanti. Ma il mio obiettivo è un altro ed è a meno di 50 metri da me: proseguo la passeggiata e sento aumentare il fragore dell’acqua che di lì a poco forma delle bellissime cascate. Il nome “Niagara” non è stato scelto a caso, anche se ovviamente non c’è neanche paragone tra queste e le “falls” americane. Però il panorama è davvero stupendo perchè si può salire su delle rocce abbastanza piatte e vedere/fotografare quella enorme massa d’acqua in caduta libera da una distanza di pochissimi metri standogli di fronte.

L'impeto delle Niagara Falls in Montenegro

L’impeto delle Niagara Falls in Montenegro

 

Niagara Falls montenegrine...quasi dall'interno

Niagara Falls montenegrine…quasi dall’interno

Resto lì e faccio tutti gli scatti possibili da ogni angolazione e quando finisco ripasso davanti al caffè/ristorante. Ebbene si…la bellezza di quella vista sul fiume mi strega e decido di sedermi per prendere qualcosa. Tra me e me penso che questa scelta l’avrei pagata a caro prezzo perchè ordinare bevande in quella location sarebbe stato un salasso per le mie tasche. Dopo poco arriva il menù e lì ho iniziato a capire cosa mi sarebbe aspettato in quella mini-vacanza: il Montenegro ha costi non onesti, bensì ridicoli. Le cifre scritte su quelle poche pagine sono le stesse che in Italia possono darmi da bere in piedi davanti al bancone in una bettola di qualche periferia, solo che mi trovo seduto in un posto che definire stupendo e rilassante è pochissimo. Mi gusto la mia scelta ammirando il panorama a due passi da me contentissimo del conto, ripeto, nettamente al di sotto delle aspettative. A malincuore mi devo alzare…c’è un intero giro che mi aspetta da lì al resto della giornata. Torno così alla macchina e mi dirigo verso il paesino di Virpazar, sulla costa del Lago di Skadar. Appena arrivo trovo subito parcheggio in uno sterrato poco fuori dal centro abitato. Scendo dall’auto e mi accorgo di trovarmi in un luogo costruito per i turisti: praticamente non ci sono case, ma solo negozietti di souvenirs, ristoranti e trattorie (ma non fast foods a buon mercato), centri di organizzazione per giri in barca e similari. Più o meno lo sapevo e mi ero preparato a questo, però magari qualche casetta me la sarei aspettata. Il mio obiettivo lì è fare un tour sul lago che il Montenegro divide con l’Albania e, pagando la “modica” cifra di 25 euro (on-line non l’avevo trovata ad un prezzo inferiore, per cui me la faccio andare bene) + 4 di tassa per il parco nazionale, ho condiviso un piccolo natante con altre persone di diverse nazionalità per un’ora. La traversata, sinceramente, non è spettacolare; posso valutarla come un’oretta di relax a ritmo decisamente blando col “pilota” immerso totalmente a giocare/chattare col suo telefonino. Ad aggravare la cosa aggiungo che le rive del Lagodi Skadar sono piene di immondiazia che la gente getta ovunque; solo dopo una decina di minuti abbondanti quella vista “sublime” è scomparsa per lasciar posto a ciò che veramente mi aspettavo. Fotografo soprattutto le montagne che si trovano li intorno e che circondano quell’enorme specchio d’acqua, quasi a volergli fare la guardia.

Navigando sul Lago di Skadar

Navigando sul Lago di Skadar

Quando rientro ho la piena convinzione che 25 euro siano stati un furto pazzesco, ma non ho mai preteso che in un paese della ex Jugoslavia mi regalassero qualcosa; la mia seconda esperienza all’estero la feci in Croazia ormai circa 15 anni fa ed il turismo non era ancora sviluppato come oggi: già a quei tempi c’era in atto il clima “spenna visitatori a più non posso”…figuriamoci se adesso qualcosa è migliorato. La verità è che il giro sul lago lo volevo fare, per cui ho accettato tale trattamento; nonostante questo resta un pizzico di amaro in bocca. Riprendo così la macchina e dopo meno di 200 metri svolto a sinistra: il mio obiettivo è arrivare a Cetinje (l’antica capitale prima che l’onore passasse a Podgorica) passando per Rijeka Crnojevica. Qui vorrei prendere tutto il tempo possibile ed usare le parole più belle che conosco per descrivere ciò che mi trovo davanti agli occhi percorrendo circa i primi 15 km di strada. Si tratta infatti di una lingua di asfalto che, con l’aumentare dell’altitudine e col passare dei kilometri, si riduce sempre più di ampiezza; da un certo punto in avanti diventa così stretta da non permettere a due auto che viaggiano in senso opposto di passare, tranne che in alcuni slarghi (se così si possono definire) utilizzabili per qualcosa di simile ad una manovra. Non so da dove iniziare a descrivere tanto è lo spettacolo che posso comunque riassumere in due punti fondamentali: il primo è dovuto alla stagione autunnale; La florida vegetazione che si trova in entrambi i lati della strada e che in molti punti accarezza le fiancate dell’automobile, baciata dai raggi di sole, assume colori indescrivibili: verde, giallo paglierino e rosso si alternano e si mescolano a regola d’arte, tanto più che sembra di attraversare non una strada, bensì un vero e proprio giardino. Il mio più grande rammarico è che, dovendo guidare e non potendomi fermare nel mezzo della carreggiata per non arrecare danni ad eventuali altri automobilisti, non posso documentare ciò che sto scrivendo; sicuramente resterà una traccia indelebile nella mia memoria perchè fino a questo momento ho visto passare “la stagione che accompagna verso l’inverno” 37 volte, ma mai e poi mai l’ho apprezzata come in questi 10-15 km . Il secondo punto da ricordare è dovuto alla vista sublime che si ha quando la vegetazione decide di aprirsi dando la possibilità di ammirare da quell’altezza il Lago di Skadar: non ci sono parole per descrivere ciò che vedo ed in questo caso, per fortuna, trovo attimi da dedicare a scattare fotografie senza paragoni. Lascio parlare le immagini da sole perchè sinceramente non si possono commentare.

