Francia e toccatina in Svizzera: Grenoble, Chambery, Annecy e Ginevra

di admin

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Questo week-end nasce come sempre dalla mia voglia di vedere e scoprire posti nuovi, ma stavolta ha una radice particolare: alle scuole medie, quando tutti gli alunni barrarono la casella della lingua inglese nel questionario conoscitivo, i professori di francese si trovarono di colpo senza lavoro. Allora la genialata dell’istituto quale fu? Furono estratti a sorte dei nominativi che sarebbero stati obbligati a studiare francese e, fino ad oggi, è l’unica lotteria che io abbia mai vinto. Sono fortunato, vero? Fu così che dovetti comprare il libro di testo e tutto quanto. Come filo conduttore avevamo la storia di un’inviata del quotidiano “Nice Matin” che risiedeva ad Annecy. A quell’epoca ancora non mi sognavo neanche di esplorare ciò che porto nel mio bagaglio personale; pensavo che quel posto così carino fosse tutto frutto della fantasia del’autore del volume. Oggi le cose sono cambiate: so bene da tanto tempo che Annecy esiste e che è una bellissima realtà neanche troppo lontana dall’Italia. Allora l’occasione capita davvero ghiotta quando scovo una maxi offerta della Vueling che offre l’andata ed il ritorno Roma-Ginevra-Roma al prezzone di 19,90 euro. Non me la sarei lasciata sfuggire per niente al mondo, ed è così che ho iniziato a studiare un giro per impiegare i due giorni pieni a mia disposizione. Ammetto che il periodo (fine febbraio) invogliava ad andare sulla neve, ma io non so sciare…per cui le destinazioni da cercare oltre ad Annecy sarebbero dovute essere altre per forza di cose. Non lo avrei mai creduto, ma non è stato affatto facile scovare località degne di qualche ora in quella determinata regione transalpina. Alla fine però sono riuscito a comporre il mosaico dei posti da visitare e, programma alla mano, sono partito.

Il volo da Roma Fiumicino diretto in Svizzera è programmato per le 18:05 di venerdi. Siamo costretti a subire circa trenta minuti di ritardo che reputo fisiologico per una partenza serale, ma finalmente decolliamo. So bene che questo “gap” in andata mi avrebbe creato problemi per l’appuntamento con l’host, ma non posso farci nulla. E’ successo e non devo farne un dramma. Arrivo in terra elvetica e devo correre, ma tanto ci sono abituato. Quale altro dei miei post passati non ha questa frase nei primi 2-3 paragrafi? La risposta è “nessuno”. La fretta mi fa dimenticare che gli aeroporti rosso-crociati hanno una agghiacciante caratteristica: non affacciano mai su un solo stato, ma su due o addirittura tre nazioni diverse. Questo comporta casini su casini, perchè ognuna di queste parti ha i propri servizi ed il noleggio auto è uno di questi. Ho prenotato una vettura da ritirare alla Avis del settore francese, ma l’aereo mi ha portato nel settore svizzero. Per cui prima di tutto occorre decifrare i cartelli sopra alla mia testa, ma mai come in questo caso sono posti talmente male da depistare un povero viaggiatore invece di aiutarlo. Alla fine la Avis la trovo, ma il gentile impiegato mi fa notare che non è quello il desk giusto. Avrei dovuto salire le scale e dirigermi “in Francia”; la cosa assurda è che sarei stato sempre dentro allo stesso stabile. Ora, dico io, ma finirla con queste immense baggianate e rendere le cose più facili è chiedere troppo? Ma la verità è che le cose non cambieranno mai, anzi saranno destinate a peggiorare giorno dopo giorno. La cosa davvero assurda è che la stessa automobile noleggiata dallo stesso gestore, al desk francese costa 70 euro circa mentre al desk svizzero costa 150 euro circa. Follia pura, non c’è altro da aggiungere. Per cui cancello la mia memoria per non pensarci più, mi rimetto in spalla il borsone e salgo al piano di sopra; dopo una tiritera di altre porte e deviazioni mi trovo nel posto giusto e quando tocca a me noleggio questa benedetta macchina. Col tempo impiegato avrei fatti quasi prima a comprarla nuova. Quando esco dal parcheggio sono le 21:00 passate ed avevo detto al proprietario dell’appartamento trovato su Airbnb che sarei arrivato senza intoppi intorno alle 21:30. Ormai la cosa è altamente Impossibile perchè devo percorrere circa 60 km in due paesi, Svizzera soprattutto, dove si cammina per strada lenti come le lumache. Accelerare un tantino equivale a multe stra-sicure. Lo contatto e gli dico che non sarei arrivato prima delle 22:00; mi dice che oltre quell’ora non può andare e che rischio di dormire per strada. Con questa prospettiva guido davvero sereno (…), ma alla fine il navigatore mi porta all’indirizzo indicato alle 21:55. Anche stavolta sono salvo! Incontro così colui che mi deve consegnare le chiavi che mi accompagna fino a dentro la casa. Nonostante io continui a parlare inglese, lui si ostina a rispondermi in francese. Memore delle lezioni forzate fatte alle scuole medie, qualcosa capisco ma non vedo l’ora di togliermelo di torno perchè devo ancora trovare un posto dove cenare. Alla fine schioda ed io esco di corsa: sono le 22:30 e l’unica soluzione è un McDonald presso un centro commerciale ad Annecy; tutti i negozi sono chiusi tranne la paninoteca, ma a me basta quella. Li mangio un menù medio che mi vendono ad un prezzo esagerato rispetto al controvalore in Italia e poi torno in stanza per sistemare il programma del giorno successivo e per tornare a cimentarmi col mio fedele gioco del calcio manageriale. Ho dormito durante il volo, per cui non ho tutto questo sonno. Faccio come sempre le ore piccolissime per poi crollare come si vede nei films.

