Bulgaria parte 2: La bella Plovdiv, Smolyan, Bachkovo col suo monastero e Asenovgrad con la storica fortezza

di admin

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A tre giorni dal rientro dalle Filippine sono di nuovo su un aereo. Ammetto io stesso che così è un pochino troppo e che non c’è neanche il tempo di rifiatare, però come si può dire di no ad un volo di andata e ritorno che costa in totale 19,80 euro ? Chiedo scusa a chi non condivide, ma mi è impossibile resistere e le mie dita vanno da sole ed in totale autonomia sul tasto “prenota”. In più…la destinazione è la Bulgaria e per me sarebbe la seconda esperienza in pochi mesi dopo quella dello scorso ottobre dalla quale sono tornato entusiasta di ciò che avevo ammirato (vedi post dedicato). Quindi, dato che la matematica non è mai un’opinione, la somma di più elementi positivi non deve essere ignorata. Stavolta però qualche difficoltà in più la incontro causa stanchezza e mancanza di tempo da dedicare ad una ottimale organizzazione delle cose, ma ciò non basta a fermarmi. Voglio proseguire questa vita a lungo. Viaggiare è vivere e mi sento davvero libero solo quando sono lontanissimo da casa. Non credo di essere matto da legare; è solo che dove abito ho mille cose da fare, duemila obblighi, tremila cavoli e chi più ne ha più ne metta. E’ quasi più facile scoprire un paese anche se poco turistico che districarsi nel traffico caotico e nella burocrazia di Roma.