Lago di Skadar dall'alto - 1

Lago di Skadar dall’alto – 1

 

Lago di Skadar dall'alto - 2

Lago di Skadar dall’alto – 2

Trascorso questo primo tratto, per arrivare a Cetinje si percorrono davvero tanti tornanti sia in salita che in discesa fino all’immissione su una strada statale davvero ampia e ben costruita per gli ultimissimi km. Cetinje è, come già scritto poco fa, la vecchia capitale. E’ soprattutto un luogo di importanza storica ed è conosciuto per i suoi musei: Museo Nazionale del Montenegro, Museo di Re Nicola, Museo Niegos e Museo Etnografico sono i maggiori esempi…ma io non adoro pagare un biglietto per rinchiudermi a vedere delle teche se proprio non sono assolutamente uniche, per cui non visito nessuno di questi posti. Preferisco fare un giro per la città che mi aspetto più bella di quella che è. A spiccare su tutto il resto ci sono il Palazzo Presidenziale, Il Monastero, la Chiesa di Corte e la Chiesa Vlach; ma per il resto noto un agglomerato urbano tuttaltro che vivo come me lo immaginavo. Forse sbaglio, ma non dedico poi troppo tempo a questa visita.

Chiesa Vlach a Cetinje

Chiesa Vlach a Cetinje

Vedo che sono quasi le 17:30, così riprendo l’auto e faccio marcia indietro verso Podgorica. Arrivo in città che sono le 18:00 passate, per cui decido di fare una passeggiata orientativa, ma niente di più: il tour della capitale è previsto per il pomeriggio dell’ultimo giorno quando, con tutti gli altri punti di interesse visti, avrei potuto dedicare un tempo maggiore di questo. La camminata è piacevole e ne approfitto per entrare in un grande centro commerciale per acquistare qualcosa di sfizioso per il dopo cena; verso le 19:30 mi trovo a parcheggiare l’auto davanti all’appartamento dove passerò la notte che ha, neanche a farlo di proposito, una pizzeria di fronte. Io sono un malato della pizza, per cui non posso fare a meno di cenare con una bella “Margherita” che vado a prendere ed a portare via. Per 4 euro ho un buon esemplare da mettere sotto ai denti, davvero niente male. Terminato anche questo momento mi metto a navigare in internet col mio computer e dopo a rifare il bagaglio a mano perchè al mattino seguente sarei andato via da lì per raggiungere le vere montagne. La notte però per me dura sempre molto poco perchè…non c’è niente di meglio che cercare offerte per prenotare qualcosa di nuovo per le prossime settimane o mesi mentre ancora sono in viaggio. Sono malato e pure tanto…questo lo so da solo.

Suona la sveglia, ma la stanchezza accumulata non mi fa alzare subito. Servono un paio di “postponi” affinchè la mia testa mi ricordi che non sono a casa e che non devo andare in ufficio, ma sono in vacanza in un luogo nuovo e ricco di sorprese. Compreso questo punto fondamentale, mi alzo come un grillo e finisco di preparare le poche cose che ho adoperato durante la notte. Subito dopo consegno le chiavi dall’appartamento (non è un addio, bensì un arrivederci a prestissimo) e metto in moto la macchina. La giornata quest’oggi è un tantino uggiosa: non c’è il cielo splendido di ieri ma neanche minaccia di pioggia; ci sono comunque troppe nuvole che fanno ombra su un paesaggio che rende molto di più quando viene baciato dal sole. La prima tappa è il Monastero di Moraca che raggiungo dopo circa un’ora di tragitto in cui non si fa altro che salire, salire e salire; durante il percorso mi fermo in un bello spiazzo per arrivare a piedi a bordo di un fantastico canyon e fotografare il fiume color celeste/verde che vi scorre in mezzo; non riesco a capire quante decine di metri, o forse di più, mi separino dal corso d’acqua.