E’ sabato e la sveglia suona intorno alle 7:15: il giro studiato è abbastana tosto e vorrei riuscire a non mancare proprio nulla. E’ bello poter tornare a guidare una macchina in terra straniera dopo mesi e mesi; l’ultima volta non ricordo più neanche quando fu. So solo che da lì ho sempre viaggiato con i mezzi pubblici. Metto in moto e parto alla volta della prima tappa: la città di Grenoble. Imposto il navigatore e vado sparato quando ad un certo punto la strada si blocca: mega coda formata da coloro che stanno andando a sciare. Venendo da una località di mare, ancora oggi a 38 anni compiuti non riesco a farmi entrare in testa che il traffico non c’è solo in estate per andare verso le spiagge ma che esiste una moltitudine di amanti degli sport invernali. Fatto stà che mi trovo proprio in mezzo a loro; vediamo se questa volta riesco a realizzare l’idea oppure no. Alla fine, passo dopo passo, supero l’ingorgo che prosegue dritto verso le vette alpine. Arrivo in città che sono quasi le 10:00: faccio un primo giro di ricognizione e trovo ben zero parcheggi liberi non a pagamento. Faccio dietro-front e torno nella periferia dalla quale sono arrivato; li i parcheggi liberi e gratuiti ci sono, così lascio la vettura. Mi metto in cammino fiero di non aver regalato neanche un centesimo di euro al comune di Grenoble. Dopo aver trovato l’ufficio del turismo che mi regala una mappa con ben indicati i punti di interesse, proprio da lì inizio il mio piacevole giro sotto un bel sole anche abbastanza caldo che rende la giornata davvero positiva. Le cose da vedere sono davvero tantissime e dislocate in ogni zona, per cui metto in moto i piedi ed inizio. Mi trovo ora in pieno centro e la prima attrazione che vedo e fotografo è il Liceo Stendhal di cui questa che segue è una parte della facciata principale.

Lycèe Stendhal

Lycèe Stendhal

Subito dopo incontro la “Halle Sainte-Claire” , ovvero il mercato coperto storico della città. Parte dell’edificio è composta da specchi che rifletteno l’immagine di ciò che gli si pone davanti, così in foto sembra qualsiasi cosa tranne ciò che realmente è. Vedere per credere.

Halle Sainte-Claire

Halle Sainte-Claire

Proseguendo la mia passeggiata alla scoperta di Grenoble incontro Place de Notre Dame, con al centro la fontana dei Tre Ordini che commemora gli eventi pre-rivoluzionari del 1788; tale piazza prende il nome dalla Cattedrale di Notre Dame che vi si affaccia. Appare molto molto semplice per essere una Cattedrale; di solito quando un edificio religioso è indicato da questo nome è decisamente più sontuoso.

Fontana dei Tre Ordini

Fontana dei Tre Ordini

 

Cattedrale di Notre Dame

Cattedrale di Notre Dame

Poco distante c’è l’edificio del “Musèe de Grenoble” che pare abbia al suo interno ottime collezioni di arte sia antica che moderna, ma ovviamente…trattandosi di un museo…rimane per me solo la sola foto dell’esterno che segue.

Musèe de Grenoble

Musèe de Grenoble

Il percorso adesso mi porta sul lungofiume; però prima di arrivare sulle sponde dell’Isère vedo e fotografo la “Tour de l’Isle” che racchiude regolarmente delle esposizioni temporanee.

Tour de l'Isle

Tour de l’Isle

E finalmente eccomi in uno dei punti più suggestivi della città: il corso d’acqua principale divide in due l’agglomerato urbano e lo taglia come farebbe una lama nel burro. Voltandomi verso destra ho un panorama davvero degno di nota sulle montagne che svettano poco lontano da dove mi trovo.

Cartolina sul fiume Isère

Cartolina sul fiume Isère

Ed è proprio qui che si affaccia uno dei più begli edifici di Grenoble: il Palazzo del Vecchio Parlamento. Per fotografarlo al meglio devo cambiare sponda del fiume, ma lo faccio volentieri perchè l’immagine che ottengo, nonostante le macchine parcheggiate sempre dappertutto, vale molto.

Palazzo del Vecchio Parlamento

Palazzo del Vecchio Parlamento

Vedo dei cavi metallici passare sopra alla mia testa: sono sicuramente quelli della breve funivia che collega il “piano terra” della città con la collina della Bastiglia. Per scelta personale, dettata dalla possibilità (più faticosa ma più vera ed autentica) di salire a piedi fino in cima, non usufruisco di quel marchingegno; non ne sento la necessità anche se il prezzo è irrisorio. Spinto dalla vista di un bel campanile, eseguo una deviazione fino a Place Saint-Andrè dove ovviamente affaccia la Collegiata di Saint-Andrè.

Collegiata di Saint-Andrè

Collegiata di Saint-Andrè

Da qui si arriva alla Grand Rue, dalla quale poco dopo si apre poi la bella ed ampia Place Grenette: è sabato, alta mattinata di una giornata di sole pieno; tanta gente si trova qui, chi a fare shopping, chi seduta in uno dei locali presenti e chi, come me, semplicemente a passeggiare per godersi questa splendido ed insolito tepore di fine febbraio. Semplice ma caratteristica la fontana qui ubicata: come sempre la trovo non funzionante nei mesi invernali causa il troppo gelo, ma è comunque particolare.

Fontana in Place Grenette

Fontana in Place Grenette

Trovo poi Rue Felix Poulat che ospita la Chiesa di Saint-Louis.

Chiesa di Saint-Louis

Chiesa di Saint-Louis

Superato questo punto di interesse arrivo nel cuore di Grenoble, sicuramente la piazza più famosa. Sto parlando di Place Victor Hugo. La trovo ampia e curata…ma sinceramente me l’aspettavo migliore. E’ molto semplice e non ha grandissime attrattive che la rendono speciale. Quello che invece mi colpisce ogni volta che mi trovo all’estero è l’amore dato agli edifici scolastici. Penso all’Italia ed a come noi usiamo spesso prefabbricati o, nel peggiore dei casi, palazzi ai limiti della praticabilità. Non dimenticherò mai la fantastica crepa che tagliava da parte a parte la parete di una delle classi in cui sono stato alunno per un anno intero. Il fatto che quella costruzione non sia venuta giù uccidendoci tutti lo posso definire un semplice miracolo. E invece…questo è il Lycèè Champollion di Grenoble. Sembra un museo…e non ha una virgola fuori posto.

Lycèe Champollion

Lycèe Champollion

Con questa immagine che rimane nella mia testa per un po’ di tempo, cammina cammina giungo alla bella Place de Verdun. Qui mi imbatto in due palazzi degni di nota: il primo che ho di fronte è “La Plateforme”. Si tratta di un ex Museo-Biblioteca  che dal 2004 è adibito a centro di informazione, esposizione, lettura e dibattito in tema di architettura e pianificazione urbana. In parole spicciole e poverissime, non ho idea di cosa facciano lì dentro. Possibile che serva un palazzo del genere per parlare 365 giorni all’anno di pianificazione urbana? Pensa che pizza…per non dire di peggio. Sulla mia destra invece si trova il bel Palazzo della Prefettura che il sole si diverte a mettermi in enorme difficoltà a fotografare; ma vinco lo stesso io.