E’ giovedi sera quando torno a casa dall’ufficio. Preparo il borsone in pochi minuti perchè ormai è una prassi standard. Da un posto ad un altro cambiano davvero poco le cose da portare. Mi dirigo poi all’autostazione Tiburtina per tempo e prendo un bus notturno con destinazione Milano Rogoredo. Arrivo puntuale il mattino successivo dopo una notte di sonno profondissimo nella quale non mi svegliano neanche le fermate intermedie per far salire e scendere i passeggeri. Prendo la metro fino alla stazione centrale e poi li faccio colazione al mio solito McDonald meneghino; una volta riempito lo stomaco, prendo il transfer per l’aeroporto di Orio al Serio dove arrivo con un’oretta di anticipo rispetto al momento ottimale per accedere ai controlli di sicurezza. Colgo l’occasione per fare una passeggiata, come al solito, al vicinissimo centro commerciale “Orio Center” dove mi dirigo sparato al mio negozio di abbigliamento preferito che ha capi da uomo al prezzo massimo di 19,90 euro e mai di più. Ma stavolta è più una visita di curiosità e piacere perchè non mi serve niente. E pensare che l’ho scoperto proprio prima della precedente partenza per Sofia in cui acquistai una caldissima maglia di pile che mi salvò letteralmente la vita dal freddo durante il trekking ai 7 Laghi di Rila. Torno quindi a mani vuote all’aerostazione e mi metto in coda per essere esaminato dal metal detector. Nell’attesa che la fila scorresse cerco di ammazzare il tempo e mi accorgo, tra le tante cose, che alla persona che si trova esattamente dietro di me arriva una telefonata; non sto ad ascoltare la conversazione, però qualcosa mi fa notare questo particolare. Finalmente arriva il mio turno e tiro fuori dal borsone il computer portatile, il tablet, la batteria supplementare e la classica bustina ermetica con dentro i prodotti “liquidi” con capienza inferiore ai 100ml. Questa farsa si conclude bene anche oggi ed ho modo di ricomporre tutto come era allo stato originale. Segue il controllo passaporti con la solita inutile domanda da parte delle forze dell’ordine che mi chiedono dove sto andando. Non ho mai capito a cosa serva, dato che le destinazioni servite dallo scalo di Bergamo sono ben note a tutti. Sembra più un gioco a premi: se rispondo una certa cosa in un determinato momento…posso vincere un giocattolo; se invece perdo, ottengo solo il permesso di procedere oltre e prendere il mio aereo. Fino ad oggi di giocattoli non ne ho vista neanche l’ombra. Sono finalmente nell’area imbarchi attendendo che al gate inizino le operazioni di rito. Il volo è puntuale ed arrivo a Sofia all’ora indicata. Il vecchio Terminal 1 della capitale Bulgara è sempre più sgangherato, ma è piccolo e questo permette di uscire al di fuori in tempi rapidissimi. Prima però devo cambiare 5 euro in leva all’ufficio lì presente perchè non ho con me valuta locale ed avrei dovuto prendere la metro in direzione della stazione centrale. Il tasso applicato è da furto bello e buono, ma non ho altra scelta. Subito dopo trovo la navetta gratuita verso il Terminal 2 e ci salgo. Arrivo al capolinea della metro ed inizio a contare i secondi. Si, esattamente i secondi e non i minuti. Non molto tempo dopo sarebbe partito il treno per la città che ho scelto come base per questa sfida: Plovdiv. E’ la seconda per importanza e per estensione di questa nazione dopo Sofia e, in fase di preparazione dell’itinerario, ero  sicuro che questo la rendesse collegata con buona parte del paese. Invece non è così: i collegamenti sono tanti e frequenti con la capitale, ma per andare in altre direzioni servono non solo ore ed ore, ma anche coincidenze che mettono a rischio la buona riuscita di un programma. Ma di questo parlerò dopo. Adesso mi concentro sul treno che partirà di lì a poco. Non mi ricordavo assolutamente della lentezza della metro locale, per cui fermata dopo fermata realizzo sempre di più che quel benedetto convoglio delle 17:20 lo avrei perso. E così succede, purtroppo. Mi trovo davanti alla biglietteria alle 17:18 circa senza soldi per acquistare il ticket. La corsa successiva ci sarebbe stata di lì ad un’ora, ma non si sarebbe trattato di un treno “fast” come questo, bensì di un servzio ordinario che mi avrebbe lasciato a destinazione quasi alle 22:00. Devo trovare una soluzione alternativa in fretta  perchè ho un appuntamento col gestore della Guest House prenotata e quasi due ore di ritardo serale non sono facili da far digerire. E’ così che dirotto la mia attenzione alla soluzione del trasporto “su gomma”; esco dalla stazione e vedo davanti a me un piccolo centro commerciale; chi cerca trova, si dice sempre…ed è così che scovo un chiosco cambiavalute. Il tasso non è ancora perfetto, ma di gran lunga migliore di quello dell’aeroporto. Cambio qualche soldo e corro verso l’autostazione. Qui i caratteri cirillici dominano dappertutto e di scritte nel nostro alfabeto non ce n’è neanche l’ombra. La cosa si complica quado entro nella biglietteria: non esiste una solo cassa per l’acquisto dei tickets, ma un banchetto per ogni compagnia di trasporti. Prendo il tablet e guardo di corsa come si scrive Plovdiv in cirillico e questo mi salva la vita. Il banco che mi interessa è ovviamente l’ultimo che incrocia il mio sguardo, quando ormai le speranze di riuscita stavano davvero vacillando. Acquisto il biglietto al costo di 14 leva (circa 7,50 euro) e scopro che la prossima partenza è prevista per le 18:00 (da li a 20 minuti) e che il bus è già pronto lì fuori. Compro al volo una lattina di Coca-Cola, mostro il ticket all’autista, carico il bagaglio a mano nell’apposito spazio e salgo sul mezzo. Il mio posto è il 42, quasi in fondo. Arrivo lì e scopro che colui che dovrà sopportare la mia presenza per le due ore successive è…la persona che ad Orio al Serio si trovava dietro di me e che ricevette la famosa telefonata. Qui si conferma una della mie massime di vita: il mondo è immensamente grande da non poterlo girare tutto nell’arco di un’intera esistenza, ma è anche tanto tanto piccolo. Avremmo potuto prendere due destinazioni totalmente opposte, ed invece non solo eravamo sullo stesso aereo senza saperlo, ma addirittura sullo stesso pullman per Plovdiv dopo aver perso entrambi lo stesso treno. Ci conosciamo e chiacchieriamo per tutto il tragitto. Scopro una persona davvero interessante, piena di iniziative e di ottimi propositi per se è per gli altri. Alla fine del viaggio ci scambiano i contatti facebook ed i numeri di telefono e la cosa mi fa molto piacere. In più, dato che all’autostazione di Plovdiv c’è una persona ad attenderlo con la macchina, la sua cortesia si conferma tramite l’offerta di darmi un passaggio fino alla Guest House risparmiandomi una camminata di 2,5 km a quell’ora della sera. Ringrazio davvero tanto e saluto; purtroppo non avremmo potuto condividere il viaggio di ritorno perchè avevamo strade ed interessi diversi in loco ma ci siamo dati una mano a vicenda per passare quei 120 minuti in maniera diversa dal piattume che ci aspettavamo. Il proprietario della Guest House gestisce un piccolo negozio di alimentari situato al piano terra della stessa struttura ed il nostro appuntamento è proprio lì dentro. Scopro con piacere che quello shop resta aperto 24 ore e sarebbe stata una salvata in caso di necessità dell’ultimo minuto. In pochi istanti acquisto qualcosa per la cena e prendo le chiavi della stanza: è’ piccola e situata al quarto piano senza ascensore, ma per 18 euro a notte è pulita ed ha tutto ciò che mi serve per un soggiorno perfetto. Sistemo le mie cose e trasferisco ciò che ho appena comprato dalla busta della spesa direttamente nel mio stomaco. Stasera decido di non uscire e di dedicarmi ad affinare il programma del giorno successivo ed a leggere gli ultimi aggiornamenti che la posta elettronica mi riserva. Gioco anche un po’ al mio calcio manageriale e poi, preparato tutto quanto, mi metto a dormire.

