Monaco di Baviera e campo di concentramento di Dachau

di admin

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Ogni tanto (e ripeto…ogni tanto…) anche la Vueling si decide a praticare prezzi “moderni” per i suoi voli; l’importante è farsi trovare pronti per “l’evento raro” e non farsi scappare l’occasione irripetibile. Proprio questo ha fatto scattare la scintilla di un viaggio a Monaco di Baviera, importantissima città tedesca e capoluogo dell’omonima regione. Resta ancora un mistero come mai certe località siano raggiungibili ad un prezzo elevato mentre in altre, che magari si trovano lì vicino, ci si arriva con due soldi. Perchè Francoforte e Norimberga (esempio) sono da tempo collegate con 10 euro a tratta ed a Monaco non ci si può andare se non sborsando differenze elevate? Con quale logica vengono fatte queste scelte? Si parla tanto di politiche di Marketing, ma se fosse solo questo…perchè ci sono luoghi che decidono di investire per poi avere ritorni (intelligenza?) ed altri che non lo fanno (idiozia?) ? Si dice sempre che il turismo è una delle maggiori risorse economiche del mondo, ed allora perchè non farlo decollare? Se arrivare in una città mi costa 10 euro sono invogliato a viaggiare di più e quando sono lì devo necessariamente spendere per servizi come alberghi, trasporti, luoghi di interesse, escursioni ed altre cose. Invece questo non succede: il volo costa decine di euro a tratta e, come se non bastasse, il trasferimento dall’aeroporto al centro ha tariffe allucinanti (i 14 euro del Leonardo Express a Roma sono il primo esempio da abolire. Arrivare dall’aeroporto alla destinazione e viceversa dovrebbe essere gratis). Ah già…la logica attuale dice che chi viaggia è pieno di soldi e quindi va spennato perchè viaggiare è “un lusso”…invece avere tre armadi pieni di vestiti, scarpe, borse e schifezze varie (magari tutto “firmato”) quando è un solo corpo che li deve indossare non è la stessa cosa, se non addirittura peggio? Care amministrazioni, lasciatevelo dire: non ci avete capito una ceppa! Chi viaggia spesso non ha un patrimonio che va al di fuori dello stipendio e parte per il gusto di scoprire zone di mondo diverse, sicuramente non perchè non sà come buttare i quattrini guadagnati con tanta fatica girando per centri commerciali e tornando a casa zeppo di inutili buste con cianfrusaglie. Se non si abbassano le tariffe aeree, tanta gente che potenzialmente potrebbe partire non lo farà e quelle poche decine di euro che guadagnate con le stupide tasse aeroportuali (sono quelle che fanno lievitare i costi, alla fine) in molti casi bloccano guadagni ben più alti per l’intero territorio. Ma d’altra parte ci sono i geni al potere…che ci possiamo fare noi comuni mortali? Meglio partire e non pensarci molto sennò mi si travasa la bile…

E’ venerdi sera quando arrivo all’aeroporto di Fiumicino per la partenza programmata; stranamente il volo è in orario, così effettuo i controlli, mi imbarco e faccio la solita santa dormita durante la tratta. Arrivo a destinazione dove trovo un clima caldo e piacevole; è l’ultimo week-end di luglio ed il meteo quest’anno ha fatto il suo lavoro come si deve. Senza bagaglio imbarcato vado subito in direzione dell’hotel non perdendo tempo prezioso e mi dirigo verso la ferrovia suburbana che raggiungo all’interno della medesima struttura, camminando solo un po’. Acquisto il biglietto alle macchinette automatiche (un pass che varrà per tutto il periodo di permanenza secondo le zone che mi necessitano) e scendo al binario giusto. Con una puntualità disarmante arriva il treno; ci rimango poco dentro, per poi effettuare il trasbordo su un autobus che fa capolinea proprio alla stazione dove mi trovo. Qualche minuto, giusto per avvicinarmi e non dover camminare kilometri a quest’ora, e scendo nel punto più vicino all’indirizzo che sto cercando. Manca una breve camminata e nulla più: durante il tragitto noto che la fermata della metro e la mia stanza distano non più di 150 metri: così mi piace! Altra cosa fantastica che trovo davanti al portone: c’è il self check-in, così ho piena libertà di fare tutto da solo, di andare e venire quando voglio senza nè aspettare nè dover rendere conto a nessuno. L’appartamentino è bellissimo, semplice e con tutto ciò che serve. Ma l’inizio del week-end non è ancora perfetto come può sembrare: sono le 22:30 circa in piena estate ed il frigorifero è mestamente vuoto. Dei “pro” della zona in cui alloggio ho appena parlato. Di “contro” c’è la totale assenza di negozi, tranne un paio di locali in cui sicuramente mi farebbero pagare un occhio della testa anche una semplice bottiglia d’acqua. Decido di provare quindi la metro e di andare in centro per una toccata e fuga solo per acquistare qualche bibita. Dato che non conosco per niente la città, l’unico posto “papabile” che mi viene in mente è la stazione centrale e non sbaglio: c’è un sacco di gente e qualche negozio aperto. Non sono propriamente economici, ma va bene così. Sempre meglio di quella sera a Kevelaer (sempre in Germania, ma a nord) in cui non c’era niente di niente disponibile ed ho passato la nottata senza un filo d’acqua…; prendo il dovuto, dò uno sguardo in giro e poi torno indietro. Avrò tempo domani e dopodomani per esplorare tutto. Una volta definitivamente in stanza, mitica partita al mio gioco preferito sul portatile e poi nanna.