La Plateforme - Ex Museo-Biblioteca

La Plateforme – Ex Museo-Biblioteca

 

Palazzo della Prefettura

Palazzo della Prefettura

Imbocco la via che si trova a lato de “La Plateforme” e qui trovo due punti di interesse, uno atteso e l’altro no. Quello che mi aspetto di trovare è la Chiesa Protestante; ciò che non mi aspetto e che mi sarebbe anche piaciuto visitare è il Museo dedicato al Nazismo. E’ pure gratuito…ma il tempo a disposizione è poco. Dopo aver visto i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau credo di aver capito perfettamente ciò che quel periodo storico nero ha fatto al genere umano; non credo di poter trovare lì dentro qualcosa di livello superiore. Mi limito così a scattare un’istantanea e proseguo il mio giro.

Chiesa Protestante

Chiesa Protestante

 

Museo dedicato al nazismo

Museo dedicato al nazismo

A questo punto decido che è ora di cambiare decisamente zona della città. Dopo una passeggiata non proprio brevissima mi trovo ad attraversare un ponte sull’Isère. Davanti a me c’è la Porte de France: è il monumento oggi dedicato ufficialmente ai soldati morti durante le due guerre mondiali. Costruito nel 1620 come parte delle mura fortificate di Grenoble, si nota anche per le sculture di trofei militari che si trovano su una delle facciate.

Porte de France - Lato A

Porte de France – Lato A

 

Porte de France - Lato B

Porte de France – Lato B

La mia marcia prosegue, stavolta verso un obiettivo particolare. Si tratta della Casamaures : un palazzo orientalista della metà del diciannovesimo secolo. Oggi ospita esibizioni nell’orangerie e nel giardino. E’ possibile una visita guidata ovviamente in giorni ed orari prestabiliti. E’ davvero bello il contrasto cromatico scelto dall’artista che lo ha realizzato, Joseph-Jullienne Cochard, nativo proprio di Grenoble. In foto non ha lo stesso effetto che ha dal vivo.

La Casamaures

La Casamaures

Percorro la strada a ritroso: da quella parte non c’è più nulla ma il giro è tuttaltro che finito. Manca ancora un bel po’. Ed è a questo punto che il detto “l’hai voluta la bicicletta…ed ora inizia a pedalare” calza a pennello. Al posto della bicicletta ci sono le mie gambe che, dopo la decisione di non prendere la funivia, già gridano aiuto perchè capiscono che sto per farmi portare da loro fino alla “Bastiglia”; è così che entro nei Jardins des Dauphins ed inizio la marcia in salita. Effettivamente è un pochino dura, ma non eccessivamente, almeno per come sono abituato io; certi “strappi” come quelli fatti in Bulgaria ai 7 laghi di Rila (vedi post dedicato) non sono neanche lontani parenti di ciò che sto facendo adesso. Arrivo ad un punto in cui mi fermo per riprendere un po’ di fiato, ma anche per scattare una foto attraverso la rete di recinzione e protezione che mostra (anche se con scarsa qualità) Grenoble dall’alto. Non me la sarei mai immaginata così…eppure ho già camminato diverso tempo attraverso le sue arterie…

Statua di Philis de la Charce nei Jardins des Dauphins

Statua di Philis de la Charce nei Jardins des Dauphins

 

Primissima immagine di Grenoble dall'alto.

Primissima immagine di Grenoble dall’alto.

Alla fine della faticaccia arrivo al “Fort de la Bastille” ed effettuo le dovute visite. Al suo interno vi sono due spazi espositivi: il centro di arte contemporanea ed il museo militare. Completano il circuito storico un bar e due ristoranti…; cosa dovrei dire adesso? Il solito “no comment” o qualcosa di diverso? E’ possibile pensare o anche solo immaginare un luogo del genere senza iniziative commerciali? Chiedo troppo? A vedere da questo e da altri luoghi visitati in passato, la risposta è si. Per tale motivo non posto alcuna foto di questa parte della città. Termino il mio giro e scendo tramite la solita strada dell’andata. Giungo così al “piano terra” e mi dirigo verso la stazione; ormai sono davvero poche le zone della città che non ho calpestato. Trovo davanti a me la bellissima Basilica del Sacro Cuore.

Basilica del Sacro Cuore

Basilica del Sacro Cuore

Raggiungo la “gare” e la supero perchè in quella direzione mi manca ancora un edificio religioso degno di nota e ci voglio arrivare anche se sono un pochino in ritardo con la tabella di marcia. D’altra parte questa città è davvero poco “pubblicizzata” rispetto ad altre realtà francesi e, dopo esserci stato, non ne capisco proprio il motivo. Comunque proseguo la mia passeggiata ed arrivo in un quartiere che mi mette un minimo di imbarazzo e soggezione: ovunque volto lo sguardo capisco di essere l’unica persona di razza europea in loco. Ovviamente la mia presenza desta un po’ di stupore tra coloro che si aggirano con abitudine in quelle vie. Decido di adottare la mia solita tattica del “non incrociare lo sguardo di nessuno, non curiosare nei negozi e tirare dritto anche se mi cadesse una bomba tra i piedi” e devo dire che funziona anche questa volta. Tutti guardano, ma nessuno si sente offeso/giudicato, per cui è naturale che nessuno mi rompa le scatole. Arrivo a Place Saint-Bruno e noto che sono in corso pulizie imponenti perchè proprio li e’ terminato da poco un mercato. Davanti a me c’è l’Eglise Saint-Bruno, davvero bella ed imponente. Non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo. Ambiente ostile o no…non avrebbe fatto importanza.