Come sempre accade in questi casi, il sonno dura ben poco. Ho la sveglia alle 4:45 per poi trovarmi fuori dalla stanza tra le 5:00 e le 5:10. Il mio itinerario, l’unico possibile dopo aver capito che i collegamenti da Plovdiv sono a dir poco “difficili e problematici”, si basa sulla direttrice che dalla città porta al sud della nazione, verso i monti Rodopi prima e verso la Grecia poi. Il trasporto è curato da una azienda che gestisce minibus e che prende il nome di “Emilia”. Vi lascio immaginare quanto posso aver penato per reperire informazioni on-line in proposito. Cercando “Emilia” su Google si ottengono maree di informazioni su Modena, Reggio e compagnia bella…ma non è esattamente quello di cui ho bisogno. Alla fine trovo il sito che mi occorre ma è tutto in cirillico e le notizie sono vecchie e non aggiornate. Finalmente pesco un “aggregatore” di corse bus in Bulgaria (come è per esempio il sito autogari.ro per la Romania) e vedo che le partenze della linea Plovdiv-Smolyan ci sono esattamente ogni ora da una parte e dall’altra. Per me che devo fare 3 fermate diverse è una salvata pazzesca. Il primo bus disponibile viene indicato alle 6:00 ed io sono a 2,4 km dall’autogara Rodopi. E’ questo il motivo per cui esco dalla stanza quando fuori fa ancora buio pesto. Imposto il navigatore e cerco di guardarlo il meno possibile: camminare in una zona totalmente sconosciuta a quell’ora di notte, con nessuno in giro e non sapendo che tipo quartieri avrei attraversato con un tablet da 10,1 pollici in mano che irradia una luce pazzesca da non poter non essere visto…non è proprio una cosa che mi lascia nel pieno della sicurezza. Man mano che passa il tempo prendo sempre più confidenza col fatto che le mie paure sono infondate; durante il tragitto incrocio qualche altra anima persa come me che che vaga a quell’ora della notte, ma non mi creano alcun problema e proseguo la mia passeggiata tranquillamente. Ad un certo punto vedo delle sbarre lungo la strada da percorrere ed il navigatore continua a dirmi di andare avanti. Mi avvicino di più e capisco la verità: non ho alternative valide se non superare a piedi 6 binari della ferrovia. A forza di viaggiare nei paesi dell’Europa dell’Est mi sono abituato a questa situazione: i sottopassaggi sono rarissimi e sono un lusso presente in certe città/stazioni principali. Ad un certo punto, dall’altra parte della strada, vedo arrivare due uomini in bicicletta che con la tranquillità più totale attraversano ciò che mi sta frenando. Se ci sono riusciti loro, chi sono io per non farlo ? Così guardo da ambo i lati: non vedo fari e non sento rumori particolari. Muovo i piedi e passo da parte a parte. Mancano solo 700 metri all’autostazione, così riesco ad arrivare per tempo. Anche troppo presto direi, perchè siamo solo in due lì a quell’ora. E’ tutto chiuso, anche la cassa. non so a chi chiedere e tutti gli stalli hanno le destinazioni scritte in cirillico. Col tablet traduco il nome Smolyan e capisco che il minivan sarebbe arrivato al “platform n. 1”. Purtroppo scopro sulla mia pelle che il sito aggregatore di bus non è del tutto aggiornato: la prima corsa che mi interessa non partirà alle 6:00 in punto bensì alle 6:30. Conscio del fatto che con un minimo di organizzazione in più avrei potuto riposare altri 30 minuti, prendo atto che sono in Bulgaria e quindi ringrazio già per la sola presenza del bus. Se non ci fosse stato per qualsiasi motivo, tutto il mio programma della giornata sarebbe andato a farsi benedire. All’ora stabilita salgo sul minivan, pago 10 leva all’autista e mi metto comodo per due ore osservando tutto ciò che passa davanti ai miei occhi, con pause di qualche minuto per riposare in cui letteralmente “cala la palpebra”. Quando passo per la località sciistica locale di Pamporovo vedo ancora presenza di neve nonostante la stagione e la temperatura siano quasi primaverili. Verso le 8:30 arriva l’autostazione di Smolyan dove scendo. Il mio obiettivo principale qui è vedere il “Canyon of Waterfalls”: si tratta di un percorso naturalistico che si percorre in 3-6 ore (sono circa 6 km, quindi la durata dell’escursione varia a seconda del passo soggettivo) durante il quale si segue il corso di un fiume/torrente che genera 46 cascate lungo il suo tragitto, ovviamente di dimensioni diverse l’una dall’altra. La più bella è senza dubbio quella chiamata “Orpheus” , alta 68 metri. Per arrivare all’inizio di tale itinerario devo camminare per circa 3 km, ma non mi spavento e mi metto in marcia. Arrivo al punto “zero” indicato dal navigatore e contemporaneamente vedo il cartello con tanto di freccia che indica la via da seguire, così dò retta al segnale e comincio l’esplorazione. Però prima dò un’occhiata alle note che lo stesso cartello riporta (in bulgaro ed in inglese, per fortuna). Tra le tante cose noto la foto di un animaletto della forma di un geko, ma più tozzo e soprattutto di colore nero con pallini gialli su tutto il corpo. “Che buffo questo coso” penso tra me e me. Sentendomi pronto, mi guardo intorno e vedo che sono completamente solo. Da questo capisco che probabilmente qui non è ancora il momento migliore per effettuare “scampagnate” del genere, ma la cosa non mi spaventa.  Sono totalmente immerso nella natura di questo luogo, osservo il torrente che scorre non lontano da me e fotografo i punti più suggestivi.