Sabato mattina: la sveglia suona verso le 8:00, con una buona calma. Preparo tutto e lascio la stanza che ritroverò in serata. Torno alla “mia” fermata della metro (veramente comoda) e stavolta mi dirigo verso il centro con destinazione la fermata di Marienplatz. Quando esco dal tunnel mi trovo esattamente nella piazza centrale di Monaco di Baviera (potere dei trasporti  sotterranei); il colpo d’occhio è davvero spettacolare, soprattutto perchè non c’è ancora una quantità di gente elevata. Purtroppo non tutte le ciambelle riescono col buco: quasi tutti i punti di interesse di questa piazza sono adesso contro sole e fotografarli sarebbe inutile. Decido quindi di riprendere ciò che posso (cioè solo la Mariensaule) e di cambiare zona per poi tornare qui in serata.

Mariensaule

Bene, ora un quiz: dove va un turista in questa città subito dopo Marienplatz? Mi pare ovvio: al Duomo di Monaco, struttura spettacolare situata proprio nella vicinanze. Peccato che la “Germania 2017” (una jattura nel vero senso della parola) abbia deciso di deturpare anche questo edificio fasciandolo con tutte le impalcature possibili e rendendolo nè osservabile nè fotografabile. E’ davvero incredibile come tutta la nazione, da nord a sud, stia crollando all’unisono, al punto da dover rimettere le mani su ogni monumento nello stesso identico momento. Temo di più che ci sia andato qualche politico/imprenditore italiano e gli abbia insegnato l’arte delle mazzette su appalti pubblici ed opere simili: spiegazione ben più plausibile, direi. Lascio perdere e decido di fare una passeggiata, prima di tutto per orientarmi ed in secondo luogo per trovare la strada migliore “pro sole” e decidere un giro iniziale da quella parte. Arrivo fino alla metro “Odeonsplatz” e, già che sono li, osservo il monumento a Re Ludwig I° di Baviera. Poi prendo Brienner Strasse e proseguo per quella direzione fino all’incrocio in cui cambia nome per diventare poi Nymphernburger Strasse. E’ una passeggiata ricca di cose da vedere, ad iniziare dalla vicinissima Wittelsbacheplatz, dove si affaccia il “Palazzo Ludwig Ferdinand” e dove, al centro, c’è il monumento equestre a Maximilian Churfuerst di Baviera.

Re Ludwig I° di Baveria

Maximilian Churfuerst ed il Palazzo Ludwig Ferdinand

Più avanti incontro poi un memoriale dedicato alle vittime del nazismo con fuoco perpetuo e la statua di Friedrich von Schiller, poeta e filosofo tedesco.

Memoriale per le vittime del Nazismo

Friedrich von Schiller

La mia camminata prosegue in Karolinenplatz: qui posso osservare sia un obelisco alto 29 metri eretto in  memoria delle vittime tedesche della campagna di russia (si dice che sia stato realizzato fondendo i cannoni turchi presi durante la Battaglia di Navarino) sia un tram cittadino in sosta.

Obelisco di Karolinenplatz

Tram di Monaco di Baviera

Prossimo obiettivo che raggiungo è Konigsplatz, una bellissima area ricca anche di spazi verdi in cui si trovano la Glyptothek, la Staatliche Antikensammlungen e, all’estremità superiore, il Propylaen. Con questi particolari monumenti non sembra neanche di stare in Germania.

Glyptothek

Staatliche Antikensammlungen

Propylaen

Dopo aver visto il Munchner Volkstheater (niente di che…) decido di cambiare zona. Dato che c’è un gran bel sole e che è troppo presto per tornare dove poco prima ero letteralmente scappato causa negativa esposizione alla luce dei monumenti, prendo la palla al balzo (più che altro prendo…la metro) e vado nella zona dell’Olympiapark. Appena esco dal tunnel sotterraneo vedo il Museo della BMW: sarà che già i musei non mi interessano…se poi ci aggiungiamo che si tratta di motori allora abbiamo fatto il superenalotto delle cavolate: neanche lo fotografo esternamente e tiro dritto. Questa zona è veramente molto bella, ricca di verde, con un laghetto al centro e piena di impianti sportivi. Due sono le cose che poco mi quadrano: la prima è un uomo che porta un povero gatto al guinzaglio, ovviamente spaesato, impaurito e totalmente desideroso di tornarsene sul divano di casa (probabilmente quando glielo hanno venduto lo hanno fregato dicendogli che era uno yorkshire…non so che altro pensare); l’altra cosa riguarda una massiccia presenza di polizia e transenne in ogni dove. Basta poco per capire che di lì a poco ci sarà in programma un evento e che l’accesso all’area è limitato, così decido di scattare qualche foto dove possibile (riesco a prendere l’Olympiaturm ed uno scorcio dell’Olympiahalle) e di tornare domani. Mi viene da pensare che le offerte delle Vueling portino male, sinceramente.