Meraviglioso Canyon

Meraviglioso Canyon

Un’altra cosa particolare del Montenegro sono le gallerie: solo alcune sono “curate ed artificiali” come le conosciamo noi; moltissime sono letteralmente scavate nella roccia e lasciate grezze, come se fossero state aperte dal vento. Non danno proprio un senso di sicurezza e stabilità, a dire il vero…però sono decisamente affascinanti e si fondono perfettamente con l’ambiente che le ospita. Arrivo a destinazione e posteggio l’auto in un parcheggio davanti ad alcuni bars e negozi di souvenirs. Il monastero si vede in lontananza e si raggiunge con una breve passeggiata. E’ abbastanza piccolo e l’interno (molto particolare) si visita in pochi minuti, però esternamente è una vera chicca. Scatto le foto di rito e torno sui miei passi quando mi sento appagato da ciò che ho appena visto.

Monastero di Moraca

Monastero di Moraca

Faccio notare che poco prima del monastero scorre un ruscello e che vicino al ruscello c’è un piccolo bar che ha trovato un metodo molto originale per risparmiare la corrente del frigorifero: mette lattine e bottiglie delle bibite “in fresco” dentro al ruscello stesso. Queste cose sono spesso elemento di discussioni e chiacchierate quando si parla di stranezze, ma assicuro che trovarsi davanti a questo sistema e vederlo con i proprio occhi ti lascia lì, fermo e muto per alcuni secondi, tanta è l’incredulità. Riparto con la macchina verso la nuova tappa che è il Parco Nazionale di Biograd. Schiacciando l’acceleratore continuo ad affrontare tornanti e continuo a salire sulle montagne fino a quando vedo di fronte a me un cartello che indica di svoltare a destra verso l’ingresso del parco. Arrivo ad una sbarra: è la cassa dove si paga l’accesso 3 euro a persona. Saldato il mio debito e ritirato il ticket riparto per altri 3-4 km fino ad arrivare ad un luogo adibito a parcheggio. Mi trovo nel bel mezzo di un bosco e, di fronte a me, c’è il Lago di Biograd. Si tratta di un bellissimo specchio d’acqua molto suggestivo, che però la giornata non perfetta non riesce a mettere in risalto come dovrebbe. Prima di percorrere un po’ del suo perimetro sul sentiero tracciato che lo costeggia noto che ci sono cartelli che indicando altri laghi nelle vicinanze raggiungibili a piedi; la curiosità è davvero tanta, ma non avevo messo in conto di passare il pomeriggio lì, per cui la vista degli altri luoghi di interesse del Parco Nazionale restano ancora un sogno. Decido quindi di concentrarmi sul lago che ho di fronte e lo immortalo da più punti cercando di sfruttare al massimo la poca luce che c’è.

Panorama del Lago di Biograd

Panorama del Lago di Biograd

 

Dettaglio del Lago di Biograd

Dettaglio del Lago di Biograd

Sarà sicuramente complice il fatto di essere fuori stagione, però la gente presente è davvero poca ed abbastanza silenziosa da permettere una piacevolissima permanenza. Ad un certo punto della camminata decido che è il momento di tornare indietro: percorrere l’intero perimetro non sarebbe stato possibile e poi l’ambiente mi sembra rimanere un po’ monotono dopo il primo tratto. A malincuore rifaccio con la macchina il tragitto in mezzo al bosco, saluto il guardiano alla biglietteria e continuo il giro. La fermata successiva è al Monastero di Dobrilovina. Per raggiungerlo servono altri kilometri percorsi tra le montagne, con praticamente nessuno che passa nel senso opposto di marcia: posso dire senza ombra di dubbio che la strada è mia in questo momento. I colori delle foglie della vegetazione sono ancora verdi, gialli e rossi in alternanza, ma è davvero niente in confronto al prima indimenticabile tratto tra Virpazar e Rijeka Crnojevica.

L'autunno in Montenegro

L’autunno in Montenegro

Ad un certo punto del percorso vedo un cartello che mi indica di svoltare a destra e seguo il suggerimento; dopo circa 400-500 metri mi trovo alla fine della strada e di fronte a me c’è il mio obiettivo. E’ caratteristico, il monastero…ma davvero molto piccolo; un cancello chiuso mi impedisce l’accesso, ma non importa perchè scatto comunque qualche foto della struttura esterna.