Canyon of Waterfalls - 1

Canyon of Waterfalls – 1

 

Canyon of Waterfalls - 2

Canyon of Waterfalls – 2

 

Canyon of Watefalls - 3

Canyon of Watefalls – 3

 

Canyon of Waterfalls - 4

Canyon of Waterfalls – 4

 

Canyon of Waterfalls - 5

Canyon of Waterfalls – 5

Mi rendo conto che la strada sale più di quello che gli occhi mi mostrano perchè le gambe me lo fanno sentire. Fra una cosa e l’altra, solo per arrivare al punto di partenza questa mattina ho già camminato 5,5 km (2,5 km dalla stanza all’autostazione e 3 km dall’autogara di Smolyan fino all’inizio del sentiero) e non sono ancora le 10:00. Neanche voglio pensare quanto avrò camminato alla fine della giornata. Ad un certo punto davanti a me c’è un bivio: da una parte viene indicata la prosecuzione del  “Canyon of Watefalls”, mentre dall’altra vengono segnalate le “Red Rocks”. Io non ho dubbi e proseguo sulla mia strada. Intorno a me sempre più silenzio, passo dopo passo. L’ecopath fa parte di un parco nazionale e quindi la superficie su cui si cammina non è sempre nè uguale nè regolare. Ci sono punti più facili e punti più difficili ma, alla fine, si è quasi sempre in totale sicurezza. Del fatto che sia ancora un po’ presto come periodo ne ho conferma nei punti in cui gli alberi fermano la luce del sole: c’è ancora neve e ghiaccio e ciò rende la salita meno agevole di quando le condizioni sono normali. Ad un certo punto vedo in lontananza qualcosa che si muove per terra ma non riesco a capire cosa sia. I cartelli visti in precedenza dicevano di stare attenti agli orsi (ma quel coso proprio non somigliava ad un orso neanche lontanamente) ed ai serpenti; ecco…quello avrebbe potuto essere tranquillamente un rettile inutile e soprattutto pericoloso. Cerco di metterlo a fuoco sempre restandogli lontano, ma più stringo gli occhi e più capisco che fortunatamente non è neanche quello. Mi avvicino piano piano e vedo che si tratta di un “coso” totalmente goffo. Quando capisco che non può essere pericoloso gli vado ad un passo e vedo che si tratta di uno di quegli animaletti a forma di geko, neri ed a pallini gialli tipici di questo ambiente. Immancabile scatta la foto di rito: ho immortalato il mio personale trofeo della mattinata poichè credo che non sia poi così facile incrociare questo esserino lungo la strada.

Ma si può sapere che cosa sei tu?

Ma si può sapere che cosa sei tu?

Riesco ad arrivare in fondo ed a tornare indietro in un tempo abbastanza rapido, anche perchè ho altri “stops” da fare in diverse località dopo questa. L’esperienza è stata davvero positiva a cominciare dal fatto che ho vissuto un luogo praticamente sconosciuto al turismo internazionale. Durante il tragitto di ritorno ho incontrato altre persone che stavano salendo: una comitiva di studenti locali (età da scuola media italiana accompagnati da quella che sembra un’insegnante) che mi chiede se la strada che stavano seguendo fosse quella giusta…ovviamente esprimendosi in bulgaro. Quando ho dettp loro “English, please…” sono impazziti all’idea che uno straniero fosse li ed hanno tutti puntato il dito sull’unica ragazza del loro gruppo in grado di parlare inglese. E’ arrossita, ma alla fine si è espressa in maniera corretta. Le ho risposto di si, che stavano andando bene, ma che mancava ancora un po alla fine. Ho detto anche di fare attenzione al ghiaccio ed alla strada che passo dopo passo avrebbe subito dei restringimenti. Ha capito, ringraziato e salutato. Dopo incontro un signore sulla sessantina che ha evidenti problemi: non è neanche ad un terzo del percorso e già respira come se non avesse un domani. Anche lui mi chiede info in inglese e gli rispondo che avrebbe fatto una bella faticaccia per arrivare fino alla fine; chissà se mi avrà dato ascolto. Infine, poco prima di uscire dal sentiero e riprendere lo stradone verso Smolyan, incrocio altri 3 ragazzi che non avranno avuto neanche vent’anni. Quindi la verità viene a galla: oltre a non essere proprio periodo pieno per questo genere di visita, anche la terribile pigrizia della gente fà la sua parte. Però è bello trovarmi in un posto simile e fare io da “Cicerone” ai locali! Cammino ancora un bel po’ fino ad arrivare al centro del paese; ormai mi trovo qui e non ho intenzione di andare via senza aver visto anche cosa offre la cittadina. Raggiungo la zona pedonale e vedo che è piena di persone che stanno sfruttando il calduccio per fare un giro con amici e parenti. Purtroppo però non c’è niente di interessante qui a parte i negozi tutti aperti. L’unica cosa che mi colpisce è una moschea che però non riesco a fotografare in maniera soddisfacente; ho solo due possibili punti di osservazione: da una parte mi trovo  troppo vicino ad essa e nell’obiettivo della reflex ne entra solo metà; dall’altra parte invece case ed alberi ne bloccano la visuale. Purtroppo di tale edificio religioso restano tracce solo nella mia memoria. A questo punto è davvero tutto qui, per cui entro in un market ed acquisto qualcosa per il pranzo che avrei consumato sull’ormai solito minibus della compagnia di trasporti “Emilia”. Torno all’autostazione, acquisto il ticket dall’autista con destinazione Bachkovo e mi siedo sgranocchiando ciò che ho comprato mentre attendo la partenza delle ore 13:00. Dopo circa 90 minuti scendo esattamente dove avevo chiesto, cioè all’inizio della strada che porta al famoso Monastero; in Italia questa cosa ce la sognamo dal buco della serratura, ma all’estero i bus fermano “a richiesta”, o meglio dove fa più comodo ai passeggeri. Il normale stop sarebbe stato in paese, ma il gentile autista mi risparmia più di un km di camminata extra. Davanti a me c’è un bar caratteristico che affaccia su una cascatella creando un effetto davvero particolare.