Scorcio del Laghetto dell’Olympiapark

Olympiaturm

Olympiahalle

Altro tragitto in metro e torno alla fermata di Odeonsplatz. Qui riparto la mia passeggiata entrando nell’Hofgarten, davvero bello e ben curato. Il caldo di oggi inizia a farsi sentire, ma non ci posso fare molto. Scatto qualche foto fino a quando scopro che anche il misero Dianatempel (un tempietto al centro del parco) è coperto da impalcature. Alla mia sinistra (rispetto all’ingresso da Odeonsplatz) si trova il Deutsche Theatermuseum, metre di fronte a me ho il maestoso edificio che ospita la Cancelleria di stato della Baviera con davanti il monumento eretto in memoria delle vittime della prima guerra mondiale.

Fontana dell’Hofgarten

Cancelleria di stato della Baviera e memoriale

Monumento per le vittime della prima guerra mondiale

Esco dall’Hofgarten proseguendo nella direzione intrapresa e costeggio un piccolo rigagnolo d’acqua di colore fango chiaro, tipo caffellatte. Detto così sembrerebbe una cosa negativa, dato che l’acqua è bella quando è limpida, ma alla fine ha il suo perchè nel contesto in cui si trova. O meglio, di fronte al Prinz-Carl-Palais ci sta benissimo. Che poi non mi sarei mai fatto un bagno in un liquido di quel colore è un’altra storia.

Prinz-Carl-Palais

Vado avanti seguendo la mappa preparata da casa; finalmente il sole sembra essersi piazzato in modo tale da permettermi di scattare tutte le foto che desidero. Il mio prossimo obiettivo dichiarato è l’Englischer Garten, o giardino inglese tradotto in italiano. E’ un’area verde E N O R M E, il cuore naturale di Monaco di Baviera. Viene vissuto molto dagli abitanti che, grazie alle acque del fiume Isar che lo attraversa, possono ovviare alla mancanza del mare trovando un po’ di fresco nelle calde giornate estive. Ma prima di entrare nel parco…una sorpresa: attraverso proprio un ponte sull’Isar (che qui scorre impetuoso) e ci becco una ventina di persone intente a fare surf come se fossero sull’Oceano Atlantico. Vedere per credere.

Non hai un cavolo da fare? Vieni anche tu a surfare sull’Isar…

Capisco ora da dove deriva il colore dell’acqua del canaletto precedente. Vedere tutte quelle persone che, dopo la prestazione col surf, inevitabilmente si tuffano nel fiume non mi aggrada neanche un po’. Ma le sorprese non sono certo finite. Come si dice? Che il mondo è bello perchè è vario? Bene, è vero…e lo sottolinea il fatto che praticamente tutta la città si ritrova qui proprio per nuotare in quest’acqua marrone. Il fiume principale scorre che è una bellezza (e si è visto dalla foto del surf), ma in quest’area si diramano alcuni canali minori; sulle sponde si prende il sole con l’asciugamano steso sul pratino e l’acqua viene usata con tanto di ciambelle e giochetti gonfiabili vari.

No comment

Ma la ciliegina sulla torta è qui: nella foto appena mostrata si vede poca gente sulla sponda del canale, ma ci sono tratti completamente stracolmi di persone sdraiate a riposare, parlare, ridere e scherzare in costume. Proprio in uno di questi punti di maggior concentrazione c’è “il genio”: tra le altre cose è una delle rarissime persone in piedi, ma questo aggrava solo la situazione; la particolarità è che è completamente nudo in mezzo a uomini, donne e bambini e che si gira da una parte all’altra con espressione compiaciuta. Va bene che in Germania la mentalità è differente, ma atteggiandosi in questo modo si parla di puro esibizionismo ed andrebbe frenato; si fosse messo in disparte e con un po’ di rispetto, pure pure…ma così è decisamente troppo. Ovviamente non resto li a guardare più di due secondi e lo faccio solo perchè credo che il sole mi stia dando alla testa, ma invece è tutto più che reale. Disgustato come poche altre volte cambio direzione. Meglio dedicarmi al Monoptero lì vicino…

Monoptero nell’Englischer Garten

La passeggiata nel parco prosegue senza sosta e ne approfitto per trovare qualche zona d’ombra per rinfrescarmi: il 29 luglio fa tanto caldo anche a queste latitudini. Arrivo poi ad un altro punto di interesse dell’area, la Torre Cinese (Chinesischer Turm); trattandosi di un luogo turistico ci è stato piazzato accanto un bel bar/ristorante enorme da far sembrare il tutto una mensa o qualcosa del genere (non vi dico quali acrobazie devo fare per scattare uno foto alla torre evitando di far entrare nell’obiettivo quella specie di trogolo…); ma prima mi imbatto in uno di quegli artisti che producono bolle di sapone giganti e ne porto a casa un ricordo.