Monastero di Dobrilovina

Monastero di Dobrilovina

C’è però un episodio singolare che accade lì: sono solo, il monastero appare chiuso anche se c’è una macchina non troppo distante dal punto in cui ho parcheggiato. Quando sono sceso ho subito notato una cagnolina con i suoi tre cuccioletti e, lasciando lo sportello dell’auto aperto, mi sono messo ad accarezzarli ed a coccolarli. Dopo qualche minuto di sollazzo decido di mettermi a fare le fotografie e chiudo la macchina. Cambio angolazione portandomi sul lato opposto della struttura e lì vedo una mamma gatta con almeno sei micetti. Io pendo più per i gatti che per i cani…ed a quella vista mi sono avvicinato per regalare le dovute coccole anche a tutti loro quando, ad un certo punto, sento una voce femminile che dice qualcosa. Non capisco nè cosa sta dicendo nè con chi ce l’abbia e resta sempre molta calma. Ad un certo punto voglio capire se sta cercando di rivolgersi a me, così torno sui miei passi e mi affaccio; è una suora che ha solo il viso scoperto (e neanche tutto) che, stando vicino alla mia macchina mi dice: “My cat….my cat is inside your car!”. Sentendo quelle parole mi prende un colpo: come sarebbe a dire che il suo gatto sta dentro alla mia macchina ? Inizio a correre per capire e quando arrivo lì vedo l’impossibile: il suo gatto sta tranquillo e spaparanzato sul sedile del passeggero!!! Ma come avrà fatto ad entrare lì quell’impunito ? Io me lo chiedo, ma tanto non c’è risposta; è lì e basta. Apro la serratura automatica col la chiave/telecomando e lo faccio uscire. Scusandomi scambio due parole con la suora che mi invita a prendere anche tutti i gattini se li voglio, ma non quel bel miciotto che invece. probabilmente, sarebbe anche venuto via con me. A quel punto, visto e documentato il tutto, faccio una difficile manovra di inversione ad “U” a causa del risicato spazio a disposizione e torno sulla strada principale. Sono vicino alla prossima tappa: il Ponte di Tara. Arrivo in loco quando sono quasi le 15:00 e questo è il primo vero posto della giornata in cui trovo un po’ di organizzazione turistica, nel senso che c’è un ristorantino per poter pranzare. Mi siedo proprio davanti al “Tara Bridge” e devo dire che è uno spettacolo sublime ma anche inquietante: quell’enorme ponte attraversa tutto il Canyon di Tara; tutti i suoi piloni sono poggiati saldamente in terra mentre la parte finale, quella opposta a dove mi trovo io, vede il ponte essere sorretto dalla roccia della montagna dove finisce. Ciò significa che l’ultimo arco del ponte stesso è stato incastrato nel fianco roccioso del canyon.Vedere per credere.

Tara Bridge

Tara Bridge

Ci metto una trentina di minuti a mangiare, sia per riposarmi un po’ dopo ore di guida che per non dover lasciare quella vista meravigliosa troppo presto. Alzo la testa e vedo che è presente anche un’altra attrazione: la Zip Line. Si tratta di uno sgabello metallico sul quale, stando seduti, si percorre tutto il Canyon di Tara lungo un cavo metallico. Non provo l’ebrezza in questo caso perchè le mie vertigini mi giocano spesso strani scherzi. Però questo percorso sembra abbastanza “leggero”, mentre personalmente mi sono sempre detto che, se e quando userò una Zip Line, dovrà essere una cosa davvero pesante; per la serie “facciamolo bene”…se devo proprio rompere il ghiaccio, che sia davvero come si deve. Supero con uno slalom degno del miglior Lionel Messi l’ennesimo venditore ambulante di prodotti tipici locali (soprattutto vino…ma io non bevo vino perchè il suo sapore acidulo non lo sopporto) e rimetto in moto la macchina. Questa lunga giornata sta volgendo al termine, ma manca ancora una cosa da vedere. Mi dirigo così verso il paese di Zabljak e, una volta li, cerco e trovo l’alloggio prenotato non senza difficoltà: stranamente questo piccolo paese montano ha le vie non presenti sul Google Maps e sui navigatori, per cui mi oriento solo grazie alla mini-mappa che si trova sulla conferma della prenotazione. Alla fine arrivo, prendo le chiavi dalla proprietaria, pago ed esco di nuovo per andare all’ingresso del Parco Nazionale di Durmitor e vedere il Lago Nero (Crno Jezero in lingua locale) che si trova circa 700 metri dopo il cancello. Vi arrivo quasi al calare del sole, anche perchè la giornata uggiosa si sta trasformando in tetra facendo cadere anche qualche goccia di pioggerellina impercettibile. Il panorama del Lago Nero è davvero degno di nota. Si tratta di uno specchio d’acqua circondato da un fitto bosco scuro in ogni parte della sua circonferenza; posso raggiungere la riva e non me lo faccio dire due volte. Una particolarità che noto è che l’acqua ha un colore chiarissimo (come alla sorgente) per qualche metro verso il centro, per poi cambiare totalmente tonalità diventando nera come la pece; non digrada dolcemente, ma sembra che ad un certo punto ci sia come una voragine senza fondo.