Eglise Saint-Bruno

Eglise Saint-Bruno

E poi, parlando chiaramente, ho passeggiato nell’ambientino niente male della periferia di Kutaisi in Georgia, figuriamoci se mi faccio spaventare da un quartiere di immigrati in Francia. Comunque sia, la sicurezza non è mai troppa e così scatto le mie foto e poi giro le spalle nella direzione dalla quale sono arrivato ed alzo i tacchi. “L’intruso se ne va”, penso tra me e me; anche se non riesco ancora oggi a capire che cosa c’è che non quadra nell’andare davanti ad un bel monumento e scattare qualche istantanea. Si chiama “turismo” e non minaccia nessuno. Purtroppo un problema di fondo c’è: le persone io non le capirò mai. Sarebbe tanto facile convivere tutti insieme ed invece succede questo; ti squadrano perchè sei “diverso” ed uno dovrebbe anche avere timore di questo. Ma adesso dico “bando alle ciance” e provo a concludere la mia presenza in quel di Grenoble perchè, ripeto, si sta facendo davvero tardi. Mi dirigo verso la periferia dove si trova la macchina presa a noleggio che sta esattamente dall’altro lato della città; così decido di cambiare strada e di esplorare vie diverse da quelle percorse sino ad ora e non avrei potuto scegliere diversamente. Infatti mi imbatto in altri punti di interesse come la Basilica di Saint-Joseph, la Tour Perret, L’Hotel de Ville (municipio) e, perchè no, anche lo Stade des Alpes.

Basilica di Saint-Joseph

Basilica di Saint-Joseph

 

Hotel de Ville (Municipio)

Hotel de Ville (Municipio)

 

Tour Perret

Tour Perret

 

Stade des Alps

Stade des Alpes

A questo punto (finalmente) arrivo alla macchina. Cavolo quanto è tardi! Proprio non me l’aspettavo di dover rimanere qui così a lungo, però ne è valsa la pena. Di corsa imposto il navigatore verso la seconda mèta della giornata che proprio non mi voglio perdere. Si tratta di un Castello situato a circa 16km da Grenoble che prende il nome di “Domaine de Vizille”. Proprio Vizille è il nome del paesino che lo ospita. Il percorso prevede il passaggio su strade secondarie e per compiere tutto il tragitto non ci metto meno di 30 minuti: un disastro per me. Poi, come se non bastasse, fà la sua parte anche la splendida giornata di sole: praticamente sembra che tutta la Francia si sia riversata in quel piccolo centro abitato perchè impiego almeno altri 15-20 minuti tra giri ed arrabbiature per trovare un parcheggio ed è pure abbastanza distante dal punto dove sto cercando di arrivare. E’ inutile proseguire ancora, tanto più vicino non avrei trovato neanche un quarto di posteggio libero. Mi fermo, scendo e tanto per cambiare vado a piedi. Ma tutta questa fatica vale assolutamente la pena farla: appena varco la soglia di ingresso mi trovo davanti ad un parco che non potrebbe essere più verde e curato, con un grande corso d’acqua che ne occupa una vasta superficie. Tanta gente sta sull’erba a rilassarsi, a godersi l’insolito calduccio di questo ultimo week-end di febbraio ed a fare uno spuntino di metà pomeriggio. Qui tutto è perfetto nei minimi dettagli fino all’ultimo filo d’erba, per non parlare degli effetti che i giardinieri creano con gli alberi in determinati punti: dei capolavori in piena regola. E poi, quando mi volto, vedo lui…il Castello di Vizille. Per quanto è grande e stupefacente mi riempie gli occhi, tanto che resto a guardarlo per alcuni minuti. Inizio a fare le foto di rito e devo trovare un punto perfetto affinchè l’edificio possa entrare tutto nell’obiettivo della reflex col sole che non dia fastidio fino al punto di scurire troppo l’immagine che devo conservare per sempre. Questi che seguono sono i risultati; giudicate voi stessi:

Il parco come lo si vede dal castello di Vizille

Il parco come lo si vede dal castello di Vizille

 

Perfette sculture di vegetazione

Perfette sculture di vegetazione

 

Le Domaine de Vizille in tutto il suo splendore

Le Domaine de Vizille in tutto il suo splendore

Per quanto si sta bene resterei qui fino a sera, ma ho visto abbastanza e devo cercare di recuperare più che posso. Saluto questo posto fantastico con una lacrimuccia e corro letteralmente verso la macchina. Faccio appena in tempo a fotografare un bel monumento che questo comune ha dedicato ai bambini di Vizille morti per la patria. Mi sembra doveroso riportarlo.

Momumento alla Memoria

Momumento alla Memoria

Ed è qui che si compie il pastrocchio più grande di questa stupenda giornata: il mio fedele navigatore che mi ha portato in giro in un sacco di nazioni, paesi e chi più ne ha più ne metta, stavolta mi tira uno scherzo incredibile. Mentre imposto la prossima destinazione penso tra me e me che avrei raggiunto Chambery in circa un’ora di tempo partendo dalla mia posizione attuale. Questo, calcolando il periodo ed il relativo calare del sole, mi avrebbe permesso di visitare la cittadina ancora con un’oretta di luce, per poi terminare il tour “in notturna”. Non posso desiderare di meglio, così metto in moto e seguo le indicazioni. Già al primo bivio qualcosa non mi quadra. “Perchè mi fa girare a sinistra anzichè a destra come dovrebbe essere?” chiedo fra me e me. In un altro caso questa diffidenza sarebbe sfociata in un bel “ma vai a quel paese tu, il GPS e chi ti ha costruito”; però ripeto, questo oggetto mi aveva trovato l’impossibile in altre occasioni, per cui gli dò fiducia ancora un volta credendo che prima o poi arrivasse una scorciatoia o qualcosa di simile. La strada scorre ed io, lo ammetto, mi perdo ad ammirare i paesaggi delle montagne che mi si profilano davanti. Da una parte non mi rendo conto del tempo che passa e dall’altra parte il navigatore sta lavorando in tranquillità, cioè senza svalvolare e senza fare ricalcoli improvvisi. Ad un certo punto il mio guardare estasiato viene mozzato come da una ghigliottina (dopo tutto sono in Francia…per cui mi concedo questa espressione) dalla voce elettronica che dice “Ricalcolo…”; 5 secondi di puro terrore e poi la verità viene a galla: tempo rimanente fino a Chambery… 2 ore e 12 minuti. Se fossi stato un fumetto, sicuramente nei prossimi 100 riquadri sarebbero partiti dalla mia bocca concetti esprimibili solo con simboli strani e censura di primissimo livello; ma io non sono un fumetto…per cui quasi incrino i vetri della macchina per quante ne tiro fuori; credo di aver stabilito un nuovo record rapportato alla durata del fiato impiegato. Dopo questo “attimo liberatorio” spengo il GPS e faccio di testa mia. Inutile dire che ho perduto una marea di tempo prezioso e che, da dove mi trovo ora, non serve un’ora per arrivare a destinazione ma poco meno di due. Non ho scelta, per cui inverto la marcia e vado. Arrivo A Chambery alle 19:00 circa ed è già buio pesto. Il mio programma di visita prima col sole e poi con la luna è bello che andato. Non demordo e per fortuna trovo un parcheggio praticamente in centro. Così, con le sole luci artificiali, cominicio il mio giro. Il primo edificio degno di nota che trovo sta proprio alle mie spalle: si tratta della Chiesa di Notre Dame. Cerco di fotografarla al meglio ma il poco spazio disponibile e le auto sempre in mezzo alle scatole ci mettono del loro.