Iper-Mega-Bolla di Sapone

Chinesischer Turm

Cammino ancora un po’ nel verde fino a che mi imbatto in un tranquillo laghetto che prende il nome di “Kleinhesseloher See”. Dopo aver osservato lo “Sckell Monument” ed il monumento dedicato a Reinhard Freiherr von Werneck (per sei anni direttore dell’Englischer Garten) inizio a percorrere l’intero perimetro dello specchio d’acqua in cerca di scatti degni di nota.

Sckell Monument

Monumento a Reinhard Freiherr von Werneck

Una volta giunto sul lato opposto decido di uscire dal parco e di tornare al giro “del cemento”. In ordine cronologico, prima di raggiungere Leopoldstrasse (importante arteria cittadina) incrocio la Erloeserkirche e la Chiesa di Santa Ursula.

Erloeserkirche

Chiesa di Sant’Ursula

Sono all’altezza della stazione metro chiamata “Munchner Freiheit”; mi dirigo verso il centro città quando mi imbatto in un ristorante asiatico molto frequentato. Dò un’occhiata e noto prezzi pazzeschi sia per il pranzo che per la cena. Tra me e me penso che se la gente è così tanta non deve fare schifo e me lo segno per la serata, dato che cenare con 10-11 euro bibita compresa non mi dispiace. Entro a fare una visitina anche al Leopoldpark (di strada nel mio percorso) ma non c’è niente di interessante se non l’area verde. Finalmente si torna a fare sul serio quando incontro prima la “Siegestor” e, subito dopo, la zona universitaria che può annoverare una bella piazza con due stupende fontane gemelle ad entrambi i lati della strada.

Siegestor

Una delle due fontane “gemelle”

Successivamente posso ammirare la Chiesa di St. Ludwig e notare come in questa strada ci siano diversi palazzi importanti; alcuni esempi sono il Palazzo di Giustizia e la Biblioteca bavarese.

Chiesa di St. Ludwig

Quando arrivo all’incrocio con Oskar-Von-Miller-Ring giro a destra e raggiungo la Chiesa Luterana di St. Markus: è talmente piazzata dietro agli alberi che per poterla vedere bisognerebbe prima assumere dei boscaioli. Riesco a fotografare solo il particolare campanile.

Campanile della Chiesa di St. Markus

Prima di raggiungere il palazzo della “Residenz”, sede del potere della Baviera per secoli, ho la possibilità di fotografare in maniera decente uno scorcio del Duomo di Monaco, quello che per la maggior parte della sua superficie è incartato dalla impalcature. Direi una buona consolazione, anche se avrei preferito uno scatto all’edificio completo.

Scorcio del Duomo di Monaco di Baviera, in lontananza

Palazzo della “Residenz”

Adesso mi trovo in Max-Joseph-Platz: davanti a me ho il monumento dedicato a Re Maximilian I° Joseph di Baviera ed il Teatro dell’Opera che ha un terrificante striscione davanti con scritto “Live”. De gustibus…

Re Maximilian I° Joseph di Baviera

Teatro dell’Opera

Faccio una passeggiata lungo l’adiacente Maximilianstrasse fino ad imbattermi prima nel monumento dedicato a Bernhard Erasmus von Deroy (generale dell’esercito bavarese impegnato nella campagna russa del 1812) con alle spalle il palazzo dell’aviazione della Baviera, e poi il “Maxmonument” in onore di Re Maximilian II°.

Bernhard Erasmus von Deroy

Maxmonument

Andando avanti ritrovo l’Isar, il mio fiume color fango/caffellatte preferito, che da qui in poi assume una dimensione ben diversa rispetto a quella che avevo visto all’interno dell’Englischer Garten: la distanza tra una sponda e l’altra è cresciuta esponenzialmente (e continuerà a farlo ancora nel prosieguo della passeggiata) e la portata d’acqua è adesso enorme. Spunto proprio accanto alla bellissima ed imponente Chiesa di San Luca (da una parte) ed al Museo degli Alpini (dall’altro lato). La Chiesa è sì grandissima, ma comunque deturpata da troppi alberi. Provo a fare del mio meglio.