Lago Nero di Zabljak

Lago Nero di Zabljak

Camminando faccio il giro del lago stesso fermandomi a scattare fotografie nei punti più belli. A dire il vero mi piacerebbe infilarmi in un sentiero nel bosco, ma il buio sta per arrivare e non ne ho assolutamente il tempo. Ammirata quella meraviglia decido che è ora di andare; il freddo di tutte quelle ore passate all’aperto ce l’ho fin dentro le ossa ed una stufetta calda mi aspetta in stanza. Tornando indietro ripercorro i 700 metri che vanno dal lago fino al cancello di ingresso del Parco Durmitor e, passeggiando, mi viene da pensare questo: “accidenti…sembra il paesaggio spettrale del film Wrong Turn” (in cui esseri deformi uccidono i malcapitati usando i metodi peggiori, per chi non avesse visto i sei capitoli della serie). Neanche faccio in tempo a finire il pensiero che sento non molto distante il rumore di una motosega che viene messa in moto. La suggestione gioca brutti scherzi a volte; so che si tratta di un boscaiolo intento a fare il suo lavoro…ma me ne frego ed aumento lo stesso il passo verso la macchina. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Faccio una rapida sosta al supermarket che sta a metà strada poichè quella sera non mi va proprio di uscire a cena, tanto più che non sono in una grande centro organizzato come Podgorica, bensì in un piccolo paese di montagna montenegrino. Lì col cavolo che avrei trovato una pizza…per cui desisto e vado a riposarmi. Tra mangiare, lavorare un po’ su internet e rifare il bagaglio a mano per il giorno dopo mi addormento a tarda notte anche stavolta.

Terzo giorno in Montenegro: la sveglia suona abbastanza presto. La prima cosa che faccio è guardare fuori dalla finestra: il cielo uggioso se n’è finalmente andato lasciando spazio al bellissimo sole che mi accolse all’arrivo. Non mi resta altro da fare che sistemarmi, riporre le mie cose e partire perchè c’è ancora tanta carne al fuoco. Metto in moto la macchina e mi “preparo spiritualmente” a ciò che mi aspetta: attraverserò tutto il Parco Nazionale del Durmitor percorrendo circa 25-30 km in non meno di un’ora e mezzo; sinceramente quando il Maps mi aveva calcolato tale itinerario non mi capacitavo del motivo per cui sarebbe servito tutto questo tempo, ma una volta imboccata la strada lo capisco istantaneamente. La lingua d’asfalto passa in mezzo alle montagne e, in molti punti, non ci passano contemporaneamente due autovetture. Come se non bastasse è un continuo saliscendi in cui curve a gomito e tornanti  sono i padroni incontrastati della circolazione. A compensare tutti questi piccoli disagi c’è però il panorama che ho davanti ai miei occhi che definirei solo col termine “spettacolare”. Nessun aggettivo può rendere l’idea. Per il primo tratto i colori dominanti sono il grigio scuro delle rocce ed il verde della bassa vegetazione che prova a crescere in quell’ambiente impervio; due laghi (il primo davvero suggestivo) provocano due soste nel percorso per scattare le dovute fotografie.

Panorama nel primo tratto del Parco Nazionale Durmitor

Panorama nel primo tratto del Parco Nazionale Durmitor

Non c’è nessuno oltre a me per tre motivi: il primo è che fine ottobre per questa zona è considerato un autentico “fuori stagione”; il secondo è che mi trovo qui alle prime ore del mattino; il terzo motivo è che è lunedi e le persone che non sono in ferie lavorano. Tutto quindi precede liscio e tranquillo. Nel secondo tratto del percorso, decisamente meno impervio del precedente, si passa in mezzo a piccolissimi villaggi ed a case sparse qua e là senza un ordine preciso. E’ qui che sono costretto a fermare la macchina: davanti a me, nel bel mezzo della strada, c’è una mucca. L’auto non passerebbe nè alla sua destra nè alla sua sinistra. La cosa mi piace e decido di premere lo stop fisso e mettere in “folle” la marcia. Ci guardiamo intensamente negli occhi io e la mucca senza battere ciglio; io non suono il clacson e lei non mi dà segni di battaglia. Stiamo così almeno un minuto buono, fino a quando la “mucca da guardia” capisce che non sono pericoloso nè per lei nè per il suo ambiente e decide di togliersi dalla strada con la massima tranquillità. Col sorriso sulle labbra rimetto in moto e passo oltre godendomi ancora il panorama. Il terzo ed ultimo tratto della strada che da Zabljak arriva a Pluzine attraversando il Parco Nazionale Durmitor passa in mezzo agli alberi e la mia vista torna a risplendere del magnifico verde, giallo paglierino e rosso delle foglie che ho imparato ad apprezzare più volte durante la mia visita. Quando superi alcune gallerie “grezze” scavate nella roccia e senza alcuna illuminazione al loro interno capisco che sono arrivato al prossimo punto di interesse di questa giornata: il lago Pivka. Lo vedo già dall’alto dei tornanti ed appare con un colpo d’occhio incredibile perchè il suo colore è totalmente celeste, ma non trasparente. Per far capire meglio di cosa sto parlando…la tonalità sembra quella di un frappè al gusto di puffo in cui il blu si mescola al bianco del latte dando vita a quel particolarissimo colore.