Bar sotto la cascatella

Bar sotto la cascatella

La distanza che mi separa dall’area religiosa è completamente coperta da ambo i lati da bancarelle che vendono di tutto: principalmente miele, oggetti “sacri” ma anche profani. Una signora mi vede interessato ad un barattolo di miele bianchissimo ed infatti ne sono incuriosito; le spiego però che devo tornare a casa in aereo e che per le ferree regole sui liquidi non avrei mai potuto portare con me una cosa del genere. Arrivo all’ingresso dello storico Monastero di Bachkovo e varco la soglia delle mura di cinta.

Ingresso dell'area del Monastero

Ingresso dell’area del Monastero

All’interno ci sono varie costruzioni tra le quali una chiesetta in via di ristrutturazione.

Panoramica dell'area del Monastero di Bachkovo

Panoramica dell’area del Monastero di Bachkovo

 

Ingresso del Monastero

Ingresso del Monastero

 

Struttura che si regge in piedi grazie a dei sostegni

Struttura attualmente in ristrutturazione

 

Dipinti che adornano le pareti delle strutture presenti

Dipinti che adornano le pareti delle strutture presenti

Vedo formarsi una fila e capisco che quello è l’accesso dal quale poter ammirare ciò che il monastero conserva da tantissimi anni. La coda però è lentissima, quasi non si muove. Riesco ad arrivare con fatica nelle prima sala ed è già una bellezza; tutte le pareti sono dipinte in maniera superba e le rifiniture in oro brillano grazie alla luce sapientemente apposta dagli esperti locali. Manca ancora una seconda sala ed ormai vorrei vedere anche quella. Mi armo di pazienza ed aspetto. Quando finalmente ho la visuale capisco il perchè di tanta lentezza: tutti i fedeli non sono in coda per ammirare l’ambiente, ma per piazzarsi davanti all’immagine di un santo (per favore non chiedetemi chi sia…) fissandola in silenzio da un minimo di un minuto ad oltranza, senza un limite certo. Capisco che questo è il modo con il quale gli ortodossi parlano con coloro che potrebbero aiutarli e li rispetto totalmente, ma forse sarebbe stato il caso di creare due file: una per posizionarsi davanti al santo ed un’altra per chi vuole solo vedere tutto il resto. Poi però mi accorgo di essere l’unico “blasfemo” dell’intero ambiente e ritiro la mia idea organizzativa attendendo il mio turno con altra calma. L’interno della seconda sala è ancora più suggestivo di quello dell’ambiente precedente: davvero bellissimo. Tutto è curato in ogni minimo particolare ed i colori sono incredibilmente appropriati e vivi. Qualsiasi parola io possa scegliere è riduttiva. Mi trattengo il tempo necessario per non perdermi proprio nulla, anche se la storia di essere l’unico che non ha sostato davanti all’immagine sacra mi mette addosso gli occhi di tutti i presenti, anche poco discreti…devo dire. Uscendo passo dalla sala in cui i fedeli accendono candele e le posizionano negli appositi spazi ed anche qui si nota la devozione di queste persone per ciò in cui credono fermamente. Tutti questi piccoli fuochi fanno la loro parte per rendere questo ambiente ancora più carico di sensazioni. A questo punto mi trovo di nuovo nel cortile esterno del monastero ma interno alle mura di recinzione. Dò una rapida occhiata intorno a me e mi accerto di aver visto tutto, così esco e vado a piedi verso il paese di Bachkovo. Durante il viaggio di andata verso Smolyan, passandoci davanti, avevo notato qualche punto interessante e siccome manca ancora un po’ al passaggio del prossimo minivan, una capatina ce la voglio fare. Purtroppo però le mie attese restano vane. Si tratta di un piccolo borghetto in cui tre case su quattro sono disabitate e malandate.

Gran parte degli edifici di Bachkovo sono messi così...

Gran parte degli edifici di Bachkovo sono messi così…

L’unica chiesetta che trovo è quella del piccolo cimitero qui presente.