Chiesa di Notre Dame

Chiesa di Notre Dame

Beh,come inizio non è poi così male. Proseguo la passeggiata e mi trovo di fronte un palazzo molto bello ed illuminato in maniera particolare; sembra un teatro o una sala culturale ed invece…è il Palais de Justice. Se non lo avessi saputo non ci avrei mai creduto. Abituato a quello di Roma che è un capolavoro, ma che fa quasi paura sapendo anche “cosa c’è dentro”, questo ha tutto un altro aspetto. Di fronte ci sono tre statue e quella al centro, la più importante, raffigura Antoine Favre.

Palazzo di Giustizia

Palais de Justice

Poco dopo mi imbatto nell’Hotel de Ville (Municipio di Chambery) che purtroppo non gode di una degna e totale illuminazione. Avrebbe potuto essere davvero molto più impressionante anche di sera come lo è di giorno.

Hotel de Ville (Municipio)

Hotel de Ville (Municipio)

Tocca poi alla bella e maestosa Cattedrale Saint-Francois finire nell’obiettivo della mia reflex. Nel frattempo continuo a maledire in silenzio, tra me e me, il navigatore che mi ha fatto perdere questi monumenti baciati dal sole…

Cattedrale di Saint-Francois

Cattedrale di Saint-Francois

Durante il mio tragitto vedo che questa cittadina proprio non si fa mancare nulla: infatti un tratto di strada ha sia da una parte che dall’altra dei bei portici che fanno da ombrello ad una serie di negozi purtroppo serrati, visto l’orario avanzato. E’ così che giungo davanti a quello che, a mio avviso, è il punto di interesse più bello tra i tanti presenti: il Castello dei duchi di Savoia. E’ enorme e davvero imponente. Purtroppo il buio e le luci artificiali non mi permottono di scattare istantanee degne di essere pubblicate, ma assicuro che essere lì è veramente una soffisfazione per gli occhi. Riesco però ad immortalare la Statua dei Fatelli de Maistre situata su di una scalinata proprio di fronte al Castello.

Statua dei Fratelli de Maistre

Statua dei Fratelli de Maistre

Mi trovo nel cuore della “old town”, e nessun termine è più appropriato di questo. Si perchè Chambery ha origini davvero antiche e la sua caratteristica principale è quella di essere colma di vicoli, stradine, anfratti e qualcosa di simile a dei tunnels. E’ difficile spiegarlo a parole, ma sono davvero frequentissime le traverse e le insenature che, se seguite, rivelano poi spazi nascosti e passaggi coperti difficilmente immaginabili. E’ una sopresa incredibile scoprire dove portino certe “feritoie” (anche se questo termine è davvero poco appropriato) e che cosa celino al loro interno. Sinceramente, dopo tanto girare per il mondo, non ricordo una cosa come questa da nessuna parte prima d’ora. Immagino poi che visitare questo dedalo durante le ore notturne ne amplifichi le sensazioni del tempo che fu.  Un cartello mi indica con una freccia quella che sembra essere la via più vecchia di Chambery (oppure è solo una trovata pubblicitaria per invogliare le persone a finire lì ed osservare immancabilmente “les boutiques…”). Non saprò mai la verità, tanto vale prenderla ora che i negozi sono chiusi e scattare qualche foto suggestiva.

Rue Basse du Chateau

Dò retta al cartello e prendo Rue Basse du Chateau…va bene…

 

Per una volta il cartello ha ragione: il colpo d'occhio è suggestivo

Per una volta il cartello ha ragione: il colpo d’occhio è suggestivo

C’è chi direbbe “dal sacro al profano” dopo aver visto la prossima foto perchè mi imbatto in un altro dei simboli della città. Questo lo comprendo decisamente meno del Castello e della strada plurisecolare, ma ha comunque un fascino tutto suo. Sto parlado della Fontana degli Elefanti; il nome è tutto un programma e non lascia spazio a dubbio alcuno. Quanto possa piacere lo lascio decidere a chi legge e vede. A me non fa scalpore…anzi…mi pare proprio un monumento stranuccio.

Fontana degli Elefanti

Fontana degli Elefanti – panoramica

 

Fontana degli Elefanti - dettaglio

Fontana degli Elefanti – dettaglio

La passeggiata però non finisce qui e, proseguendo, ho ancora forze e tempo per vedere il Teatro Charles Dullin, la Chapelle de la Visitation e l’Eglise Saint-Pierre de Machè.

Teatro Charles Dullin

Teatro Charles Dullin

 

Chapelle de la Visitation

Chapelle de la Visitation

 

Eglise Saint-Pierre de Machè

Eglise Saint-Pierre de Machè

A questo punto Chambery mi ha dato proprio tutto ed io ho dato tutto a Chambery. E’ l’ora di tornare alla macchina, ma non prima di aver fatto la spesa per la cena ad un market aperto fino alle 22:00. Ogni tanto anche io ho qualche piccolo colpo di fortuna e tra i tantissimi negozi chiusi (99,99% del totale) ce n’è uno ancora accessibile. Con la busta in mano torno alla macchina; l’avevo posteggiata davanti ad un kebab/pizzeria a taglio ed ovviamente trovo una vettura in seconda fila che mi fa da tappo. Fortunatamente il proprietario è lì in attesa che l’amico in coda gli porti la pizza calda, ma anche se mi vede se la prende comoda che di più non potrebbe. Poi sono io quello sbagliato quando penso che per avere giustizia basterebbe bendarsi ed iniziare a dare pugni a caso, vero? Resto del parere che chiunque venga colpito abbia qualcosa da farsi perdonare. Uscito da quel posteggio imposto il navigatore verso l’appartamento, direte voi. E invece no! Il giorno dopo avrei avuto il volo di rientro…ed Annecy di notte chi mi avrebbe permesso di vederla se non lo avessi fatto stasera? Per cui, stanco morto da questa giornata interminabile, decido di andare a fare almeno un’altra oretta buona di camminata senza ancora nulla nello stomaco. Per fortuna la distanza tra le due città non è tanta, così arrivo in un tempo decente. Sono comunque le 21:45 circa quando mi fermo per fare un paio di foto; decido di passare prima dalla parte in collina per poi scendere in centro. Qui trovo un antico campanile tutto solo soletto, in quanto il resto della chiesa che lo completava non esiste più, e l’Eglise Saint-Laurent.