Il Lago Pivka visto dall'alto

Il Lago Pivka visto dall’alto

Un lungo ponte lo attraversa creando un punto panoramico mozzafiato. Lo percorro con la macchina e subito dopo mi fermo in uno spiazzo studiato ad arte, in cui c’è un banchetto che vende prodotti locali, e corro a piedi a scattare più foto possibili da ogni parte che la mia fotocamera digitale riesce ad inquadrare.

Uno scorcio del Lago Pivka dal ponte stradale che lo attraversa

Uno scorcio del Lago Pivka dal ponte stradale che lo attraversa

Rimango a contemplare quello spettacolo per qualche minuto per poi rimettere in moto e proseguire. Devo percorrere diversi kilometri per raggiungere il famoso Monastero di Ostrog. Durante il tragitto ci sono due punti salienti: il primo riguarda un poliziotto che si è nascosto in mezzo alle fronde pur di tanare i trasgressori col suo autovelox; ancora oggi mi chiedo che cosa mai ci facesse in quel preciso punto, distante chissà quanto dal paese/villaggio più vicino. Quella è pura cattiveria umana perchè nessuno si aspetterebbe di trovarlo proprio lì; ma gli è andata male perchè io il limite di velocità lo stavo rispettando, per cui “hasta la vista, baby”. Il secondo punto è una deviazione fatta volutamente nella cittadina di Niksic: so che da vedere c’è poco o niente, però mi viene fame e decido di unire l’utile al dilettevole fermandomi a sedere in uno dei fraquentatissimi bar del centro dove gusto una cioccolata calda. Qui prendo spunto per una riflessione: ogni volta che mi reco nell’Europa dell’Est resto negativamente sbalordito da quanta gente ci sia nei locali a qualsiasi ora. Ragionando, se oggi è lunedi e non mi aspettavo nessun per le stradine del Parco Nazionale del Durmitor, non mi aspettavo neanche di trovare i tavolini di tutti i bar di Niksic stracolmi di gente. Ma si può sapere come cavolo campano questi dato che sono sempre ininterrottamente al bar ??? Resterò sempre a bocca asciutta perchè dovrei chiederlo a loro, ma non lo farò mai. Tolto lo sfizio dell’ultimo minuto mi rimetto in marcia. Trovandomi dalla parte di Niksic sono costretto a salire al Monastero di Ostrog passando per la strada vecchia e tortuosa che le guide mi avevo detto di evitare; non ho altra scelta perchè andare a prendere l’arteria che parte dal comune di Danilovgrad mi costerebbe una perdita di tempo eccessiva. Non mi fanno certo paura le stradine di montagna, per cui spingo sull’acceleratore e vado. Arrivo in cima non senza fatica perchè i tornanti sono veramente tanti e ripidi, soprattutto nell’ultimo tratto; parcheggio l’automobile proprio a due passi dall’ingresso della struttura religiosa e mi incammino al suo interno. Mi trovo in un ampio piazzale: tutto è colorato di bianco come il marmo (probabilmente tutto qui è costruito con questo materiale, ma non ne sono sicuro al 100%). Pochi metri ancora ed arrivo al Monastero vero e proprio dove entro usufruendo della visita gratuita. Esternamente il colpo d’occhio è impressionanete: il Monastero di Ostrog è costruito dentro un’incavatura nella roccia e si affaccia su un burrone profondissimo; solo delle foto possono spiegare cosa sto cercando di descrivere ed io pubblico quella che secondo me si avvicina di più alla realtà.