Chiesa di San Luca – retro

Chiesa di San Luca – Fronte

Museo degli Alpini

Come si nota abbastanza bene dalla foto di mezzo (quella con la chiesa ripresa di fronte) mi trovo in un punto in cui l’Isar fa davvero sul serio ed il rumore che produce è quasi assordante. Per non dimenticarlo ho registrato un video che lo dimostra, ma non posso pubblicarlo perchè è troppo “pesante”. Una serie di ponti dà la possibilità di attraversarlo in più punti.

Uno dei ponti sull’Isar

E’ ora di andare oltre, dove trovo l’ennesima stranezza di oggi. Ho la conferma che il caldo dà alla testa: trovo un “beach bar” dove le persone si riposano sulle sedie a sdraio (o anche per terra) tutto intorno…ad una fontana (La Vater-Rhein-Brunnen per essere precisi); fortunatamente (per ora) solo i bambini si trovano “in acqua”, ma mai dire mai. Non ho ben chiaro che cosa stia guardando o facendo quella donna chinata sul piedistallo della statua a due centimetri dal *****. Mi domando cos’altro dovrò vedere per oggi, dato che il peggio non è mai morto.

“Beach Bar” intorno ad una fontana…

Ancora con quel dubbio amletico arrivo davanti all’edificio che ospita il Deutsche Museum; attraverso poi il fiume passando sul Boschbrucke dove posso ammirare la strana statua dedicata ad Otto von Bismarck.

Deutsche Museum – 1

Deutsche Museum – 2

Monumento ad Otto von Bismarck

Dopo poco mi accorgo che ho qualcosa da vedere sulla sponda opposta, così riattraverso il fiume, ma stavolta passo più avanti, dal Corneliusbrucke. Prima di arrivare dove devo, vedo che non c’è speranza: anche qui altra gente in costume fa la sua parte; allargando l’immagine si nota anche un bambino lasciato solo in quel putridume che sembra non essere nè felice nè a suo agio. Quando sono su Mariahilfplatz mi viene un colpo: c’è un enorme mercato che vende di tutto e di più, con la Mariahilfkirche dietro ai banchi e dietro agli alberi. Scatto anche qui come posso, ostacolato in maniera atroce dai clienti dei banchetti che non hanno alcuna pietà di me.

No comment – parte seconda

Mariahilfkirche

Proseguo fino alla Maximiliankirche per poi invertire la marcia. Passo sull’altra sponda del fiume rispetto all’andata e mi godo un tratto panoramico costruito in cemento e legno fatto per soli pedoni e biciclette. Ho modo anche di osservare alcuni piccoli “salti” dell’Isar che in questo tratto torna ad essere impetuoso.

Dite la verità: non ispira un bagno anche a voi…?

Risalgo al piano strada tramite delle scale e mi trovo di fronte il bellissimo edificio del “Maximilianeum” , attuale sede del Parlamento della Baviera. Colpo d’occhio spettacolare.

Maximilianeum

Poco più avanti, osservabile dal Luitpoldbrucke, c’è il monumento del Friedensengel (l’Angelo della Pace). Sarebbe pure molto bello…se proprio sotto non ci avessero piazzato uno dei milioni di Biergarten (giardini della birra) presenti in ogni lato della città; d’altra parte questa è la sede dell’Oktoberfest ed è tutto dire.

Friedensengel

Dettaglio del Luitpoldbrucke

Prendo ora Prinzregentenstrasse e trovo prima la sede del Museo Nazionale Bavarese e poi la Nischenbrunnen.

Museo Nazionale bavarese

Nischenbrunnen

Dopo questo, rieccomi in pieno centro proprio in serata, come mi ero ripromesso diverse ore fa. Adesso il sole è sicuramente da un’altra parte rispetto alla posizione del mattino e ciò che mi è stato interdetto dovrebbe poter essere visto a dovere. Tutto…o quasi…perchè, causa lavori in corso, questa è l’unica prospettiva che posso avere della bella Chiesa di San Gaetano.

Chiesa di San Gaetano…o quello che si riesce a vedere

Quel mezzo palazzo che nella foto si vede in basso a sinistra (la Feldherrnhalle) sarebbe anche degno di una bella foto…peccato che anche li abbiano allestito un bar all’aperto e stiano servendo gli aperitivi. Vado a vedere ciò che ancora mi manca in zona, cioè la Peterskirche, l’Altes Rathaus e…finalmente tornato in Marienplatz con una marea di gente che in mattinata era a letto, il Neues Rathaus, talmente imponente che per farlo entrare quasi tutto nell’obiettivo mi devo allontanare parecchio infilandomi in una via traversa.

Peterskirche

Altes Rathaus

Neues Rathaus

Come si vede dalle foto, si sta facendo tardi. Calcolando che sto camminando dalle 8:30 – 8:45 circa siamo praticamente a dodici belle orette di passeggiata intervallata solo ogni tanto da tratti di metropolitana che si contano sulle dita di una mano. Ma devo ancora finire qualcosa prima di potermi riposare come si deve, ed è così che proseguo su Kaufingerstrasse (che poi cambia nome e diventa Neuhauser Strasse) ed incontro la St. Michael Kirche, la Burgersaalkirche, la Karlstor ed infine Karlsplatz con la sua fontana.