Campanile

Campanile

 

Eglise Saint-Laurent

Eglise Saint-Laurent

Dirigo la macchina verso la parte bassa di Annecy e parcheggio a 900 metri dal centro. E’ sabato sera e non c’è un buco libero neanche a pagarlo a minor distanza. Con un rapido calcolo, camminerò 1,8 km solo per andare e tornare alla vettura. Però non ci penso e vado, anche perchè quello che ho davanti merita davvero ogni sforzo. Ecco la cittadina che alla scuola media vedevo nelle videocassette (!!!) che accompagnavano il libro di testo. Adesso è qui di fronte ai miei occhi. Tanti ricordi tornano in mente e sembra quasi di esserci già stato, ma non è così. Resto circa cinquanta minuti che uso per vedere i monumenti illuminati e per orientarmi. Qui ci sarei tornato il mattino seguente, in parole povere…tra poche ore. Avrei dovuto vedere tutto, lago compreso, entro le ore 13:00 per poi spostarmi a Ginevra. Col senno di poi decido di non postare foto “in notturna” perchè quelle alla luce del sole che seguiranno sono più chiare e nitide ed è questo che voglio. Metto di nuovo in moto l’auto che sono quasi le 23:00; mancano solo cinque minuti scarsi. Per fortuna che l’appartamento sta a soli 4 km di distanza perchè i miei piedi stanno letteralmente prendendo fuoco ed il mio stomaco ha bisogno della cena che, suo malgrado, sta per trasformarsi nello spuntino di mezzanotte. Ovviamente non tolgo tempo al computer neanche stanotte, sarebbe una bestemmia. Poi preparo tutto per lasciare la stanza subito dopo essermi svegliato e vado a nanna. Sembra incredibile dopo questa giornata, ma ci riesco.

Ore 7:45 : la sveglia impostata la sera prima suona inesorabile. Non gli faccio nessuna pietà, così mi alzo dal letto perchè non posso permettermi di lasciarla vincere. Mi sistemo, preparo le ultime cose che metto nel borsone a mano, lascio le chiavi nella cassetta della posta come convenuto col proprietario e saluto le mura che mi hanno ospitato per due notti. Torno in centro tralasciando totalmente la parte collinare dove non c’è praticamente niente. Stavolta la pigrizia delle persone si nota e trovo un parcheggio per la macchina in una zona a costo zero più vicino rispetto alla toccata e fuga precedente. Mi armo della mia fedele reflex ed inizio il giro perchè le cose da vedere sono tantissime ed il tempo a mia disposizione non è infinito. Inizio subito col dire che il colpo d’occhio è decisamente spettacolare: da una parte si vede il Lago di Annecy che è un vero e proprio gioiello di pulizia; la sua acqua è trasparente come quella delle bottiglie e questo risultato è frutto di almeno 70 anni di politica ambientale oculata. Dall’altra parte la città vecchia ha un profilo davvero stupendo con i suoi tetti, i suoi campanili ed i suoi monumenti che si intravedono già in lontananza. Il Lago è una parte importantissima anche del centro storico dove assume la forma di meravigliosi canali che tagliano l’abitato in più parti rendendo l’ambiente davvero suggestivo. Mi viene in mente Bruges in Belgio oppure Amsterdam in Olanda per fare due esempi, ma la differenza sostanziale è che queste località hanno acqua marrone e putrida che vi scorre mentre qui ad Annecy la limpidezza regna sovrana. E’ davvero fantastico. Mi imbatto subito nell’Hotel de Ville (Municipio) e poi nel “canale maggiore”, ovvero quello più grande che origina poi il resto del reticolato. Qui ci sarebbe l’immagine più famosa di questa cittadina (Il Palais de l’Ile), ma la mia solita “fortuna” vuole che ci siano dei lavori in corso su di esso. Non ometto la foto perchè sarebbe uno scempio, però così è un peccato mortale.

Hotel de Ville (Municipio)

Hotel de Ville (Municipio)

 

Canale principale. Già si nota la limpidezza dell'acqua

Canale principale. Già si nota la limpidezza dell’acqua

 

Palais de l'Ile...rovinato dalle stramaledette impalcature

Palais de l’Ile…rovinato dalle stramaledette impalcature

Qui perdersi tra vie e vicoli è d’obbligo, per cui non vci rinuncio. Sapendo cosa ho da vedere per esserci giò stato poche ore prima, osservo i seguenti punti di interesse:

  • Eglise Saint-Francois de Sales
Eglise Saint-Francois de Sales

Eglise Saint-Francois de Sales

  • Eglise Saint-Maurice
Eglise Saint-Maurice

Eglise Saint-Maurice

  • Cathedrale Saint-Pierre
Cathedral Saint-Pierre

Cathedral Saint-Pierre

  • L’Eglise Notre Dame de Liesse
Eglise Notre Dame de Liesse

Eglise Notre Dame de Liesse

  • Il Castello di Annecy
Castello di Annecy - Ingresso

Castello di Annecy – Ingresso

 

Castello di Annecy - Panoramica

Castello di Annecy – Panoramica

  • La Basilique de la Visitation
Basilique de la Visitation

Basilique de la Visitation

Questa mattina si svolge anche un mercatino per le vie del centro, ma per fortuna riesco a fare in modo di non far rientrare i banchetti nelle mie foto. Sarebbe stato troppo duro da accettare dopo i lavori al Palais de l’Ile. Saluto un paio di graditi ospiti pennuti che sicuramente non mi vogliono bene ma chiedono solo cibo…e poi mi dedico anima e corpo al Lago.