Esterno del Monastero di Ostrog

Esterno del Monastero di Ostrog

Ma il bello deve ancora venire: internamente inizio a salire le numerose scale che portano ai vari piani del complesso monastico e, con mio stupore, vedo che una delle quattro pareti non è in muratura, bensì la roccia stessa della montagna. Si vede chiaramente ad occhio nudo perchè è totalmente irregolare;  basandosi sull’incavatura della quale parlavo prima, sono stati appoggiati/murati gli altri elementi. Sembra quasi incredibile che tutto ciò possa addirittura stare in piedi, ma oltre a “sopravvivere” in quelle condizioni  per chissà quanto tempo, questa costruzione è una delle più significative di tutto il Montenegro dal punto di vista religioso e lo è a piena ragione. Mi trattengo a lungo ad ammirare questo punto di interesse, non dimenticando che dall’ultimo piano si ha una vista sul “baratro” sottostante davvero incredibile. Terminata la visita torno alla macchina e scendo i primi ripidi tornanti; a metà strada, prima di imboccare la strada nuova per lasciare questo posto, mi fermo per il pranzo in un ristorantino della zona: la scelta si rivela ottima perchè mangio davvero bene prendendo, tra le altre cose, un piatto di carne che pago 4 euro, mentre a Roma la stessa cosa non l’ho mai trovata a meno di 10 euro (Italia…vergognati!!!). Con lo stomaco pieno torno a spingere sull’acceleratore finalmente in una carreggiata che torna ad essere buona. E’ abbastanza presto e decido di fare una brevissima sosta proprio a Danilovgrad per vedere cosa ha da offrire: la risposta è praticamente niente. Giunge così il momento di tornare al punto di partenza, cioè a Podgorica. Arrivo lì e vado a riprendere lo stesso appartamento della prima notte, quello di fronte alla Pizzeria ed a meno di 2 km dall’aeroporto, per capirci. Il mattino successivo avrei avuto l’aereo alle 10:00 e sarebbe stato da stupido affittare una sistemazione in centro città solo per il gusto di complicarmi la vita. Con le chiavi in mio possesso sistemo le poche cose che ho con me e prendo l’indispensabile: si torna in marcia alla scoperta della capitale del Montenegro che raggiungo in una decina di minuti di guida. Parcheggio in un posto delimitato da strisce blu all’incredibile prezzone di € 0,40 all’ora e poi inizo a camminare. Durante la pianificazione di questo viaggio avevo letto che Podgorica non offre poi molto e purtroppo me ne rendo conto molto presto. La prima cosa che mi colpisce è il verde: ci sono davvero tanti parchi pubblici in un fazzoletto di terra e questa non può che essere una cosa positiva. Il quartiere più antico è Stara Varos e vi si trovano testimonianze del periodo ottomano: La Torre dell’Orologio, la Moschea Doganjska e la Moschea Osmanagic.

Torre dell'Orologio

Torre dell’Orologio

 

Minareto della Moschea Osmanagic

Minareto della Moschea Osmanagic

Davvero stupenda ed imponente è la Cattedrale della Resurrezione di Cristo (Ortodossa); poi, passando dal sacro al profano, si incontra il Ponte del Millennio (abbastanza particolare, anche se per me non esaltante) che ha nei suoi paraggi una statua “sui generis” dell’artista russo Valdimir Visockij, morto di overdose.