Chiesetta a Bachkovo

Chiesetta a Bachkovo

Anche le auto pare siano parcheggiate qui da un po’…

Ci manca solo il cartello "Torno Subito" e poi siamo a posto

Ci manca solo il cartello “Torno Subito” e poi siamo a posto

Decido di vedere un altro paio di strade ma la “musica” non cambia; sono così costretto ad abbandonare la visita anzitempo ed a recarmi alla fermata del bus. Aspetto un bel po’, ma alla fine il mezzo di trasporto pubblico passa e mi carica. Stavolta però qualcosa va storto: la mia prossima fermata è Asenovgrad, a soli 8 km da Bachkovo. Chiedo espressamente di poter scendere all’incrocio che sale verso la fortezza, ma una volta lì…l’autista tira dritto che è una bellezza. Tra me e me penso che la fermata “ufficiale” sia vicina ed aspetto con fiducia. La verità è che la fermata si trova a circa 1,2 km dal “famoso” incrocio e lì il bus si ferma. Siccome fino ad ora ho camminato poco…perchè non fare altri 2,4 km in più (1,2 km per tratta) grazie a quel simpaticone? Ma anche in questo caso ho una scelta? Se voglio vedere la fortezza devo addirittura sbrigarmi perchè sono le 17:00 e rischio di trovarla chiusa; sai che fregatura? Raggiungo il punto in cui avrei voluto scendere poco prima e da qui mancano ancora 2 km di strada in salita, neanche troppo leggera. Non so come, ma riesco ad aumentare il passo. Intanto il tempo passa inesorabile perchè, per quanto io possa correre, non sono in grado di volare e la strada va percorsa. Alla fine arrivo a destinazione alle 17:33 e già da lontano avevo osservato con interesse il bellissimo edificio. Il cancello è ancora aperto, per cui faccio per varcare la soglia ma dall’ufficio informazioni mi bloccano dicendomi che è troppo tardi e che non posso accedere. No…cari signori…questo non me lo potete fare. Così tiro fuori tutta la mia vena persuasiva e, con una faccia che avrebbe fatto pena ad un nullatenente (tipo gatto rosso di Shrek), entro dalla porticina e vado a parlare con le due persone che mi hanno fermato. Spiego loro la situazione, quello che ho fatto durante il giorno, i kilometri percorsi e vedo le loro facce che si aprono. Quando poi sfodero la mia arma migliore e parlo del travel blog e dell’articolo che avrei creato anche sulla Fortezza di Asenovgrad, una delle due prende le chiavi e addirittura mi accompagna in una visita guidata gratuita. Entriamo dal cancello poco prima interdetto che viene chiuso alle nostre spalle: sono l’ultimo visitatore della giornata, sto per fare un tour privato per giunta fuori orario e senza pagare un centesimo. Cosa posso volere di più? Seguo l’addetta e scatto foto dell’esterno dell’edificio.

La Fortezza di Asenovgrad in tutto il suo splendore

La Fortezza di Asenovgrad in tutto il suo splendore

Poi vengo accompagnato dentro prima al piano terra e poi a quello superiore in cui mi viene addirittura chiesto di scattare foto in abbondanza da pubblicare sul post. Cose da pazzi…cosa non si fa per un po’ di sana pubblicità. Comunque, bando alle ciance, la Fortezza di Asenovgrad dà un colpo d’occhio magnifico. Il fatto che affaccia su uno strapiombo rende le cose ancora più affascinanti. Ecco che qui di seguito mantengo la promessa fatta a quella persona tanto cortese pubblicando le immagini migliori che ho raccolto; per me la parola data è sacra.

Interno del piano terra della Fortezza di Asenovgrad

Interno del piano terra della Fortezza di Asenovgrad

 

Elenco di tutti gli Zar di Bulgaria della storia

Elenco di tutti gli Zar di Bulgaria della storia

Dipinti sulle pareti della Fortezza di Asenovgrad - 1

Dipinti sulle pareti della Fortezza di Asenovgrad – 1

 

Dipinti sulle pareti della Fortezza di Asenovgrad - 2

Dipinti sulle pareti della Fortezza di Asenovgrad – 2

 

Lo Zar Asen

Lo Zar Asen

Alla fine ringrazio in dodici lingue per la cortesia ricevuta e saluto. Mi aspettano altri 2 km di discesa fino all’incrocio con la strada principale, ma dall’alto ho visto altri punti di interesse del paese in cui mi trovo, così decido di fare un giro alla ricerca di monumenti a cavallo del tramonto. Mi imbatto così nella Chiesa di Santa Maria dell’Annunciazione, nella Chiesa di San Giorgio ed altri edifici religiosi dei quali non ci sono tracce neanche su internet.

Chiesa di Santa Maria dell'Annunciazione

Chiesa di Santa Maria dell’Annunciazione

 

Chiesa di San Giorgio

Chiesa di San Giorgio

 

Chiesa in Asenovgrad - 1

Chiesa in Asenovgrad – 1

 

Chiesa in Asenovgrad - 2

Chiesa in Asenovgrad – 2

 