St. Michael Kirche

Burgersaalkirche

Karlstor

Fontana in Karlsplatz

A questo punto, dato che è praticamente buio, torno in stanza a cambiarmi per andare a cena. Quindi una metro adesso ed una metro dopo. Col senno di poi, credo che qui abbiano dei gusti orribili…ma avrei dovuto immaginarlo dopo aver visto gli strani modi di fare (ed è un complimento) osservati nel corso di tutta la giornata. Il ristorante asiatico adocchiato nel pomeriggio è pieno anche a cena e c’è solo un posticino per me, ma la qualità è pessima. Unito ciò ad una scelta di piatti quasi pari a zero, meglio che mi fermo qui. Un kebab+cola+patatine sarebbe stato molto più gradito; d’altra parte è tutta esperienza che entra per le prossime volte. Ho i piedi che gridano vendetta, nonostante le mie scarpe iper-comode da camminata…e domani mattina arriverà presto per una nuova avventura, anche se già so che il clou della fatica è stato oggi: camminerò anche nelle prossime ore, ma il programma prevede molti più spostamenti con i mezzi pubblici. Rientro nell’appartamentino, non mi faccio mancare una partitina al mio gioco del calcio manager e poi a letto.

Domenica mattina: sveglia alle 7:30, un pochino prima rispetto a ieri. In ballo ci sono un sacco di cose. Subito mi occupo, ahimè, del self check-out; mi sono trovato davvero bene qui e dover lasciare questo posticino mi dispiace e pure tanto.  Poi vado alla stazione centrale per depositare il borsone, appena sistemato e pronto per il volo di ritorno, nei lockers. A questo punto sono libero per partire. La prima destinazione, abbastanza lontana e da raggiungere con la metropolitana, è il nuovo stadio di Monaco di Baviera, l’Allianz Arena. Appena scendo dal treno esco dalla piccola stazione e faccio una passeggiata per raggiungerlo: già dai binari se ne vede l’imponenza, figuriamoci man mano che mi avvicino. Ci siamo io e pochissima altra gente, tutti curiosi come me perchè non c’è alcuna partita prevista per oggi e sicuramente non a quest’ora. Entro anche fin dove possibile e riesco a dare più di una sbirciata, ma mi fermo perchè ormai vedere dall’interno questo genere di cose costa più dei musei. Memore dell’anno 2000 quando vidi il Camp Nou di Barcellona in lungo ed in largo (Tribune, trofei e spogliatoi) completamente gratis, ritengo che visitare uno stadio senza un match debba essere totalmente senza costi. Il biglietto lo pago per la partita, non per vedere due seggiolini ed un prato.

Stemma del Bayern di Monaco: sono a casa sua adesso

Allianz Arena

Torno verso la stazione e stavolta metto in pratica la mia solita “visita nella visita”, nel senso che per qualche ora abbandonerò Monaco di Baviera per dedicarmi all’ex Campo di Concentramento di Dachau, situato a  pochi kilometri dalla metropoli tedesca. Il motivo per cui venerdi sera ho preso un pass comprendente un certo numero di zone è proprio questo: pagare un biglietto a parte oltre al risicato ticket cittadino mi sarebbe costato sicuramente di più. Il tragitto non dura molto ed arrivo a destinazione dove aspetto e prendo un bus che porta direttamente al luogo della memoria. Qui di gente ce n’è talmente tanta da riempire il pullman, ma è normale e me lo aspettavo. Passando all’interno del mezzo pubblico vedo come Dachau sia una ridente e tranquilla cittadina; come si sia solo potuto pensare di trasformarla in quel centro di morte è già di per sè una malattia mentale. Per prima cosa, una volta nella zona del campo, c’è un centro visitatori sulla sinistra; ovviamente non esiste biglietto da comprare; ci mancherebbe altro che la Germania possa solo pensare di lucrare su una simile tragedia. Sarebbe stato lo scempio sullo scempio, ma non è così. Si paga solo (se non vado errato) il servizio di guida (ma è facoltativo) altrimenti è tutto free. Qui c’è la possibilità di avere informazioni e brochures varie. La mia passeggiata inizia subito con un dolce incontro.

Quello lì deve essere il guardiano…

Mi trovo davanti all’ingresso, ma prima di entrare, una dovuta premessa: non sono arrivato qui alla cieca, ma mi sono ben documentato; per chi, come me, ha già visitato Auschwitz in Polonia, ciò che sto per vedere è almeno cento volte meno pesante. Ma non perchè le vite umane perse da una parte rispetto ad un’altra contino meno; è che qui in casa loro i nazisti hanno fatto in tempo a distruggere molte più cose ed a provare a cancellare molte più prove delle atrocità compiute. Ad Auschwitz si respira davvero ciò che è accaduto, qui molto di meno. Ma resta comunque un luogo da vedere, così’ come in futuro farò con gli altri campi conosciuti in Germania ed Austria.