Millennium Bridge

Millennium Bridge

Statua di Vladimir Viscok

Statua di Vladimir Visockij

Sinceramente arrivare a fare un monumento cittadino ad un drogato…per quanto possa essere stato artisticamente valido, non mi pare proprio un esempio. Certe cose andrebbero cancellate e basta. Non riesco davvero ad ammirare un personaggio finito “tragicamente” a causa dei suoi errori e del fatto che ha condotto una vita senza regole. Ero un ragazzetto quando è morto Kurt Cobain dei Nirvana, colui che ha inventato un suo genere musicale ed ha coinvolto più di un’intera generazione con la sua incredibile bravura; ne ero il fan numero 1 ed ascoltavo le sue trascinanti canzoni decine di volte al giorno senza sosta…ma quando ho avuto la notizia della sua morte avvenuta in quel modo ignobile l’ho odiato con tutto me stesso. Quella sregolatezza allo stato puro ci ha sottratto chissà quanti altri albums e canzoni di successo che se ne sono andati via così, in un maledetto attimo. Di certo la statua di Kurt Cobain non la andrò mai a guardare. Ma il mondo è bello perchè è vario e bisogna rispettare le opinioni di tutti, per cui largo alla statua di tale Vladimir Visockij a Podgorica. Ancora degna di nota, la piccola ma affascinante Chiesa di San Giorgio. Direi che mi aspettavo di più da una capitale…ma non per niente ho indirizzato due giorni e mezzo dei tre totali disponibili verso la natura montenegrina e solo un pomeriggio alla sua città principale. Nel frattempo si fa buio, così torno prima alla macchina e poi all’appartamento. Il mio viaggio giunge al termine, ma sarei partito la mattina successiva ed a pochi passi ho la pizzeria della prima sera, decisamente non malvagia come qualità. Decido di fare il bis, così ordino ed attendo sul solti sgabello mentre accanto a me gli altri clienti del locale giocano d’azzardo con le estrazioni del lotto istantaneo, una ogni 5 minuti netti. C’è un detto che recita così: La ricchezza ed il benessere di una nazione si possono capire anche da quanto la sua gente spende i risparmi in giochi d’azzardo; più lo fa e più è infelice. Beh…se questo motto rappresenta la verità, i montenegrini devono passarsela davvero poco bene perchè ovunque ho visto più sale di scommesse che negozi di alimentari. E’ davvero una cosa impressionante. Poi mi fermo a pensare che, per esempio, Roma ha centinaia di “sale slot” ed altre ancora ne aprono tutti i giorni soppiantando negozi falliti e per questo mi rattristo soprattutto per noi stessi. Mentre penso tutte queste cose mi sento battere sulla spalla e mi volto: è la proprietaria/cameriera/pizzaiola (fa tutto lei…) che mi invita a seguirla in cucina. Parla solo la lingua locale ed il suo inglese è meno di zero. In quei venti secondi che mi separano dall’altra stanza mi domando che cosa posso fare io in cucina e perchè mi abbia spinto a seguirla. Quando arrivo nel “luogo del misfatto” vedo una pizza margherita dentro ad un cartone. “E’ la mia!” penso fra me e me. Poi guardo lei che, con una faccia affranta mi indica che in un lato non è venuta perfettamente tonda, ma un po’ rattrappita. Mi dice che l’avrebbe rifatta, per cui avrei dovuto aspettare ancora. Io non so veramente che dire; la guardo e le dico di lasciar stare e che me la porto via così perchè la “malformazione” è davvero impercettibile. Alla fine del tira e molla (perchè c’è voluto un po’…) riesco a farle chiudere il cartone ed a consegnarmelo con quella stessa pizza dentro, ma lei non ne vuole sapere e mi fa pagare 2 euro invece che 4 euro. Esco ringraziando per la premura e vado a pappare. Ora io dico una cosa: mancano 3 giorni ai miei 38 anni e sono italiano: di pizze ne ho viste e mangiate a migliaia e di tutte le forme, perfette o rattrappite che fossero. Mi immagino cosa sarebbe successo da noi: il pizzaiolo che vede la sua creazione deformata la prende con la pala e la schiaffa dentro al contenitore (con la delicatezza di un rinoceronte africano) e me la dà senza dire niente; o al massimo, se mi vede perplesso per la forma irregolare, mi può dire qualcosa del tipo “Embhè? Che v’oi? Che c’hai da guardà ? ‘N te va bbene? Se ‘nte va Bbene vattelo a pijà n’der c…!”.  Viva l’Italia…ora e sempre 🙁

Il mattino seguente mi sveglio presto, ripongo le mie cose nel borsone/bagaglio a mano e, dopo aver consegnato le chiavi dell’appartamento, riparto alla volta dell’aeroporto percorrendo quel misero kilometro e mezzo che mi separa dal parcheggio pubblico. Lì c’è ad aspettarmi l’incaricato dell’autonoleggio per un rapido controllo in cui non risultano danni e poi via verso il metal detector, il gate e la destinazione finale: Milano Malpensa. Il viaggio si conclude davvero con il pullman che mi riporta a Roma in perfetto orario.

In conclusione torno via contentissimo dal Montenegro centro settentrionale perchè ho visto dei posti stupendi che almeno il 97% dei miei connazionali, o forse il 99%… neanche sa che esistano e che si possano (o meglio si debbano) andare a visitare almeno una volta nella vita. Come già detto, sono rimasto un po’ deluso dalle città ma conto di ricredermi quando, nel giugno del prossimo anno, passerò altri 3 giorni in questa giovane nazione; questa volta però vorrei sfruttare al massimo il periodo di inizio estate per godermi tutta la magnifica costa senza l’affollamento tipico dei mesi di luglio ed agosto che evito come la peste. La scelta di fine ottobre per questo giro si è rivelata più che ottima, soprattutto per la buona sorte che il meteo mi ha destinato, tutto sommato. Se avrò fortuna anche quando visiterò il mare quasi completamente sgombero di turisti avrò fatto davvero bingo.

You may also like

2 Commenti

rak gondola 09/10/2017 - 10:25

What’s up, I check your new stuff daily. Your humoristic style
is witty, keep up the good work!

Reply
admin 26/11/2016 - 22:15

Ciao Nadia.
Certo che non mi dispiace ?. Anzi, te ne sono grato.
Ho letto il regolamento poco fa e quando tornerò a casa mi dedichero’ ad esaudire i punti necessari. Ora mi trovo in Lituania (oggi Kaunas, domani Vilnius e lunedì Trakai) e preferisco fare le cose con calma per farle meglio possibile.
Grazie ancora e…seguiamoci a vicenda.

Reply

Scrivi un commento