Chiesa in Asenovgrad - 3

Chiesa in Asenovgrad – 3

Sono le 19:20 e adesso il giro è ufficialmente terminato. A questo punto non so se passeranno ancora minivan per Plovdiv, ma sono sicuro che ci sono treni e la piccola stazione locale è a soli 650 metri dalla fermata del bus. Vedo gli orari sul mio tablet ed il prossimo convoglio passerà alle 20:00. Mi avvio pian piano verso la destinazione e sono contento del fatto che di li a poco proverò anche i treni bulgari. Acquisto il biglietto ed aspetto prendendo una cioccolata calda in una delle tantissime macchinette automatiche sparse in tutte le città di questa nazione. Particolarità: dopo tanti ed infiniti caratteri cirillici, quando la macchina del caffè è in funzione si alternano sul display le scritte italianissime “In Preparazione” e “Pronto”. La provenienza di tali marchingegni è quindi presto svelata. Il prodotto è talmente buono al punto da farmi fare il bis. Il treno è puntuale e non sono assolutamente l’unico a prenderlo a quell’ora. E’ sabato e tanti giovani di provincia vanno in città per passare la serata. In circa ventidue minuti arrivo a destinazione, pronto a percorrere gli ultimi 2,5 km fino alla stanza. Sono le 21:00 circa quando varco la soglia dell’alimentari al piano terra della Guest House; qui compro la cena anche per stasera. Sono troppo troppo stanco per uscire di nuovo in cerca di una pizza o qualcosa di simile. Saluto coloro che mi stanno ospitando e salgo: dimenticavo che mi trovo al quarto piano senza ascensore. La serata passa tranquilla e penso al mio riposo dedicandomi al pc portatile stando sdraiato sul comodo divanetto a mia disposizione. Fortunatamente la giornata successiva sarebbe stata diversa: tante visite, ma nettamente mento provanti per me.

Oggi mi sveglio verso le 8:30; la levataccia di ieri non viene ripetuta e non ne avevo alcuna intenzione. Le gambe fanno ancora male, ma ho altro da fare e cerco di non pensarci. Sistemo tutte le mie cose nel borsone stando attento a non dimenticare nulla nella stanza; poi esco chiudendo la porta  a chiave e scendo a riconsegnare il mazzo direttamente all’alimentari. Inizia lì l’ultimo atto di questo giro in Bulgaria: la visita di Plovdiv. Come detto all’inizio di questo post, si tratta della seconda città di questa nazione per importanza e per estensione e di cose da vedere ce ne sono tante. Come a Sofia, anche qui organizzano un tour gratuito a piedi chiamato “Free Plovdiv Tour” ma stavolta non posso prendervi parte a causa dell’orario di inzio. Fino al 31 marzo c’è solo una volta al giorno e precisamente alle ore 14:00. Troppo tardi per me e devo fare in totale autonomia. Questa è una città divisa in due zone: il centro storico si trova su di una collina” mentre la parte più nuova si sviluppa “in piano”. Il primo punto di interesse che vedo uscendo dall’alimentari è la Chiesa di Sveti Nedelya. Poi mi allontano un po’ ed incontro la Chiesa di Sveta Petka prima e la Cattedrale di Saint Ludvig poi, che fotografo solo di sbieco perchè davanti ci sono gli immancabili e fastidiosissimi lavori in corso.

Chiesa di Sveti Nedelya

Chiesa di Sveti Nedelya

 

Chiesa di Sveti Petka

Chiesa di Sveti Petka

 

Cattedrale Saint Ludvik - facciata

Cattedrale Saint Ludvig – facciata

 

Cattedrale Saint Ludvik - Campanile

Cattedrale Saint Ludvig – Campanile

A questo punto arriva il momento di salire sulla collina del centro storico di Plovdiv e lo faccio dalla parte più faticosa, cioè quella della Chiesa di Sveta Paraskeva che si trova più o meno a metà del percorso.

Chiesa Sveta Paraskeva - Corpo

Chiesa Sveta Paraskeva – 1

 

Chiesa Sveta Paraskeva

Chiesa Sveta Paraskeva – 2

Una volta completata la salita posso rifiatare un attimo. Proseguo il giro in ordine sparso e trovo la bella Casa Lamartin. Una delle caratteristiche di questo posto è la presenza di tante case asimmetriche e questa è la prima della lista.

Casa Lamartine

Casa Lamartin

Successivamente è il turno del bel Teatro Romano, sicuramente uno dei monumenti più famosi della città se non il più conosciuto. Purtroppo ci sono alcuni ostacoli che impediscono delle foto perfette.

Teatro Romano

Teatro Romano

Sempre in tema di case storiche, continuando il mio giro ammiro la Ritora House risalente al 18° secolo.

Ritora House

Ritora House

Ancora avanti trovo prima la Chiesa di Sveti Dimitar (che però è  chiusa in uno spazio talmente piccolo da non poter essere fotografata in maniera decente) e poi la bellissima Cattedrale della Santa Assunzione (detta anche “della Madre di Dio”).

Cattedrale della Santa Assunzione

Cattedrale della Santa Assunzione

Altri edifici storici si alternano a quelli religiosi. Stavolta incrocio il Palazzo dove si tova l’esposizione “Slatyu Boyadzhiev”.

Palazzo dell'esposizione "Slatyu

Palazzo dell’esposizione “Slatyu Boyadzhiev”.

Altra chiesa talmente racchiusa nelle sue mura di cinta da non poter essere immortalata è quella di St. Konstantin and Elena. La sola cosa che riesco a riprendere è ciò che segue:

Parte della Chiesa St. Konstantin and Elena

Parte della Chiesa St. Konstantin and Elena

Subito dopo si trova il bellissimo palazzo storico adibito oggi a Museo Etnografico

Museo Etnografico

Museo Etnografico

La strada termina sulla sommità della collina in cui ci sono delle rovine che non si possono definire perfettamente conservate. Da lassù la vista è eccellente sul resto di Plovdiv ed ho modo di ammirare, anche se a distanza, la particolare conformazione della Chiesa dei santi Cirillo e Metodio.

Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio in lontananza

Chiesa dei Santi Cirillo e Metodio in lontananza

Quando si arriva ad un punto dal quale non si può preseguire occorre per forza tornare indietro ed è esattamente ciò che faccio. Però, quando possibile, eseguo una deviazione per scovare nuovi punti di interesse ed il seguente è Il Museo Storico – Exhibition Renaissance.

Dimitar Georgiady House

Museo Storico – Exhibition Renaissance

Scendendo verso la parte nuova della città mi imbatto nella “City Gallery of Fine Arts” che vanta un bel palazzo ed un muro di cinta particolare.

Palazzo della City Gallery of Fine Arts

Palazzo della City Gallery of Fine Arts

 

Muro che delimita la proprietà della City Gallery of Fine Arts

Muro che delimita la proprietà della City Gallery of Fine Arts

Esco fuori dalla “Old Town” ed entro a tutti gli effetti nella città moderna dove non mancano comunque testimonianze storiche. Mi imbatto subito nello Stadio Romano (pubblico solo la foto di una parte dei gradoni perchè il comune ha pensato bene di mettere un bar proprio davanti a tale monumento…) e la Dzhumaya Mosque.

Parte dei gradoni dello Stadio Romano

Parte dei gradoni dello Stadio Romano

 

Dzhumaya Mosque - corpo

Dzhumaya Mosque – corpo

 

Dzhumaya Mosque - Dettaglio del minareto

Dzhumaya Mosque – Dettaglio del minareto

Da qui ha inizio la zona commerciale con l’area completamente pedonale piena zeppa di negozi standard. Di seguito riporto lo spazio dedicato al logo che ricorda l’assegnazione a Plovdiv del titolo di Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019, traguardo che condividerà con la nostra Matera.

Plovdiv sarà Capitale Europea della Cultura per il 2019

Plovdiv sarà Capitale Europea della Cultura per il 2019

Camminando arrivo alla fine dello stradone commerciale e giungo in Piazza Stefan Stambolov. Qui c’è una bellissima fontana perfettamente operativa e subito dietro il palazzo del Municipio.

Fontana in Piazza Stefan Stambolov

Fontana in Piazza Stefan Stambolov

 

Municipio di Plovdiv

Municipio di Plovdiv

Non lontano ci sono poi la sede del Military Club ed un bel monumento che sembra dedicato ai caduti, ma non ci metto la mano sul fuoco non avendo trovato informazioni esaustive in merito.

Military Club

Military Club

 

Monumento dedicato ai caduti?

Monumento dedicato ai caduti?

Infine, proprio qui dietro si apre il grande Giardino dello Zar Simeone che ha al suo interno, oltre a tanto verde, una fontana musicale purtroppo adesso inattiva. Sono arrivato davvero alla fine del tour di Plovdiv. Manca ancora un’ora al treno che mi avrebbe riportato a Sofia in tempo per il volo di ritorno, ma non credo di avere altro da vedere. E’ con estrema calma che arrivo alla stazione, acquisto il biglietto e passo il tempo a gironzolare senza obiettivi per i negozi della zona. Il convoglio è uno dei treni “fast”, al punto che arriva con quasi 30 minuti di ritardo. Figuriamoci se fosse stato un treno ordinario…magari mi avrebbe fatto perdere l’aereo. Il tragitto dura quasi 3 ore e passa comunque tranquillo. Lungo la strada riesco a vedere un mix di natura, monumenti e fabbriche sia in uso che abbandonate. Tutto ciò fa parte del panorama bulgaro che sto apprezzando volta dopoo volta. Alla fine, ritardo o non ritardo, arrivo in tempo all’aeroporto (terminal 1) e torno in Italia, al Guglielmo Marconi di Bologna. Un bus notturno, come spesso accade, mi riporta a Roma ed anche questa bella avventura giunge al termine.

Anche stavolta, come la precedente, ho fatto un mix di escursioni e storia e questa accoppiata si rivela sempre vincente. Confermo che la Bulgaria è una nazione molto bella, ma che va saputa apprezzare nella maniera corretta. E’ la cenerentola dei paesi UE riguardo al turismo, ma è tutto un problema di ignoranza della gente e di mancanza di adeguata pubblicità da parte delle autorità locali. Ci sono tanti posti da scoprire ma nessuno li conosce se non vengono divulgati. Mi viene in mente proprio il “Canyon of Watefalls” vicino Smolyan; non sarà stupefacente come il complesso dei Laghi di Plitvice in Croazia, ma non è neanche un percorso da scartare. Spero che chi legge questi miei testi possa maturare almeno un po’ di curiosità e pianificare un primo viaggio in terra bulgara. Tornare delusi sarà difficile; basta avere un po’ di organizzazione e non volere la “pappa pronta” perchè qui non ve la preparerà nessuno. Da parte mia spero di tornare presto perchè mi manca ancora tantissimo da vedere…anche se il termine giusto in questo caso è “scoprire”.

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