Ingresso del Campo di Concentramento di Dachau

Appena messo il naso qui dentro si nota un vastissimo spiazzo aperto ed è quello in cui tutti e giorni (anche più volte al giorno) e con qualsiasi condizione meteo veniva fatto l’appello. Ormai sappiamo tutti molto bene cosa succedeva quando mancava anche solo uno dei prigionieri senza un motivo già conosciuto e non sto a ripeterlo. Ci sono poi due edifici sulla destra, uno sulla sinistra e, sempre da quella parte, un’area con delle “tracce” ben visibili: esattamente lì c’erano gli altri casermoni poi distrutti prima della resa; occorre chiudere gli occhi ed immaginare un po’.

Piazzale per l’appello

Edificio sulla sinistra del piazzale

Blocchi in cui erano gli edifici poi distrutti

Visiterò dopo gli interni perchè prima voglio dedicarmi al resto; passeggiando verso una nuova area posso notare una torretta di controllo. Un ponticello su un piccolo fossato conduce da un’altra parte, ovviamente con tanto di cancello carico di filo spinato.

Torretta di controllo

Ponticello di accesso ad una nuova zona del campo

Lasciandomi dietro il cancello, sulla sinistra ho la Cappella Ortodossa Russa da vedere.

Cappella Ortodossa Russa

Da qui in avanti, tornando sulla strada principale, si è nella zona della morte (anche se all’interno del perimetro si poteva essere uccisi ovunque ed in ogni modo, secondo l’umore dei nazisti). Qui ci sono i forni crematori (sia di vecchio che di nuovo tipo), le cosiddette “docce”, cioè stanze nelle quali venivano stipate chissà quante povere persone poi fatte morire a causa dello “Zyklon B” diffuso al posto dell’acqua per lavarsi e, poco fuori, il muro delle esecuzioni.

Edificio con i forni crematori “nuovi” e le “docce”

Forni crematori “nuovi”

Camere a gas

Edificio con forni crematori “vecchi”

Forni crematori “vecchi”

Muro delle esecuzioni

Camminando poi si trovano le varie testimonianze per coloro che sono morti in questa vile tragedia.

Il Prigioniero Ignoto. In onore ai morti ed in avvertimento ai vivi

Tomba per migliaia di ignoti

Tomba per migliaia di ignoti

Torno poi sullo spazio enorme di prima, superando di nuovo cancello e ponticello, ed eseguo il giro del perimetro del campo che ancora mi manca. Nell’ordine trovo la Chiesa Evangelista, la Cappella Cattolica ed il Memoriale Ebraico. Subito dietro il Monastero “Karmelitinnenkloster”.

Chiesa Evangelica

Cappella Cattolica

Memoriale Ebraico

Monastero “Karmelitinnenkloster”

Mi reco adesso al punto di partenza, dove ci sono da visitare gli interni degli edifici. Il primo, quello “sulla sinistra” rappresenta uno dei casermoni/baracche in cui vivevano i prigionieri: ci sono i “letti” ed i bagni.

“Letti”

Bagno – 1

Bagno – 2

Nel secondo edificio, o meglio nel primo sulla destra, è ospitata una mostra permanente su come è nato e su cosa è successo nel campo dal 1933 fino alla liberazione avvenuta nel 1945. Tantissimo materiale che, avendo tempo a disposizione, andrebbe letto riga per riga. Io, ripeto, ho già visitato due volte Auschwitz e Birkenau e purtroppo di tempo a disposizione oggi non ne ho infinito, per cui devo necessariamente guardare senza approfondire. Ma resta il fatto che l’evolversi della situazione la conosco fin troppo bene.

Scultura nel secondo edificio

Plastico del campo di concentramento di Dachau

Il terzo edificio, cioè il secondo a destra, ha all’interno le celle, una prigione nella prigione.

Porta di una cella

 

Corridoio con sbarre

Infine non resta altro che parlare dei monumenti presenti all’esterno, proprio in quest’area.

Scultura di fronte al secondo edificio

Il Monumento recita “MAI PIU'”

Memorial di Dachau

Arriva il momento di uscire dalla stessa porta dalla quale sono entrato: la visita al campo di concentramento di Dachau è terminata. Torno appena fuori il centro visitatori e già trovo un bus che aspetta solo l’orario per partire, così salgo e mi metto seduto. Il viaggio di ritorno a Monaco di Baviera è agevole e posso quindi proseguire il giro interrotto la sera prima causa buio e stanchezza accumulata. Ancora con i mezzi pubblici arrivo nella zona di un vero capolavoro: il Castello di Nymphemburg. Sembra un luogo magico già dall’inizio perchè i pesci del canale di fronte sono talmente abituati alla gente da arrivare a guardarmi per chiedermi del cibo.