Ci sono anche loro ad abbellire il panorama :-)

Ci sono anche loro ad abbellire il panorama 🙂

Esco così fuori dall’abitato e mi dirigo verso la sponda del celeberrimo Lago di Annecy. Il colpo d’occhio è incredibile e sembra un sogno essere li a fine febbraio con questa giornata limpida ornata solo da qualche nuvoletta sparsa. Noto subito che tra l’acqua e la strada c’è una grandissima distesa di verde molto ben curata, come tutto in questa zona. Tale spazio viene usato dai locali, che sono davvero tanti oggi, per giocare a calcio con tanto di pettorine per identificare le squadre, per fare un pic-nic e per fare anche solo una passeggiata in famiglia. E’ bello vedere come tale area venga goduta e sfruttata sempre col massimo rispetto da parte di tutti. In Italia un posto così sarebbe diventato un immondezzaio comune in meno di un’ora. La mia intenzione è di prendere la macchina e di fare tutto il giro dello specchio d’acqua per scovare i panorami migliori, ma anche per osservare due-tre punti di interesse da non perdere. Così mi “motorizzo” ed inizio il percorso a tappe. La prima sosta non tarda ad arrivare. Trovo con difficoltà un posteggio ma faccio benissimo a scendere: passeggio per circa 300 metri lungo la sponda e noto la presenza di vere e proprie spiagge che non hanno nìente da invidiare al mare. Vedere per credere.

Spiaggia - 1

Spiaggia – 1

 

Spiaggia - 2

Spiaggia – 2

 

Gli unici bagnanti di oggi...

Gli unici bagnanti di oggi…

Rimetto in moto e riparto. Stavolta la tappa non ha niente a che fare col lago. Infatti mi dirigo “sparato” (metto tra virgolette perchè vige il limite ferreo di 50km/h…con incredibili punte massime di 60 km/h ogni tanto) verso il Castello di Menthon Saint-Bernard. Lo vedo dalla strada ed il colpo d’occhio è fantastico, così mi fermo dove posso e mi arrampico sul guard-rail in pietra per poterlo fotografare meglio.

Castello di Menthon Saint-Bernand visto dalla strada

Castello di Menthon Saint-Bernand visto dalla strada

Arrivo vicino alla struttura e proseguo a piedi per un breve tratto. appena giungo lì…sopresa! L’accesso è interdetto fino al prossimo 1° maggio. Non so bene se fosse previsto un biglietto di ingresso oppure no; non so neanche se mi sarebbe piaciuto entrare…ma un bell’ “andate a quel paese voi ed il 1° maggio” ci sta proprio bene. E’ sempre una liberazione in casi come questo ed è gratis. Così mi accontento di scattare foto dall’esterno da più angolazioni prima di tornare alla macchina e ripartire.

Castello di Menthon Saint-Bernand dalle mura di cinta

Castello di Menthon Saint-Bernand dalle mura di cinta

La terza tappa del tour del Lago di Annecy arriva per caso. Passando per strada noto un bel panorama e mi fermo per fotografarlo. Si vede il blu dell’acqua oltre al retro dell’Eglise Talloires-Montmin ed all’abitato di Talloires.

Panorama

Panorama

Per la quarta ed ultima tappa mi fermo nella località di Duingt, in primo luogo per vedere più da vicino l’omonimo castello. Ma su di esso avevo letto da casa che è proprietà privata e che quindi ci sarebbe voluta tanta buona sorte per potersi avvicinare molto. Ovviamente Io e la sorte siamo agli antipodi, per cui devo limitarmi ad osservarlo “di sbieco” ed a scattare una foto nello stesso modo. Meglio di niente…

Castello di Duingt

Castello di Duingt

Qui però ho modo di vedere altre due cose: la prima è la Chiesa locale e la seconda è quella che per oggi è l’immagine che rappresenta la serenità. La pubblico…magari fà la stessa sensazione anche a voi.

Chiesa di Duingt

Chiesa di Duingt

 

Questa sarebbe la mia serenità...

Questa sarebbe la mia serenità…se potessi fermarmi qui

Manca solo qualche kilometro alla fine del giro del Lago di Annecy ed infatti dopo poco mi trovo esattamente nella località di partenza. Stavolta però non mi fermo perchè ho visto già tutto nelle due visite precedenti. Imposto il navigatore (controllando che la strada indicata sia quella giusta) alla volta dell’ultima visita della giornata e del week-end: Ginevra.

Decido di non prendere l’autostrada a causa dei veri e propri salassi che si pagano ai caselli per un tratto che più breve e stupido non si potrebbe. Inevitabilmente impiego un po’ più del normale ad arrivare a destinazione, ma non importa. Avevo letto da casa che la città svizzera ha ben poco da offrire, per cui avrei rischiato di morire di pizzichi una volta terminate le rare attrazioni presenti. Noto il passaggio tra Francia e Svizzera non solo perchè i benzinai riportano il costo del carburante in franchi anzichè in euro, ma anche perchè iniziano limiti di velocità assurdi (massimo 40 km/h) accompagnati da autovelox a raffica, uno dopo l’altro. Sinceramente non so come facciano questi ad andare così piano. Le macchine di oggi, per andare a 40 km/h, chiedono una pressione dell’acceleratore così leggiadra che neanche una ballerina classica riuscirebbe a dare. Insisto a dire che la sicurezza è importantissima, ma anche che occorre un po’ di sana decenza in ciò che si vieta di fare e qui si tocca davvero il fondo. Finalmente trovo un parcheggio e scendo dalla macchina. Con queste condizioni ridicole preferirei davvero lasciare lì la vettura e camminare fino all’aeroporto, ma purtroppo gliela devo riportare e non posso farlo. Qui, dopo un giro a dir poco bellissimo fatto fino ad ora, arriva il contraccolpo. Ginevra non ha assolutamente nulla di interessante da vedere. Ciò che c’è si può racchiudere nel cerchio dell’ordinaria amministrazione. Come prima cosa mi reco all’ufficio del turismo per chiedere una city map: signori, non ho mai visto niente del genere in tutti i miei viaggi; questa mappa che ho tra le mani è un obrobrio in piena regola. Non si riesce a capire nulla, non è intuitiva, i pochi punti di interesse non sono neanche segnati bene, ma vengono trattati come semplici aree. In poche parole, un schifo. Ho quasi 5 ore prima del rientro al terminal; ripongo quella carta straccia nei miei documenti perchè comunque è sempre un ricordo di questa visita e provo ad orientarmi da solo. L’attrazione più famosa e fantastica di Ginevra è il “Jet d’eau”; si tratta di un getto d’acqua sparato dalla superficie del Lago di Lemano fino all’altezza di circa 152 metri. Se questa cosa insulsa è la più famosa c’è da capire come sia il resto. Comunque sia, la vedo da lontano e penso tra me e me di avvicinarmi a vederla successivamente. Sarebbe inutile arrivare fin laggiù per poi dover tornare indietro ad esplorare il resto e così faccio. Altra cosa terribile: i fili del tram ovunque. Capisco che in questo modo si ha un consumo energetico sostenibile, ma quasi mai si riesce a scattare una foto decente senza cavi da parte a parte in mezzo all’obiettivo. Ripeto: c’è un limite a tutto ma viene superato in continuazione. Davanti a me vedo la Citè du Temps, un centro espositivo posto proprio nel cuore della città; immancabile il solito inutile ristorante.

Citè du Temps

Citè du Temps

Attraversato il Ponts des Bergues mi trovo in Place de la Fusterie nella quale si trova l’omonimo Tempio.

Temple de la Fusterie

Temple de la Fusterie

Qui, davanti ai miei occhi, si apre uno stradone ultramoderno invaso da negozi di grandi marche, banche, gioiellerie ed orlogerie che forse Rockfeller o Onassis si sarebbero potuti permettere solo di vedere. Decido di andare verso la “old town” e mi imbatto prima nel Temple de la Madeleine, anch’esso totalmente anonimo per i miei gusti.

Temple de la Madeleine

Temple de la Madeleine

Salgo le scale e mi trovo nella città vecchia. Qui spero di trovare qualcosa di più, ma non è proprio così. Tutto è talmente austero, uguale e stereotipato che non sembra neanche di stare nella parte antica di una città tanto famosa ed importante. Non so come definire questo posto se non con una ripetizione: è tutto molto anonimo. Passeggiando incontro la Cathedrale Saint-Pierre che fortunatamente rende un po’ più gradevole l’ambiente.

Cathedrale Saint-Pierre

Cathedrale Saint-Pierre

Infine, prima di scendere e tornare al piano strada, mi imbatto nell’Hotel de Ville (Municipio) che si dimostra interessante, ma niente di più.

Una parte dell'Hotel de Ville (Municipio)

Una parte dell’Hotel de Ville (Municipio)

Detto, fatto. Lascio la parte vecchia della città per dedicarmi ad altro. Arrivo fino alla Promenade du Lac (niente di speciale) che ospita Le Jardin Anglais (niente di speciale neanche lui); un po’ più particolare è l’orologio floreale, davvero molto curato. Li vicino trovo anche un monumento dedicato all’annessione di Ginevra ala Confederazione Elvetica.

Orologio Floreale

Orologio Floreale

 

Monumento per l'annessione di Ginevra alla Svizzera

Monumento per l’annessione di Ginevra alla Svizzera

Dai, adesso che sono qui posso andare a vedere questo fantomatico “Jet d’Eau”, penso. Così mi volto nella direzione che reputo corretta e del getto non ce n’è traccia. “Sarà poco più dietro e non riesco a vederlo”, dico io. Allora cammino un altro po, ma della maggiore attrazione di Ginevra non ce n’è traccia. Per farla breve vengo a scoprire che, alle 16:00 ora attuale, il getto è già stato spento. Cosaaaaaaa??? c’è solo questo aggeggio e si permettono anche di spegnerlo a quest’ora e con una giornata così??? Della serie “la follia continua senza sosta”, non ho foto di questa fantasmagorica attrazione per tale stupidaggine organizzativa. Le parole in proposito le ho finite da un pezzo, per cui soprassiedo.

Decido quindi, deluso, di cambiare totalmente zona. Così durante la mia passeggiata mi imbatto nei seguenti punti di interesse:

  • Eglise Saint-Joseph
Eglise Saint-Joseph

Eglise Saint-Joseph

  • Palazzo dei Services de l’Etat Civil
Palazzo dei Service de l'Etat Civil

Palazzo dei Service de l’Etat Civil

  • Il Mausoleo di Brunswick
Mausoleo di Brunswick - 1

Mausoleo di Brunswick – 1

 

Mausoleo di Brunswick - 2

Mausoleo di Brunswick – 2

  • Les Bains des Paquis (saranno pure storici, ma resta un luogo assolutamente senza attrattive)
Faro posto alla fine dei Bains des Paquis

Faro posto alla fine dei Bains des Paquis

  • Chiesa di Sant’Antonio da Padova
Chiesa di Sant'Antonio da Padova

Chiesa di Sant’Antonio da Padova

  • Basilique Notre Dame de Geneve (che sembra pià la Basilique dei cavi del tram…)
Basilique Notre Dame de Geneve

Basilique Notre Dame de Geneve

  • Temple de Paquis
Temple de Paquis

Temple de Paquis

Alla fine, cammina cammina, come sempre finisco nelle zone non proprio “in” anche di questa città. Ma, mentre nell’Europa dell’est significa trovarmi in aree in cui vivono purtroppo cittadini meno abbienti, qui in Svizzera la cosa è un tantino diversa. Facendo da contraltare ai troppi limiti di velocità (per esempio) tante cose sono permesse ed una di esse è la prostituzione. Qui è legale, basta che le “lavoratrici” paghino le tasse e nessuno dice niente. Tutto ciò per dire che attraverso per sbaglio la strada dei bordelli e diverse “signorine” soprattutto di colore e troppo in carne mi sbattono il “menù” in faccia. Non essendo interessato all’articolo, il mio passo diventa da normale/stanco a quello del supereroe Flash ed in men che non si dica sono fuori da li. Mi dirigo verso la macchina perchè ormai credo di aver fatto proprio tutto il possibile e devo ancora mettere benzina. Trovo una stazione di servizio col self-service e pago soprattutto la bravata fatta dal navigatore il giorno prcedente, quando mi ha rubato più di 100 km di strada oltre il pianificato. Morale della favola: 55 franchi svizzeri escono dal portafogli. Da lì, rimetto in moto ed a 40 km/h mi dirigo in aeroporto. Stavolta la differenza tra settore francese e settore svizzero la distinguo al volo, per cui in men che non si dica restituisco la vettura, vado al gate per l’imbarco e torno a Roma in orario.

In questa partita, Francia e Svizzera hanno concluso con un netto 3-0. Troppo belli i paesaggi transalpini e troppo brutta ed austera Ginevra per poter anche solo sperare di competere. Eppure di città elvetiche ne ho viste in passato e non sono state affatto così. Cito Basilea come esempio positivo, ma non solo quella. Sono sicuro che sia solo un’eccezione che conferma la regola. Certo…ad averlo saputo prima avrei visitato qualcos’altro in Francia, ma resto del parere che bisogna vedere tutto prima di poter giudicare. Avrò sempre in mente i il Lago di Annecy, uno specchio d’acqua magico che, a questo punto, sogno di poter “battezzare” con un bel bagno estivo. E quando io mi metto in testa una cosa…prima o poi la faccio. Non so bene quando, ma la farò!

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