Anche il pesce chiede spudoratamente cibo…

Percorro il viale che mi separa da un laghetto e da lì inizia la bellezza di questo luogo incantato: già da lontano le foto vengono che è una meraviglia, complice la bellissima giornata estiva che anche oggi il meteo mi ha regalato. Poi ci sono i cigni che adoro, per cui è tutto uno spettacolo!

Castello di Nymphemburg – 1

Foto che adoro (quando ci vuole…ci vuole)

Fontana nel Laghetto

Scultura davanti all’ingresso

Dettaglio del corpo centrale

L’interno del Castello, oltre agli appartamenti, è composto da un immenso giardino che devo assolutamente percorrere per intero. Ne escono fuori altri scatti fantastici.

Altra foto che adoro

Canale del Parco – 1

L’eleganza in natura…

Pagodenburg

Altro scorcio sublime

Cos’è il relax? Questo…

Grosse Kascade

E’ tutto anche per il Castello di Nymphemburg, un luogo pazzesco nel quale ho preferito far parlare le immagini piustosto che scrivere, scrivere e scrivere ancora. Ho un po’ di tempo a mia disposizione ed un cruccio da ieri: torno all’Olympiapark per finire di visitarlo. Quando arrivo, finalmente i rompiscatole dell’evento previsto per la serata se ne sono andati a casa, quindi oggi è tutto libero. Entro subito nell’Olympiastadion, la casa del Bayern di Monaco prima della costruzione dell’Allianz Arena (le persone della mia età si ricorderanno questo stadio e faticano ad associare la maggiore società bavarese al nuovo impianto) ma anche il luogo in cui si svolsero le olimpiadi del 1972, quelle del famoso massacro compiuto nella parte del villaggio destinata alla delegazione di Israele. Appena entro ho una delusione pazzesca: è tutto lasciato in stato di abbandono; niente di tutto questo impianto è più utilizzato chissà da quanto e non ci sono più nè il prato sul rettangolo di gioco nè tanto meno le porte. Uno scempio in piena regola.

L’Olympiastadion visto dalla tribuna centrale

L’Olympiastadion da altra angolazione

Quando esco dal perimetro ho un caldo pazzesco: oggi il sole picchia davvero tanto. Ho anche sete e proprio qui c’è uno dei Biergarten presenti in città. Stavolta non ci penso su due volte: non ho molto altro da fare (anzi, ho praticamente finito il giro) e vado al banco ad acquistare una buona birra locale alla spina, ovviamente ghiacciata. Pago il prodotto + due euro di cauzione per il bicchiere che, volendo, posso portare con me. Non lo farò perchè ho il bagaglio a mano nel quale non entra neanche uno spillo, figuriamoci un boccale da mezzo litro. Mi siedo, rifiato e bevo: devo ammettere che è davvero buono questo nettare. Alla fine quindi restituisco a malincuore il bicchierone, mi riprendo i due euro e saluto la compagnia. Torno in stazione a prendere il borsone dai lockers e ceno, stavolta con un kebab; con 6 euro scarsi starò a posto fino a domani avendo mangiato e bevuto a sazietà. Prendo poi il treno per l’aeroporto ed eseguo tutte le pratiche per il volo serale. Arrivato a Fiumicino salgo sul solito Terravision per Termini, da lì il bus notturno “N1” per Anagnina e poi la macchina fino a casa. Anche questa avventura giunge così al termine.

Conclusioni: beh…un adoratore del mare come me che dal 28 al 30 luglio va a Monaco di Baviera è qualcosa di almeno strano. Ma questo prende spunto dalla mia situazione di vita attuale: non dover rendere conto a nessuno porta anche a fare delle scelte che fino a un anno fa o poco più sarebbero sembrate fuori da ogni logica. Visitare questa località in estate aiuta molto perchè, in casi normali, permette di trovare un meteo favorevole e sicuramente tante ore di luce in più rispetto all’inverno. Come si può leggere nel racconto, le cose da fare e vedere sono davvero tante e partendo con queste condizioni si risparmia un giorno di permanenza. Sono quindi felicissimo di aver fatto questa prenotazione e se tornassi indietro la ripeterei. Monaco di Baviera è una bellissima città ricca di storia e non va assolutamente snobbata. Riguardo al Campo di Concentramento di Dachau posso aggiungere ben poco a ciò che ho scritto durante il post. L’unica cosa che mi viene da dire è che, avendo visto sia Auschwitz/Birkenau in passato che Dachau oggi, visitando solo questo ultimo sito non si riesce a capire cosa sia realmente successo all’epoca; qui mancano troppe cose…ed una mostra permanente, per quanto possa essere fatta bene, non può raccontare. Quindi ribadisco che Auschwitz/Birkenau batte Dachau 100 ad 1. Però, se si è a pochi kilometri di distanza, per quanto mi riguarda una visita è d’obbligo.

 

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